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In visita da…. Mr.Sciocco: un racconto di sfide al sapore di cioccolato

28 Febbraio 2022 ore 11:10

Marianna e Stefano hanno vinto l’avviso PIN nel luglio 2020 con il progetto LatoBi, quando il mondo intero era da pochi mesi sconvolto dalla pandemia dovuta al Covid-19, e insieme hanno fondato la Mr.Sciocco srl.

Siamo andati a trovarli nel laboratorio in cui, a maggio 2021, ha visto la luce la prima tavoletta in Italia intesa come alternativa 100% vegetale al cioccolato bianco e certificata “Lactose&Milk Free” (marchio di riferimento per le persone che soffrono di allergie e intolleranze al lattosio e alle proteine del latte).

Dall’avvio il team intorno a Marianna e Stefano si è ampliato, includendo anche Chiara e Valeria Greco, rispettivamente Social Media Manager e Responsabile Marketing. Figure esterne che i fondatori di Mr.Sciocco hanno voluto coinvolgere affinché apportassero valore aggiunto al progetto e dessero un contributo in termini di competenze strategiche per lo sviluppo dell’impresa. La prima cosa che Stefano infatti sottolinea è l’importanza del team e dell’accordo di collaborazione stipulato con queste risorse esterne che si evolverà in futuro con il loro ingresso ufficiale in società.

In tal senso è stato cruciale utilizzare in modo appropriato e lungimirante anche i gettoni dell’accompagnamento PIN: grazie alla possibilità di conoscere la professionalità di Valeria nell’ambito della prima consulenza strategica, durante la quale la professionista si è entusiasmata del prodotto, è nata una passione comune per il progetto che ha fatto diventare la consulente una collaboratrice in campo marketing. Anche i restanti gettoni adoperati durante lo svolgimento delle attività progettuali hanno costituito una base per successive, e ancora presenti, collaborazioni. L’avvocato Elio Enrico Palumbieri con la sua consulenza in diritto agroalimentare è tuttora un punto di riferimento per Stefano e Marianna, che ad ogni dubbio in tale ambito si rivolgono al professionista, certi del suo supporto. Con il fotografo Fabio Ingegno, la cui consulenza strategica ha permesso di rimodulare l’immagine aziendale e del prodotto, si è innescata una collaborazione che a breve sfocerà nella realizzazione di una nuova campagna fotografica dedicata alla tavoletta. Infine lo studio dell’avvocato Maria Rita Cassone è risultato decisivo per la consulenza in ambito di registrazione del marchio, ad oggi registrato sul territorio italiano. Tuttora l’affiancamento prosegue per la registrazione a livello europeo, con l’utilizzo di un voucher all’interno dell’iniziativa SME Fund (lanciata dall’European Union Intellectual Property Office – EUIPO), e con la valutazione sull’opportunità ulteriore di una registrazione del marchio a livello internazionale.

Stefano ci tiene a sottolineare che l’aver incluso nuovi collaboratori “ha migliorato il nostro team: siamo partiti in 2 io e Marianna e adesso siamo in 5, tutti con studi e competenze diversi alle spalle!”. Poi a fine 2021, grazie alla collaborazione con l’Istituto di Istruzione Secondaria “Polo Tecnico del Mediterraneo” di Santa Cesarea Terme, si aggiunge uno stagista che svolge presso Mr. Sciocco un tirocinio di 150 ore e che a breve continuerà il suo percorso professionale come parte del team in affiancamento al responsabile di produzione.

Le acquisizioni di risorse a supporto dell’azienda non finiscono qui, perché Marianna e Stefano stanno portando avanti una collaborazione con il CNR di Lecce per un progetto legato al bando “RIPARTI: assegni di RIcerca per riPARTire con le Imprese” (attivato da Regione Puglia e rivolto a Università, Enti Pubblici di Ricerca e imprese pugliesi) di cui stanno aspettando l’esito: il progetto prevede l’emissione di un assegno di ricerca della durata di 18 mesi con attività da svolgere tra università e azienda.

