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Copertina del post Collaborare con la PA, istruzioni per l’uso: il networking con Davide Agazz

Collaborare con la PA, istruzioni per l’uso: il networking con Davide Agazzi

31 Marzo 2021 ore 10:53

Un incontro ricco di spunti ma soprattutto consigli per lavorare per e con la Pubblica Amministrazione!

In poche parole, ecco il riassunto del #networking di gennaio con Davide Agazzi, esperto di innovazione e imprenditoria sociale, attualmente project manager del  Laboratorio di Innovazione Urbana Palazzo Guerrieri nel cuore di Brindisi.

A partecipare circa 50 Vincitori di tutti gli ambiti e province, tra gli altri Genitori e Poi, Pinbike, Vivo, Lupantox, FleetSave, LatoBi, Silver Co-Housing, Apulia Center for Art e Technologies, tutti interessati a comprendere dinamiche e modalità per entrare in contatto con la Pubblica Amministrazione, tra altri bandi a cui partecipare, misure e commesse delle quali poter usufruire.

Grazie all’esperienza come facilitatore di percorsi di sviluppo territoriale e promotore di  forme di collaborazione tra soggetti pubblici e privati, Davide Agazzi ha potuto così rispondere a domande specifiche delle singole giovani realtà sottolineando quanto sia importante capacità di portare alla luce un fabbisogno comune e la relativa soluzione per poter improntare al meglio il dialogo con la PA di riferimento.

Quale spunto migliore per introdurre Luoghi Comuni, l’iniziativa regionale che punta su progetti di innovazione sociale di Organizzazioni Giovanili da realizzare in spazi pubblici sottoutilizzati e promossi da Organizzazioni giovanili pugliesi? Con un focus approfondito in tandem con lo staff della misura, ecco illustrata l’innovazione della co-progettazione, lo strumento di dialogo con gli enti pubblici fulcro del bando che di fatto facilita la relazione tra pubblico e privato.

Un input per #networking successivi, come quello del 18 marzo di cui parleremo a breve, ma soprattutto un’occasione per sviscerare criticità dai rapporti con il singolo funzionario all’iscrizione al portale del mercato elettronico oltre alla difficoltà di “farsi ascoltare”, ma anche un punto di partenza importante per tutte quelle giovani imprese hanno improntato un modello di business centrato sulla possibilità di fornire prodotti e servizi alla Pubblica Amministrazione, ma anche per tutti i PIN che necessitano di interfacciarsi direttamente per proporre innovazioni e nuovi servizi!

Come sempre, la Comunità PIN ha confermato il valore aggiunto che porta con sé: un asso nella manica per costruire un modello di PA che possa rivelarsi sostenibile ed efficiente allo stesso tempo!

To be continued: il racconto dei prossimi #networking e il coinvolgimento di nuovi esperti sono in arrivo!

Copertina del post OpenPost: il segreto è mettersi in discussione e avere passione

OpenPost: il segreto è mettersi in discussione e avere passione

17 Marzo 2021 ore 12:24

Dalla Puglia al mondo: una frase ad effetto che però si addice pienamente alla vicenda imprenditoriale di Gabriele ed Angelo Parisi, vincitori PIN con il progetto OpenPost. Oggi il loro racconto si arricchisce di sfumature internazionali e di nuove sfide nei settori della ricerca e delle tecnologie informatiche. Mentre il gruppo si amplia con l’ingresso in società di Alberto Ardito.

Come si è evoluto il vostro progetto e come è cambiata la vostra azienda al termine delle attività PIN?

Openpost è un progetto in continua evoluzione. Il lancio sul mercato ci ha consentito di ottimizzare alcuni processi, mentre i feedback dei nostri clienti ci consentono di implementare sulla piattaforma funzionalità sempre nuove. Attualmente, sul territorio nazionale, sono centinaia i clienti che utilizzano la nostra soluzione digitale per gestire in piena autonomia il marketing, il sito web e l’e-commerce delle proprie attività commerciali.

Parallelamente ad Openpost, negli anni, abbiamo sviluppato un modello di business legato alla progettazione “custom” di software. Questo ci ha permesso di crescere professionalmente e di ampliare il nostro team che è passato da 2 a 5 unità (4 ingegneri ed un grafico esperto di UX).

