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In visita da…. Mr.Sciocco: un racconto di sfide al sapore di cioccolato

28 Febbraio 2022 ore 11:10

Marianna e Stefano hanno vinto l’avviso PIN nel luglio 2020 con il progetto LatoBi, quando il mondo intero era da pochi mesi sconvolto dalla pandemia dovuta al Covid-19, e insieme hanno fondato la Mr.Sciocco srl.

Siamo andati a trovarli nel laboratorio in cui, a maggio 2021, ha visto la luce la prima tavoletta in Italia intesa come alternativa 100% vegetale al cioccolato bianco e certificata “Lactose&Milk Free” (marchio di riferimento per le persone che soffrono di allergie e intolleranze al lattosio e alle proteine del latte).

Dall’avvio il team intorno a Marianna e Stefano si è ampliato, includendo anche Chiara e Valeria Greco, rispettivamente Social Media Manager e Responsabile Marketing. Figure esterne che i fondatori di Mr.Sciocco hanno voluto coinvolgere affinché apportassero valore aggiunto al progetto e dessero un contributo in termini di competenze strategiche per lo sviluppo dell’impresa. La prima cosa che Stefano infatti sottolinea è l’importanza del team e dell’accordo di collaborazione stipulato con queste risorse esterne che si evolverà in futuro con il loro ingresso ufficiale in società.

In tal senso è stato cruciale utilizzare in modo appropriato e lungimirante anche i gettoni dell’accompagnamento PIN: grazie alla possibilità di conoscere la professionalità di Valeria nell’ambito della prima consulenza strategica, durante la quale la professionista si è entusiasmata del prodotto, è nata una passione comune per il progetto che ha fatto diventare la consulente una collaboratrice in campo marketing. Anche i restanti gettoni adoperati durante lo svolgimento delle attività progettuali hanno costituito una base per successive, e ancora presenti, collaborazioni. L’avvocato Elio Enrico Palumbieri con la sua consulenza in diritto agroalimentare è tuttora un punto di riferimento per Stefano e Marianna, che ad ogni dubbio in tale ambito si rivolgono al professionista, certi del suo supporto. Con il fotografo Fabio Ingegno, la cui consulenza strategica ha permesso di rimodulare l’immagine aziendale e del prodotto, si è innescata una collaborazione che a breve sfocerà nella realizzazione di una nuova campagna fotografica dedicata alla tavoletta. Infine lo studio dell’avvocato Maria Rita Cassone è risultato decisivo per la consulenza in ambito di registrazione del marchio, ad oggi registrato sul territorio italiano. Tuttora l’affiancamento prosegue per la registrazione a livello europeo, con l’utilizzo di un voucher all’interno dell’iniziativa SME Fund (lanciata dall’European Union Intellectual Property Office – EUIPO), e con la valutazione sull’opportunità ulteriore di una registrazione del marchio a livello internazionale.

Stefano ci tiene a sottolineare che l’aver incluso nuovi collaboratori “ha migliorato il nostro team: siamo partiti in 2 io e Marianna e adesso siamo in 5, tutti con studi e competenze diversi alle spalle!”. Poi a fine 2021, grazie alla collaborazione con l’Istituto di Istruzione Secondaria “Polo Tecnico del Mediterraneo” di Santa Cesarea Terme, si aggiunge uno stagista che svolge presso Mr. Sciocco un tirocinio di 150 ore e che a breve continuerà il suo percorso professionale come parte del team in affiancamento al responsabile di produzione.

Le acquisizioni di risorse a supporto dell’azienda non finiscono qui, perché Marianna e Stefano stanno portando avanti una collaborazione con il CNR di Lecce per un progetto legato al bando “RIPARTI: assegni di RIcerca per riPARTire con le Imprese” (attivato da Regione Puglia e rivolto a Università, Enti Pubblici di Ricerca e imprese pugliesi) di cui stanno aspettando l’esito: il progetto prevede l’emissione di un assegno di ricerca della durata di 18 mesi con attività da svolgere tra università e azienda.

Di recente hanno anche stipulato una convenzione con l’Università degli Studi di Bari per accogliere una laureanda magistrale in Scienze della Nutrizione per la Salute Umana, per svolgere 550 ore di tirocinio che confluiranno nel lavoro di stesura della tesi di laurea.

Stefano e Marianna raccontano questi aspetti con l’orgoglio di chi ha una visione aziendale aperta e dinamica, nella convinzione che ogni apporto di studi o professionale sia un’opportunità per implementare l’impresa e aprirla a nuovi orizzonti.