Di recente hanno anche stipulato una convenzione con l’Università degli Studi di Bari per accogliere una laureanda magistrale in Scienze della Nutrizione per la Salute Umana, per svolgere 550 ore di tirocinio che confluiranno nel lavoro di stesura della tesi di laurea.

Stefano e Marianna raccontano questi aspetti con l’orgoglio di chi ha una visione aziendale aperta e dinamica, nella convinzione che ogni apporto di studi o professionale sia un’opportunità per implementare l’impresa e aprirla a nuovi orizzonti.

Un ulteriore aspetto interessante del loro percorso è rappresentato dalle opportunità che sono stati in grado di cogliere o che a breve si aspettano di avviare. Tappa successiva alla aggiudicazione di PIN è stata la domanda per il bando NIDI di cui a brevissimo dovrebbero conoscere l’esito. 150.000 euro per ampliare la capacità produttiva (attraverso l’acquisto di attrezzature e macchinari) e di confezionamento (attraverso la resa automatizzata) ma anche per l’investimento in fonti di energia rinnovabili, con l’acquisto di pannelli solari, che risponde all’idea di un’azienda sostenibile sotto più aspetti, non solo nel reperimento delle materie prime. Il team di Mr.Sciocco inoltre guarda già al “dopo-NIDI” ipotizzando la presentazione di una domanda per la misura TecnoNidi.

Ad aprile 2021 hanno partecipato al corso di accelerazione di Startup University, come unica azienda del settore food. Protagonisti nella fase 1, nella fase 2 e all’Investor Day che si è tenuto tra ottobre e novembre del 2021, hanno avuto l’occasione di presentare Mr.Sciocco e ricevere feedback positivi. Questa esperienza, ci dicono, ha permesso loro di entrare in contatto con potenziali investitori e li ha portati a decidere di avviare la trasformazione in start up innovativa, in modo da “entrare nel mercato dei capitali, posizionarci velocemente sul mercato attuale e farci riconoscere come brand”.

Tra le collaborazioni nate durante lo svolgimento del progetto e ancora in corso, sottolineano quella con AILI (Associazione Italiana Latto-Intolleranti) e con BionIT Labs, un’altra azienda avviata grazie all’avviso PIN e che si è occupata della stampa 3D del primo prototipo della tavoletta.

La tavoletta vede il suo ingresso ufficiale sul mercato italiano con il lancio dell’e-shop nel settembre 2021. E in merito alle strategie di marketing, Valeria Greco ci spiega come per un prodotto di questo tipo sia stato necessario strutturare un piano di ingresso nel mercato sia online che offline incentrato sul coinvolgimento di influencer, sull’utilizzo di freebie e di codici sconto nelle prime settimane, anche in occasione di alcuni specifici eventi o festività, per avvicinare la platea dei potenziali interessati e per spingere le vendite. A questa prima fase ne è seguita una di campagne di vendita dirette sui social network a cui presto si aggiungerà quella su motori di ricerca come Google. Le strategie messe in campo hanno permesso di assestare le vendite su un numero minimo giornaliero con l’obiettivo di implementarle ulteriormente. Sui canali social, e qui interviene Chiara, si è reso necessario andare oltre la focalizzazione sul prodotto e coinvolgere il pubblico attraverso infografiche, quiz, approfondimenti tematici: “Puntiamo alla descrizione di ciò che facciamo, chi siamo, perché siamo diversi da altri”. Queste strategie hanno permesso di raggiungere una copertura sui contenuti social di 1 milione di persone. “Adesso puntiamo ad attivare le recensioni del prodotto su Google, ad ottimizzare il sito internet e a delineare una strategia specifica per blog e newsletter attraverso nuovi contenuti e articoli”.

