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BTM Taranto: non solo B2B ma anche nuove connessioni, energia positiva e ispirazione!

09 Maggio 2022 ore 13:00

I progetti del settore turistico sono tornati finalmente a vivere occasioni di crescita imprenditoriale e a misurarsi con eventi fieristici in presenza. Dal 6 all’8 aprile nove start up (Alveare da Favola, Brio s.r.l.s., Duomondo, Habari – nessuno è straniero, ImaginApulia, ISA, PLACEnPEOPLE, Trawellit, Vianda.it) sono state protagoniste alla BTM di Taranto tra B2B, partecipazione ai workshop in programma, visite ad imprese presenti in propri stand e alle diverse aree tematiche espositive, incontri istituzionali.

Il racconto di questa esperienza si avvia alle 9,30 del 6 aprile: la sala espositiva è ancora silenziosa, c’è chi sta completando gli ultimi ritocchi nell’allestimento del proprio stand, chi finalmente ha terminato e si concede una pausa caffè, chi dà un’ultima occhiata alla propria agenda. Con le imprese coinvolte abbiamo percorso il corridoio che ci separava dall’area start up in religioso silenzio, come chi, dopo aver tanto lavorato e pensato ad un progetto, vuole godersi appieno il momento della “rivelazione”, quello in cui tutto ciò che finora è stato solo disegnato nella testa si trasforma in realtà. Ed ecco lo spazio per i vincitori PIN partecipanti manifestarsi in tutta la sua colorata energia: una parete valorizzata dai nomi delle giovani imprese, arricchiti dalla descrizione e dal logo, distribuiti nei tre ambiti “Ospitalità”, “Servizi” e il nuovo “Prodotti per il turismo”, che, in un’ottica di ampliamento e inclusione ha dato spazio, sull’onda degli ultimi trend, a forme creative e artigianali in grado di raccontare la destinazione Puglia. Così l’area start up, ubicata nello stand di Pugliapromozione, pensata e realizzata proprio grazie alla collaborazione con l’agenzia regionale del turismo, si è popolata dei suoi protagonisti, pronti a viversi tre giorni dedicati al turismo, dopo due anni di forzato stop causato dalla pandemia da Covid-19.

La parola d’ordine di questa esperienza è stata soprattutto “rete”: con gli altri professionisti presenti, ma soprattutto tra gli stessi PIN partecipanti, che in più momenti si sono ritrovati a condividere lo spazio dello stand, trasformatosi in “punto di aggregazione importante per le giovani start-up pugliesi” (Daria e Roberto, Imaginapulia), cogliendo l’occasione per conoscersi meglio, per “creare connessioni” (Vito e Martina, Duomondo) e confrontarsi su strategie e difficoltà del mercato. Al termine dell’esperienza è stato riconosciuto anche l’aspetto formativo della presenza in fiera, perché ha consentito di mettere alla prova le proprie “capacità di interazione e dialogo” (Daniela, Isa Artigiane) e di “migliorare nella presentazione dell’azienda” (Sara e Piergiorgio, Vianda.it). In questi tre giorni, riassumono Marta e Nicola di Brio, “si sono attivate e quindi generate nuove energie, collaborazioni e intersezioni utili per il prosieguo delle nostre (e altrui) attività”.

Il dialogo si è poi arricchito del confronto continuo con lo staff di Pugliapromozione e, durante il pomeriggio del secondo giorno di BTM, con gli assessori regionali Alessandro Delli Noci e Gianfranco Lopane, che durante una proficua sosta presso lo stand hanno voluto conoscere tutte le start up presenti e ascoltare dalla voce dei referenti riflessioni e suggerimenti, instaurando un interessante scambio di idee e visioni sul futuro.

