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IOM ovvero Internet Of Materials

10 Novembre 2021 ore 15:52

Materiali (e strategie) intelligenti per fare innovazione tecnologica.

Come rendere intelligenti i materiali da costruzione facendo si che siano essi stessi a comunicare un problema di staticità di un edificio? Come gestire in maniera smart un magazzino con sistema di tracciamento automatico della merce?
Spesso le imprese ad alto contenuto tecnologico hanno sempre una sorta di dualismo, da un lato l’idea (in particolare quelle vincenti) è spesso di una semplicità che contrasta con le competenze e risorse economiche necessarie a realizzarla.

Il caso del progetto IOM e dell’azienda Bricksensitive srl costituita da Giammichele Morgante e  Nicola Di Battista affronta queste sfide ad ampio raggio proponendo soluzioni che spaziano dall’industria 4.0 alle nuove Smart Cities, dallo Machine Learning all’Intelligenza Artificiale. Ma, ad oltre due anni dalla vittoria di PIN, la loro impresa può dimostrare che anche con un finanziamento iniziale contenuto è possibile avviare un processo aziendale virtuoso. La vera sfida quindi è quella di reperire ulteriori risorse economiche che permettano ad un prototipo di andare sul mercato, non prima di aver costruito collaborazioni con altre imprese e Università, ed aver allargato il proprio team.

-Da cosa è nata l’idea che avete candidato a pin? Come siete riusciti a combinare insieme competenze ed esperienze personali?

Siamo nati come gruppo di ricerca indipendendente nel 2016. Le nostra formazione e le nostre competenze erano e sono tutt’ora trasversali. L’intenzione è sempre stata quella di innovare e sentirci protagonisti nella definizione del futuro del nostro territorio: una volontà pura e una voglia di fare disinteressata da particolari dinamiche. Quando dico che è iniziato tutto “per gioco” non scherzo affatto: abbiamo intercettato alcune necessità, unito le nostre skills e dato vita a diverse idee, le quali si sono concretizzate nel progetto “IOM – Internet of Materials”.

-Scegliete una parola che, secondo voi, spiega l’essenza di BrickSensitive.

Ne scelgo 2: “Materiali intelligenti“. Il nostro focus è sul monitoraggio delle opere edili, infrastrutturali e non, pubbliche e private. Dalle nostre ricerche di settore e validazioni con diversi player, abbiamo avuto modo di constatare quanto sia stato, per lungo tempo, fermo su tecnologie e vecchi modelli decisionali, i quali hanno portato ad una serie di eventi (anche fatali) e ad una stagnazione del mercato. Noi siamo entrati in gamba tesa all’interno di questo comparto portando una visione “disruptive” ed una alternativa alle normali operazioni: la necessità di monitoraggio e tracciamento cresceva in maniera direttamente proporzionale alla necessità di sicurezza da parte delle persone, i diretti utilizzatori di queste opere.
La nostra Mission è quindi quella di “Rendere i materiali intelligenti” e di “Lasciar parlare i materiali”: chi meglio di loro può comunicarci il proprio stato!
Come lo facciamo? Inserendo sensoristica direttamente nella fase di produzione o ristrutturazione e rielaborando i dati con un particolare sistema Cloud basato su Rete Neurale Artificiale, fornendo un servizio di prevenzione e manutenzione predittiva!
Perché lo facciamo? Affinchè determinati eventi non accadano più!

Nel percorso di PIN non abbiamo avuto situazioni particolari degne di nota, complice l’elevata sensibilità sull’argomento “sicurezza e monitoraggio” da parte degli enti e della società. Per raccontare un piccolo aneddoto (aggiungerei “tristemente fatale”) che ha confermato il percorso che avevamo intrapreso, dobbiamo fare un passo indietro a circa un anno prima di PIN, nel Luglio 2018.
Come gruppo di ricerca indipendente stavamo facendo le nostre ricerche di mercato e ci stavamo interfacciando con diversi professionisti ed imprese, al fine di reperire informazioni e materiali utili alla definizione di quello che sarebbe poi diventato il progetto IOM. Quel giorno eravamo in visita da un professionista che, dopo aver ascoltato le peculiarità del nostro progetto esordì con “il monitoraggio sta diventando importante ma io mi affaccerei a queste tecnologie fra un paio di anni magari..”
Ahimè, 14 Agosto 2018, squilla il telefono: “Ehm, ragazzi, possiamo riparlarne?..”
Non sarebbe stato meglio avere un atteggiamento di “prevenzione” piuttosto che di “cura”?

