Già per strada verso Altamura riflettevamo sulla grande varietà dei progetti vincitori in questo territorio e nelle città limitrofe. Dal 2017, una quarantina dei 530 progetti finanziati ha avviato la propria attività qui e le neo-imprese, costituite in forma profit e non-profit, abbracciano tutti i temi innovativi della misura PIN operando in molti settori: dall’arte, la cultura e la danza alla moda sostenibile, dal turismo e la promozione del territorio all’inclusione sociale, dall’agroalimentare all’architettura e al design.
Nonostante il numero ridotto dei partecipanti – l’evento al chiuso ha ancora richiesto la limitazione dei posti per poter assicurare l’applicazione delle norme sanitarie – l’incontro ad Altamura ha visto riunirsi vincitori PIN ormai consolidati (Wondair, Alteriamoci), avviati da qualche anno e in fase di crescita, neo-vincitori del 2021 (Fly On, Ubuntu, Officine Zeta, Archimed, Quadra) in piena attività di realizzazione del proprio progetto finanziato, giovani imprenditori della zona che hanno avviato la propria attività in autonomia e Elena, 22 anni, con un sincero interesse per i percorsi imprenditoriali degli altri partecipanti e la testa piena di idee per un suo possibile futuro da imprenditrice.
Fra la gioia di vedere dal vivo facce viste quasi esclusivamente sugli schermi e l’orgoglio di ascoltare i percorsi di successo delle giovani imprese PIN presenti, la presenza di Elena e degli altri giovani è stato un piccolo highlight per noi. Assistere all’incontro fra vincitori PIN è sempre emozionante. Partecipare ad un dialogo fra giovani di un territorio, indipendente dal legame che offre la vincita di una misura o l’operatività in un settore di riferimento, è stato davvero stimolante. L’ascolto dell’altr*, la testimonianza di chi si è mess* in gioco e la curiosità di chi vuole partire hanno creato un clima d’ispirazione e contaminazione in questo piccolo gruppo che ci ha confermato che la strada dell’aprirsi è giusta ed importante.
L’incontro organizzato presso l’Ex Conservatorio Santa Croce ha permesso ai partecipanti di conoscere questo luogo da poco riattivato nell’ambito della misura Luoghi Comuni. Ringraziamo il Centro Culturale Crocevia Stand by per l’ospitalità e ci auguriamo che possano presto far vivere l’Ex Conservatorio a pieno e continuare a stimolare il dialogo e l’incontro fra giovani del territorio.
Non avete ancora avuto la possibilità di partecipare ad un incontro di networking territoriale? Continuate a seguirci e a monitorare la sezione Eventi su questo sito. Siamo già al lavoro per un nuovo appuntamento per la fine di maggio, aperto a tutti!
Ci sono posti in cui senti subito che c’è un’atmosfera particolarmente interessante. Di solito sono luoghi in cui è facile incontrarsi e confrontarsi, in cui liberamente viene facile ragionare insieme su questioni che appassionano.
La passione – ecco se dovessimo scegliere una parola per iniziare a raccontare una delle ultime visite che abbiamo realizzato come Staff sceglieremmo proprio questa, passione. Perché ascoltando Francesca, Mariagrazia, Fausta e Giada che ci raccontano di come è nata questa loro piccola ma ambiziosa impresa, capiamo subito che non hanno scelto certo la neutralità rispetto alle tematiche che affrontano nella propria quotidianità. E che proprio da questo impegno sono partite per costruire la propria impresa.
Ma in concreto, di cosa si occupano?
Volendo trovare una sintesi che racconti che cos’è Stigma lab, crediamo che una definizione possibile sia quella di “laboratorio di sartoria militante” in cui, attraverso la creazione di capi di abbigliamento, toppe, e oggetti artistici si prova a svecchiare categorie legate al genere e alla sessualità. Felpe, t-shirt, borse, ma anche serigrafie, quadri e foto e altri oggetti d’arte danno forma a messaggi concreti, diretti e di lotta agli stereotipi e alle classificazioni. Stigma lab è la concretizzazione di un percorso che le sue promotrici hanno iniziato da tempo, scegliendo di avere un ruolo attivo nella propria città. Ciascuna porta con sè quindi questo bagaglio di competenze che includono non solo quelle legate alla sartoria, ma alla creazione di eventi culturali, ai linguaggi artistici, alle sperimentazioni tecniche, contribuendo a rendere gli spazi dello store un posto non solo deputato alla vendita ma anche, e soprattutto, ad essere territorio di incontro/scontro e proposta culturale.
