Blog

Stai visualizzando: tutti i post sull'argomento "In visita da..."
Copertina del post Arredi modulari e personalizzati: il percorso di Modulab

Arredi modulari e personalizzati: il percorso di Modulab

16 Settembre 2022 ore 17:05

Modulab è una società cooperativa avviata a settembre 2021 e da allora in diverse occasioni abbiamo potuto incontrare Cristina, Gabriele e Nicola nel laboratorio di falegnameria che hanno allestito a Spazio 13. Tra macchinari e attrezzature, stampe serigrafiche, assi e pezzi di legno, nasce e si sviluppa l’idea di un giunto, realizzato con tecnologia di stampa 3D, che consente facilmente il montaggio e assemblaggio di mobili. I complementi di arredo realizzati possono essere successivamente personalizzati attraverso stampe serigrafiche. L’idea si arricchisce inoltre di un servizio di consulenza per l’arredo in grado di rispondere ad esigenze specifiche. Il team ci racconta l’evoluzione di Modulab, del prototipo di giunto e le strategie di acquisizione dei primi clienti.

Come procede il processo di prototipizzazione del giunto?

Abbiamo prototipato il giunto necessario a realizzare i complementi di arredo. Abbiamo raggiunto un livello di funzionalità ottimale. Lo sviluppo del progetto prevederebbe un upgrade sul design del prodotto e prove statiche di laboratorio. La fase successiva consisterebbe nel depositare il brevetto. Questi step richiederebbero ulteriori investimenti.

Come sono distribuiti i ruoli all’interno del team?

I ruoli nel progetto sono stati distribuiti in maniera equa, al fine di sfruttare al massimo le competenze dei singoli soci. Per avviare il progetto è stato fondamentale identificare le attitudini e le competenze di ciascuno dei membri per ottenere una diversificazione dei ruoli all’interno del team. Il bagaglio personale di ogni componente è stato implementato sfruttando i gettoni messi a disposizione dall’accompagnamento PIN. In particolare Nicola Strada si è occupato della prototipazione e della stampa dei giunti e, a seguito dell’accompagnamento con il consulente di comunicazione e strategie di marketing, ha pianificato la strategia da seguire sui social. Cristina Todisco si è occupata dell’apparato grafico, nonché della verniciatura e delle stampe serigrafiche sui mobili. A seguito dell’accompagnamento ha sviluppato competenze in gestione aziendale. Gabriele Stingi si è occupato del design dei mobili e della loro realizzazione.

Avete acquisito già dei clienti e che strategia avete adottato?

Abbiamo già acquisito dei clienti. Il processo di acquisizione si è fondato su dinamiche sociali sviluppatesi in modo organico grazie all’accompagnamento di realtà come Spazio 13 e grazie ad iniziative correlate all’avviso PIN e finalizzate a rafforzare interazione e scambio di competenze tra pari. In particolar modo abbiamo fornito un allestimento per un’azienda che gestisce BnB e un allestimento per Architettura di quartiere, progetto vincitore dell’avviso PIN, curato dall’associazione Urban Being composta da quattro architetti che si occupano di progettazione, consulenza e formazione per l’allestimento di spazi pubblici e privati, integrando realtà aumentata, green design e attivando il coinvolgimento dei cittadini. Il primo contatto è avvenuto grazie ad un incontro di networking organizzato da ARTI a Spazio 13, durante il quale i vari gruppi hanno esposto i propri progetti e lavori. A seguito delle presentazioni è iniziato un dialogo che ha poi portato ad una collaborazione lavorativa. I ragazzi di Urban Being avevano bisogno di realizzare un allestimento nello spazio del cinema Ex Post Moderno con oggetti artigianali modulari e facilmente replicabili. Questo ha portato alla realizzazione di strutture geometriche con più funzioni e assemblabili attraverso un semplice giunto.

Quanto l’essere stati accolti a Spazio 13 ha influito sullo sviluppo del vostro progetto?

La condivisione di spazi con realtà lavorative ed associative di vario tipo favorisce molti spunti e interazioni, contribuendo alla crescita del progetto. Ad esempio il graphic designer che ha sviluppato la veste grafica del progetto è una membership presso Spazio 13.