-Scegliete almeno un punto di forza della vostra attività e almeno un aspetto di criticità.

Punto di forza? Scalabilità e modularità
Punto di criticità? Normative ancora poco chiare e tutt’ora in fase di definizione.

-Chi sono le persone attualmente impegnate nella vostra attività?

Il nostro Team è composto da 5 interni operativi (amministratore, ingegnere dei materiali, ingegnere civile strutturale, ingegnere elettronico e project manager) e da una serie di professionisti senior che ci seguono in altri aspetti della vita di Startup: dal metodo Lean, sino ad arrivare al supporto e gestione finanziaria. Stiamo stringendo, inoltre, accordi e partnership con Università pugliesi e non, dalle quali abbiamo riscosso particolare attenzione e sensibilità sugli argomenti trattati. Perchè? Necessita un immediato cambio di paradigma di gestione in un settore particolarmente bisognoso di innovazione.

 

-Quali saranno i prossimi passi?

Abbiamo creato e brevettato il sistema “IoM (Internet of Materials)”, un kit composto da sensori annegati e centraline di controllo che ha lo scopo di rendere intelligenti i materiali. Dopo il deposito della domanda di brevetto avvenuta ad Agosto 2020, puntiamo ad ottimizzare e terminare il processo di sviluppo della nostra tecnologia, in modo tale da poter immetterla sul mercato tra il 2022 e il 2023. Per far questo, stiamo procedendo con il reperire nuovi investimenti, con i quali ingrandire il team con nuove figure chiave e di supporto, e completare gli asset aziendali con strumentazione e macchinari necessari alla creazione del prodotto Go-to-market.

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Connettere le differenze: intervista multipla a Wonderadio

19 Ottobre 2021 ore 11:55

Annalisa, Serena e Marco di Wonderadio ci hanno raccontato la maturazione consapevole ed inclusiva del loro progetto, ma anche speranze e idee per l’immediato futuro. Il risultato è un’intervista declinata attraverso più voci e pensieri. E non poteva che essere così, visto che della voce e della pluralità di voci loro hanno fatto uno strumento di connessione e superamento di ogni barriera, un “vessillo” che ha accompagnato e sostenuto tante sfide e battaglie.

 

Come è cresciuto il progetto Wonderadio? Cosa vi ha aiutato nel processo di crescita?

Marco: Il progetto Wonderadio è cresciuto sia nelle menti che nei contenuti. Con i programmi poi abbiamo incrementato le conoscenze, abbiamo conosciuto tante persone e realtà che quasi non si possono contare. Il fare gruppo ci ha aiutato nel processo di sviluppo, abbiamo fatto delle esperienze insieme che sono state motivo di crescita.

 

Cosa ha comportato per voi e il vostro progetto il tempo del lockdown? Come avete reagito?

Marco: Da una parte vivere il lockdown con un progetto in sospeso è meno pesante perché è sempre una motivazione in più per tornare a vivere una vita normale. Anche se temporaneamente ci siamo fermati, abbiamo cercato di continuare a relazionarci tra noi e con l’esterno adattando il formato all’epoca che stavamo vivendo. Per esempio nel primo lockdown abbiamo sostituito i podcast con brevi video perché non potendo uscire non potevamo utilizzare la sede. Tutto questo ci ha tenuti comunque attivi e occupati.

Abbiamo reagito inizialmente bene, poi più passava il tempo e più si faceva sentire la voglia di ritornare ad una condizione normale. È stato pesante non potersi incontrare e non poter utilizzare la sede per le iniziative e le nostre normali attività, in fondo il condividere gli spazi e le esperienze è il cuore del nostro progetto.