Se affrontiamo l’argomento dell’ampliamento di mercato Stefano e Marianna ci raccontano che dopo l’ingresso sul mercato italiano, ora stanno portando avanti lo studio del mercato estero, in particolare di quello UK, e delle specifiche richieste che ogni paese avanza in ambito etichettatura e certificazione. “La spinta a guardare alle opportunità dei mercati esteri è partita da un corso gratuito che abbiamo frequentato, organizzato dall’Agenzia ICE e dedicato all’import/export. Si è trattata di un’esperienza molto interessante e utilissima che ci ha permesso di entrare in contatto con docenti molto preparati, professori universitari o professionalità con background importanti nel mondo aziendale”. In quel contesto inoltre hanno scoperto un’azienda che si occupa di consulenza nell’ambito etichettatura con cui sono rimasti in contatto. Insomma dalle loro riflessioni ci sembra che davvero ogni occasione sia sempre preziosa per prendere contatti, innescare collaborazioni, incrementare conoscenze e confronti.

Un altro aspetto importante del progetto è stata l’acquisizione della certificazione Lactose&Milk Free a cui adesso stanno valutando di aggiungere la certificazione per il Senza Glutine.

Gli chiediamo cosa si sentono di consigliare ad altri vincitori PIN del settore food o in generale ad altri giovani imprenditori e Stefano racchiude tutto in pochi punti: Team: ricerca di professionisti che possano sposare il progetto e portare valore. Velocità di esecuzione: non aver paura di uscire allo scoperto con le proprie idee. Fare rete: appena si ha un dubbio, il segreto per quanto banale, è chiedere! Perché ti fa scoprire nuove soluzioni, nuovi mondi. Chiedere a chi ha già vissuto quel momento, a chi è più esperto di te e può darti consigli utili per risparmiare tempo!”. E qui Marianna aggiunge: Fare rete è quello che PIN ci ha insegnato…tutti gli strumenti che quest’opportunità ci ha fornito sono stati utilissimi”.

Marco poi sottolinea che è essenziale mettere al centro le richieste del mercato, ascoltare il mercato, “un’idea deve sempre risolvere un problema, se non lo fa non c’è innovazione” e difatti per la forma della tavoletta hanno testato questo aspetto: “ci eravamo fatti tutti un’idea di quella che per noi poteva essere la forma migliore ma appena abbiamo chiesto al pubblico, la risposta è stata del tutto diversa da quello che ci aspettavamo. Per questo mai fossilizzarsi su un’idea, ma pensarla in modo elastico, cucirla su misura e adattarla al mondo circostante e ai suoi bisogni.”

Questa chiacchierata ci ha fatto conoscere i tanti passi a volte decisivi di Mr.Sciocco. La sua ricetta non è poi così segreta: tra gli ingredienti anche voi potreste percepire tutta la passione, la dedizione, la forza di volontà, di questo genuino e intraprendente team pugliese! Non resta che assaggiare la loro tavoletta LatoBi.

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Cargo|tech|ture³ a Dubai: il racconto di un’esperienza unica

24 Febbraio 2022 ore 16:30

Claudia Melissa e Giuliano hanno vinto l’avviso PIN con Cargo|tech|ture³, progetto dedicato alla pianificazione di soluzioni architettoniche innovative ed ecosostenibili, che prevedono l’utilizzo di container marittimi usati e la creazione di nuovi luoghi di fruizione turistica del territorio rurale e del patrimonio culturale enogastronomico. Hanno vissuto un’esperienza di confronto e crescita che ha segnato positivamente il loro percorso e che con questo racconto hanno voluto condividere con la comunità PIN, affinché possa essere di ispirazione ed esempio. Leggiamo di seguito la loro diretta testimonianza.

Sentiamo tanto parlare dell’importanza del “fare rete” e partecipare a PIN ci ha permesso di toccare con mano quanto sia vero. Qualche settimana dopo aver saputo di essere vincitori dell’avviso ed in piena fase di scrittura del progetto di dettaglio, abbiamo partecipato ad uno dei pochi eventi in presenza che il Covid ci ha concesso nella “tregua” estiva. In quell’occasione abbiamo avuto modo di parlare con il proprietario di un’agenzia che organizza eventi internazionali e con entusiasmo gli abbiamo raccontato cosa fosse PIN, come permetta di realizzare e promuovere il nostro progetto, quanto vorremmo che possa avere un follow up internazionale. Una chiacchierata e del sano networking insomma! Immaginate la nostra sorpresa quando qualche settimana dopo ci ha contattato dicendoci che stava organizzando in collaborazione con il DCT di Abu Dhabi (Department of Culture and Tourism) una “missione” negli Emirati Arabi per una delegazione di imprenditori che desideravano partecipare ad una serie di incontri B2B con operatori selezionati e networking in concomitanza con Expo 2020. Se lo desideravamo potevamo far parte della delegazione, organizzare un evento tutto nostro ad Abu Dhabi in una location da sogno, nonché visitare per 2 giorni Expo come ospiti del DCT. Davvero un’occasione da prendere al volo!