Un ulteriore aspetto interessante del loro percorso è rappresentato dalle opportunità che sono stati in grado di cogliere o che a breve si aspettano di avviare. Tappa successiva alla aggiudicazione di PIN è stata la domanda per il bando NIDI di cui a brevissimo dovrebbero conoscere l’esito. 150.000 euro per ampliare la capacità produttiva (attraverso l’acquisto di attrezzature e macchinari) e di confezionamento (attraverso la resa automatizzata) ma anche per l’investimento in fonti di energia rinnovabili, con l’acquisto di pannelli solari, che risponde all’idea di un’azienda sostenibile sotto più aspetti, non solo nel reperimento delle materie prime. Il team di Mr.Sciocco inoltre guarda già al “dopo-NIDI” ipotizzando la presentazione di una domanda per la misura TecnoNidi.

Ad aprile 2021 hanno partecipato al corso di accelerazione di Startup University, come unica azienda del settore food. Protagonisti nella fase 1, nella fase 2 e all’Investor Day che si è tenuto tra ottobre e novembre del 2021, hanno avuto l’occasione di presentare Mr.Sciocco e ricevere feedback positivi. Questa esperienza, ci dicono, ha permesso loro di entrare in contatto con potenziali investitori e li ha portati a decidere di avviare la trasformazione in start up innovativa, in modo da “entrare nel mercato dei capitali, posizionarci velocemente sul mercato attuale e farci riconoscere come brand”.

Tra le collaborazioni nate durante lo svolgimento del progetto e ancora in corso, sottolineano quella con AILI (Associazione Italiana Latto-Intolleranti) e con BionIT Labs, un’altra azienda avviata grazie all’avviso PIN e che si è occupata della stampa 3D del primo prototipo della tavoletta.

La tavoletta vede il suo ingresso ufficiale sul mercato italiano con il lancio dell’e-shop nel settembre 2021. E in merito alle strategie di marketing, Valeria Greco ci spiega come per un prodotto di questo tipo sia stato necessario strutturare un piano di ingresso nel mercato sia online che offline incentrato sul coinvolgimento di influencer, sull’utilizzo di freebie e di codici sconto nelle prime settimane, anche in occasione di alcuni specifici eventi o festività, per avvicinare la platea dei potenziali interessati e per spingere le vendite. A questa prima fase ne è seguita una di campagne di vendita dirette sui social network a cui presto si aggiungerà quella su motori di ricerca come Google. Le strategie messe in campo hanno permesso di assestare le vendite su un numero minimo giornaliero con l’obiettivo di implementarle ulteriormente. Sui canali social, e qui interviene Chiara, si è reso necessario andare oltre la focalizzazione sul prodotto e coinvolgere il pubblico attraverso infografiche, quiz, approfondimenti tematici: “Puntiamo alla descrizione di ciò che facciamo, chi siamo, perché siamo diversi da altri”. Queste strategie hanno permesso di raggiungere una copertura sui contenuti social di 1 milione di persone. “Adesso puntiamo ad attivare le recensioni del prodotto su Google, ad ottimizzare il sito internet e a delineare una strategia specifica per blog e newsletter attraverso nuovi contenuti e articoli”.

Se affrontiamo l’argomento dell’ampliamento di mercato Stefano e Marianna ci raccontano che dopo l’ingresso sul mercato italiano, ora stanno portando avanti lo studio del mercato estero, in particolare di quello UK, e delle specifiche richieste che ogni paese avanza in ambito etichettatura e certificazione. “La spinta a guardare alle opportunità dei mercati esteri è partita da un corso gratuito che abbiamo frequentato, organizzato dall’Agenzia ICE e dedicato all’import/export. Si è trattata di un’esperienza molto interessante e utilissima che ci ha permesso di entrare in contatto con docenti molto preparati, professori universitari o professionalità con background importanti nel mondo aziendale”. In quel contesto inoltre hanno scoperto un’azienda che si occupa di consulenza nell’ambito etichettatura con cui sono rimasti in contatto. Insomma dalle loro riflessioni ci sembra che davvero ogni occasione sia sempre preziosa per prendere contatti, innescare collaborazioni, incrementare conoscenze e confronti.

Un altro aspetto importante del progetto è stata l’acquisizione della certificazione Lactose&Milk Free a cui adesso stanno valutando di aggiungere la certificazione per il Senza Glutine.

Gli chiediamo cosa si sentono di consigliare ad altri vincitori PIN del settore food o in generale ad altri giovani imprenditori e Stefano racchiude tutto in pochi punti: Team: ricerca di professionisti che possano sposare il progetto e portare valore. Velocità di esecuzione: non aver paura di uscire allo scoperto con le proprie idee. Fare rete: appena si ha un dubbio, il segreto per quanto banale, è chiedere! Perché ti fa scoprire nuove soluzioni, nuovi mondi. Chiedere a chi ha già vissuto quel momento, a chi è più esperto di te e può darti consigli utili per risparmiare tempo!”. E qui Marianna aggiunge: Fare rete è quello che PIN ci ha insegnato…tutti gli strumenti che quest’opportunità ci ha fornito sono stati utilissimi”.