Serena: Sicuramente il periodo del lockdown ci ha spiazzato e inizialmente demoralizzato. La nostra attività è basata sulla partecipazione, sul confronto, sulla vicinanza e sul contatto. Avevamo tante idee e progetti in cantiere ma da un giorno all’altro non abbiamo più potuto realizzarli. Dopo un momento iniziale di smarrimento abbiamo cercato di trovare strategie alternative per portare avanti almeno i progetti possibili come la realizzazione dei podcast dei vari programmi. I social e anche Skype ad esempio ci sono stati d’aiuto. Sfruttandoli al meglio siamo riusciti a registrare puntate in estrema sicurezza anche con speakers e regia a distanza di un bel po’ di chilometri.

C’è qualche progetto in particolare, tra quelli realizzati, che ha lasciato il segno?

Marco: Secondo me si, la cosa che mi ha fatto molto piacere è stato incontrare i ragazzi de “Il Villaggio degli eroi”, perché abbiamo passato un paio di mattinate con loro. Vedere la reazione di chi non ha mai fatto radio, il primo approccio e poi una volta che si è rotto il ghiaccio non ci si vuole più staccare. Ha lasciato il segno perché è stata una delle prime esperienze, e almeno per me è stata una sorpresa incontrare i ragazzi che ancora non conoscevo. Ricordando loro non immagino che abbiano una disabilità. Ascolto la loro voce, ma non posso vederli e non si può immaginare che abbiano una disabilità.

Annalisa: Quello che mi ha colpito dell’esperienza con “Il Villaggio degli eroi” è stato sicuramente la sezione dei ragazzi al primo approccio con la radio, l’entusiasmo, la sorpresa, il piacere della scoperta, il relazionarsi con un ambiente nuovo e con una persona nuova. È stata un’esperienza molto forte e coinvolgente emotivamente, dai loro occhi si percepivano la gratitudine, la sorpresa e l’entusiasmo per questa nuova esperienza e questo momento ci ha permesso di comprendere quanto la radio fosse un potente mezzo di aggregazione, inclusione e livellatore di differenze.

Serena: Penso che tutti i progetti, le iniziative pensate e realizzate debbano a loro modo lasciare un segno ma credo che per tutti noi il 01.12.2019 sia stata una data speciale quella del primo, e al momento unico per forza di cose, Disability Pride. È la data in cui nel nostro piccolo paese siamo riusciti a riunire tante persone, associazioni, scolaresche del territorio con l’unico intento di festeggiare la diversità, al fine di collaborare tutti insieme per abbattere ogni barriera fisica e mentale. Il Disability Pride non è però solo una data ma è una manifestazione di intenti, l’inizio di un progetto condiviso con tante realtà del territorio.

Disability Pride Terlizzi, corteo per sostenere i diritti delle persone con disabilita, manifestazione realizzata da Wonderadio in collaborazione con Mat laboratorio Urbano e Progetto Icaro

 

Il vostro gruppo di lavoro si è ampliato dall’avvio del progetto PIN?

Marco: Tantissimo, perché inizialmente eravamo una decina, poi pian piano abbiamo fatto delle conoscenze e durante il percorso le persone sono rimaste entusiaste del progetto e in alcuni casi si sono unite a noi.

Annalisa: il progetto nasce con una forte propensione all’inclusione delle persone con disabilità visiva ma con il passare del tempo si sono uniti a noi gruppi e persone molto diverse tra loro sia per interessi che per bisogni. Ad oggi contiamo più di trenta persone che collaborano costantemente con Wonderadio e podcast che trattano i temi più disparati: musica, viaggi, economia, diritti, serie per l’infanzia, intrattenimento, parità di genere.