Cosa secondo voi è stato strategico per l’acquisizione di nuovi clienti e la crescita della vostra impresa?

Strategica è stata la partnership con TIM Spa che, grazie alla propria rete commerciale, ci ha permesso di acquisire tantissimi clienti in ogni parte d’Italia.

Per organizzare e gestire al meglio la rete commerciale abbiamo aperto due nuove società: la Openpost LLC negli U.S.A. e la Openpost Srl a Noicàttaro (BA).

La capacità di innovare, il desiderio di trovare soluzioni tecnologiche all’avanguardia ed un approccio “sartoriale” per la costruzione dei nostri sistemi software, hanno fatto crescere la nostra impresa creando collaborazioni con diverse aziende che ormai vedono il nostro apporto tecnologico determinante per il loro business.

Avete avuto fino ad oggi tantissimi clienti, molti anche stranieri. Ce ne sono stati alcuni di maggiore prestigio o che vi hanno permesso l’avvio di azioni più sfidanti?

Si. Le sfide ci hanno sempre entusiasmato! L’investitore che ha scommesso su Openpost negli Stati Uniti ci ha portati a bordo della sua start-up “Qubbo”, un’app che consente di interfacciarsi con figure professionali attraverso una videochiamata a pagamento.

Un altro progetto oltre Italia ci vede partner tecnologico del Knowledge Media Institute presso la Open University in Inghilterra su un programma di ricerca riguardante una piattaforma innovativa di discussione e decision-making che garantisca un’alta e imparziale qualità del dibattito e degli efficaci strumenti di analisi.

La TIM è partner della vostra impresa: come siete riusciti a “conquistare” la fiducia e il supporto di un’azienda leader del settore?

Perseveranza, professionalità e duro lavoro! Bisogna essere disposti a lavorare non per un ritorno economico immediato (questo non è uno stimolo forte tale da poter superare gli ostacoli più duri). Il segreto è avere passione, essere innamorati di quello che si fa: questa visione è alla base del nostro operato ed è stata percepita ai piani alti del quartier generale TIM. Poter contare su un partner tecnologico così importante è stato fondamentale per iniziare ad espandere il mercato non solo in Puglia ma sull’intero territorio italiano. Il principale obiettivo di TIM in questi anni è digitalizzare ed interconnettere l’Italia, per questo motivo la partnership con Openpost è stata quasi naturale essendo la digitalizzazione delle microimprese e delle PMI anche il nostro principale obiettivo!

Cosa implica per voi misurarsi con startup e aziende straniere?

È uno stimolo costante e motivo di crescita personale e professionale. Interfacciandoci con startup ed aziende straniere abbiamo l’opportunità sia di potenziare il nostro know-how tecnologico che di fare rete con molti professionisti complementari alle nostre professioni e si sa…“Da cosa nasce cosa”!

Il 2020 è stato un anno nefasto per l’economia e le imprese: voi invece avete registrato una crescita significativa dei clienti e del fatturato. Si può secondo voi trasformare una crisi in opportunità?

Certo! Le crisi devono trasformarsi in opportunità! Bisogna solo avere la volontà e la capacità di uscire dalla propria zona di ‘comfort’ e rimettersi in discussione, anche aggiornando i propri modelli di business e rendendoli più moderni. La pandemia ha insegnato a molti imprenditori che la digitalizzazione può giocare un ruolo fondamentale per resistere e soprattutto per reinventarsi!

Rispetto ad altri settori nel mondo digitale l’evoluzione è molto rapida e lavorando in questo ambito forse noi siamo più abituati a restare al passo con i tempi. Nel 2020 il nostro portfolio clienti è cresciuto perché si inizia a percepire che digitalizzare la propria impresa non è una spesa ma è un investimento.

Cosa consigliereste oggi ai neo-vincitori PIN?

Di non pensare che l’idea è tutto! Certo è importante ed è la base di partenza, ma non basta. Prima o poi ci si scontrerà con il mercato e con la difficoltà di conquistarlo. Ed è nelle difficoltà che emerge il valore team che è il vero punto di forza in ogni progetto di start-up! Da questo punto di vista noi siamo stati molto fortunati, ci conosciamo da sempre e siamo molto coesi: sapere di potere contare uno sull’altro ci permette di risolvere ogni imprevisto per concentrarci su quello successivo.