Tra le tante attività svolte anche la partecipazione dei progetti degli ambiti “Ospitalità” e “Servizi” all’area B2B si è rilevata molto utile, in quanto questa esperienza, che ha permesso l’interazione con numerosi buyer nazionali e internazionali, ha consentito di “prendere coscienza del ‘sentiment’ degli operatori professionisti e prendere più consapevolezza delle nostre potenzialità” (Bianca ed Enza, Trawellit), di “sviluppare nuove idee di business” (Martina e Vito, Duomondo) e, per chi non aveva mai affrontato occasioni di B2B di questo tipo, lavorare sulla “capacità di esprimere informazioni essenziali in breve tempo” (Vicky, Alveare da Favola).

Il 7 aprile, dalle 16,00 alle 17,00 presso la Sala Conferenze si è inoltre tenuto, grazie alla collaborazione con Pugliapromozione, il panel dal titolo “Startup turistiche alla conquista del mercato e di clienti strategici: tre casi studio tra le imprese avviate nell’ambito dell’avviso PIN Pugliesi Innovativi” che ha permesso di ascoltare le esperienze di ImaginApulia, Sagelio e Raiz Italiana in merito alle strategie adottate per acquisire i primi clienti. Greta Sbrana di Sagelio ha ripercorso, anche attraverso i numeri, lo sviluppo imprenditoriale del progetto e ha condiviso le modalità di acquisizione di uno dei primi clienti, il Canne Bianche Lifestyle Hotel, rappresentato da Gianvito Mangano, che ha agito strategicamente da traino per quelli successivi.

Daria Toriello e Roberto Mazzarago di Imaginapulia hanno raccontato le più significative attività svolte, anche con l’ausilio di video e immagini, e rimarcato l’importanza del fare rete “dal basso” in quanto proprio all’interno della comunità PIN hanno acquisito il loro primo cliente, Raiz Italiana, in occasione della partecipazione a Buy Puglia del 2018 (all’interno delle azioni di Accompagnamento PIN). Grazie a questo primo cliente hanno potuto poi entrare in rapporto con il Ministero degli Affari Esteri. Quest’ultimo è stato invece il primo cliente di Raiz Italiana, come ha raccontato Marina Gabrieli. Dalle successive parole del Consigliere d’Ambasciata Giovanni Maria De Vita della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, è emerso il lato più sensibile e attento dell’istituzione, non palazzo chiuso in sé stesso, ma struttura aperta alle nuove proposte, al confronto anche con realtà imprenditoriali giovani e predisposta al supporto di progetti innovativi come Raiz Italiana.

Al termine del panel col pubblico presente si è subito instaurato un dialogo e un confronto serrato che ha generato un momento di networking ricco di spunti condivisi e di scambi di idee, proseguito poi presso l’area start up.

Il team di Raiz Italiana con lo staff PIN e il Consigliere d’Ambasciata Giovanni Maria De Vita

Ascoltare da alcuni dei partecipanti a BTM in modo diretto le impressioni su questi tre giorni ci aiuta a comprendere l’efficacia della partecipazione a contesti fieristici e di networking settoriale. Dovendo riassumere l’esperienza vissuta in una parola emergono: “Proattiva” (Trawellit), “Ricca” (Duomondo), “Generativa” (Brio), “Educante” (Alveare da Favola), “Irrinunciabile” (PlacenPeople), “Energizzante” (Habari), “Confronto” (Isa Artigiane), “Ripartenza” (ImaginApulia), “Networking” (Vianda.it).

Il team di Trawellit in particolare ha vissuto questa esperienza molto positivamente, con una grande voglia di tornare in fiera: “Ci siamo lanciate a capofitto nelle relazioni ed è stata molto piacevole anche l’atmosfera creatasi con gli altri PIN”. A conclusione dei tre giorni Brio porta a casa “emozioni positive e ottimismo: un buon segnale prima di concentrarci appieno sulla stagione imminente”. ImaginApulia sottolinea invece che la partecipazione alla fiera è sempre “un modo per confrontarsi con sé stessi, affinare le tecniche di vendita e la propria capacità di relazione con il pubblico”. Per Sara e Piergiorgio di Vianda.it è stato significativo tornare a casa guadagnando un approccio positivo al cambiamento imposto dalla pandemia: “avevamo bisogno di segnali che facessero ben sperare in una ripresa e abbiamo potuto constatare che tanti operatori si dicono fiduciosi e sono aperti nel trovare degli aspetti positivi in questo grande cambiamento che ha comportato il Coronavirus”.