Marco poi sottolinea che è essenziale mettere al centro le richieste del mercato, ascoltare il mercato, “un’idea deve sempre risolvere un problema, se non lo fa non c’è innovazione” e difatti per la forma della tavoletta hanno testato questo aspetto: “ci eravamo fatti tutti un’idea di quella che per noi poteva essere la forma migliore ma appena abbiamo chiesto al pubblico, la risposta è stata del tutto diversa da quello che ci aspettavamo. Per questo mai fossilizzarsi su un’idea, ma pensarla in modo elastico, cucirla su misura e adattarla al mondo circostante e ai suoi bisogni.”

Questa chiacchierata ci ha fatto conoscere i tanti passi a volte decisivi di Mr.Sciocco. La sua ricetta non è poi così segreta: tra gli ingredienti anche voi potreste percepire tutta la passione, la dedizione, la forza di volontà, di questo genuino e intraprendente team pugliese! Non resta che assaggiare la loro tavoletta LatoBi.

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Cargo|tech|ture³ a Dubai: il racconto di un’esperienza unica

24 Febbraio 2022 ore 16:30

Claudia Melissa e Giuliano hanno vinto l’avviso PIN con Cargo|tech|ture³, progetto dedicato alla pianificazione di soluzioni architettoniche innovative ed ecosostenibili, che prevedono l’utilizzo di container marittimi usati e la creazione di nuovi luoghi di fruizione turistica del territorio rurale e del patrimonio culturale enogastronomico. Hanno vissuto un’esperienza di confronto e crescita che ha segnato positivamente il loro percorso e che con questo racconto hanno voluto condividere con la comunità PIN, affinché possa essere di ispirazione ed esempio. Leggiamo di seguito la loro diretta testimonianza.

Sentiamo tanto parlare dell’importanza del “fare rete” e partecipare a PIN ci ha permesso di toccare con mano quanto sia vero. Qualche settimana dopo aver saputo di essere vincitori dell’avviso ed in piena fase di scrittura del progetto di dettaglio, abbiamo partecipato ad uno dei pochi eventi in presenza che il Covid ci ha concesso nella “tregua” estiva. In quell’occasione abbiamo avuto modo di parlare con il proprietario di un’agenzia che organizza eventi internazionali e con entusiasmo gli abbiamo raccontato cosa fosse PIN, come permetta di realizzare e promuovere il nostro progetto, quanto vorremmo che possa avere un follow up internazionale. Una chiacchierata e del sano networking insomma! Immaginate la nostra sorpresa quando qualche settimana dopo ci ha contattato dicendoci che stava organizzando in collaborazione con il DCT di Abu Dhabi (Department of Culture and Tourism) una “missione” negli Emirati Arabi per una delegazione di imprenditori che desideravano partecipare ad una serie di incontri B2B con operatori selezionati e networking in concomitanza con Expo 2020. Se lo desideravamo potevamo far parte della delegazione, organizzare un evento tutto nostro ad Abu Dhabi in una location da sogno, nonché visitare per 2 giorni Expo come ospiti del DCT. Davvero un’occasione da prendere al volo!

Abbiamo iniziato a fare il conto alla rovescia e a “correre” per arrivare pronti, siamo diventati l’incubo di fornitori e corrieri, pronti a studiare un eventuale piano B per fronteggiare gli immancabili imprevisti. Abbiamo tenuto le dita incrociate ad ogni tampone molecolare pre-partenza ed in aeroporto igienizzato maniacalmente qualsiasi cosa. Una volta atterrati e ricevuto il codice per attivare l’app Al Hosn (un equivalente del nostro Green Pass) abbiamo finalmente abbandonato i cappotti e ci siamo ritrovati all’improvviso nei caldi Emirati Arabi.

Per gli Emirati Arabi Uniti il 2021 è stato un anno speciale e la scelta della settimana in cui è stato organizzato l’evento non è stata casuale: il 2 dicembre è stato infatti celebrato il Giubileo d’oro, ovvero i primi 50 anni della nazione che riunisce i sette emirati di Abu Dhabi, Ajman, Dubai, Fujaira, Ras al-Khaima, Sharja e Umm al-Qaywayn. Gli Emirati Arabi Uniti puntano a diventare un “grande laboratorio di innovazione e sperimentazione per il resto del mondo” per questo ci è sembrato il luogo perfetto in cui parlare di Cargo|tech|ture³.