Con PIN, Stigma lab è diventato infatti non solo un marchio di moda ma anche un luogo fisico in cui poter condividere un approccio artistico, in cui sentirsi libere e liberi di sperimentare, in cui creare connessioni con altre realtà del territorio. Perché la vera battaglia culturale la si fa allargando il campo, stringendo alleanze, facendo diventare patrimonio comune il proprio impegno e la propria militanza.
Probabilmente questo che viviamo non è più tempo di rinchiudersi all’interno di steccati ideologici, di costruire barriere difensive per proteggersi, ma ad emergere è la necessità di aprire e aprirsi e, anche attraverso la moda, contaminare la comunità. Francesca e le altre lo fanno con un sorriso schietto, con la consapevolezza che si tratta di un percorso complicato, che ci sono ancora molti sacrifici da fare, e che aprire uno spazio significa anche imparare a destreggiarsi tra bollette, tasse, permessi, rapporti di vicinato, e tante altre incombenze. Il timore di non riuscire fa parte del gioco, e se si riesce ad accettarlo diventa una componente importante, uno stimolo a fare meglio il proprio percorso e a non sprecare un’occasione preziosa. La consapevolezza è di avere accettato una sfida complessa, perché quello che c’è da fare è anche strutturare un’azienda che dia supporto a questo impegno.
Oltre che sulle proprie capacità un elemento su cui poter contare, e che sembra non mancare, è la rete dei propri contatti già strutturati e la capacità/necessità di connetterli tra loro. E la rete intorno a Stigma lab rappresenta un vero punto di forza e una marcia in più: durante la visita abbiamo avuto l’occasione di poter incontrare Selena di Atelier Verderame e Doriana e Anna di Intrecci di Puglia, che hanno già avviato una collaborazione. La stessa Fausta, al nostro arrivo, era impegnata con la personalizzazione dei grembiuli per un’altra impresa PIN appena avviata, il Bistrot Biboù di Giulia e Sofia.
Che la comunità PIN fosse già particolarmente attenta e impegnata sul fronte del contrasto alle disparità di genere e alla lotta agli stereotipi d’altra parte lo avevamo potuto constatare già durante un incontro di networking organizzato a febbraio 2022 e dedicato proprio ai temi della diversità e dell’inclusione. Un’occasione partecipata in cui le diverse realtà imprenditoriali avevano potuto condividere strategie, opportunità ma anche criticità che stanno emergendo dal loro lavoro di sensibilizzazione.
Se poi dovessimo aggiungere un’altra parola all’impressione che abbiamo avuto andando da StigmaLab, penseremmo a “respirare”, inteso come necessità di allargare gli orizzonti, di includere senza omologare, di dare aria e cittadinanza a tutte e tutti. Il respiro che accompagna la sensazione di entrare in un mondo libero, un mondo che può e deve essere più leggero. Di quella leggerezza che provoca salutari starnuti e che Calvino descrive così poeticamente nel’incipit del suo Marcovaldo: “Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s’accorgono poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d’altre terre”
E se, arrivati a questo punto, la domanda continua ad essere: ma è possibile provare ad abbattere gli stereotipi e le consuetudini con una toppa cucita sulla felpa o con una t-shirt indecorosa?
La risposta, almeno per noi e per le ragazze di Stigma lab, è, decisamente, Sì.
Emanuele Ricchi e Alessio Verdolino hanno avviato nel 2020 Officina Chiodo Fisso, una nuova idea di officina che vuole coniugare le tradizioni del loro territorio, terra di maschere, cartapesta e Carnevale, le innovazioni apprese durante la formazione in giro per l’Europa e la sconfinata passione per la natura in tutte le sue forme, da cui traggono materiali e ispirazione.
Li abbiamo incontrati per farci raccontare cosa li ha spinti a partecipare a PIN, come è stato portare avanti l’attività dopo la vittoria del bando e come stanno gestendo il follow up a oltre un anno dall’avviamento.
Quando si varcano le soglie di Officina Chiodo Fisso ci si sente trasportati per un attimo in un mondo magico: sulla sinistra stampanti 3D danno vita a progetti coloratissimi, sugli scaffali si accavallano pezzi di sculture di cartapesta di dimensioni enormi, in ogni dove sbucano animali in ferro a grandezza naturale, le pareti sono ricoperte di schizzi e post-it derivanti da chissà quale brainstorming.
I due si conoscono a Putignano, città del famoso Carnevale e città natale di entrambi, durante l’estate del 2017, perché tutti e due, per ragioni diverse, si trovano a far parte dello Staff del FAU Festival, un festival cittadino dedicato alla fabbricazione e all’arte urbana.