Abbiamo iniziato a fare il conto alla rovescia e a “correre” per arrivare pronti, siamo diventati l’incubo di fornitori e corrieri, pronti a studiare un eventuale piano B per fronteggiare gli immancabili imprevisti. Abbiamo tenuto le dita incrociate ad ogni tampone molecolare pre-partenza ed in aeroporto igienizzato maniacalmente qualsiasi cosa. Una volta atterrati e ricevuto il codice per attivare l’app Al Hosn (un equivalente del nostro Green Pass) abbiamo finalmente abbandonato i cappotti e ci siamo ritrovati all’improvviso nei caldi Emirati Arabi.

Per gli Emirati Arabi Uniti il 2021 è stato un anno speciale e la scelta della settimana in cui è stato organizzato l’evento non è stata casuale: il 2 dicembre è stato infatti celebrato il Giubileo d’oro, ovvero i primi 50 anni della nazione che riunisce i sette emirati di Abu Dhabi, Ajman, Dubai, Fujaira, Ras al-Khaima, Sharja e Umm al-Qaywayn. Gli Emirati Arabi Uniti puntano a diventare un “grande laboratorio di innovazione e sperimentazione per il resto del mondo” per questo ci è sembrato il luogo perfetto in cui parlare di Cargo|tech|ture³.

La location scelta per l’evento era la Ball Room dell’hotel West In Abu Dhabi. Dopo la site inspection abbiamo incontrato il referente del DTC e fatto un check del programma che prevedeva la registrazione degli ospiti, un welcome cocktail di networking per rompere il ghiaccio e poi il trasferimento in sala per la parte più importante dell’evento pensato come un interactive forum con la presentazione del progetto all’intera platea, una sessione di Q&A suddivisi in gruppi da 6 e a seguire un gala dinner.

Presentare davanti a un pubblico per la prima volta la nostra idea e come intendiamo realizzarla è stata un’emozione davvero forte, ma ancora più emozionante è stato vedere l’interesse concreto per le nostre soluzioni Cargo|tech|ture³, seppur ancora ad uno stadio di progettazione embrionale. Abbiamo preso contatti con un’azienda che si occupa di logistica e movimentazione container, con architetti e ingegneri interessati a proporre le nostre soluzioni nei loro progetti e con operatori del settore MICE interessati alla possibilità di acquistare o noleggiare Cargo|tech|ture³ come aree servizi/eventi in location fuori dal comune.

Il giorno successivo la delegazione è approdata per la visita guidata ad Expo 2020, che ha per titolo “Connecting minds, creating the future” e i cui spazi sono suddivisi in 3 distretti tematici: OPPORTUNITÀ – liberare il potenziale dei singoli e delle comunità per creare un futuro migliore; MOBILITÀ – sistemi innovativi di logistica, trasporto e comunicazione di persone, beni e idee; SOSTENIBILITÀ – accessibilità e resilienza delle risorse ambientali, energetiche e idriche.

Il focus della nostra visita è stato sulla sostenibilità e per noi è stato particolarmente interessante vedere come i container marittimi siano stati utilizzati in diversi modi: ad esempio i padiglioni della Jamaica e di Djibouti sono stati realizzati con container provenienti da porti di tutto il mondo, oppure nel padiglione Australia sono stati trasformati in food truck.