Serena: eravamo in pochi i fondatori del progetto ma sin da subito, ancor prima della stesura del nostro progetto, c’era già un gruppo di persone che lavorava con la speranza che il progetto Wonderadio si potesse realizzare. Adesso quel gruppetto si è sicuramente ampliato con persone che hanno voglia di “connettere le differenze” ma non sempre è così semplice trovare persone che hanno voglia di “spendere” del tempo e scalfire quell’indifferenza ed egoismo che ci circonda soprattutto per determinati argomenti.

Un momento di vita associativa, riunione con gli speakers e i sostenitori di Wonderadio

 

Quanto sono cambiati e si sono evoluti l’atteggiamento e la risposta della comunità verso i temi che trattate, da quando siete nati ad oggi?

Marco: Di certo di eventi di sensibilizzazione ne abbiamo fatti tanti, da quello più grande il Disability Pride, ad Auand! dove ci siamo occupati di accessibilità e barriere architettoniche. Abbiamo notato effettivamente un cambiamento dell’approccio verso i temi della disabilità perché alcune persone hanno testato effettivamente cosa si prova ad essere nei panni di persone con disabilità.  Per il progetto Auand! abbiamo organizzato una passeggiata al buio in cui le persone normodotate venivano bendate e portate a passeggio per le strade della città.

Serena: Sicuramente qualcosa lo si inizia a vedere. È necessario però lavorare assiduamente sul territorio e non rimanere soli, fare squadra con altre realtà del territorio e creare progetti mirati a sensibilizzare la comunità, come ad esempio il progetto Auand!, conclusosi questa estate, un percorso partecipato di individuazione ed abbattimento delle barriere architettoniche ma anche culturali all’interno del territorio della nostra cittadina.  Necessario però a questo scopo il dialogo ed il confronto con le amministrazioni locali che non sempre risulta semplice.

Foto ricordo del laboratorio “School Radio” con i ragazzi e i docenti del Polo Liceale Sylos- Fiore Terlizzi

 

Su cosa state lavorando ora e quali sono i vostri futuri progetti?

Annalisa: dopo tre anni di esperienze al fianco delle persone con disabilità, e dopo molti progetti fatti con altre realtà territoriali, ci siamo resi conto di quanto sia importante combattere e battersi per l’autonomia delle persone con disabilità. I nostri progetti futuri mirano a promuovere l’autonomia delle persone con disabilità e a contribuire alla costruzione di una società più accessibile ed inclusiva. Tutti i nostri progetti hanno questi come obiettivi. Per far sì che questi obiettivi diventino sempre più vicini stiamo sperimentando progetti orientati all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità. Ancora in itinere è il progetto “Mat Brewery, il lato sociale della birra” in cui siamo impegnati con gli amici del Mat Laboratorio Urbano, in un laboratorio di confezionamento di bottiglie di birra autoprodotte dedicato alle persone con disabilità. Per il momento è solo un prototipo che mira al passaggio di competenze verso le persone con disabilità finalizzato all’inserimento lavorativo.

 

Cosa sentite di consigliare ad altre imprese giovanili del settore sociale che adesso si stanno avviando?

Annalisa: è importantissimo fare rete, collaborare, unirsi e cooperare. Senza gli altri siamo più deboli. È fondamentale fidarsi degli altri per crescere bene e far crescere le persone che fanno parte della propria realtà.

 

C’è un appello in particolare che volete fare alla comunità giovanile?

Marco: si, per quanto possa essere complicato, ogni qualvolta che ci si trova a poter fare volontariato di farlo, perché c’è tanto bisogno di persone che diano un sostegno sia pratico che emotivo per motivare le persone con disabilita ad essere più autonome.

Annalisa: per le realtà come Wonderadio risulta difficile attrarre persone giovani che abbiano voglia di apprendere nuove competenze ma soprattutto di trasmetterle. Abbiamo ancora tanta strada da fare verso una società accessibile ed inclusiva ed abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, se ci siete e se ci state leggendo, contattateci e proveremo insieme a connettere le differenze.

 

Copertina del post Reti internazionali, intraprendenza, adattabilità: intervista a Corpi Narra

Reti internazionali, intraprendenza, adattabilità: intervista a Corpi Narranti

24 Agosto 2021 ore 13:47

Corpi Narranti è un progetto vincitore dell’avviso PIN che ha completato le attività 3 anni fa.