La location scelta per l’evento era la Ball Room dell’hotel West In Abu Dhabi. Dopo la site inspection abbiamo incontrato il referente del DTC e fatto un check del programma che prevedeva la registrazione degli ospiti, un welcome cocktail di networking per rompere il ghiaccio e poi il trasferimento in sala per la parte più importante dell’evento pensato come un interactive forum con la presentazione del progetto all’intera platea, una sessione di Q&A suddivisi in gruppi da 6 e a seguire un gala dinner.

Presentare davanti a un pubblico per la prima volta la nostra idea e come intendiamo realizzarla è stata un’emozione davvero forte, ma ancora più emozionante è stato vedere l’interesse concreto per le nostre soluzioni Cargo|tech|ture³, seppur ancora ad uno stadio di progettazione embrionale. Abbiamo preso contatti con un’azienda che si occupa di logistica e movimentazione container, con architetti e ingegneri interessati a proporre le nostre soluzioni nei loro progetti e con operatori del settore MICE interessati alla possibilità di acquistare o noleggiare Cargo|tech|ture³ come aree servizi/eventi in location fuori dal comune.

Il giorno successivo la delegazione è approdata per la visita guidata ad Expo 2020, che ha per titolo “Connecting minds, creating the future” e i cui spazi sono suddivisi in 3 distretti tematici: OPPORTUNITÀ – liberare il potenziale dei singoli e delle comunità per creare un futuro migliore; MOBILITÀ – sistemi innovativi di logistica, trasporto e comunicazione di persone, beni e idee; SOSTENIBILITÀ – accessibilità e resilienza delle risorse ambientali, energetiche e idriche.

Il focus della nostra visita è stato sulla sostenibilità e per noi è stato particolarmente interessante vedere come i container marittimi siano stati utilizzati in diversi modi: ad esempio i padiglioni della Jamaica e di Djibouti sono stati realizzati con container provenienti da porti di tutto il mondo, oppure nel padiglione Australia sono stati trasformati in food truck.

Ovviamente abbiamo visitato il Padiglione Italia, un’architettura progettata secondo i principi dell’economia circolare che ospita circa 28mila visitatori al giorno, ideata per mettere in scena con creatività e innovazione “la bellezza che unisce le persone”. La copertura del padiglione è costituita da tre scafi di navi a grandezza naturale, mentre il fronte principale dell’edificio è caratterizzato da una facciata multimediale a forma di tenda, realizzata con corde nautiche illuminate da LED, in plastica riciclata. Per produrre le corde è stato usato l’equivalente di circa 2 milioni di bottiglie di plastica. Per realizzare il padiglione pensando alla sostenibilità sono stati utilizzati materiali innovativi come alghe, fondi di caffè, bucce d’arancia e sabbia. La climatizzazione del padiglione avviene con un sistema naturale di mitigazione del clima, un sistema alternativo all’aria condizionata per raffrescare edifici e ambienti urbani in modo sostenibile. Inoltre una coltivazione di microalghe, come ad esempio la spirulina, rende possibile la purificazione dell’aria grazie alla biofissazione dell’anidride carbonica, prodotta dai visitatori.

Abbiamo trovato di grande ispirazione anche il padiglione dell’Olanda, dal nome Biotope, che possiede un sistema integrato per il raccoglimento dell’acqua, la coltivazione e la creazione di energia pulita. La sua tecnologia estrae l’umidità dall’aria del deserto e la usa per irrigare un giardino verticale a forma conica usato per coltivare piante commestibili e persino funghi, grazie alla sua capacità di creare un microclima interno. La struttura fa ricorso a pannelli solari come la principale fonte di energia mentre l’acqua raccolta grazie alla tecnologia di Sun Glacier cade all’interno del cono come una cascata arrivando perfino a generare 800 litri al giorno.

In realtà ogni padiglione che abbiamo visitato meriterebbe una menzione, da quello del Marocco realizzato interamente in terra cruda a quello di Singapore che ricrea una foresta le cui esigenze idriche sono soddisfatte da un sistema di desalinizzazione solare a osmosi inversa. Ma rischieremmo davvero di diventare prolissi!

Abbiamo cercato di far tesoro di ogni spunto e raccolto tantissime informazioni non solo su Expo, ma sugli Emirati in generale che, con le oltre 200 nazionalità che convivono pacificamente nel Paese e contrariamente a quanto alcuni potrebbero pensare, hanno fatto della tolleranza e del dialogo un faro, fil rouge anche della realizzazione del museo Louvre Abu Dhabi e della magnifica Gran Moschea dello Sceicco Zayed.

Prima di ripartire abbiamo voluto dare un ultimo sguardo a Dubai da un altro punto di vista, ovvero dal Burj Khalifa, il “Tetto del Mondo”, che con i suoi 828 metri non è semplicemente un capolavoro d’ingegneria, ma celebra i progressi dell’umanità che punta sempre più in alto.