In quell’estate Emanuele è già attivo sul territorio con il nome di Officina Chiodo Fisso, dopo aver fatto gavetta nei Capannoni del Carnevale di Putignano, mentre Alessio ha un suo studio di Architettura a Madrid, dove si è trasferito dopo la sua formazione tra Roma e Barcellona: conoscendosi meglio, ci raccontano, hanno capito subito di avere competenze, sogni e abilità complementari.
Si può dire che per i due sia stato un vero e proprio colpo di fulmine: nei mesi successivi Alessio lascia la Spagna e, tornato in Puglia, assieme a Emanuele realizza un’installazione interattiva per un rinomato festival della loro città: “è stato il nostro primo progetto insieme dalla fase di brainstorming alla realizzazione effettiva, in cui abbiamo potuto unire il background di artigiano di Emanuele con il mio di designer, scoprendo che quell’accoppiata effettivamente funziona. Da lì il nostro sodalizio è continuato in maniera estremamente naturale nel corso dei mesi, durante i quali, sempre collaborando con altre realtà sul territorio, abbiamo costruito passo dopo passo quello che vedete oggi.”.
Dopo un anno di lavoro insieme però la necessità di avere uno spazio in cui poter dare vita in totale tranquillità e sicurezza alle loro idee è diventata importante e per questo, sotto consiglio di un’amica progettista, decidono di partecipare a PIN.
“PIN è una grande opportunità, che ognuno di noi due aveva valutato anche individualmente. Bandi come questo offrono un’opportunità anche a chi non dispone di fondi propri, ma solo di idee valide e voglia di mettersi in gioco e di costruirsi una strada, testando le proprie capacità.
Quando noi siamo partiti lavoravamo con macchinari autocostruiti, prestati o acquistati con le poche finanze di cui disponevamo e ovviamente questo per noi era un limite, in quanto difficilmente riesci a rivolgerti ad un pubblico ampio ed esigente senza le giuste attrezzature.”.
Ma il lavoro fatto negli anni, la formazione e il background variegato di entrambi li hanno aiutati: soprattutto nella fase di definizione del progetto tutti e due avevano le idee chiare sul futuro che si immaginavano e questo ha permesso loro di sfruttare al meglio le opportunità messe a disposizione dal bando.
L’avviso PIN ci ha permesso di far evolvere un investimento che noi già avevamo avviato: abbiamo usato ogni centesimo dei 30mila euro ricevuti per spingerci sempre un passo più avanti, affittando lo spazio che oggi ci ospita e potendo coinvolgere una serie di professionisti che ci ha guidato nel nostro percorso.”.
Alessio: “Sono tanti gli aspetti del bando PIN che riteniamo particolarmente interessanti: sicuramente il modello del Canvas PIN, che ti costringe a lavorare per obiettivi a breve, medio e lungo termine, ci ha permesso di capire come organizzare le varie fasi del lavoro ed è un modello che adesso stiamo provando ad applicare di anno in anno.”.
Emanuele: “Ma anche l’idea che il finanziamento non sia erogato tutto nello stesso momento, ti spinge a lavorare con maggiore precisione finanziaria e amministrativa, cosa che per noi è stata fondamentale per questo primo anno di attività. Grazie ai gettoni dell’accompagnamento poi, abbiamo potuto avvalerci dell’aiuto di professionalità esterne che ci hanno guidato e supportato nello sviluppo di impresa: nel nostro caso è stato fondamentale coinvolgere un ingegnere per la sicurezza che ci ha aiutato nella transizione da associazione ad azienda.”.
Parlando con loro è impossibile non notare quanto siano fieri e convinti del percorso che hanno intrapreso come azienda e delle potenzialità del loro progetto.
Provenendo da ambiti di formazione molto diversi, il loro è un approccio innovativo verso il processo creativo: non si pongono limiti nell’utilizzo di materiali e i progetti realizzati sono la dimostrazione della loro poliedricità, in quanto spaziano negli ambiti più diversi.
Oltre a dedicarsi all’ideazione e realizzazione di oggetti artistici il duo di Officina Chiodo Fisso collabora con diversi festival culturali del territorio del sud-est barese, per i quali realizza installazioni site specific, e ha realizzato alcuni progetti di rigenerazione Urbana sia a Putignano che in altri paesi del circondario.
