Officina Chiodo Fisso: dal Carnevale e da Barcellona l’ispirazione per l’officina del futuro made in Puglia!
Emanuele Ricchi e Alessio Verdolino hanno avviato nel 2020 Officina Chiodo Fisso, una nuova idea di officina che vuole coniugare le tradizioni del loro territorio, terra di maschere, cartapesta e Carnevale, le innovazioni apprese durante la formazione in giro per l’Europa e la sconfinata passione per la natura in tutte le sue forme, da cui traggono materiali e ispirazione.
Li abbiamo incontrati per farci raccontare cosa li ha spinti a partecipare a PIN, come è stato portare avanti l’attività dopo la vittoria del bando e come stanno gestendo il follow up a oltre un anno dall’avviamento.
Quando si varcano le soglie di Officina Chiodo Fisso ci si sente trasportati per un attimo in un mondo magico: sulla sinistra stampanti 3D danno vita a progetti coloratissimi, sugli scaffali si accavallano pezzi di sculture di cartapesta di dimensioni enormi, in ogni dove sbucano animali in ferro a grandezza naturale, le pareti sono ricoperte di schizzi e post-it derivanti da chissà quale brainstorming.
I due si conoscono a Putignano, città del famoso Carnevale e città natale di entrambi, durante l’estate del 2017, perché tutti e due, per ragioni diverse, si trovano a far parte dello Staff del FAU Festival, un festival cittadino dedicato alla fabbricazione e all’arte urbana.
In quell’estate Emanuele è già attivo sul territorio con il nome di Officina Chiodo Fisso, dopo aver fatto gavetta nei Capannoni del Carnevale di Putignano, mentre Alessio ha un suo studio di Architettura a Madrid, dove si è trasferito dopo la sua formazione tra Roma e Barcellona: conoscendosi meglio, ci raccontano, hanno capito subito di avere competenze, sogni e abilità complementari.
Si può dire che per i due sia stato un vero e proprio colpo di fulmine: nei mesi successivi Alessio lascia la Spagna e, tornato in Puglia, assieme a Emanuele realizza un’installazione interattiva per un rinomato festival della loro città: “è stato il nostro primo progetto insieme dalla fase di brainstorming alla realizzazione effettiva, in cui abbiamo potuto unire il background di artigiano di Emanuele con il mio di designer, scoprendo che quell’accoppiata effettivamente funziona. Da lì il nostro sodalizio è continuato in maniera estremamente naturale nel corso dei mesi, durante i quali, sempre collaborando con altre realtà sul territorio, abbiamo costruito passo dopo passo quello che vedete oggi.”.
Dopo un anno di lavoro insieme però la necessità di avere uno spazio in cui poter dare vita in totale tranquillità e sicurezza alle loro idee è diventata importante e per questo, sotto consiglio di un’amica progettista, decidono di partecipare a PIN.
“PIN è una grande opportunità, che ognuno di noi due aveva valutato anche individualmente. Bandi come questo offrono un’opportunità anche a chi non dispone di fondi propri, ma solo di idee valide e voglia di mettersi in gioco e di costruirsi una strada, testando le proprie capacità.
Quando noi siamo partiti lavoravamo con macchinari autocostruiti, prestati o acquistati con le poche finanze di cui disponevamo e ovviamente questo per noi era un limite, in quanto difficilmente riesci a rivolgerti ad un pubblico ampio ed esigente senza le giuste attrezzature.”.
Ma il lavoro fatto negli anni, la formazione e il background variegato di entrambi li hanno aiutati: soprattutto nella fase di definizione del progetto tutti e due avevano le idee chiare sul futuro che si immaginavano e questo ha permesso loro di sfruttare al meglio le opportunità messe a disposizione dal bando.
L’avviso PIN ci ha permesso di far evolvere un investimento che noi già avevamo avviato: abbiamo usato ogni centesimo dei 30mila euro ricevuti per spingerci sempre un passo più avanti, affittando lo spazio che oggi ci ospita e potendo coinvolgere una serie di professionisti che ci ha guidato nel nostro percorso.”.
Alessio: “Sono tanti gli aspetti del bando PIN che riteniamo particolarmente interessanti: sicuramente il modello del Canvas PIN, che ti costringe a lavorare per obiettivi a breve, medio e lungo termine, ci ha permesso di capire come organizzare le varie fasi del lavoro ed è un modello che adesso stiamo provando ad applicare di anno in anno.”.