Ognuno di noi avrebbe potuto prendere strade diverse dopo il percorso di studi, ma siamo fieri di poter svolgere in Italia ed in Puglia il nostro lavoro. Cogliamo l’occasione per ringraziare lo staff della Regione Puglia e di ARTI che grazie al progetto PIN ha contribuito a realizzare il nostro progetto lavorativo ed imprenditoriale e che continua a fornire numerose opportunità a tantissimi giovani pugliesi!

 

Copertina del post Il cambiamento? È motore che muove le idee! Intervista a Tolò_il packaging

Il cambiamento? È motore che muove le idee! Intervista a Tolò_il packaging narrativo

02 Marzo 2021 ore 18:38

Una chiacchierata, anche se purtroppo solo in modalità virtuale, con Laura, Giulio e Chiara ci ha permesso di capire lo stato di sviluppo di Tolò_il packaging narrativo ad oltre un anno e mezzo dalla chiusura delle attività progettuali avviate grazie all’avviso PIN. La loro è la testimonianza di come l’unione di tre architetti, con i piedi ben saldi nella terra di Capitanata e le ambizioni rivolte al mondo, possa accogliere la sfida del cambiamento e potenziare l’azione di scoperta e valorizzazione delle eccellenze.

Il 3 settembre 2019 si è chiuso il vostro progetto: è passato ormai molto più di un anno, di mezzo una pandemia mondiale e un mercato in continua evoluzione. Che bilancio fate oggi della vostra esperienza con PIN e quanto vi ha aiutato nella crescita delle competenze in senso imprenditoriale?

Il progetto Pin ha rappresentato per il nostro gruppo un momento centrale nella crescita imprenditoriale: da gruppo creativo e informale, DDuMstudio è divenuto una società. Ricordiamo ancora l’emozione di depositare il marchio e il nostro logo, o il giorno della firma dal notaio. Il PIN è stato per noi una palestra soprattutto sul lato gestionale e nell’organizzazione aziendale e ci ha concesso di creare un ramo d’azienda interamente dedicato ai servizi di progettazione e design per le piccole e medie imprese. Il progetto Tolò, infatti risponde a una domanda del territorio di riferimento, la Capitanata, e si rivolge alle imprese agroalimentari di eccellenza offrendo un servizio cucito su misura di progettazione e design dedicato attraverso la costruzione coerente di un’immagine coordinata che spazia dall’ideazione degli elementi grafici e del packaging fino alla progettazione degli spazi commerciali, espositivi e di allestimento fieristici. Tutto sempre con un occhio di rispetto riguardo i temi della sostenibilità ambientale. A settembre 2019 il nostro lavoro seguiva il trend in crescita, avviato da inizio 2019, ignaro della pandemia che da lì a pochi mesi avrebbe cambiato irreversibilmente il nostro quotidiano. Sicuramente il primo lockdown ha rappresentato una brusca frenata di arresto e una rimodulazione della tabella di marcia nella programmazione lavorativa con la cancellazione di appuntamenti importanti, quali fiere e concorsi a cui partecipiamo annualmente e alcuni contratti sospesi o annullati. Abbiamo approfittato di questo tempo “sospeso” per ripensare i nostri obiettivi e per avviare una fase di lavoro più “smart”. Grazie ad alcuni contratti con aziende sparse in tutta Italia, dal Lazio alla Lombardia al Veneto, ma anche tutte le aziende che seguiamo a livello regionale e data l’impossibilità di spostarci e di organizzare incontri fisici, abbiamo ampliato la possibilità di lavoro condiviso seppure a distanza. Un lavoro in parte più digitale, amplificato grazie all’esperienza PIN e ai servizi digitali che avevamo deciso di aumentare con il progetto (sito internet, canali social). In questo senso, il percorso PIN ha ampliato le nostre competenze nella gestione della nostra attività imprenditoriale: la capacità di adattamento, il problem solving, la gestione flessibile del lavoro, l’andamento per obiettivi. Caratteristiche necessarie soprattutto in un periodo così imprevedibile.