In termini di competenze acquisite ed esperienze vissute hanno molto da raccontarci. Il loro percorso ha un respiro internazionale e si basa su attività costante di ricerca, produzioni video e organizzazione di eventi.

 

Quali sono i progetti su cui state lavorando e che a breve avvierete?

Stiamo realizzando un Festival di teatro danza e video danza site-specific ad Altamura dal titolo “Spazi in Movimento” che si svolgerà dal 17 settembre al 17 ottobre. Abbiamo preparato anche un breve e semplicissimo questionario (qui il link per la compilazione) per fare una ricerca sul rapporto che le persone hanno coi luoghi, ovvero sull’associazione fra un luogo della propria vita e l’emozione prevalente con cui lo si vive, o l’associazione fra l’idea del viaggio e di esplorare un luogo e il linguaggio artistico che si associa più facilmente…ci interessa raccogliere parole per costruire un vocabolario del rapporto coi luoghi che siano d’ispirazione per le narrazioni e creazioni del Festival e dei suoi contenuti.

 

 

Nel vostro percorso vi siete molto spesso misurati con bandi, a livello regionale e nazionale. Come fate ad intercettare queste opportunità?

Normalmente consultiamo le newsletters che arrivano regolarmente alle nostre mail, come la newsletter di Pin o del Distretto Puglia Creativa. Altre volte c’è un passaparola fra colleghi/e e amici/che o semplicemente segniamo e monitoriamo i bandi che sappiamo essere regolarmente programmati.

 

Secondo voi quali competenze bisogna acquisire per partecipare a bandi ed avvisi pubblici?

Bisogna certamente prepararsi da un punto di vista amministrativo/burocratico. Sono tanti i fattori da considerare in questo senso e molti di questi si imparano partecipando ai bandi stessi, ma vale la pena magari leggere bandi già scaduti e chiusi per capire come sono impostati e prepararsi per quelli nuovi. A volte certi requisiti sono acquisibili strada facendo se non si hanno già, ma serve un po’ di tempo. Inoltre bisogna prepararsi organizzativamente e avere sempre idee stimolanti con cui confrontarsi. È indispensabile anche essere flessibili e dotati di intraprendenza e immediatezza, essere cioè predisposti e pronti alla risoluzione pratica di problemi e a riadattamenti delle proprie idee iniziali perché non sempre (anzi quasi mai!) i piani vanno esattamente come li immagini in fase iniziale.

I Luoghi di te. Corpi Narranti di Angela Calia (foto di A. Indrio)

 

Vi siete mai misurati con bandi internazionali?

Non ancora, ma stiamo valutando alcune possibilità sempre sul fronte di quelle offerte a livello europeo.

 

Che strategia consigliate ad altre start up del settore turistico/creativo/culturale che vogliono aprirsi e affermarsi nel panorama internazionale? Come bisogna secondo voi agire per costruire efficaci reti di partner?

Sicuramente bisogna chiarire in maniera efficace la propria identità e i propri obiettivi e cercare partner che siano allo stesso tempo simili e diversi: simili per alcuni aspetti importanti e diversi per poter avere delle risorse da scambiarsi reciprocamente. Certamente è anche importante conoscere il più possibile i partner, magari anche frequentando le loro attività se possibile, perché una buona rete è fatta di persone che scambiano idee e azioni concrete e si misurano a livello pratico scoprendo di essere affini.

 

C’è una rete in particolare che avete creato e che si è dimostrata vincente nel tempo?

Quella con l’Accademia Teatro Dimitri _ Supsi in Svizzera, che è il nostro partner internazionale di riferimento per i rapporti creati nel tempo, e quella con il Festival dei Claustri di Altamura, che ha molte affinità con il nostro progetto e si trova nel nostro stesso territorio. Ce ne sono altre che stanno nascendo adesso e ne vedremo gli sviluppi.