 

Come si evolveranno nei prossimi mesi i vostri progetti? Quali azioni avete in serbo per il follow up?

Gli arredi realizzati finora da Modulab sono di due tipi; arredi da interno per abitazioni e l’allestimento da esterno realizzato per Urban Being. Nella prima categoria rientrano scrivanie, guardaroba a giorno, librerie, comodini e tavolini. Le foto ad esempio mostrano una credenza modulabile composta da piani in abete, aste di pino e il giunto in resina. Per il futuro l’obiettivo è quello di sondare le necessità del mercato, in particolar modo orientando la produzione e il marketing verso le necessità di BnB e strutture ricettive, proponendo la nostra visione. In particolare vorremmo sviluppare il progetto della parete attrezzata e declinarlo in arredi smart e polifunzionali in modo di offrire a queste strutture degli strumenti realmente utili per far fronte ai più disparati bisogni.

 

 

 

Copertina del post Scarti: il riciclo creativo che fa del bene

Scarti: il riciclo creativo che fa del bene

25 Luglio 2022 ore 15:30

Angelica, Giacomo e Maurizio hanno creato “Scarti” un’Associazione che si impegna ad avviare trattative e collaborazioni con enti scolastici per il recupero di tutti quegli arredi che sono recentemente divenuti obsoleti. L’obiettivo del team è quello di realizzare, grazie al materiale di recupero, cucce per cani di cui una parte sarà destinata alla vendita e la restante parte sarà donata ad enti ed associazioni in difesa degli animali. In tal modo si alimenta un circolo “virtuoso” che, attraverso il percorso creativo, parte dal recupero e arriva da un lato alla benefica restituzione di un bene alla comunità, dall’altro a soddisfare l’esigenza della sostenibilità economica.

Licia, mascotte di Scarti, nel primo prototipo di cuccia

Attualmente il team ha sede operativa negli ambienti di Spazio 13 a Bari, dove insieme ad altre aziende o liberi professionisti, condivide non solo macchinari, strumenti e materiali, ma soprattutto idee.

Siamo andati a trovarli e abbiamo toccato con mano la passione, la creatività e l’operosità con cui portano avanti i processi di ideazione e produzione che coinvolgono il loro progetto.

 

A che punto siete con l’attività di progettazione tecnica delle cucce?

Stiamo finalizzando la progettazione, siamo ad un buon punto in quanto abbiamo trovato una formula che possa rispettare il desiderio di creare un prodotto leggero e allo stesso tempo bello.

 

Il 15 luglio si è tenuta la presentazione ufficiale del progetto a Spazio 13. Come è andata?

La presentazione si è tenuta all’interno dell’evento “Spazio 13 – Una volta non c’era”, durante il quale le porte di Spazio 13 con una serie di attività si sono aperte al quartiere e alla città, in occasione della fine della stagione lavorativa.

L’evento è andato molto bene, abbiamo raggiunto 13 tesserati in una sera e ne siamo molto contenti. Per quella occasione abbiamo realizzato piccoli oggetti e introdotto una nuova idea. Abbiamo creato piccoli giochini con filo per gatti con forma di pesciolino e lucertola, ossi da mordere per cani in betulla, porta bustine per cani a forma di osso svitabili, targhette per collari circolari e esagonali sia per cane che per gatto completamente personalizzabili al momento. Infine abbiamo ragionato molto su quest’ultimo pezzo, volevamo utilizzare un banco scolastico anche per questo prodotto e la nostra idea si è realizzata grazie ad una grande quantità di cartone ondulato che abbiamo recuperato da un supermercato che lo stava gettando via. Così è nato il tiragraffi per gatti.

Per quella giornata volevamo anche fare qualcosa in più e abbiamo deciso di creare le tessere ufficiali di SCARTI e un piccolo spazio dedicato ad un pet bar per cani con free drink e biscottini per tutti i cani che ci venivano a trovare.

 

Che strategia state adottando per costruire e successivamente ampliare la rete di partner a sostegno del progetto?

