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Dalla terra alla tua pelle. La storia di Ekostè

28 Luglio 2022 ore 08:29

La storia di Laura e Monica, fondatrici dell’impresa Ekostè è una sintesi di vari aspetti interessanti, che si intrecciano tra loro: come in altre storie che abbiamo raccontato anche per loro il punto di partenza è determinato da un’esigenza personale, in questo caso un’intolleranza ai componenti della maggior parte dei cosmetici sul mercato, che spinge a studiare una soluzione che offra a se stessa e poi anche ad altre persone un’alternativa. In questi anni proprio l’attenzione alle esigenze di quella che magari è una “nicchia” a cui arrivare con proposte di qualità, ha spinto molte aziende a strutturarsi per venire incontro a quella che si rivela anche un’interessante opportunità commerciale.


Nel caso di Ekostè infatti il lavoro di queste intraprendenti ragazze di San Severo si inserisce in un mercato che in Italia muove cifre davvero impressionanti. Secondo il Rapporto “Numeri, trend, valori della cosmetica” a cura del Centro Studi di Cosmetica Italia “il totale del fatturato del settore cosmetico in Italia ammonta a 10,64 miliardi di euro, con una crescita annuale rispetto al 2020/21 dell’8,8%. Una tendenza importante che è ancora più marcata del segmento connotazione naturale e sostenibile che si attesta a 1,8 miliardi di euro di fatturato, pari a una quota di mercato del 16%”. Tra l’altro il mercato italiano è, tra quelli europei, uno dei più ampi ed in evoluzione, in cui i consumatori, sempre più consapevoli e tra i quali aumentano esponenzialmente i nativi digitali, chiedono ai produttori di compiere scelte che vanno nella direzione di prodotti realizzati con un’attenzione non di facciata ai temi della sostenibilità. La prospettiva quindi è che aziende, anche piccole, che nascono in questa fase storica e che hanno nel proprio dna una vocazione green, godranno sicuramente di un forte vantaggio competitivo, riuscendo a collocare la propria proposta in maniera forte ed accattivante.

All’interno di questo interessante scenario, abbiamo scelto quindi di raccontarvi le attività di Ekostè, brand di cosmetici creati con i prodotti agricoli della Puglia e la cui compagine è attualmente formata da Laura, naturopata e aroma terapeuta che si occupa della parte strutturale degli agrocosmetici, studiandone la formulazione e la nota aromatica e olfattiva e seguendo la linea produttiva degli oli essenziali e delle materie prime, e Monica che, anche grazie alla sua formazione in campo ambientale, si occupa delle relazioni con enti e partner e di selezionare i fornitori con cui sottoscrivere accordi commerciali. La loro attività è caratterizzata da un altro aspetto particolarmente significativo, e cioè il mettere a valore delle risorse che sono già presenti sul territorio di riferimento, il Gargano, e dargli nuove possibilità di diffusione, facendone gli ingredienti principali dei loro prodotti, in un percorso che va “dalla terra alla pelle”.

Per introdurre la nostra intervista abbiamo chiesto innanzitutto loro di selezionare 5 consigli su come scegliere un cosmetico di qualità, con altrettanti aspetti a cui badare quando si sceglie cosa comprare e che possono aiutarci fare delle scelte più consapevoli e spendere meglio i nostri soldi.

Ecco dunque cosa ci hanno consigliato:

  1. Osservare il modo in cui sono scritti gli ingredienti poiché, se questi sono indicati con la loro nomenclatura botanica in latino significa che non hanno subito processi chimici nella lavorazione; i nomi in inglese indicano invece sostanze sintetizzate chimicamente.

  2. Meglio scegliere di acquistare un cosmetico biologico, il che significa scegliere un cosmetico ecologico, che rispetti l’ambiente e osservi un profilo etico in tutti i suoi aspetti: dal flacone al packaging. Tutto è realizzato con materiali biodegradabili, riciclabili ed eco-compatibili.

  3. Scegliere creme non testate sugli animali e che riportino la dicitura di “dermatologicamente testato” per una garanzia e sicurezza maggiore.

  4. Meglio un prodotto che costa di più ma di cui si può tracciare la filiera e attestare la naturalezza attraverso test e diciture.