Adesso siamo tornati qui, in Puglia, carichi, motivati e curiosi di vedere gli sviluppi di questa esperienza, consapevoli che davvero come dice Vinicius de Moraes “la Vita è l’arte dell’incontro”.

Copertina del post In visita da… Una coda per due, esempio vincente di impresa sociale

In visita da… Una coda per due, esempio vincente di impresa sociale

03 Febbraio 2022 ore 13:16

Visitare il Parco di Ulisse ci ha permesso di scoprire dal vivo come il contributo dell’avviso PIN abbia potuto dare avvio ad un progetto in continua evoluzione. Anna e Barbara di Una coda per due, progetto partito nel 2018 e concluso ad agosto 2019, hanno superato diverse sfide e tante battaglie ma oggi questo sogno è realtà aperta a tutti, vivace polo di incontro e di accoglienza, in cui i protagonisti sono gli animali, la natura e tutti i valori ad essi collegati. A conclusione della visita abbiamo salutato il Parco pensando che ogni città avrebbe diritto ad un’oasi di tranquillità come questa. Dalle parole delle fondatrici si evince come il crederci, fino in fondo, possa poi portare a costruire bellezza. E se volete anche voi viverlo non vi resta che leggere questo articolo e poi andarci di persona!

Il Parco di Ulisse è oggi uno spazio dinamico e polifunzionale nato grazie alla tenacia e alle competenze vostre e di chi vi ha affiancato in questi anni. Come siete arrivati a questo punto? Come si è evoluto il progetto?

Il Parco di Ulisse originariamente era incentrato sulle attività cinofile e sugli Interventi Assistiti con gli animali. Infatti il nostro progetto “Una coda per due”, risultato tra i primi vincitori del bando PIN, aveva previsto la creazione di un Centro di pet therapy e centro cinofilo che valorizzassero la relazione uomo-animale-ambiente. Poi, in corso d’opera la nostra équipe multidisciplinare si è arricchita di nuove professionalità con prevalente esperienza nel campo educativo e rieducativo. Successivamente, l’essere diventati genitori ci ha permesso di sentire maggiormente i bisogni delle famiglie e della comunità educante ed è così che abbiamo voluto riservare una porzione del parco interamente ai bambini, con l’esclusiva area di “outdoor education”.

Questo è avvenuto prima dell’inizio della pandemia che ha reso ancora più preponderante il bisogno di riconquistare spazi all’aperto, di uscire “fuori” ed anche di riconquistare quel legame autentico ed innato con la natura. In ciò, probabilmente, abbiamo anticipato i tempi, perché laddove chiudevano scuole ed istituti, noi concedevamo a terzi i nostri spazi aperti, offrendo oltre ad un servizio specialistico, anche un setting unico e sicuro che è quello rurale. Il nostro punto di forza è stato, oltre la perseveranza e l’innovatività della nostra idea progettuale, anche il know how della nostra squadra variegata che oggi conta più di 20 professionisti. Ognuno di noi ha potuto metterci del suo ed ora il Parco è un centro multiservizi unico per il sud Italia che a breve si appresta anche ad ottenere il riconoscimento come Centro di Terapia Assistita con gli Animali, il primo della nostra regione, oltre ad essere centro tirocini per gli IAA a livello nazionale. Si sono concretizzati partenariati e collaborazioni con enti pubblici vari come scuole, comuni, Asl e a breve anche con alcune università, al fine di poter approfondire la ricerca nel nostro core business che sono gli Interventi Assistiti con gli Animali e l’educazione non formale.

Cosa c’è di voi e della vostra vita in questo spazio? 

Il Parco è stato progettato guardando il mondo con gli occhi di un bambino, ma con una particolare attenzione alla sostenibilità. Il concept, ideato dall’arch. Mariagrazia Giardinelli, di origini pugliesi, ricercatrice dell’università di Firenze, nasce dalla riproduzione in pianta della sagoma del cane, ripreso dal nostro logo, che avvolge le principali aree funzionali in geometrie curve con l’utilizzo di materiali naturali e della vegetazione locale, per consentire all’utente di fare esperienza percettiva e sensoriale totalizzante.

Abbiamo portato nel nostro fazzoletto di terra alcune cose belle che ci avevano entusiasmato durante i nostri viaggi come ad esempio la cupola geodetica, vista in alta quota sulle Dolomiti e che ad oggi è una delle strutture più sicure e ecosostenibili al mondo. I giochi che corredano l’area di “outdoor education” provengono dall’Inghilterra, dalla Polonia e dalla Finlandia e si ispirano ai primi asili del bosco scandinavi. Il nostro percorso sensoriale si è ispirato ai grandi parchi del nord Europa ma è composto da materie naturali a km 0 che vengono sostituiti periodicamente in base alle stagioni. La tenda stretch che offre ristoro durante la calura estiva proviene dal Sud Africa e si sposa perfettamente con i colori della nostra terra. Sono stati utilizzati materiali locali, come il tufo ed il legno, rinnovabili e riciclabili secondo l’approccio LCA (Life Cycle Assessment) e le piante e i fiori sono stati scelti con oculatezza, per sposarsi con il paesaggio costellato da ulivi secolari e dalla macchia mediterranea.