Tutti terminano quindi l’esperienza con un bagaglio di nuove competenze e conoscenze, contatti, relazioni, idee e spunti per la propria attività. Alcuni progetti PIN stanno lavorando per concretizzare collaborazioni tra loro, altri stanno ricontattando in questi giorni i buyer incontrati, nella speranza che si traducano in accordi stabili, altri ancora sono già a lavoro per la stipula di nuovi contratti e partnership. Infine qualcuno, come Dario di PlacenPeople, racconta con soddisfazione che gli incontri con i nuovi partner in fiera si sono già tradotti in primi acquisti.

Forza ragazzi, che questa sia solo la prima tappa di una stagione piena di nuove soddisfazioni!

Copertina del post Evviva la Sartoria militante! In visita da StigmaLab

Evviva la Sartoria militante! In visita da StigmaLab

23 Marzo 2022 ore 17:51

Ci sono posti in cui senti subito che c’è un’atmosfera particolarmente interessante. Di solito sono luoghi in cui è facile incontrarsi e confrontarsi, in cui liberamente viene facile ragionare insieme su questioni che appassionano.
La passione – ecco se dovessimo scegliere una parola per iniziare a raccontare una delle ultime visite che abbiamo realizzato come Staff sceglieremmo proprio questa, passione. Perché ascoltando Francesca, Mariagrazia, Fausta e Giada che ci raccontano di come è nata questa loro piccola ma ambiziosa impresa, capiamo subito che non hanno scelto certo la neutralità rispetto alle tematiche che affrontano nella propria quotidianità. E che proprio da questo impegno sono partite per costruire la propria impresa.


Ma in concreto, di cosa si occupano?
Volendo trovare una sintesi che racconti che cos’è Stigma lab, crediamo che una definizione possibile sia quella di “laboratorio di sartoria militante” in cui, attraverso la creazione di capi di abbigliamento, toppe, e oggetti artistici si prova a svecchiare categorie legate al genere e alla sessualità. Felpe, t-shirt, borse, ma anche serigrafie, quadri e foto e altri oggetti d’arte danno forma a messaggi concreti, diretti e di lotta agli stereotipi e alle classificazioni. Stigma lab è la concretizzazione di un percorso che le sue promotrici hanno iniziato da tempo, scegliendo di avere un ruolo attivo nella propria città. Ciascuna porta con sè quindi questo bagaglio di competenze che includono non solo quelle legate alla sartoria, ma alla creazione di eventi culturali, ai linguaggi artistici, alle sperimentazioni tecniche, contribuendo a rendere gli spazi dello store un posto non solo deputato alla vendita ma anche, e soprattutto, ad essere territorio di incontro/scontro e proposta culturale.

Con PIN, Stigma lab è diventato infatti non solo un marchio di moda ma anche un luogo fisico in cui poter condividere un approccio artistico, in cui sentirsi libere e liberi di sperimentare, in cui creare connessioni con altre realtà del territorio. Perché la vera battaglia culturale la si fa allargando il campo, stringendo alleanze, facendo diventare patrimonio comune il proprio impegno e la propria militanza.

Probabilmente questo che viviamo non è più tempo di rinchiudersi all’interno di steccati ideologici, di costruire barriere difensive per proteggersi, ma ad emergere è la necessità di aprire e aprirsi e, anche attraverso la moda, contaminare la comunità. Francesca e le altre lo fanno con un sorriso schietto, con la consapevolezza che si tratta di un percorso complicato, che ci sono ancora molti sacrifici da fare, e che aprire uno spazio significa anche imparare a destreggiarsi tra bollette, tasse, permessi, rapporti di vicinato, e tante altre incombenze. Il timore di non riuscire fa parte del gioco, e se si riesce ad accettarlo diventa una componente importante, uno stimolo a fare meglio il proprio percorso e a non sprecare un’occasione preziosa. La consapevolezza è di avere accettato una sfida complessa, perché quello che c’è da fare è anche strutturare un’azienda che dia supporto a questo impegno.