Physical memories, produzione Corpi Narranti di Angela Calia (foto di N. Patella e V. Petronella)

 

Come conciliate da un punto di vista professionale la vostra indole artistica e creativa con la necessità di gestire sul piano organizzativo ed amministrativo l’azienda?

Cerchiamo di inquadrare bene le varie necessità di sviluppo del progetto, dividerci i compiti il più possibile, semplificando e puntando alla chiarezza delle varie progettualità. Allo stesso tempo è un aspetto molto difficile da gestire e speriamo nel tempo di poter crescere per avere ognuno il proprio ruolo e svolgere le proprie competenze in maniera regolare, pur prendendo sempre le decisioni in team.

 

Il vostro team dalla chiusura del progetto PIN si è ampliato? Quali nuove figure professionali avete coinvolto, che hanno secondo voi contribuito alla crescita e allo sviluppo dell’impresa?

Si è ampliato di figure saltuarie sia per l’organizzazione e la comunicazione che per alcuni aspetti artistici del progetto, ma non ancora in modo solido e costante.

Please, produzione Corpi Narranti di Angela Calia (foto di G. Cosmo)

 

State lavorando a nuovi servizi?

Stiamo lavorando e incrementando la possibilità di realizzare le nostre produzioni video e i nostri corsi di formazione non soltanto per le tematiche e i settori in cui abbiamo lavorato fino ad ora, come la cultura e il turismo, ma anche per interessati e aziende di altri settori.

S-Guardo, Corpi Narranti di Angela Calia (foto di A. Indrio)

 

Che tipo di collaborazione vi piacerebbe instaurare con altri vincitori PIN?

Certamente collaborazioni legate alla realizzazione di eventi culturali e di performance (festival, eventi, installazioni…) e collaborazioni legate alla produzione video e tutto ciò che concerne il mondo della produzione audiovisiva.

Copertina del post L’importanza delle radici e il viaggio di Raiz Italiana

L’importanza delle radici e il viaggio di Raiz Italiana

05 Agosto 2021 ore 09:31

Hanno fatto un percorso attraverso il mondo, con un’idea che ha col tempo ottenuto l’attenzione di prestigiose istituzioni nazionali e internazionali. Sono partiti nell’ottobre del 2017 con il progetto vincitore PIN “Raiz italiana”. Oggi hanno arricchito la loro offerta e si sono trasformati in un interlocutore cruciale in Italia per i viaggi delle radici. La loro storia può essere di ispirazione per le giovani imprese che hanno idee innovative e tanta voglia di mettersi in gioco. Scopriamo il loro percorso e cosa hanno in serbo per i prossimi mesi.

 

Vi occupate principalmente di organizzare itinerari delle radici. Come avete vissuto il lungo lockdown causato dalla pandemia da Covid-19 e come avete superato quel difficile momento?

Nei mesi precedenti la pandemia avevamo realizzato una missione in America Latina e, grazie al sostegno della Direzione Generale per gli Italiani all’estero e le politiche migratorie (DGIT) del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI), avevamo organizzato una serie di eventi in Argentina, Uruguay, Brasile, Colombia e Paraguay che ci avevano dato molta visibilità sia sui social che sulla stampa nazionale di suddetti Paesi. In Argentina, in particolare, insieme a Pugliapromozione, Enit Buenos Aires, il Gobierno de la ciudad de Buenos Aires, l’associazione Puglia-Buenos Aires e altre istituzioni italiane, avevamo organizzato una serie di eventi dedicati alla Puglia che avevano visto la partecipazione anche dell’Orchestra popolare della Notte della Taranta. Inoltre, per il programma televisivo argentino “El Resto del Mundo” avevamo partecipato al viaggio delle radici della famosa attrice Emilia Attias che ci aveva permesso di far conoscere il nostro progetto al vasto pubblico latinoamericano. Per tutte queste ragioni, dal mese di novembre 2019 al mese di marzo 2020 avevamo ricevuto centinaia di richieste da parte di italodiscendenti che volevano organizzare il proprio viaggio delle radici in Italia e avevamo iniziato a programmare le diverse esperienze ma, con l’arrivo della pandemia da Covid-19, tutti i viaggi sono stati cancellati e la nostra attività si è ridotta notevolmente. Nonostante questo, gli italiani all’estero hanno continuato a scriverci perché hanno approfittato del tempo in casa per rintracciare informazioni utili alla ricerca delle proprie origini familiari. Quindi la nostra attività di supporto, anche attraverso il reperimento di documenti utili alla ricostruzione della storia degli antenati, non si è mai fermata.