Quali difficoltà avete dovuto affrontare e come le avete superate?

Le difficoltà maggiori sono state di tipo burocratico. La nostra è un’attività assolutamente nuova per il nostro territorio ed oltre a non esserci un regolamento comunale inerente le attività cinofile, a livello regionale all’epoca mancava una regolamentazione che fissasse delle regole sugli interventi assistiti con gli animali e sui centri che erogano tali servizi. Anche a livello di inquadramento camerale non sono mancati problemi, perché tutt’ora manca un codice Ateco specifico per questa attività. Ma siamo riusciti a sciogliere tutti i vari “nodi” attraverso il nostro costante aggiornamento, la nostra determinazione ed avvalendoci di consulenti esperti. Possiamo affermare che a livello regionale e nel sud Italia siamo dei pionieri in questo settore e siamo onorati di aver contribuito alla stesura dell’attuale regolamento attuativo regionale in materia di IAA.

Avete candidato diversi progetti a bandi pubblici dopo aver vinto PIN. Cosa vi hanno permesso di realizzare?

L’essere risultati tra i primi vincitori del bando PIN, nel settore dell’innovazione sociale, ci ha permesso di concretizzare la prima parte del nostro progetto con la creazione del centro di pet therapy e di parte dell’area cinofila. L’iniziativa è stata per noi quel “la” che ci ha infuso la giusta dose di ottimismo per continuare a credere nei nostri sogni e poter concretizzare la restante parte del progetto.

Successivamente abbiamo partecipato a vari bandi nazionali, regionali e locali collocandoci tra gli idonei e vincendo l’Avviso pubblico per la realizzazione di interventi di animazione sociale negli istituti detentivi, grazie al quale abbiamo potuto avviare un progetto pilota di educazione assistita con gli animali rivolto agli internati della REMS di Carovigno in collaborazione con il CSM dell’ALS BR; in qualità di partner abbiamo vinto il Bando della Regione Puglia per la realizzazione di Impianti sportivi soggetti privati.

Grazie a quest’ultimo bando stiamo ampliando il nostro parco e durante questo nuovo anno inaugureremo un’area ludico-motoria per i più piccoli ed un’area sportiva inclusiva, entrambe “outdoor”, entrambe già approvate dal CONI che ha anche riconosciuto la nostra area sportiva attrezzata.

Nel 2021 siamo risultati vincitori del bando regionale indetto dalla Sezione Relazioni Internazionali con l’organizzazione del V^ edizione del Festival della Cooperazione Internazionale e, in qualità di partner, del bando della regione Puglia – Dipartimento Promozione della salute e del benessere animale – Sport per tutti, per l’avvio di sport inclusivo per varie fasce deboli. Grazie a dei bandi comunali, la Coda di Ulisse ha rivolto i suoi avviati campus estivi mattutini e pomeridiani a minori provenienti da nuclei vulnerabili e/o con disabilità certificata e sta continuando a realizzare laboratori educativi, artistici e ludico-ricreativi completamente gratuiti a minori del Comune di Massafra.

Il nostro progetto, per la sua portata innovativa, sarà presentato all’evento ARCH22 – the 5th Architecture Research Care and Health conference di Amsterdam, ove sarà valorizzato come esempio virtuoso e sarà analizzato il contributo che il centro apporta all’attrattività del territorio attraverso l’eliminazione del degrado, della sporcizia e dell’isolamento delle periferie.

Come si evolveranno ulteriormente il parco e il progetto nei prossimi mesi?

Come accennato prima, nel 2022, il nostro Centro di Pet therapy riconosciuto dalla Regione Puglia si appresta a diventare Centro di Terapia Assistita con gli Animali, previa nulla osta Asl. È un passo importante che qualificherà ancora meglio il lavoro che svolgiamo nell’ambito riabilitativo e che meglio identificherà il nostro Centro, che aveva già i prerequisiti igienico-strutturali e d’équipe per ottenere tale attestazione. Il Parco di Ulisse, oltre ad ospitare gli Interventi Assistiti con gli Animali, è sede di svolgimento di altre co-terapie e co-laboratori, come arte-terapia, musico-terapia, orto-terapia e teatro sociale, avvalendoci dei nostri esperti od in partenariato con professionisti e/o altri enti del settore.