Quali ulteriori obiettivi avete raggiunto?

Tra gli obiettivi raggiunti sicuramente c’è quello di aver ampliato il nostro pubblico di riferimento. Come detto, siamo partiti da una domanda del nostro territorio, la Capitanata, ma già da metà progetto il nostro portafoglio clienti si è ampliato a tutto il territorio nazionale. Inoltre un altro obiettivo raggiunto, per noi importantissimo, è riuscire a trasmettere ed accompagnare i nostri clienti in tutte le fasi che un processo creativo necessita, soprattutto in termini quantitativi di tempo. Nella frenesia del quotidiano, nella società fatta per immagini connesse alla rete, si dimenticano a volte i tempi necessari all’ideazione, creazione ma anche metabolizzazione di un progetto. Per un progetto sartoriale e cucito sui bisogni di ogni azienda il fattore tempo rappresenta un valore e non un ostacolo. Sicuramente questo obiettivo è stato raggiunto grazie a una maggiore maturità raggiunta dal nostro gruppo.

Durante il vostro percorso imprenditoriale accogliete spesso collaboratori esterni e tirocinanti. Quanto questo ha influito e tuttora influisce sulla crescita della vostra azienda?

Come gruppo creativo il nostro team si è formato nel 2012, ormai quasi 9 anni fa! Naturalmente negli anni DDuM si è strutturato e abbiamo cercato di definire all’interno del gruppo dei ruoli e dei compiti, ma non per questo siamo un gruppo chiuso, tutt’altro. Siamo fermamente convinti dell’importanza della parola “contaminazione” e cerchiamo di tessere nuove relazioni, collaborazioni e contatti con altri professionisti e altre figure anche completamente lontane dal nostro lavoro. Facciamo parte di diverse organizzazioni territoriali, come l’associazione Il Sentiero dell’Anima, l’hub rurale Vazapp e la cooperativa Terra Terra, tutte organizzazioni con obiettivi e missioni differenti. Inoltre, da sempre, condividiamo il nostro spazio di lavoro con l’Artistica Pirro, officina di restauro, e abbiamo sempre immaginato le pareti del nostro studio come pareti “flessibili” e porose capaci di dilatare lo spazio e accogliere di volta in volta quante più postazioni possibili. Da tre anni abbiamo anche avviato la possibilità di attivare tirocini curriculari e post universitari presso il nostro studio e troviamo questa attività molto stimolante (abbiamo ad oggi accolto già 6 tirocinanti). Da inizio anno infatti stiamo seguendo un tirocinio curriculare totalmente in smart working con l’Università di design Alma Mater Studiorum di Bologna, sempre con la stessa Università stiamo seguendo un progetto di tesi come correlatori sul tema del food packaging, e avviato una nuova collaborazione stabile con una giovane architetto. Speriamo quindi che il gruppo DDuM possa crescere: ci siamo sempre definiti un gruppo creativo a tre teste e sei mani, ma speriamo che presto possiamo aggiungere stabilmente altre #manintelligenti nel nostro team!

Partecipare a competizioni e concorsi ma anche a mostre, vi è stato di aiuto per la promozione della vostra impresa e della vostra identità? Quali tra tutti i premi vinti per voi ha avuto maggiore importanza e perché?

Partecipare a competizioni e concorsi ci permette prima di tutto di confrontarci con lo stato dell’arte e aprirci a scenari a livello nazionale e internazionale. Inoltre è sempre interessante confrontarsi con i giudizi della critica perché ci consentono di avere una chiave di lettura della strada percorsa e delle ricerche in essere. Tra tutte le competizioni, concorsi e mostre a cui abbiamo partecipato, dal Fuorisalone di Milano a Farm Cultural Park di Favara, dalla Torino design week al premio NIB top 10 Paesaggio e Spazio Pubblico under 36, possiamo citare il concorso nazionale che premia il packaging design promosso da GraficaMetelliana, One More Pack. Nell’edizione 2018 vincemmo il primo premio nella sezione food, premio che consolidò il nostro ramo di azienda legato al packaging design a livello nazionale. Nell’occasione fu premiato il nostro primo progetto di packaging, Favole a Km0 ideato per Fulgaro Panificatori. Le parole del presidente di giuria, Lorenzo Marini, rappresentano per noi una linea da seguire come filosofia aziendale “il packaging design non è il vestito di un prodotto, ma il racconto della sua anima”. A questo premio, ne sono seguiti diversi soprattutto nell’ambito del design per l’olio, quale il premio nazionale “Le Forme dell’Olio” di Oliofficina festival a Milano che ci ha visto ricevere riconoscimenti già per tre anni consecutivi. Ai premi e alle mostre affianchiamo spesso anche inviti ad eventi e conferenze sui temi che trattiamo, spesso veniamo invitati per raccontare il nostro percorso e ogni volta il proprio racconto diventa momento di confronto e contaminazione ancora una volta.