Siamo stati in grado di sfruttare gli eventi che Spazio 13 ha organizzato durante l’anno, riuscendo a fare interessare molte persone al progetto. Per quanto riguarda gli istituti scolastici, ci siamo sentiti per telefono e dove possibile ci siamo presentati di persona per facilitare la comprensione delle modalità di scambio con le scuole. Al momento ci manca un solo istituto da cui effettuare il ritiro.

Con la stessa modalità ci siamo rivolti ad aziende che trattano il legno ma in questo caso abbiamo avuto più difficoltà a causa del suo crescente costo, che impedisce di donarci il materiale.

 

Spazio 13 ha accolto la vostra impresa insieme a tante altre. Con chi condividete gli spazi? Quanto questa convivenza sta favorendo lo sviluppo del vostro progetto?

Lavorare in una realtà come Spazio 13 ci ha aiutato davvero tanto, molte delle organizzazioni al suo interno hanno esperienza pregressa in gestione di una associazione o comunque nella partecipazione a bandi ed è bello portare avanti un progetto con il supporto di altre persone.

Fino ad ora abbiamo condiviso lo spazio con Studio Oak (progetto vincitore PIN Botanical Baby) e Modulab. Gli spazi sono limitati per cui molto spesso ci trasferiamo nella falegnameria del piano 0 di Spazio 13 per operare con più libertà e questo ci ha permesso di ultimare tutti i gadget che avevamo in progetto per l’evento del 15 luglio senza rallentamenti.

 

Come si evolverà nei prossimi mesi il vostro progetto? Quali azioni avete in serbo per il follow up?

Nel prossimo mese prevediamo di concludere il processo di modifica della lista dei macchinari e consecutivo acquisto degli stessi. Dopo ciò, provvederemo alla produzione delle cucce e porteremo avanti la comunicazione con le associazioni in difesa degli animali. Allo stesso tempo inizieremo a creare una strategia di pubblicazione sui social network. Infine provvederemo all’organizzazione, su ogni fronte, dei corsi che abbiamo in programma. Abbiamo in mente di proporre una collaborazione ad alcune realtà che abitano Spazio 13, per la realizzazione di corsi di artigianato e decorazione in grado di coniugare teoria e pratica. Pensiamo a corsi di due tipologie: in una tipologia sicuramente partiremo da una infarinatura generale sulla lavorazione del legno per arrivare a parlare in maniera più approfondita della lavorazione dei banchi e probabilmente di altri tipi di legno; con la seconda tipologia proveremo a progettare un oggetto e ad arrivare al prodotto finito, andando a decorare l’oggetto con tipi diversi di disegni e colori.

.

 

Copertina del post Homa: in visita al laboratorio in cui la storia si trasforma in opere d’art

Homa: in visita al laboratorio in cui la storia si trasforma in opere d’artigianato

13 Giugno 2022 ore 10:11

Si può rendere viva la storia con la creatività e l’artigianato? Se si conoscono meglio Annika, Cosimo, Massimo e si dà uno sguardo a ciò che sono capaci di fare la risposta è: certamente sì!

Il loro ordinatissimo laboratorio è una fucina di idee e creazioni manuali tutte orgogliosamente made in Puglia. O più precisamente made in Oria, patria della rievocazione storica con il Torneo dei Rioni, che ogni anno si svolge nel mese di agosto e che ha costituito per i tre l’occasione per “fare esperienza” con la storia e il terreno comune in cui coltivare la propria passione per poi trasformarla in un’idea imprenditoriale, vincitrice del bando PIN. Oggi Homa – History Factory è un’impresa avviata da quasi un anno con una propria bottega in via Senatore Martini 56 e un sito web molto interessante.

Siamo andati a trovarli e li abbiamo travolti di domande perché non è così comune intercettare un’officina creativa e produttiva in cui la storia e la ricerca storica si trasformano in oggetti unici. Le loro creazioni sono frutto di un attento studio sul passato, sugli usi e costumi, sulle tradizioni cavalleresche, ma anche di una specifica ricerca sulle diverse tipologie di tessuti in grado di richiamare quelle adoperate in epoca medievale. Come ci spiegano, nella loro raccolta ci sono broccati e stoffe molto particolari provenienti dall’estero, ad esempio alcune acquistate tempo fa dalla Russia. E poi gli spazi sono abitati da cartamodelli, bozzetti e disegni, strumenti e macchinari tipici del mestiere artigianale.