Abbiamo anche realizzato una serie di incontri online chiamati “Raiz Incontra”, insieme al socio di Raiz Italiana e operatore culturale italo-argentino Maxi Manzo. A questi incontri hanno partecipato alcuni personaggi famosi, artisti, esponenti della collettività italiana tra cui Donato De Santis, cavaliere delle Repubblica Italiana, giudice nel programma MasterChef Argentina e personaggio iconico della collettività italiana di Buenos Aires che da sempre sostiene il progetto di Raiz Italiana.

Di seguito riportiamo il link al nostro blog con alcune riflessioni scritte nel periodo della pandemia: https://www.raizitaliana.it/turismo-delle-radici-e-scenari-post-covid19/?lang=it

Programma televisivo “El Resto del Mundo” – con la presentatrice e attrice Emilia Attias nel suo paese d’origine, Fontevivo in provincia di Parma.

 

Di recente avete presentato il secondo volume della “Guida alle radici italiane”: come è nata questa idea e come avete fatto a realizzarla?

Abbiamo utilizzato il periodo delle restrizioni per la pandemia anche per realizzare il secondo volume della “Guida alle Radici Italiane. Un viaggio sulle tracce dei tuoi antenati” che include le regioni Sicilia, Calabria, Molise e Lombardia.

Il primo volume era stato pubblicato a settembre 2019 e includeva le regioni Puglia, Basilicata, Abruzzo, Emilia Romagna. Questa è un’idea nata dalla collaborazione con la DGIT del MAECI nell’ambito del tavolo tecnico sul turismo delle radici, istituito nel 2018 e di cui siamo stati i fondatori insieme a suddetto ente. Il progetto è stato da loro finanziato e ha visto il coinvolgimento di ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo e delle regioni di cui si parla nei volumi. L’idea è quella di completare la collana, per questo in autunno ci metteremo a lavoro per i prossimi volumi. I due prodotti editoriali, nelle tre versioni italiano/inglese, italiano/spagnolo, italiano/portoghese possono essere scaricati al seguente link: https://www.raizitaliana.it/guida-alle-radici-italiane-v2/?lang=it.

 

In tutto il vostro percorso quali sono stati i momenti cruciali per lo sviluppo della vostra idea e della vostra impresa?

Sicuramente l’incontro con la DGIT del MAECI, per tutte le attività elencate precedentemente, è stata fondamentale e per noi motivo di grande orgoglio. Quando abbiamo incontrato per la prima volta il Direttore Generale Luigi Maria Vigliali, erano i giorni in cui stavamo per firmare l’atto di impegno con la Regione Puglia per il progetto PIN e ancora non potevamo immaginare cosa sarebbe successo nei mesi e negli anni a venire, ma l’interesse dimostrato da parte di un rappresentante di un’istituzione nazionale ci ha dato molto entusiasmo e la possibilità di credere che la nostra idea poteva essere vincente. Una persona che ci ha guidati in questo percorso di collaborazione con in MAECI, è stato il capufficio dell’Ufficio I della stessa direzione, il consigliere Giovanni Maria De Vita, fermo sostenitore dell’importanza dei viaggi delle radici per continuare a mantenere un legame con le comunità italiane all’estero e per la valorizzazione dei nostri borghi.

 

Quale è stata l’attività che vi ha dato maggiori soddisfazioni e che vi ha permesso di rendere riconoscibile il vostro progetto nel panorama internazionale?