Nonostante abbiano avviato l’impresa nel pieno della pandemia sono riusciti a mantenere attivi i contatti creati durante gli anni precedenti di impegno in associazioni e di gavetta nei capannoni del Carnevale e questo ha permesso loro di continuare a lavorare, seppur in forma ridotta, anche quando il resto del mondo si è fermato.
Quando gli chiediamo cosa hanno in cantiere quasi all’unisono ci rispondono che il più grande interrogativo di questi mesi è testare e provare a lavorare materiali più conformi alla loro idea di sostenibilità: “È dalla fine dello scorso anno che ci interroghiamo sul tema della sostenibilità dei materiali che lavoriamo e sicuramente questo sarà un tema che porteremo con noi per lungo tempo: quest’anno vogliamo testare nuovi materiali a basso impatto ambientale provando a portare nel nostro ambiente artistico e culturale prodotti innovativi ma anche una nuova consapevolezza.”.
Ma non è tutto: come ci dicono loro stessi, infatti, sin dall’inizio hanno deciso che avrebbero mantenuto alto il grado di sperimentazione e innovazione dei progetti e per fare ciò l’unica via è partecipare a bandi regionali, nazionali ed europei. Ed è proprio così che sono nati due dei progetti che li tengono occupati ora ma anche per i prossimi mesi: il primo in collaborazione con l’APS Venti di Scambio di Conversano, si chiama “CAOS – Cittadinanza Attiva Open Source” ed è un progetto molto ambizioso che punta ad aprire a Conversano un punto Precious Plastic, ovvero un laboratorio di raccolta e trasformazione della plastica, e a concretizzare all’interno della stessa sede uno spazio in cui realizzare laboratori legati all’autoimprenditorialità, alla progettazione europea e al design sostenibile; il secondo progetto invece è in collaborazione con il comune di Capurso per la riqualificazione di un antico edificio ecclesiastico che verrà trasformato in un museo.
Tra le attività in cantiere spiccano anche diversi laboratori avviati con progetti di PCTO con gli istituti scolastici o con le associazioni del territorio, come iMake, associazione culturale che gestisce l’ex Macello, con la quale già lo scorso anno hanno realizzato un laboratorio che spaziava tra gli ambiti del design, dell’ecosostenibilità e della progettazione condivisa e che aveva come obiettivo finale la realizzazione di arredi esterni per l’ex Macello di Putignano, di Conversano e di Corfù. Durante il laboratorio assieme ai partecipanti si sono attraversate le varie fasi della progettazione, fino alla creazione finale del prodotto in ceramica che è stato realizzato grazie alla collaborazione con Marco Rocco, celebre ceramista di Grottaglie.
Tra i progetti a lungo termine un posto speciale è riservato al Carnevale: rimane infatti la voglia di continuare a partecipare al Carnevale sperimentando nuove forme di progettazione che siano in grado di coinvolgere la comunità a più livelli e nuovi modi di vivere la cartapesta, sempre con un occhio puntato alla sostenibilità.
Tra tutti i lavori di cui si occuperanno nel 2022 ci sono progetti cominciati negli anni precedenti, durante la militanza in associazione e questa è la dimostrazione che “se riesci ad avere una visione chiara di ciò che ti interessa e di ciò che vuoi fare, prima o poi i risultati e i riconoscimenti arrivano.”
Martedì 22 febbraio si è svolto un nuovo incontro di Networking Territoriale organizzato dallo Staff PIN a Gallipoli!
L’incontro è stato ospitato da MudE – Museo delle Esperienze, un bellissimo contenitore culturale dedicato all’arte e al teatro per bambini di tutte le età, che dispone di ampi spazi anche all’aperto, che visto il mal tempo non è stato possibile sfruttare a pieno.
Dopo un primo momento di presentazione da parte dello Staff è stato il turno dei vincitori PIN presenti: presentarsi e farsi conoscere all’interno della comunità rimane uno dei modi più semplici per stringere collaborazioni e amicizie promettenti e gli incontri di Networking creano sempre la giusta atmosfera!
È stata particolarmente interessante la discussione nata a seguito di una delle testimonianze riguardo le difficoltà incontrate nella gestione di una società che opera nel settore del teatro, dell’arte e della cultura. Difficoltà percepita da diversi vincitori, che però dallo scambio di soluzioni e consigli hanno arricchito il proprio bagaglio di esperienze.
L’ultima parte dell’incontro è stata dedicata alle libere connessioni: considerata la grande partecipazione, molti dei progetti presenti operavano nello stesso settore e avevano quindi interesse a conoscersi meglio e a confrontare le esperienze.
Il prossimo incontro di Networking è in programma per la fine di marzo: continuate a seguirci per scoprire la data!
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