Il punto di forza della loro impresa è non solo nella capacità di offrire prodotti personalizzati e “cuciti” sulle specifiche richieste dei clienti, ma anche nella vincente combinazione dei membri del team, che se hanno in comune la precedente esperienza nel mondo della rievocazione storica, hanno allo stesso tempo compiti e capacità artigianali complementari. Annika si occupa della creazione sartoriale degli abiti storici e sta di recente portando avanti una sperimentazione di stampa su tessuto. Cosimo è l’esperto artigiano del legno: dal suo lavoro prendono vita bicchieri, coppe, ciotole, bauli in faggio, ulivo, arancio, okumè. Massimo si dedica alla lavorazione e creazione di pezzi in metallo o pelle (tra cui corazze, elmi, spade, cinture) ma anche del ripristino o della riparazione di quelle già esistenti. Alcune creazioni sono frutto della combinazione delle diverse manualità: gli scudi ad esempio, di cui ci mostrano un esempio ancora in lavorazione, che possiedono un’anima in legno lavorata da Cosimo, ma sono rivestiti in cuoio e poi dipinti grazie all’intervento di Massimo.

Grazie alle loro spiegazioni abbiamo la possibilità di scoprire le peculiarità di ogni essenza in legno, che una volta lavorata e forgiata, dona un’estetica (fatta di venature e sfumature) unica, rendendo irriproducibile un determinato oggetto, ma anche di toccare con mano gli esperimenti realizzati con i tasselli in metallo, per la creazione di armature.

Ci raccontano della clientela, in continua crescita, costituita da associazioni o gruppi storici, dediti alla rievocazione, Pro Loco anche di altre regioni italiane, e singoli appassionati per i quali progettano e realizzano abiti o armature su misura, e che li contattano anche dall’estero.

Ciò che ci tengono a sottolineare è che ogni progetto è un pezzo unico ed autentico, studiato insieme al cliente, rigorosamente su misura, con specifiche scelte riguardanti ogni dettaglio come il materiale, i colori, la cucitura e tutto ciò che compone il prodotto.

E se può sembrare “di nicchia” il mercato di riferimento a cui si rivolgono, in realtà le potenzialità e le possibili applicazioni anche nel contemporaneo di lavorazioni artigianali ispirate alla storia ci appaiono infinite. E quello che in fondo gli auguriamo è di restare un presidio autentico di creatività con uno sguardo attento verso le nostre radici storiche, ma proiettato nel futuro prossimo. Se anche voi volete lasciarvi coinvolgere dalla storia,  non vi resta che andare a trovarli e scoprire le loro creazioni!

Copertina del post Evviva la Sartoria militante! In visita da StigmaLab

Evviva la Sartoria militante! In visita da StigmaLab

23 Marzo 2022 ore 17:51

Ci sono posti in cui senti subito che c’è un’atmosfera particolarmente interessante. Di solito sono luoghi in cui è facile incontrarsi e confrontarsi, in cui liberamente viene facile ragionare insieme su questioni che appassionano.
La passione – ecco se dovessimo scegliere una parola per iniziare a raccontare una delle ultime visite che abbiamo realizzato come Staff sceglieremmo proprio questa, passione. Perché ascoltando Francesca, Mariagrazia, Fausta e Giada che ci raccontano di come è nata questa loro piccola ma ambiziosa impresa, capiamo subito che non hanno scelto certo la neutralità rispetto alle tematiche che affrontano nella propria quotidianità. E che proprio da questo impegno sono partite per costruire la propria impresa.