Le attività più importanti sono quelle già elencate, quindi la realizzazione della Guida alle radici italiane, la missione di America Latina nel 2019, la partecipazione al viaggio di Emilia Attias attraverso il programma “El Resto del Mundo”, la rassegna di incontri online chiamati “Raiz Incontra”. Inoltre, nel 2018 abbiamo partecipato al bando “Educational tour” di Pugliapromozione e abbiamo avuto la possibilità di portare in Puglia un altro famoso attore italo-argentino, Mike Amigorena le cui origini sono a Bisceglie, città in cui nacque suo nonno. Un’altra iniziativa che ci ha dato molta visibilità è stata la pubblicazione di un articolo su di noi nel quotidiano “El País”, nel mese di ottobre 2019 ed è risultato l’articolo più letto della settimana in Uruguay. Da quel giorno sono arrivate centinaia di mail da parte di uruguaiani che volevano scoprire le proprie radici. Siamo stati invitati diverse volte al programma RAI “L’Italia con voi” trasmesso in tutto il mondo per gli italiani all’estero e abbiamo avuto la possibilità di parlare del nostro progetto in diversi contesti: convegni, fiere internazionali (tra cui Bit Milano, FIT Argentina e Expo Viajes Uruguay), programmi radio e stampa. Infine, abbiamo scritto di Raiz Italiana per il Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, la pubblicazione più importante e riconosciuta tra chi studia la mobilità italiana e le comunità italiane all’estero.

Educational tour a Bisceglie con l’attore Mike Amigorena

 

Che esperienza avete avuto con le istituzioni pubbliche? È stato complesso instaurare un dialogo?

Nel nostro percorso siamo stati molto fortunati perché abbiamo sempre avuto il pieno sostegno da parte delle istituzioni che vedono nel turismo delle radici un’idea innovativa per far rivivere i piccoli borghi. A partire dalla Regione Puglia, poi ENIT Buenos Aires con la sua direttrice Veronica Morello che ci ha accompagnati fin dalla nascita della nostra idea e che ci ha sempre sostenuto attraverso la promozione delle nostre attività, e ancora la DGIT del MAECI di cui abbiamo già parlato e, infine, le regioni presenti nei due volumi della guida.

Evento Buenos Aires Celebra Italia

 

Come avete ampliato la vostra rete e la vostra offerta di servizi?

Se il progetto era partito con l’idea di offrire supporto ai discendenti italiani nel loro percorso di scoperta delle origini familiari e nell’organizzazione del viaggio delle radici in Italia, oggi alla nostra mission si è aggiunta la collaborazione con le istituzioni per la creazione di un prodotto turistico delle radici nei diversi territori italiani. A questo proposito, abbiamo partecipato all’istituzione di un master sul turismo delle radici con l’Università della Calabria e, oltre a curare l’offerta formativa insieme ai docenti del comitato scientifico e al Direttore del master, il prof. Tullio Romita, ci stiamo occupando della formazione degli studenti con un modulo dal titolo “Organizzare itinerari e viaggi delle radici”.

 

Avete instaurato collaborazioni con altri vincitori PIN?

Abbiamo mantenuto una collaborazione costante con Daria Toriello e Roberto Mazzarago di ImaginApulia, soprattutto per la realizzazione dei video di Raiz Italiana inclusi nel progetto della Guida e abbiamo altri progetti che speriamo di poter portare avanti.

 

Cosa consigliereste alle start up che adesso stanno avviando la propria attività? Quali sono le qualità che non devono mancare e quali sono le strategie vincenti per sviluppare la propria impresa?

Sicuramente consigliamo di lavorare molto sul networking: con i progetti PIN, con altre imprese e istituzioni. Consigliamo anche di seguire la attività e le iniziative che mette a disposizione lo Staff di PIN e che per noi in molti casi sono state fondamentali anche per confrontarci con altre realtà.

Infine, consigliamo di credere in quello che fanno e di perseverare: il progetto PIN è come una piccola pianta che per crescere ha bisogno di tanta cura, passione e pazienza. Gli ostacoli possono esserci, ma questi permettono di crescere meglio e di avere radici più forti. Buona fortuna a tutti!