  5. Scegliere cosmetici con eccipienti naturali perché sono più assorbibili dalla nostra pelle, in quanto tali. Dove ci sono siliconi o petrolati, oltre ad essere nocivi per la pelle, formano un film idrolipidico che non fa totalmente assorbire la crema e quindi non va in profondità.

 

 

A questo punto, dopo aver preso bene nota dei loro consigli, possiamo partire con l’intervista a Laura e Monica!
Iniziamo scegliendo una parola che, secondo voi, spiega l’essenza di Ekostè.
Ne scegliamo due: BEAUTY FOOD, è questo infatti il concetto che ci piace associare ai nostri agrocosmetici Ekostè in virtù del motto aziendale “se non lo puoi mangiare, non lo puoi spalmare”. Così come siamo sempre più attenti alle etichette del food, attenti ai cibi sani, a km0, da filiera tracciata, così dobbiamo sapere cosa c’è in quel che spalmiamo sulla nostra pelle. Attraverso i prodotti agricoli pugliesi biologici abbiamo la sicurezza e la qualità degli agrocosmetici Ekosté che sono sinonimo di benessere, qualità e bontà.

Dicevamo che la vostra idea nasce da una combinazione di competenze ed esperienze personali. come siete riuscite a combinare insieme questi due aspetti?
L’idea nasce da un sogno e, al tempo stesso, da una esigenza di Laura: gran parte delle creme cosmetiche presenti sul mercato non erano utilizzabili per lei, in quanto le causano eruzioni cutanee, prurito. La causa principale di quella che si può considerare una vera e propria intolleranza è la presenza di agenti di sintesi.
A questo abbiamo aggiunto la voglia smisurata di voler diffondere la bellezza del nostro territorio, la natura, la campagna e la bontà dei prodotti agricoli, che qui si producono e si trasformano, abbiamo pensato di creare degli agrocosmetici: trasformare i prodotti agricoli pugliesi e utilizzarli per fare delle creme da spalmare sulla pelle, per idratarla, per nutrirla, per risvegliare con le profumazioni che scegliamo accuratamente quella memoria olfattiva insita in ognuno di noi.

C’è sempre nelle esperienze di avvio di un’impresa una situazione o un elemento inaspettato capace di sorprendere. è stato così anche per voi?
C’è un evento che ha caratterizzato il percorso di Ekostè, che ha dato un contraccolpo all’impresa ma più dal punto di vista morale, affettivo ed emotivo, mi riferisco al cambiamento della compagine societaria. La collaborazione del gruppo rende i processi di problem-solving più efficienti e veloci. La possibilità di confrontare idee, ricevere feedback e diversi punti di vista fa sì che le soluzioni ai problemi, le alternative, le correzioni vengano individuate e implementate molto più velocemente, ma non sempre è facile e/o immediato trovare i membri del proprio team, non sempre è facile volersi mettere in gioco, confrontarsi, essere allineati per competenze e professionalità, essere disposti all’ascolto.

A questo punto, se vi chiedessimo di scegliere un punto di forza e un aspetto di criticità della vostra attività, quali sarebbero?
Punto di forza: siamo i primi in Puglia a parlare di AGROCOSMETICA, trasformando prodotti agricoli unicamente pugliesi, raccontando e mostrando da dove proviene il cosmetico finale che il consumatore si spalmerà sulla sua pelle attingendo da consorzi ed enti certificati biologici, creando uno storytelling emozionale ed esperienziale.
Criticità: accesso ai canali di distribuzione (qualsiasi tipologia) perchè Ekostè è ancora molto piccola come dimensione aziendale (fatturato, quantitativi prodotti ecc).