Oltre che sulle proprie capacità un elemento su cui poter contare, e che sembra non mancare, è la rete dei propri contatti già strutturati e la capacità/necessità di connetterli tra loro. E la rete intorno a Stigma lab rappresenta un vero punto di forza e una marcia in più: durante la visita abbiamo avuto l’occasione di poter incontrare Selena di Atelier Verderame e Doriana e Anna di Intrecci di Puglia, che hanno già avviato una collaborazione. La stessa Fausta, al nostro arrivo, era impegnata con la personalizzazione dei grembiuli per un’altra impresa PIN appena avviata, il Bistrot Biboù di Giulia e Sofia.


Che la comunità PIN fosse già particolarmente attenta e impegnata sul fronte del contrasto alle disparità di genere e alla lotta agli stereotipi d’altra parte lo avevamo potuto constatare già durante un incontro di networking organizzato a febbraio 2022 e dedicato proprio ai temi della diversità e dell’inclusione. Un’occasione partecipata in cui le diverse realtà imprenditoriali avevano potuto condividere strategie, opportunità ma anche criticità che stanno emergendo dal loro lavoro di sensibilizzazione.

Se poi dovessimo aggiungere un’altra parola all’impressione che abbiamo avuto andando da StigmaLab, penseremmo a “respirare”, inteso come necessità di allargare gli orizzonti, di includere senza omologare, di dare aria e cittadinanza a tutte e tutti. Il respiro che accompagna la sensazione di entrare in un mondo libero, un mondo che può e deve essere più leggero. Di quella leggerezza che provoca salutari starnuti e che Calvino descrive così poeticamente nel’incipit del suo Marcovaldo: “Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s’accorgono poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d’altre terre”

E se, arrivati a questo punto, la domanda continua ad essere: ma è possibile provare ad abbattere gli stereotipi e le consuetudini con una toppa cucita sulla felpa o con una t-shirt indecorosa?
La risposta, almeno per noi e per le ragazze di Stigma lab, è, decisamente, .

Copertina del post Alveare da Favola ovvero Fare spazio alla bellezza

Alveare da Favola ovvero Fare spazio alla bellezza

23 Febbraio 2022 ore 08:00

 

C’è un posto che ha un’atmosfera magica sulla Murgia tra Cassano delle Murge e Acquaviva delle Fonti.

Lontano, ma neanche troppo, dal contesto urbano Vicky Gravinese e Vito Disanto hanno dato vita ad un’impresa tutta dedicata al benessere, integrando l’apicoltura con il prendersi cura del proprio corpo. In questi anni abbiamo assistito ad una crescita interessante del settore legato all’apicoltura con esperienze ad esempio di inserimento di queste attività in contesti urbani, legati a progetti di monitoraggio ambientale o di educazione. Tra i vincitori PIN infatti non mancano anche altre esperienze interessanti che hanno come elemento centrale le api e il loro affascinante mondo, come ad esempio il gruppo di Facelia o di Apiario didattico

Per rendere idea della dimensione anche economica del settore, basti citare questi dati forniti dalla FAI-Federazione Apicoltori Italiani: In Italia ci sono 56.665 proprietari di alveari, con 1.835.776 colonie (1.579.776 alveari e 256.000 sciami, 2 milioni di api regine e 80 miliardi di api operaie). Questi numeri impressionanti, soprattutto per chi non è direttamente coinvolto nel settore, ci collocano al quarto posto in Europa con un valore ecosistemico di 150 miliardi di euro.
Numeri che rendono bene anche il livello di professionalità raggiunto dagli operatori di settore e che rendono concreta la possibilità di differenziare le attività, allargando ad esempio la sfera d’azione alla combinazione tra apicoltura e turismo esperienziale.

