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Evviva la Sartoria militante! In visita da StigmaLab

23 Marzo 2022 ore 17:51

Ci sono posti in cui senti subito che c’è un’atmosfera particolarmente interessante. Di solito sono luoghi in cui è facile incontrarsi e confrontarsi, in cui liberamente viene facile ragionare insieme su questioni che appassionano.
La passione – ecco se dovessimo scegliere una parola per iniziare a raccontare una delle ultime visite che abbiamo realizzato come Staff sceglieremmo proprio questa, passione. Perché ascoltando Francesca, Mariagrazia, Fausta e Giada che ci raccontano di come è nata questa loro piccola ma ambiziosa impresa, capiamo subito che non hanno scelto certo la neutralità rispetto alle tematiche che affrontano nella propria quotidianità. E che proprio da questo impegno sono partite per costruire la propria impresa.


Ma in concreto, di cosa si occupano?
Volendo trovare una sintesi che racconti che cos’è Stigma lab, crediamo che una definizione possibile sia quella di “laboratorio di sartoria militante” in cui, attraverso la creazione di capi di abbigliamento, toppe, e oggetti artistici si prova a svecchiare categorie legate al genere e alla sessualità. Felpe, t-shirt, borse, ma anche serigrafie, quadri e foto e altri oggetti d’arte danno forma a messaggi concreti, diretti e di lotta agli stereotipi e alle classificazioni. Stigma lab è la concretizzazione di un percorso che le sue promotrici hanno iniziato da tempo, scegliendo di avere un ruolo attivo nella propria città. Ciascuna porta con sè quindi questo bagaglio di competenze che includono non solo quelle legate alla sartoria, ma alla creazione di eventi culturali, ai linguaggi artistici, alle sperimentazioni tecniche, contribuendo a rendere gli spazi dello store un posto non solo deputato alla vendita ma anche, e soprattutto, ad essere territorio di incontro/scontro e proposta culturale.

Con PIN, Stigma lab è diventato infatti non solo un marchio di moda ma anche un luogo fisico in cui poter condividere un approccio artistico, in cui sentirsi libere e liberi di sperimentare, in cui creare connessioni con altre realtà del territorio. Perché la vera battaglia culturale la si fa allargando il campo, stringendo alleanze, facendo diventare patrimonio comune il proprio impegno e la propria militanza.

Probabilmente questo che viviamo non è più tempo di rinchiudersi all’interno di steccati ideologici, di costruire barriere difensive per proteggersi, ma ad emergere è la necessità di aprire e aprirsi e, anche attraverso la moda, contaminare la comunità. Francesca e le altre lo fanno con un sorriso schietto, con la consapevolezza che si tratta di un percorso complicato, che ci sono ancora molti sacrifici da fare, e che aprire uno spazio significa anche imparare a destreggiarsi tra bollette, tasse, permessi, rapporti di vicinato, e tante altre incombenze. Il timore di non riuscire fa parte del gioco, e se si riesce ad accettarlo diventa una componente importante, uno stimolo a fare meglio il proprio percorso e a non sprecare un’occasione preziosa. La consapevolezza è di avere accettato una sfida complessa, perché quello che c’è da fare è anche strutturare un’azienda che dia supporto a questo impegno.


Oltre che sulle proprie capacità un elemento su cui poter contare, e che sembra non mancare, è la rete dei propri contatti già strutturati e la capacità/necessità di connetterli tra loro. E la rete intorno a Stigma lab rappresenta un vero punto di forza e una marcia in più: durante la visita abbiamo avuto l’occasione di poter incontrare Selena di Atelier Verderame e Doriana e Anna di Intrecci di Puglia, che hanno già avviato una collaborazione. La stessa Fausta, al nostro arrivo, era impegnata con la personalizzazione dei grembiuli per un’altra impresa PIN appena avviata, il Bistrot Biboù di Giulia e Sofia.


Che la comunità PIN fosse già particolarmente attenta e impegnata sul fronte del contrasto alle disparità di genere e alla lotta agli stereotipi d’altra parte lo avevamo potuto constatare già durante un incontro di networking organizzato a febbraio 2022 e dedicato proprio ai temi della diversità e dell’inclusione. Un’occasione partecipata in cui le diverse realtà imprenditoriali avevano potuto condividere strategie, opportunità ma anche criticità che stanno emergendo dal loro lavoro di sensibilizzazione.

Se poi dovessimo aggiungere un’altra parola all’impressione che abbiamo avuto andando da StigmaLab, penseremmo a “respirare”, inteso come necessità di allargare gli orizzonti, di includere senza omologare, di dare aria e cittadinanza a tutte e tutti. Il respiro che accompagna la sensazione di entrare in un mondo libero, un mondo che può e deve essere più leggero. Di quella leggerezza che provoca salutari starnuti e che Calvino descrive così poeticamente nel’incipit del suo Marcovaldo: “Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s’accorgono poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d’altre terre”

E se, arrivati a questo punto, la domanda continua ad essere: ma è possibile provare ad abbattere gli stereotipi e le consuetudini con una toppa cucita sulla felpa o con una t-shirt indecorosa?
La risposta, almeno per noi e per le ragazze di Stigma lab, è, decisamente, .