Dicevamo anche in premessa che la relazione con il proprio territorio è uno degli aspetti che più vi caratterizza. Secondo voi che tipo di impatto possono avere e stanno già avendo attività come la vostra?
Studi di settore dimostrano che la pelle parla di emozioni, quindi stress, ansia, preoccupazioni si trasformano in eruzioni cutanee, dermatiti atopiche e seborroiche, psoriasi, eczemi ecc.
Trasformare i prodotti agricoli pugliesi che hanno delle qualità nutritive eccellenti renderà i nostri agroprodotti un beauty food dal punto di vista della qualità e creme sensoriali dal punto di vista emozionale. I dati dimostrano che la cosmetica naturale è un mercato in crescita, ed in crescita è il numero dei consumatori attenti all’etichetta, che cercano nei prodotti bio e vegani, sostenibilità e affidabilità. Prodotti che raccontano una storia di sostenibilità, una storia fatta di trasparenza, attenzione al mondo della produzione sin dall’approvvigionamento. Tra l’altro, da ottobre 2021 abbiamo iniziato una collaborazione (ancora in corso) con l’ ATS Tessere Daune, intrecci di donne e storie rurali, la prima rete pugliese di imprese femminili, costituita unicamente da imprenditrici donne, del settore agroalimentare e della trasformazione dei prodotti agricoli. L’obiettivo della rete è promuovere i prodotti, il territorio di Capitanata e della Puglia, attraverso attività di animazione culturale.

E nei prossimi mesi, quali attività vi aspettano?
A settembre, parteciperemo al SANA di Bologna, il principale palcoscenico del biologico e del naturale, e lo faremo con le attività di accompagnamento messe in campo da Arti e Regione Puglia, che ci supporteranno non solo nella copertura . Ci impegneremo nel cercare e sviluppare nuove relazioni commerciali, cercando buyer interessati alla distribuzione dei nostri agrocosmetici di Puglia, ma saremo li anche per analizzare i nuovi trend di mercato, per esempio dal punto di vista del packaging. L’anno scorso abbiamo partecipato al Sana come visitatori e come auditori ai diversi workshop, eravamo li anche nel 2019, è un luogo magico e stimolante per chi opera nel campo del naturale e della cosmetica. Questa volta ci andremo sicuramente con una consapevolezza e forti delle esperienze che derivano dall’impegno quotidiano che mettiamo nel far crescere la nostra azienda.

 

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Scarti: il riciclo creativo che fa del bene

25 Luglio 2022 ore 15:30

Angelica, Giacomo e Maurizio hanno creato “Scarti” un’Associazione che si impegna ad avviare trattative e collaborazioni con enti scolastici per il recupero di tutti quegli arredi che sono recentemente divenuti obsoleti. L’obiettivo del team è quello di realizzare, grazie al materiale di recupero, cucce per cani di cui una parte sarà destinata alla vendita e la restante parte sarà donata ad enti ed associazioni in difesa degli animali. In tal modo si alimenta un circolo “virtuoso” che, attraverso il percorso creativo, parte dal recupero e arriva da un lato alla benefica restituzione di un bene alla comunità, dall’altro a soddisfare l’esigenza della sostenibilità economica.

Licia, mascotte di Scarti, nel primo prototipo di cuccia

Attualmente il team ha sede operativa negli ambienti di Spazio 13 a Bari, dove insieme ad altre aziende o liberi professionisti, condivide non solo macchinari, strumenti e materiali, ma soprattutto idee.

Siamo andati a trovarli e abbiamo toccato con mano la passione, la creatività e l’operosità con cui portano avanti i processi di ideazione e produzione che coinvolgono il loro progetto.

 

A che punto siete con l’attività di progettazione tecnica delle cucce?

Stiamo finalizzando la progettazione, siamo ad un buon punto in quanto abbiamo trovato una formula che possa rispettare il desiderio di creare un prodotto leggero e allo stesso tempo bello.

 

Il 15 luglio si è tenuta la presentazione ufficiale del progetto a Spazio 13. Come è andata?

La presentazione si è tenuta all’interno dell’evento “Spazio 13 – Una volta non c’era”, durante il quale le porte di Spazio 13 con una serie di attività si sono aperte al quartiere e alla città, in occasione della fine della stagione lavorativa.

L’evento è andato molto bene, abbiamo raggiunto 13 tesserati in una sera e ne siamo molto contenti. Per quella occasione abbiamo realizzato piccoli oggetti e introdotto una nuova idea. Abbiamo creato piccoli giochini con filo per gatti con forma di pesciolino e lucertola, ossi da mordere per cani in betulla, porta bustine per cani a forma di osso svitabili, targhette per collari circolari e esagonali sia per cane che per gatto completamente personalizzabili al momento. Infine abbiamo ragionato molto su quest’ultimo pezzo, volevamo utilizzare un banco scolastico anche per questo prodotto e la nostra idea si è realizzata grazie ad una grande quantità di cartone ondulato che abbiamo recuperato da un supermercato che lo stava gettando via. Così è nato il tiragraffi per gatti.