Emanuele: “Ma anche l’idea che il finanziamento non sia erogato tutto nello stesso momento, ti spinge a lavorare con maggiore precisione finanziaria e amministrativa, cosa che per noi è stata fondamentale per questo primo anno di attività. Grazie ai gettoni dell’accompagnamento poi, abbiamo potuto avvalerci dell’aiuto di professionalità esterne che ci hanno guidato e supportato nello sviluppo di impresa: nel nostro caso è stato fondamentale coinvolgere un ingegnere per la sicurezza che ci ha aiutato nella transizione da associazione ad azienda.”.
Parlando con loro è impossibile non notare quanto siano fieri e convinti del percorso che hanno intrapreso come azienda e delle potenzialità del loro progetto.
Provenendo da ambiti di formazione molto diversi, il loro è un approccio innovativo verso il processo creativo: non si pongono limiti nell’utilizzo di materiali e i progetti realizzati sono la dimostrazione della loro poliedricità, in quanto spaziano negli ambiti più diversi.
Oltre a dedicarsi all’ideazione e realizzazione di oggetti artistici il duo di Officina Chiodo Fisso collabora con diversi festival culturali del territorio del sud-est barese, per i quali realizza installazioni site specific, e ha realizzato alcuni progetti di rigenerazione Urbana sia a Putignano che in altri paesi del circondario.
Nonostante abbiano avviato l’impresa nel pieno della pandemia sono riusciti a mantenere attivi i contatti creati durante gli anni precedenti di impegno in associazioni e di gavetta nei capannoni del Carnevale e questo ha permesso loro di continuare a lavorare, seppur in forma ridotta, anche quando il resto del mondo si è fermato.
Quando gli chiediamo cosa hanno in cantiere quasi all’unisono ci rispondono che il più grande interrogativo di questi mesi è testare e provare a lavorare materiali più conformi alla loro idea di sostenibilità: “È dalla fine dello scorso anno che ci interroghiamo sul tema della sostenibilità dei materiali che lavoriamo e sicuramente questo sarà un tema che porteremo con noi per lungo tempo: quest’anno vogliamo testare nuovi materiali a basso impatto ambientale provando a portare nel nostro ambiente artistico e culturale prodotti innovativi ma anche una nuova consapevolezza.”.
Ma non è tutto: come ci dicono loro stessi, infatti, sin dall’inizio hanno deciso che avrebbero mantenuto alto il grado di sperimentazione e innovazione dei progetti e per fare ciò l’unica via è partecipare a bandi regionali, nazionali ed europei. Ed è proprio così che sono nati due dei progetti che li tengono occupati ora ma anche per i prossimi mesi: il primo in collaborazione con l’APS Venti di Scambio di Conversano, si chiama “CAOS – Cittadinanza Attiva Open Source” ed è un progetto molto ambizioso che punta ad aprire a Conversano un punto Precious Plastic, ovvero un laboratorio di raccolta e trasformazione della plastica, e a concretizzare all’interno della stessa sede uno spazio in cui realizzare laboratori legati all’autoimprenditorialità, alla progettazione europea e al design sostenibile; il secondo progetto invece è in collaborazione con il comune di Capurso per la riqualificazione di un antico edificio ecclesiastico che verrà trasformato in un museo.
Tra le attività in cantiere spiccano anche diversi laboratori avviati con progetti di PCTO con gli istituti scolastici o con le associazioni del territorio, come iMake, associazione culturale che gestisce l’ex Macello, con la quale già lo scorso anno hanno realizzato un laboratorio che spaziava tra gli ambiti del design, dell’ecosostenibilità e della progettazione condivisa e che aveva come obiettivo finale la realizzazione di arredi esterni per l’ex Macello di Putignano, di Conversano e di Corfù. Durante il laboratorio assieme ai partecipanti si sono attraversate le varie fasi della progettazione, fino alla creazione finale del prodotto in ceramica che è stato realizzato grazie alla collaborazione con Marco Rocco, celebre ceramista di Grottaglie.
Tra i progetti a lungo termine un posto speciale è riservato al Carnevale: rimane infatti la voglia di continuare a partecipare al Carnevale sperimentando nuove forme di progettazione che siano in grado di coinvolgere la comunità a più livelli e nuovi modi di vivere la cartapesta, sempre con un occhio puntato alla sostenibilità.
Tra tutti i lavori di cui si occuperanno nel 2022 ci sono progetti cominciati negli anni precedenti, durante la militanza in associazione e questa è la dimostrazione che “se riesci ad avere una visione chiara di ciò che ti interessa e di ciò che vuoi fare, prima o poi i risultati e i riconoscimenti arrivano.”