È diventato un punto di riferimento per le strutture socio-sanitarie e le scuole del nostro territorio che ospitiamo per la realizzazione di varie attività. Il nostro Centro di Pet therapy, ufficialmente rientrerà tra i centri di formazione e tirocini della rete nazionale WE ANIMAL e stiamo lavorando per instaurare ulteriori collaborazioni con enti di ricerca ed Università. Strutturalmente, il Parco di Ulisse ad oggi è esteso su oltre 3.000 mq, di cui 2.000 di verde e si arricchirà dell’area sportiva inclusiva composta da zona fitness “outdoor” con attrezzi per persone con disabilità e l’esclusiva area equilibrio ed adventure per bambini e ragazzi, per una estensione di altre 3.000 mq. Abbiamo già altre idee che però custodiamo gelosamente per semplice scaramanzia e contiamo di estendere il parco di oltre 1 ettaro.

Quest’area sportiva andrà ad arricchire l’esistente ed avvalora ancora di più il concetto di parco multiservizi per un approccio integrato della “One Heath”, ovvero “Salute Unica”, dell’uomo, degli animali e dell’ambiente.

Ci sono delle persone in particolare nel vostro team il cui contributo è stato decisivo per lo sviluppo del progetto?

Il progetto ambizioso de La coda di Ulisse è il risultato di un grande lavoro di squadra. Siamo partite in due, io come veterinario esperto in Interventi Assistiti con gli Animali, appassionata di tematiche sociali e di educazione biocentrica e Barbara Leoni, biologa, educatore cinofilo e coadiutore cane per gli IAA. Sono poi saliti a bordo educatori professionali, psicologi, altri coadiutori animali, tutti esperti in IAA ma il progetto ha subito una sostanziale trasformazione grazie al coinvolgimento dell’avv. Tommaso Marazia, europrogettista che ci ha dato la possibilità di allargare i nostri orizzonti, di Venere Rotelli, animatrice sociale con esperienza ventennale che ha curato la comunicazione e molti dei laboratori per giovani ed adulti ed Anna Sisto, pedagogista esperta in IAA che ci ha fornito numerosi spunti nell’ambito educativo e rieducativo. La squadra si è arricchita, poi, di altre variegate professionalità di caratura che hanno reso possibile l’ampliamento dei nostri servizi rivolti a tutti, grandi, piccini ed animali.

Che cosa consigliereste ad altri vincitori PIN che intendono realizzare spazi finalizzati ad accogliere attività e servizi legati a temi sociali?

La nostra esperienza ci porta a consigliare agli altri vincitori PIN in primis di avvalersi dei consulenti giusti, in secundis di instaurare partenariati con enti locali, pubblici e privati al fine di poter sia ottenere in concessione e/o condividere spazi idonei, sia per rafforzare e completare le competenze messe in campo per l’attuazione del progetto. La nostra sede operativa rimane una nostra scelta personale ed opportunità che abbiamo voluto implementare, ma esistono svariate altre possibilità che renderebbero più agevole l’avvio di un’attività nel sociale. Mi sento di aggiungere che lavorare nel sociale, probabilmente, non da immediati riscontri perché, vendere un servizio “ultra specialistico” prevede una fase di attenta informazione ed anche di sensibilizzazione dei propri stakeholders. Rimane fondamentale il contatto diretto a più livelli, sia con i rappresentanti delle istituzioni che con le famiglie, perché non è possibile trasferire alcune nozioni e i propri valori solo attraverso sterili documenti o attraverso i canali social o il sito istituzionale. Chi come noi lavora nel sociale, mettendo al centro la relazione autentica, deve prevedere sempre la possibilità di incontri conoscitivi ed open day che possano aiutare a conoscere l’offerta di servizi.

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Snap, ovvero come affrontare l’ultimo miglio con il mezzo giusto!

21 Gennaio 2022 ore 15:38

Avete mai sentito parlare di ultimo miglio?
Probabilmente il primo riferimento per alcuni sarà cinematografico (state pensando al celebre “Il miglio verde”?) o piuttosto sportivo o magari legato al mondo delle regate.
In questo caso però la risposta ha a che fare con i processi aziendali, con la logistica e, secondo molti analisti, su questo aspetto si condensa un fattore a volte determinante in termini non solo economici, ma anche di impatto ambientale. Stando alle definizioni dunque, per ultimo miglio si intende la parte finale del percorso che una determinata merce compie da un hub logistico alla sua destinazione ultima, passaggio che spesso è quello meno efficiente perché genera alti costi e spreco di risorse.

Se collegate questa definizione all’esplosione del commercio online (e quindi a tutta la catena distributiva) e al fatto che dal momento in cui ordiniamo qualcosa online ci aspettiamo che, a poco prezzo, quello che acquistiamo giunga a noi nel minor tempo possibile, si capisce bene come il tema sia di assoluta attualità. Come migliorare quindi questo fondamentale passaggio? Spesso le idee più interessanti sono quelle che, al di là di aspetti tecnici complessi, offrono risposte semplici a problemi che impattano non solo sull’organizzazione aziendale ma capaci di generare ricadute interessanti anche sul cliente finale e sulla comunità in generale.