Ovviamente abbiamo visitato il Padiglione Italia, un’architettura progettata secondo i principi dell’economia circolare che ospita circa 28mila visitatori al giorno, ideata per mettere in scena con creatività e innovazione “la bellezza che unisce le persone”. La copertura del padiglione è costituita da tre scafi di navi a grandezza naturale, mentre il fronte principale dell’edificio è caratterizzato da una facciata multimediale a forma di tenda, realizzata con corde nautiche illuminate da LED, in plastica riciclata. Per produrre le corde è stato usato l’equivalente di circa 2 milioni di bottiglie di plastica. Per realizzare il padiglione pensando alla sostenibilità sono stati utilizzati materiali innovativi come alghe, fondi di caffè, bucce d’arancia e sabbia. La climatizzazione del padiglione avviene con un sistema naturale di mitigazione del clima, un sistema alternativo all’aria condizionata per raffrescare edifici e ambienti urbani in modo sostenibile. Inoltre una coltivazione di microalghe, come ad esempio la spirulina, rende possibile la purificazione dell’aria grazie alla biofissazione dell’anidride carbonica, prodotta dai visitatori.

Abbiamo trovato di grande ispirazione anche il padiglione dell’Olanda, dal nome Biotope, che possiede un sistema integrato per il raccoglimento dell’acqua, la coltivazione e la creazione di energia pulita. La sua tecnologia estrae l’umidità dall’aria del deserto e la usa per irrigare un giardino verticale a forma conica usato per coltivare piante commestibili e persino funghi, grazie alla sua capacità di creare un microclima interno. La struttura fa ricorso a pannelli solari come la principale fonte di energia mentre l’acqua raccolta grazie alla tecnologia di Sun Glacier cade all’interno del cono come una cascata arrivando perfino a generare 800 litri al giorno.

In realtà ogni padiglione che abbiamo visitato meriterebbe una menzione, da quello del Marocco realizzato interamente in terra cruda a quello di Singapore che ricrea una foresta le cui esigenze idriche sono soddisfatte da un sistema di desalinizzazione solare a osmosi inversa. Ma rischieremmo davvero di diventare prolissi!

Abbiamo cercato di far tesoro di ogni spunto e raccolto tantissime informazioni non solo su Expo, ma sugli Emirati in generale che, con le oltre 200 nazionalità che convivono pacificamente nel Paese e contrariamente a quanto alcuni potrebbero pensare, hanno fatto della tolleranza e del dialogo un faro, fil rouge anche della realizzazione del museo Louvre Abu Dhabi e della magnifica Gran Moschea dello Sceicco Zayed.

Prima di ripartire abbiamo voluto dare un ultimo sguardo a Dubai da un altro punto di vista, ovvero dal Burj Khalifa, il “Tetto del Mondo”, che con i suoi 828 metri non è semplicemente un capolavoro d’ingegneria, ma celebra i progressi dell’umanità che punta sempre più in alto.

Adesso siamo tornati qui, in Puglia, carichi, motivati e curiosi di vedere gli sviluppi di questa esperienza, consapevoli che davvero come dice Vinicius de Moraes “la Vita è l’arte dell’incontro”.

Copertina del post Alveare da Favola ovvero Fare spazio alla bellezza

Alveare da Favola ovvero Fare spazio alla bellezza

23 Febbraio 2022 ore 08:00

 

C’è un posto che ha un’atmosfera magica sulla Murgia tra Cassano delle Murge e Acquaviva delle Fonti.

Lontano, ma neanche troppo, dal contesto urbano Vicky Gravinese e Vito Disanto hanno dato vita ad un’impresa tutta dedicata al benessere, integrando l’apicoltura con il prendersi cura del proprio corpo. In questi anni abbiamo assistito ad una crescita interessante del settore legato all’apicoltura con esperienze ad esempio di inserimento di queste attività in contesti urbani, legati a progetti di monitoraggio ambientale o di educazione. Tra i vincitori PIN infatti non mancano anche altre esperienze interessanti che hanno come elemento centrale le api e il loro affascinante mondo, come ad esempio il gruppo di Facelia o di Apiario didattico

Per rendere idea della dimensione anche economica del settore, basti citare questi dati forniti dalla FAI-Federazione Apicoltori Italiani: In Italia ci sono 56.665 proprietari di alveari, con 1.835.776 colonie (1.579.776 alveari e 256.000 sciami, 2 milioni di api regine e 80 miliardi di api operaie). Questi numeri impressionanti, soprattutto per chi non è direttamente coinvolto nel settore, ci collocano al quarto posto in Europa con un valore ecosistemico di 150 miliardi di euro.
Numeri che rendono bene anche il livello di professionalità raggiunto dagli operatori di settore e che rendono concreta la possibilità di differenziare le attività, allargando ad esempio la sfera d’azione alla combinazione tra apicoltura e turismo esperienziale.