 

Proprio in questo ambito specifico punta a giocare un ruolo Alveare da Favola, azienda che approccia il mondo delle api a tutto tondo, diventando un presidio di biodiversità ed esempio virtuoso di convivenza tra dimensione produttiva e di tutela del territorio e dell’ambiente naturale. All’interno del suggestivo apiario olistico, una struttura in legno completamente ecosostenibile alla cui pareti sono incorporate delle arnie, si possono svolgere tutte le attività connesse alla cosiddetta Api-terapia. In particolare attraverso il beehumming (ronzio) e il bee-aromatherapy (inalazione dell’aria dell’arnia). In particolare il beehumming è l’attività di ascolto del suono dato dalle api che si trovano sul favo. Diverso dal ronzio delle api in volo, è un suono continuo e più tenue, coinvolgente e che rientra tra quei suoni naturali riconosciuti per la loro particolare frequenza e in grado di provocare un effetto di rilassamento sul cervello umano.

La proposta di Alveare da favola, oltre alla produzione di miele, comprende la possibilità di visita in apiario, offrendo davvero un’occasione per osservare da vicino l’attività incessante delle api: si resta incantati dalla sorprendente capacità organizzativa di un alveare così pieno di vita, dalla scoperta di modalità raffinatissime e complesse di comunicazione che hanno questi meravigliosi esseri.
Siamo quindi andati a trovare Vicky e Vito nella loro sede, attratti dalla possibilità di visitare la struttura che hanno costruito e di farci raccontare direttamente da loro come è nata l’azienda e quali saranno i prossimi passi, una volta chiuso il periodo finanziato da PIN.

 

Partiamo dal principio, come è nata la vostra idea d’impresa?
Partivamo entrambi da una conoscenza approfondita del mondo apistico, dovuta ad anni di collaborazioni ed esperienze nel settore. Conoscenza che si è rinforzata proprio dal connubio delle due parti: Vito sul fronte della produzione e Vicky dal lato del prodotto (ricerca e comunicazione) e dei servizi che le api possono offrire (educazione, turismo, benessere).
L’idea è nata come una scintilla. Non era stata programmata affatto in precedenza. L’abbiamo candidata quasi per gioco a un premio del Parco Nazionale dell’Alta Murgia; e abbiamo vinto. In quelle settimane, parlandone semplicemente qualche ora davanti a un caffè, abbiamo iniziato a sentire la pressione e il fermento di un’idea che poteva diventare un progetto fattibile. Si è così svelata la necessità di trovare una strada. E la nostra strada è stata PIN.
L’incoraggiamento derivava da attività e laboratori sulle api a contatto con il pubblico, che già facevamo in collaborazione con varie associazioni. I feedback di gratitudine ricevuti dalla gente che “aveva capito di più” delle api e del miele sono stati molto importanti.
Sapevamo di avere tra le mani un argomento forte. Soprattutto avevamo intuito che la crescita esponenziale dell’interesse poteva anche diventare un’arma a doppio taglio. Se avessimo voluto sopravvivere, saremmo dovuti diventare di più.

Un aspetto che quasi sempre rende interessanti i progetti vincitori di PIN e le aziende che nascono, sta nella capacità di combinare competenze ed esperienze personali. Voi come siete riusciti a farlo?
La combinazione dei due elementi è stata del tutto spontanea, senza particolari sforzi. Probabilmente dobbiamo entrambi ringraziare i lunghi anni di volontariato e attivismo in diversi ambiti: principalmente, Vito nella Protezione Civile e Vicky in Legambiente.
L’attività in campo è una scuola per la vita, soprattutto se hai affrontato organizzazioni di eventi importanti e di corsi, se hai avuto contatti con le istituzioni e anche con i cittadini, se hai dovuto parlare in pubblico in occasioni di festa e, meglio ancora, in situazioni di scontro. Probabilmente la prima competenza entrata in funzione per farci credere in questo progetto è quella che viene chiamata visione prospettica. È difficile da trasmettere perché è come un sogno. Anche se provi a raccontare quello che hai visto nella dimensione onirica, nessuno riuscirà a provare le stesse sensazioni. Per fortuna esiste.