Per quella giornata volevamo anche fare qualcosa in più e abbiamo deciso di creare le tessere ufficiali di SCARTI e un piccolo spazio dedicato ad un pet bar per cani con free drink e biscottini per tutti i cani che ci venivano a trovare.

 

Che strategia state adottando per costruire e successivamente ampliare la rete di partner a sostegno del progetto?

Siamo stati in grado di sfruttare gli eventi che Spazio 13 ha organizzato durante l’anno, riuscendo a fare interessare molte persone al progetto. Per quanto riguarda gli istituti scolastici, ci siamo sentiti per telefono e dove possibile ci siamo presentati di persona per facilitare la comprensione delle modalità di scambio con le scuole. Al momento ci manca un solo istituto da cui effettuare il ritiro.

Con la stessa modalità ci siamo rivolti ad aziende che trattano il legno ma in questo caso abbiamo avuto più difficoltà a causa del suo crescente costo, che impedisce di donarci il materiale.

 

Spazio 13 ha accolto la vostra impresa insieme a tante altre. Con chi condividete gli spazi? Quanto questa convivenza sta favorendo lo sviluppo del vostro progetto?

Lavorare in una realtà come Spazio 13 ci ha aiutato davvero tanto, molte delle organizzazioni al suo interno hanno esperienza pregressa in gestione di una associazione o comunque nella partecipazione a bandi ed è bello portare avanti un progetto con il supporto di altre persone.

Fino ad ora abbiamo condiviso lo spazio con Studio Oak (progetto vincitore PIN Botanical Baby) e Modulab. Gli spazi sono limitati per cui molto spesso ci trasferiamo nella falegnameria del piano 0 di Spazio 13 per operare con più libertà e questo ci ha permesso di ultimare tutti i gadget che avevamo in progetto per l’evento del 15 luglio senza rallentamenti.

 

Come si evolverà nei prossimi mesi il vostro progetto? Quali azioni avete in serbo per il follow up?

Nel prossimo mese prevediamo di concludere il processo di modifica della lista dei macchinari e consecutivo acquisto degli stessi. Dopo ciò, provvederemo alla produzione delle cucce e porteremo avanti la comunicazione con le associazioni in difesa degli animali. Allo stesso tempo inizieremo a creare una strategia di pubblicazione sui social network. Infine provvederemo all’organizzazione, su ogni fronte, dei corsi che abbiamo in programma. Abbiamo in mente di proporre una collaborazione ad alcune realtà che abitano Spazio 13, per la realizzazione di corsi di artigianato e decorazione in grado di coniugare teoria e pratica. Pensiamo a corsi di due tipologie: in una tipologia sicuramente partiremo da una infarinatura generale sulla lavorazione del legno per arrivare a parlare in maniera più approfondita della lavorazione dei banchi e probabilmente di altri tipi di legno; con la seconda tipologia proveremo a progettare un oggetto e ad arrivare al prodotto finito, andando a decorare l’oggetto con tipi diversi di disegni e colori.

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Copertina del post Homa: in visita al laboratorio in cui la storia si trasforma in opere d’art

Homa: in visita al laboratorio in cui la storia si trasforma in opere d’artigianato

13 Giugno 2022 ore 10:11

Si può rendere viva la storia con la creatività e l’artigianato? Se si conoscono meglio Annika, Cosimo, Massimo e si dà uno sguardo a ciò che sono capaci di fare la risposta è: certamente sì!

Il loro ordinatissimo laboratorio è una fucina di idee e creazioni manuali tutte orgogliosamente made in Puglia. O più precisamente made in Oria, patria della rievocazione storica con il Torneo dei Rioni, che ogni anno si svolge nel mese di agosto e che ha costituito per i tre l’occasione per “fare esperienza” con la storia e il terreno comune in cui coltivare la propria passione per poi trasformarla in un’idea imprenditoriale, vincitrice del bando PIN. Oggi Homa – History Factory è un’impresa avviata da quasi un anno con una propria bottega in via Senatore Martini 56 e un sito web molto interessante.