 

Proprio in questo ambito specifico punta a giocare un ruolo Alveare da Favola, azienda che approccia il mondo delle api a tutto tondo, diventando un presidio di biodiversità ed esempio virtuoso di convivenza tra dimensione produttiva e di tutela del territorio e dell’ambiente naturale. All’interno del suggestivo apiario olistico, una struttura in legno completamente ecosostenibile alla cui pareti sono incorporate delle arnie, si possono svolgere tutte le attività connesse alla cosiddetta Api-terapia. In particolare attraverso il beehumming (ronzio) e il bee-aromatherapy (inalazione dell’aria dell’arnia). In particolare il beehumming è l’attività di ascolto del suono dato dalle api che si trovano sul favo. Diverso dal ronzio delle api in volo, è un suono continuo e più tenue, coinvolgente e che rientra tra quei suoni naturali riconosciuti per la loro particolare frequenza e in grado di provocare un effetto di rilassamento sul cervello umano.

La proposta di Alveare da favola, oltre alla produzione di miele, comprende la possibilità di visita in apiario, offrendo davvero un’occasione per osservare da vicino l’attività incessante delle api: si resta incantati dalla sorprendente capacità organizzativa di un alveare così pieno di vita, dalla scoperta di modalità raffinatissime e complesse di comunicazione che hanno questi meravigliosi esseri.
Siamo quindi andati a trovare Vicky e Vito nella loro sede, attratti dalla possibilità di visitare la struttura che hanno costruito e di farci raccontare direttamente da loro come è nata l’azienda e quali saranno i prossimi passi, una volta chiuso il periodo finanziato da PIN.

 

Partiamo dal principio, come è nata la vostra idea d’impresa?
Partivamo entrambi da una conoscenza approfondita del mondo apistico, dovuta ad anni di collaborazioni ed esperienze nel settore. Conoscenza che si è rinforzata proprio dal connubio delle due parti: Vito sul fronte della produzione e Vicky dal lato del prodotto (ricerca e comunicazione) e dei servizi che le api possono offrire (educazione, turismo, benessere).
L’idea è nata come una scintilla. Non era stata programmata affatto in precedenza. L’abbiamo candidata quasi per gioco a un premio del Parco Nazionale dell’Alta Murgia; e abbiamo vinto. In quelle settimane, parlandone semplicemente qualche ora davanti a un caffè, abbiamo iniziato a sentire la pressione e il fermento di un’idea che poteva diventare un progetto fattibile. Si è così svelata la necessità di trovare una strada. E la nostra strada è stata PIN.
L’incoraggiamento derivava da attività e laboratori sulle api a contatto con il pubblico, che già facevamo in collaborazione con varie associazioni. I feedback di gratitudine ricevuti dalla gente che “aveva capito di più” delle api e del miele sono stati molto importanti.
Sapevamo di avere tra le mani un argomento forte. Soprattutto avevamo intuito che la crescita esponenziale dell’interesse poteva anche diventare un’arma a doppio taglio. Se avessimo voluto sopravvivere, saremmo dovuti diventare di più.

Un aspetto che quasi sempre rende interessanti i progetti vincitori di PIN e le aziende che nascono, sta nella capacità di combinare competenze ed esperienze personali. Voi come siete riusciti a farlo?
La combinazione dei due elementi è stata del tutto spontanea, senza particolari sforzi. Probabilmente dobbiamo entrambi ringraziare i lunghi anni di volontariato e attivismo in diversi ambiti: principalmente, Vito nella Protezione Civile e Vicky in Legambiente.
L’attività in campo è una scuola per la vita, soprattutto se hai affrontato organizzazioni di eventi importanti e di corsi, se hai avuto contatti con le istituzioni e anche con i cittadini, se hai dovuto parlare in pubblico in occasioni di festa e, meglio ancora, in situazioni di scontro. Probabilmente la prima competenza entrata in funzione per farci credere in questo progetto è quella che viene chiamata visione prospettica. È difficile da trasmettere perché è come un sogno. Anche se provi a raccontare quello che hai visto nella dimensione onirica, nessuno riuscirà a provare le stesse sensazioni. Per fortuna esiste.