Francesco e Sergio, che con PIN hanno fondato la Snap s.r.l., hanno prototipato la loro personale risposta, frutto di un lungo processo di studio, che ha trovato una sua forma: un quadriciclo a pedalata assistita capace di coniugare una city car con una e-bike cargo a pedalata assistita, Snap appunto. Un veicolo da trasporto capace di percorrere 60 km senza ricariche e che grazie ad un ampio bagagliaio può efficacemente essere utilizzato per percorrere quell’ultimo miglio del trasporto di merci in sicurezza, abbattendo ogni tipo di problema legato alla mobilità urbana, come inquinamento, costi, traffico, tempo e sicurezza. La conformazione è pensata per muoversi agilmente e silenziosamente nel traffico, nelle ZTL e aree ciclabili comprese, consentendo spostamenti rapidi e a costi bassi.

La visione dei creatori, il designer Sergio D’argento e l’ingegnere Francesco Passarella, è poter conquistare le città del futuro con un’autovettura dal peso contenuto. In tema di sostenibilità ambientale il veicolo è stato poi progettato per ridurre la quantità di inquinanti presenti nelle città, grazie alle sue componenti sicure, silenziose ed elettriche.

Come ci racconta Francesco infatti: “L’idea è nata perché mi sono reso conto di quanto la mobilità urbana stesse diventando sempre più importante per ridurre l’inquinamento e, soprattutto, che non ci fosse ancora un veicolo capace di soddisfare queste richieste ecologiche, garantendo al contempo la sicurezza in caso di impatto e la protezione dagli eventi atmosferici. Il percorso nel settore automotive, maturato da entrambi presso grandi aziende automobilistiche, ci ha permesso di sviluppare forti competenze e analizzare non solo le esigenze degli utenti ma anche dell’attuale mercato, che incentiva giustamente una vita urbana sostenibile”.

Le caratteristiche vincenti di SNAP sono la riduzione delle emissioni di CO2, il peso contenuto, l’eliminazione dei costi del carburante e, nella versione da 0,25kW, l’assenza di targa e di relativi costi associati. Francesco e Sergio hanno delineato un mezzo che ben combina tecnologia ed ecologia per le sue peculiarità che superano il modello delle e-bike a pedalata assistita, finora condizionato dall’impossibilità di proteggere gli occupanti e le merci dagli agenti atmosferici, oltre che da palesi limiti di sicurezza esistenti nell’interazione tra una comune bicicletta e il traffico urbano.

E quando si chiede ai due di definire con una parola chiave la loro impresa, è Francesco a rispondere così: “Non c’è alcun bisogno di scegliere una parola che rappresenti la nostra azienda, se non il nome stesso: ‘snap!’, lo schiocco delle dita. E questo nome ha un senso ben preciso per noi, che vogliamo palesare sin da subito, agli occhi di chi ci vorrà scegliere, il suo significato, ovvero la facilità, pari a uno schiocco delle dita, con cui è possibile ripensare la mobilità urbana e diffondere le nostre idee anche al di fuori del contesto territoriale in cui viviamo”.

Attualmente il veicolo è operativo per essere testato presso un’azienda vinicola, le Cantine Coppi di Turi, che ha saputo offrire l’occasione per mettere alla prova questo veicolo con l’intento di trasformare gli sforzi dell’azienda in soluzioni semplici, ecologiche e migliori di quelle presenti. Perché, come racconta ancora Francesco “Snap ha molti punti di forza e ci riferiamo alle peculiarità innovative e sostenibili del nostro veicolo: leggero, agile nel traffico, semplice e  ̶  tenendo a mente le parole di Henry Ford ‘quello che non c’è non si rompe’ – dotato di pochi pezzi. L’unica criticità è l’attuale carenza normativa europea e nazionale specifica per le cargo bike a quattro ruote. Infatti al momento la normativa di riferimento per le e-bike, la EN15194, non prevede in maniera esplicita veicoli che siano riconducibili ad e-bike, a più di due ruote. Inoltre il limite di potenza di 250W è leggermente limitante nel caso di un veicolo cargo a pedalata assistita”.

E il futuro? Dopo questa fase di test sul campo, l’obiettivo su cui lavora la Snap s.r.l. è quello di esportare il progetto, riuscire ad avviare la produzione e la commercializzazione, perché a giugno prossimo è infatti previsto l’avvio della prevendita dei veicoli. In bocca al lupo, ragazzi!

 

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Posted by SNAP on Friday, December 17, 2021