Siamo andati a trovarli e li abbiamo travolti di domande perché non è così comune intercettare un’officina creativa e produttiva in cui la storia e la ricerca storica si trasformano in oggetti unici. Le loro creazioni sono frutto di un attento studio sul passato, sugli usi e costumi, sulle tradizioni cavalleresche, ma anche di una specifica ricerca sulle diverse tipologie di tessuti in grado di richiamare quelle adoperate in epoca medievale. Come ci spiegano, nella loro raccolta ci sono broccati e stoffe molto particolari provenienti dall’estero, ad esempio alcune acquistate tempo fa dalla Russia. E poi gli spazi sono abitati da cartamodelli, bozzetti e disegni, strumenti e macchinari tipici del mestiere artigianale.

Il punto di forza della loro impresa è non solo nella capacità di offrire prodotti personalizzati e “cuciti” sulle specifiche richieste dei clienti, ma anche nella vincente combinazione dei membri del team, che se hanno in comune la precedente esperienza nel mondo della rievocazione storica, hanno allo stesso tempo compiti e capacità artigianali complementari. Annika si occupa della creazione sartoriale degli abiti storici e sta di recente portando avanti una sperimentazione di stampa su tessuto. Cosimo è l’esperto artigiano del legno: dal suo lavoro prendono vita bicchieri, coppe, ciotole, bauli in faggio, ulivo, arancio, okumè. Massimo si dedica alla lavorazione e creazione di pezzi in metallo o pelle (tra cui corazze, elmi, spade, cinture) ma anche del ripristino o della riparazione di quelle già esistenti. Alcune creazioni sono frutto della combinazione delle diverse manualità: gli scudi ad esempio, di cui ci mostrano un esempio ancora in lavorazione, che possiedono un’anima in legno lavorata da Cosimo, ma sono rivestiti in cuoio e poi dipinti grazie all’intervento di Massimo.

Grazie alle loro spiegazioni abbiamo la possibilità di scoprire le peculiarità di ogni essenza in legno, che una volta lavorata e forgiata, dona un’estetica (fatta di venature e sfumature) unica, rendendo irriproducibile un determinato oggetto, ma anche di toccare con mano gli esperimenti realizzati con i tasselli in metallo, per la creazione di armature.

Ci raccontano della clientela, in continua crescita, costituita da associazioni o gruppi storici, dediti alla rievocazione, Pro Loco anche di altre regioni italiane, e singoli appassionati per i quali progettano e realizzano abiti o armature su misura, e che li contattano anche dall’estero.

Ciò che ci tengono a sottolineare è che ogni progetto è un pezzo unico ed autentico, studiato insieme al cliente, rigorosamente su misura, con specifiche scelte riguardanti ogni dettaglio come il materiale, i colori, la cucitura e tutto ciò che compone il prodotto.

E se può sembrare “di nicchia” il mercato di riferimento a cui si rivolgono, in realtà le potenzialità e le possibili applicazioni anche nel contemporaneo di lavorazioni artigianali ispirate alla storia ci appaiono infinite. E quello che in fondo gli auguriamo è di restare un presidio autentico di creatività con uno sguardo attento verso le nostre radici storiche, ma proiettato nel futuro prossimo. Se anche voi volete lasciarvi coinvolgere dalla storia,  non vi resta che andare a trovarli e scoprire le loro creazioni!

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BTM Taranto: non solo B2B ma anche nuove connessioni, energia positiva e ispirazione!

09 Maggio 2022 ore 13:00

I progetti del settore turistico sono tornati finalmente a vivere occasioni di crescita imprenditoriale e a misurarsi con eventi fieristici in presenza. Dal 6 all’8 aprile nove start up (Alveare da Favola, Brio s.r.l.s., Duomondo, Habari – nessuno è straniero, ImaginApulia, ISA, PLACEnPEOPLE, Trawellit, Vianda.it) sono state protagoniste alla BTM di Taranto tra B2B, partecipazione ai workshop in programma, visite ad imprese presenti in propri stand e alle diverse aree tematiche espositive, incontri istituzionali.