Scegliete una parola che, secondo voi, spiega l’essenza di Alveare da Favola e perché?
Olistico. È la dimensione delle esperienze che proponiamo.
È il messaggio che proviamo ogni volta a lasciare nel cuore di chi incontriamo. Il nome del brand non è per nulla casuale. Alveare da Favola è un luogo dove si respira la magia delle api. È un espediente narrativo per trasmettere dei valori. Chiunque può vivere una piccola Favola, personale e segreta, facendo un’esperienza olistica.
Le api permettono di creare collegamenti con tutte le forme di arte, con tutti i sensi con cui percepiamo il mondo, con quasi tutte le materie scolastiche, con tantissimi temi di attualità e soprattutto con la grande questione del nostro secolo: la tutela ambientale.
Alveare da Favola propone le api, i loro linguaggi, le loro suggestioni e le emozioni che suscitano anche come strumento di crescita e di miglioramento dello “stare al mondo”.

Ci raccontate una situazione particolare che avete affrontato in questi anni?
L’aneddoto è negativo. Alcune persone avevano provato a demotivarci con estrema superficialità davanti alle prime difficoltà normative. Quando si presenta un progetto nuovo che non ha già una “categoria commerciale” definita chiaramente, alcuni tecnici reagiscono con chiusura dimostrando la loro impreparazione. Questo atteggiamento per i giovani imprenditori può essere deleterio. Ma ne approfitto per dire a tutti i sognatori che leggono queste pagine che, davanti a questi impedimenti, ci si ingegna maggiormente e continuando a cercare verrà fuori qualcuno che sarà in grado e onorato di darvi una mano.
La nostra forza è la volontà di esplorare l’intersezione con altre discipline, in collaborazione con altri professionisti che condividono i nostri valori. Alveare da Favola esiste per proporre diverse modalità di conoscenza delle nostre “insette” meravigliose. C’è l’api-terapia, i massaggi con i prodotti dell’alveare, la visita con le tute in apiario, la cucina con il miele, le passeggiate botaniche e i laboratori di api-cosmesi.
La criticità è dovuta soprattutto alle condizioni ambientali contingenti, variabili, imprevedibili, che influenzano la salute delle api e si ripercuotono sul nostro business (ci sono vari fattori che minano, alle volte, addirittura alla sopravvivenza delle famiglie).

Chi sono le persone attualmente impegnate nella vostra attività? Quali sono le collaborazioni più significative?
Provando a fare un bilancio a distanza di un anno e mezzo dalla pubblicazione sui social e di appena tre mesi dall’inaugurazione della sede operativa, dobbiamo sottolineare che non siamo ancora entrati a regime. A parte noi due soci, sono coinvolte due massaggiatrici. Il nostro obiettivo è raggiungere presto il primo contratto full time.
Le collaborazioni con l’esterno rendono il nostro lavoro sempre più stimolante. Abbiamo un rapporto costante con il mondo dell’università e della ricerca, che significa anche continuare con la formazione. Determinante la rete con le realtà locali di turismo d’avventura e accoglienza, per creare pacchetti più accattivanti ad esempio con il Cammino Materano o con gli agriturismi e le masserie didattiche del nostro territorio. Non mancano poi diverse forme di sperimentazione dal punto di vista culinario, con la collaborazione di chef e pasticceri.

Quali saranno i prossimi passi?
Vogliamo diventare leader dell’api-turismo in Italia. L’abbiamo detta grossa? Noi ci crediamo e abbiamo già in mente qualche nuova idea. Stiamo già cercando nuove forme di finanziamento per lanciarci in un altro mercato, e contemporaneamente rafforzare quello in cui già siamo presenti, puntando soprattutto ad intercettare persone da territori più lontani.