Ma in concreto, di cosa si occupano?
Volendo trovare una sintesi che racconti che cos’è Stigma lab, crediamo che una definizione possibile sia quella di “laboratorio di sartoria militante” in cui, attraverso la creazione di capi di abbigliamento, toppe, e oggetti artistici si prova a svecchiare categorie legate al genere e alla sessualità. Felpe, t-shirt, borse, ma anche serigrafie, quadri e foto e altri oggetti d’arte danno forma a messaggi concreti, diretti e di lotta agli stereotipi e alle classificazioni. Stigma lab è la concretizzazione di un percorso che le sue promotrici hanno iniziato da tempo, scegliendo di avere un ruolo attivo nella propria città. Ciascuna porta con sè quindi questo bagaglio di competenze che includono non solo quelle legate alla sartoria, ma alla creazione di eventi culturali, ai linguaggi artistici, alle sperimentazioni tecniche, contribuendo a rendere gli spazi dello store un posto non solo deputato alla vendita ma anche, e soprattutto, ad essere territorio di incontro/scontro e proposta culturale.

Con PIN, Stigma lab è diventato infatti non solo un marchio di moda ma anche un luogo fisico in cui poter condividere un approccio artistico, in cui sentirsi libere e liberi di sperimentare, in cui creare connessioni con altre realtà del territorio. Perché la vera battaglia culturale la si fa allargando il campo, stringendo alleanze, facendo diventare patrimonio comune il proprio impegno e la propria militanza.

Probabilmente questo che viviamo non è più tempo di rinchiudersi all’interno di steccati ideologici, di costruire barriere difensive per proteggersi, ma ad emergere è la necessità di aprire e aprirsi e, anche attraverso la moda, contaminare la comunità. Francesca e le altre lo fanno con un sorriso schietto, con la consapevolezza che si tratta di un percorso complicato, che ci sono ancora molti sacrifici da fare, e che aprire uno spazio significa anche imparare a destreggiarsi tra bollette, tasse, permessi, rapporti di vicinato, e tante altre incombenze. Il timore di non riuscire fa parte del gioco, e se si riesce ad accettarlo diventa una componente importante, uno stimolo a fare meglio il proprio percorso e a non sprecare un’occasione preziosa. La consapevolezza è di avere accettato una sfida complessa, perché quello che c’è da fare è anche strutturare un’azienda che dia supporto a questo impegno.


Oltre che sulle proprie capacità un elemento su cui poter contare, e che sembra non mancare, è la rete dei propri contatti già strutturati e la capacità/necessità di connetterli tra loro. E la rete intorno a Stigma lab rappresenta un vero punto di forza e una marcia in più: durante la visita abbiamo avuto l’occasione di poter incontrare Selena di Atelier Verderame e Doriana e Anna di Intrecci di Puglia, che hanno già avviato una collaborazione. La stessa Fausta, al nostro arrivo, era impegnata con la personalizzazione dei grembiuli per un’altra impresa PIN appena avviata, il Bistrot Biboù di Giulia e Sofia.


Che la comunità PIN fosse già particolarmente attenta e impegnata sul fronte del contrasto alle disparità di genere e alla lotta agli stereotipi d’altra parte lo avevamo potuto constatare già durante un incontro di networking organizzato a febbraio 2022 e dedicato proprio ai temi della diversità e dell’inclusione. Un’occasione partecipata in cui le diverse realtà imprenditoriali avevano potuto condividere strategie, opportunità ma anche criticità che stanno emergendo dal loro lavoro di sensibilizzazione.

Se poi dovessimo aggiungere un’altra parola all’impressione che abbiamo avuto andando da StigmaLab, penseremmo a “respirare”, inteso come necessità di allargare gli orizzonti, di includere senza omologare, di dare aria e cittadinanza a tutte e tutti. Il respiro che accompagna la sensazione di entrare in un mondo libero, un mondo che può e deve essere più leggero. Di quella leggerezza che provoca salutari starnuti e che Calvino descrive così poeticamente nel’incipit del suo Marcovaldo: “Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s’accorgono poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d’altre terre”

E se, arrivati a questo punto, la domanda continua ad essere: ma è possibile provare ad abbattere gli stereotipi e le consuetudini con una toppa cucita sulla felpa o con una t-shirt indecorosa?
La risposta, almeno per noi e per le ragazze di Stigma lab, è, decisamente, .