Il racconto di questa esperienza si avvia alle 9,30 del 6 aprile: la sala espositiva è ancora silenziosa, c’è chi sta completando gli ultimi ritocchi nell’allestimento del proprio stand, chi finalmente ha terminato e si concede una pausa caffè, chi dà un’ultima occhiata alla propria agenda. Con le imprese coinvolte abbiamo percorso il corridoio che ci separava dall’area start up in religioso silenzio, come chi, dopo aver tanto lavorato e pensato ad un progetto, vuole godersi appieno il momento della “rivelazione”, quello in cui tutto ciò che finora è stato solo disegnato nella testa si trasforma in realtà. Ed ecco lo spazio per i vincitori PIN partecipanti manifestarsi in tutta la sua colorata energia: una parete valorizzata dai nomi delle giovani imprese, arricchiti dalla descrizione e dal logo, distribuiti nei tre ambiti “Ospitalità”, “Servizi” e il nuovo “Prodotti per il turismo”, che, in un’ottica di ampliamento e inclusione ha dato spazio, sull’onda degli ultimi trend, a forme creative e artigianali in grado di raccontare la destinazione Puglia. Così l’area start up, ubicata nello stand di Pugliapromozione, pensata e realizzata proprio grazie alla collaborazione con l’agenzia regionale del turismo, si è popolata dei suoi protagonisti, pronti a viversi tre giorni dedicati al turismo, dopo due anni di forzato stop causato dalla pandemia da Covid-19.

La parola d’ordine di questa esperienza è stata soprattutto “rete”: con gli altri professionisti presenti, ma soprattutto tra gli stessi PIN partecipanti, che in più momenti si sono ritrovati a condividere lo spazio dello stand, trasformatosi in “punto di aggregazione importante per le giovani start-up pugliesi” (Daria e Roberto, Imaginapulia), cogliendo l’occasione per conoscersi meglio, per “creare connessioni” (Vito e Martina, Duomondo) e confrontarsi su strategie e difficoltà del mercato. Al termine dell’esperienza è stato riconosciuto anche l’aspetto formativo della presenza in fiera, perché ha consentito di mettere alla prova le proprie “capacità di interazione e dialogo” (Daniela, Isa Artigiane) e di “migliorare nella presentazione dell’azienda” (Sara e Piergiorgio, Vianda.it). In questi tre giorni, riassumono Marta e Nicola di Brio, “si sono attivate e quindi generate nuove energie, collaborazioni e intersezioni utili per il prosieguo delle nostre (e altrui) attività”.

Il dialogo si è poi arricchito del confronto continuo con lo staff di Pugliapromozione e, durante il pomeriggio del secondo giorno di BTM, con gli assessori regionali Alessandro Delli Noci e Gianfranco Lopane, che durante una proficua sosta presso lo stand hanno voluto conoscere tutte le start up presenti e ascoltare dalla voce dei referenti riflessioni e suggerimenti, instaurando un interessante scambio di idee e visioni sul futuro.

Tra le tante attività svolte anche la partecipazione dei progetti degli ambiti “Ospitalità” e “Servizi” all’area B2B si è rilevata molto utile, in quanto questa esperienza, che ha permesso l’interazione con numerosi buyer nazionali e internazionali, ha consentito di “prendere coscienza del ‘sentiment’ degli operatori professionisti e prendere più consapevolezza delle nostre potenzialità” (Bianca ed Enza, Trawellit), di “sviluppare nuove idee di business” (Martina e Vito, Duomondo) e, per chi non aveva mai affrontato occasioni di B2B di questo tipo, lavorare sulla “capacità di esprimere informazioni essenziali in breve tempo” (Vicky, Alveare da Favola).