 

Copertina del post Al via una nuova stagione di Networking: il primo incontro è dedicato a Div

Al via una nuova stagione di Networking: il primo incontro è dedicato a Diversità & Inclusione!

11 Febbraio 2022 ore 13:34

Venerdì 4 febbraio abbiamo inaugurato una nuova stagione di incontri di Networking, con il primo evento online dedicato a Diversità ed Inclusione. Tantissime realtà vincitrici PIN dedicano il proprio lavoro quotidiano all’abbattimento delle disuguaglianze e di qualsiasi barriera sociale. Durante l’incontro è stato fin da subito chiaro che il tema dell’inclusività è molto caro alla Comunità PIN.

All’evento hanno partecipato: ELEOS, progetto che si occupa di riabilitazione ed inserimento sociale attraverso la pratica del teatro; Degenereassociazione culturale che si occupa di sensibilizzazione sulle tematiche di genere; WondeRadioweb radio realizzata da persone ipovedenti, cieche e normovedenti; First Person Viewstart up innovativa che attraverso l’utilizzo di droni permette a turisti e cittadini con disabilità di visitare, con l’ausilio della realtà aumentata, luoghi altrimenti inaccessibili; Abbigliamento e contenuti per la sessualitàlinea di abbigliamento e contenuti social/multimediali sulla sessualità curati da esperti e professionisti; Stigma LABlaboratorio artigianale ed artistico con particolare attenzione verso le tematiche LGBTQA+; Different State, brand di moda sociale ed inclusiva; In carriera!associazione che si occupa dell’inserimento lavorativo di persone con disabilità intellettiva; don’tBEEScared – staisenzAPEnsieri, progetto di apicoltura didattica urbana, che di recente ha sviluppato percorsi dedicati ad extracomunitari e persone con disabilità; SanaSanaun’app ideata per ordinare piatti veg a domicilio.

L’incontro è cominciato con la presentazione di alcuni bandi indetti dall’Unione Europea per enti che si occupano, per l’appunto, di diversità ed inclusione, considerata la convinzione condivisa da tutti i partecipanti che la gestione economica di progetti sociali comporta spesso delle difficoltà aggiuntive.

Dopo una prima parte dedicata alle presentazioni di ogni partecipante, è stato chiaro che molti progetti vincitori svolgono attività tra loro complementari che potrebbero essere notevolmente arricchite dal confronto e dalla collaborazione con altre realtà simili. Un esempio è rappresentato da Stigma LAB e Different State, entrambi progetti dedicati all’abbigliamento inclusivo e all’attivismo.

Il dibattito è stato maggiormente arricchito dalla condivisione delle problematiche riscontrate da ognuno dei vincitori nel proprio cammino di avviamento e di sviluppo: dagli ostacoli dovuti alla burocrazia troppo complessa alle difficoltà incontrate nel rapportarsi con le istituzioni a diversi livelli, dalle problematiche relazionali con le famiglie di persone con disabilità alla complessità legata alla gestione dei rapporti umani che qualsiasi impresa dedita al sociale incontra.

È stato bello notare però come ognuno dei presenti con le proprie peculiarità sia riuscito a trovare soluzioni proprie per risolvere le problematiche emerse, condividendole con i presenti e riportando agli altri anche messaggi di speranza. Come è facile immaginare, una soluzione comune e sempre vincente è quella di ampliare il più possibile la propria rete di collaborazioni, cercando di instaurare co-progettazioni fruttuose con le comunità di riferimento e con le pubbliche amministrazioni locali.

L’incontro ha rinnovato nei partecipanti la convinzione di far parte di una comunità attenta ai temi di inclusione di genere, orientamento sessuale ed etnia, facendo emergere collaborazioni che siamo sicuri in futuro saranno fondamentali per lo sviluppo di ogni progetto.

I prossimi incontri di Networking sono già stati inseriti in calendario: scoprite tutte le tappe e raggiungeteci per una chiacchierata!