Scegliete una parola che, secondo voi, spiega l’essenza di Alveare da Favola e perché?
Olistico. È la dimensione delle esperienze che proponiamo.
È il messaggio che proviamo ogni volta a lasciare nel cuore di chi incontriamo. Il nome del brand non è per nulla casuale. Alveare da Favola è un luogo dove si respira la magia delle api. È un espediente narrativo per trasmettere dei valori. Chiunque può vivere una piccola Favola, personale e segreta, facendo un’esperienza olistica.
Le api permettono di creare collegamenti con tutte le forme di arte, con tutti i sensi con cui percepiamo il mondo, con quasi tutte le materie scolastiche, con tantissimi temi di attualità e soprattutto con la grande questione del nostro secolo: la tutela ambientale.
Alveare da Favola propone le api, i loro linguaggi, le loro suggestioni e le emozioni che suscitano anche come strumento di crescita e di miglioramento dello “stare al mondo”.

Ci raccontate una situazione particolare che avete affrontato in questi anni?
L’aneddoto è negativo. Alcune persone avevano provato a demotivarci con estrema superficialità davanti alle prime difficoltà normative. Quando si presenta un progetto nuovo che non ha già una “categoria commerciale” definita chiaramente, alcuni tecnici reagiscono con chiusura dimostrando la loro impreparazione. Questo atteggiamento per i giovani imprenditori può essere deleterio. Ma ne approfitto per dire a tutti i sognatori che leggono queste pagine che, davanti a questi impedimenti, ci si ingegna maggiormente e continuando a cercare verrà fuori qualcuno che sarà in grado e onorato di darvi una mano.
La nostra forza è la volontà di esplorare l’intersezione con altre discipline, in collaborazione con altri professionisti che condividono i nostri valori. Alveare da Favola esiste per proporre diverse modalità di conoscenza delle nostre “insette” meravigliose. C’è l’api-terapia, i massaggi con i prodotti dell’alveare, la visita con le tute in apiario, la cucina con il miele, le passeggiate botaniche e i laboratori di api-cosmesi.
La criticità è dovuta soprattutto alle condizioni ambientali contingenti, variabili, imprevedibili, che influenzano la salute delle api e si ripercuotono sul nostro business (ci sono vari fattori che minano, alle volte, addirittura alla sopravvivenza delle famiglie).

Chi sono le persone attualmente impegnate nella vostra attività? Quali sono le collaborazioni più significative?
Provando a fare un bilancio a distanza di un anno e mezzo dalla pubblicazione sui social e di appena tre mesi dall’inaugurazione della sede operativa, dobbiamo sottolineare che non siamo ancora entrati a regime. A parte noi due soci, sono coinvolte due massaggiatrici. Il nostro obiettivo è raggiungere presto il primo contratto full time.
Le collaborazioni con l’esterno rendono il nostro lavoro sempre più stimolante. Abbiamo un rapporto costante con il mondo dell’università e della ricerca, che significa anche continuare con la formazione. Determinante la rete con le realtà locali di turismo d’avventura e accoglienza, per creare pacchetti più accattivanti ad esempio con il Cammino Materano o con gli agriturismi e le masserie didattiche del nostro territorio. Non mancano poi diverse forme di sperimentazione dal punto di vista culinario, con la collaborazione di chef e pasticceri.

Quali saranno i prossimi passi?
Vogliamo diventare leader dell’api-turismo in Italia. L’abbiamo detta grossa? Noi ci crediamo e abbiamo già in mente qualche nuova idea. Stiamo già cercando nuove forme di finanziamento per lanciarci in un altro mercato, e contemporaneamente rafforzare quello in cui già siamo presenti, puntando soprattutto ad intercettare persone da territori più lontani.