Il 7 aprile, dalle 16,00 alle 17,00 presso la Sala Conferenze si è inoltre tenuto, grazie alla collaborazione con Pugliapromozione, il panel dal titolo “Startup turistiche alla conquista del mercato e di clienti strategici: tre casi studio tra le imprese avviate nell’ambito dell’avviso PIN Pugliesi Innovativi” che ha permesso di ascoltare le esperienze di ImaginApulia, Sagelio e Raiz Italiana in merito alle strategie adottate per acquisire i primi clienti. Greta Sbrana di Sagelio ha ripercorso, anche attraverso i numeri, lo sviluppo imprenditoriale del progetto e ha condiviso le modalità di acquisizione di uno dei primi clienti, il Canne Bianche Lifestyle Hotel, rappresentato da Gianvito Mangano, che ha agito strategicamente da traino per quelli successivi.

Daria Toriello e Roberto Mazzarago di Imaginapulia hanno raccontato le più significative attività svolte, anche con l’ausilio di video e immagini, e rimarcato l’importanza del fare rete “dal basso” in quanto proprio all’interno della comunità PIN hanno acquisito il loro primo cliente, Raiz Italiana, in occasione della partecipazione a Buy Puglia del 2018 (all’interno delle azioni di Accompagnamento PIN). Grazie a questo primo cliente hanno potuto poi entrare in rapporto con il Ministero degli Affari Esteri. Quest’ultimo è stato invece il primo cliente di Raiz Italiana, come ha raccontato Marina Gabrieli. Dalle successive parole del Consigliere d’Ambasciata Giovanni Maria De Vita della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, è emerso il lato più sensibile e attento dell’istituzione, non palazzo chiuso in sé stesso, ma struttura aperta alle nuove proposte, al confronto anche con realtà imprenditoriali giovani e predisposta al supporto di progetti innovativi come Raiz Italiana.

Al termine del panel col pubblico presente si è subito instaurato un dialogo e un confronto serrato che ha generato un momento di networking ricco di spunti condivisi e di scambi di idee, proseguito poi presso l’area start up.

Il team di Raiz Italiana con lo staff PIN e il Consigliere d’Ambasciata Giovanni Maria De Vita

Ascoltare da alcuni dei partecipanti a BTM in modo diretto le impressioni su questi tre giorni ci aiuta a comprendere l’efficacia della partecipazione a contesti fieristici e di networking settoriale. Dovendo riassumere l’esperienza vissuta in una parola emergono: “Proattiva” (Trawellit), “Ricca” (Duomondo), “Generativa” (Brio), “Educante” (Alveare da Favola), “Irrinunciabile” (PlacenPeople), “Energizzante” (Habari), “Confronto” (Isa Artigiane), “Ripartenza” (ImaginApulia), “Networking” (Vianda.it).

Il team di Trawellit in particolare ha vissuto questa esperienza molto positivamente, con una grande voglia di tornare in fiera: “Ci siamo lanciate a capofitto nelle relazioni ed è stata molto piacevole anche l’atmosfera creatasi con gli altri PIN”. A conclusione dei tre giorni Brio porta a casa “emozioni positive e ottimismo: un buon segnale prima di concentrarci appieno sulla stagione imminente”. ImaginApulia sottolinea invece che la partecipazione alla fiera è sempre “un modo per confrontarsi con sé stessi, affinare le tecniche di vendita e la propria capacità di relazione con il pubblico”. Per Sara e Piergiorgio di Vianda.it è stato significativo tornare a casa guadagnando un approccio positivo al cambiamento imposto dalla pandemia: “avevamo bisogno di segnali che facessero ben sperare in una ripresa e abbiamo potuto constatare che tanti operatori si dicono fiduciosi e sono aperti nel trovare degli aspetti positivi in questo grande cambiamento che ha comportato il Coronavirus”.

Tutti terminano quindi l’esperienza con un bagaglio di nuove competenze e conoscenze, contatti, relazioni, idee e spunti per la propria attività. Alcuni progetti PIN stanno lavorando per concretizzare collaborazioni tra loro, altri stanno ricontattando in questi giorni i buyer incontrati, nella speranza che si traducano in accordi stabili, altri ancora sono già a lavoro per la stipula di nuovi contratti e partnership. Infine qualcuno, come Dario di PlacenPeople, racconta con soddisfazione che gli incontri con i nuovi partner in fiera si sono già tradotti in primi acquisti.

Forza ragazzi, che questa sia solo la prima tappa di una stagione piena di nuove soddisfazioni!