 

Copertina del post Al via una nuova stagione di Networking: il primo incontro è dedicato a Div

Al via una nuova stagione di Networking: il primo incontro è dedicato a Diversità & Inclusione!

11 Febbraio 2022 ore 13:34

Venerdì 4 febbraio abbiamo inaugurato una nuova stagione di incontri di Networking, con il primo evento online dedicato a Diversità ed Inclusione. Tantissime realtà vincitrici PIN dedicano il proprio lavoro quotidiano all’abbattimento delle disuguaglianze e di qualsiasi barriera sociale. Durante l’incontro è stato fin da subito chiaro che il tema dell’inclusività è molto caro alla Comunità PIN.

All’evento hanno partecipato: ELEOS, progetto che si occupa di riabilitazione ed inserimento sociale attraverso la pratica del teatro; Degenereassociazione culturale che si occupa di sensibilizzazione sulle tematiche di genere; WondeRadioweb radio realizzata da persone ipovedenti, cieche e normovedenti; First Person Viewstart up innovativa che attraverso l’utilizzo di droni permette a turisti e cittadini con disabilità di visitare, con l’ausilio della realtà aumentata, luoghi altrimenti inaccessibili; Abbigliamento e contenuti per la sessualitàlinea di abbigliamento e contenuti social/multimediali sulla sessualità curati da esperti e professionisti; Stigma LABlaboratorio artigianale ed artistico con particolare attenzione verso le tematiche LGBTQA+; Different State, brand di moda sociale ed inclusiva; In carriera!associazione che si occupa dell’inserimento lavorativo di persone con disabilità intellettiva; don’tBEEScared – staisenzAPEnsieri, progetto di apicoltura didattica urbana, che di recente ha sviluppato percorsi dedicati ad extracomunitari e persone con disabilità; SanaSanaun’app ideata per ordinare piatti veg a domicilio.

L’incontro è cominciato con la presentazione di alcuni bandi indetti dall’Unione Europea per enti che si occupano, per l’appunto, di diversità ed inclusione, considerata la convinzione condivisa da tutti i partecipanti che la gestione economica di progetti sociali comporta spesso delle difficoltà aggiuntive.

Dopo una prima parte dedicata alle presentazioni di ogni partecipante, è stato chiaro che molti progetti vincitori svolgono attività tra loro complementari che potrebbero essere notevolmente arricchite dal confronto e dalla collaborazione con altre realtà simili. Un esempio è rappresentato da Stigma LAB e Different State, entrambi progetti dedicati all’abbigliamento inclusivo e all’attivismo.

Il dibattito è stato maggiormente arricchito dalla condivisione delle problematiche riscontrate da ognuno dei vincitori nel proprio cammino di avviamento e di sviluppo: dagli ostacoli dovuti alla burocrazia troppo complessa alle difficoltà incontrate nel rapportarsi con le istituzioni a diversi livelli, dalle problematiche relazionali con le famiglie di persone con disabilità alla complessità legata alla gestione dei rapporti umani che qualsiasi impresa dedita al sociale incontra.

È stato bello notare però come ognuno dei presenti con le proprie peculiarità sia riuscito a trovare soluzioni proprie per risolvere le problematiche emerse, condividendole con i presenti e riportando agli altri anche messaggi di speranza. Come è facile immaginare, una soluzione comune e sempre vincente è quella di ampliare il più possibile la propria rete di collaborazioni, cercando di instaurare co-progettazioni fruttuose con le comunità di riferimento e con le pubbliche amministrazioni locali.

L’incontro ha rinnovato nei partecipanti la convinzione di far parte di una comunità attenta ai temi di inclusione di genere, orientamento sessuale ed etnia, facendo emergere collaborazioni che siamo sicuri in futuro saranno fondamentali per lo sviluppo di ogni progetto.

I prossimi incontri di Networking sono già stati inseriti in calendario: scoprite tutte le tappe e raggiungeteci per una chiacchierata!