«Crediamo nelle potenzialità dei “margini”»: in questa affermazione si concentra uno degli aspetti della vostra mission. Quanto anche per voi si è trattato di un processo di “scoperta del territorio”? È stato sfidante confrontarsi con le piccole imprese di Capitanata, coinvolgerle nell’aggiornamento digitale e aprirle al confronto con un concetto più innovativo di marketing?

Scegliere di vivere in un luogo bello ma al contempo complesso come la Capitanata pensiamo sia già esplicativo del nostro concetto di aver scelto la missione del “margine”. Dopo esperienze di studio e lavoro in grandi città, come Barcellona, Napoli e Pescara la scelta di individuare come sede operativa San Marco in Lamis rappresenta già una sfida. Quando siamo rientrati naturalmente abbiamo avviato un processo di scoperta del territorio, e le non poche curve del Gargano hanno reso l’esperienza una semi avventura. Nei nostri progetti amiamo sempre la fase esplorativa iniziale. Anche se parliamo di packaging non tralasciamo mai la fase di sopralluogo: amiamo conoscere i nostri clienti nei loro luoghi, nelle loro aziende, e non soltanto nel nostro studio. Questo ci porta a macinare tanti km e scoprire luoghi spesso lontani da tutto. Luoghi intrisi di bellezze ataviche che oramai abbiamo dimenticato. Luoghi che sono spesso ai margini ma che aspettano solo di essere raccontati tramite i loro prodotti, i loro spazi, le loro persone. E quando ci si pone in posizione di ascolto le aziende e quei luoghi rispondono: non è sempre facile, ma riusciamo a coinvolgere le piccole imprese nell’innovazione tramite il design perché lo facciamo tramite un processo condiviso e mai tramite una imposizione. Ed è così che delle bottiglie di olio riescono a volare in Giappone, delle uova sugli scaffali di Eataly, un panettone prodotto in un piccolo borgo nella sfera dei grandi maestri pasticceri.

Avete avuto modo di sviluppare collaborazioni con altri vincitori PIN?

Sin da principio abbiamo avuto delle collaborazioni con altri gruppi vincitori Pin, sia nella fase iniziale per la stesura del progetto, appunto per confrontarci sulle scelte e sugli step da intraprendere, sia da un punto di vista lavorativo come società di professionisti. Tra queste ultime citiamo la preziosa collaborazione con il gruppo Ekostè, cosmetica dalla terra, un bellissimo progetto a cui ci siamo appassionati sin da subito e per il quale abbiamo affiancato il gruppo dal principio curandone non soltanto il naming e il logo design, ma anche l’immagine coordinata e il packaging design della loro prima linea. A breve partiranno nuove interessanti collaborazioni, ad esempio con il gruppo di Gargano Made In e speriamo di intrecciare nel nostro percorso altri gruppi.

Cosa vorreste dire ad altri neo-vincitori che si apprestano ad avviare il proprio progetto in questo difficile momento storico in cui tutto attorno a noi sembra cambiato?

Ai neo vincitori, oltre a dare un grande in bocca a lupo, invitiamo a vedere l’altro lato della medaglia di questo periodo così difficile e cogliere tutti i lati positivi che il progetto PIN offre. In un momento di “stasi” il progetto potrà essere sicuramente una “bombola di ossigeno” e il momento migliore per prepararsi ai nuovi e possibili scenari post pandemia. Inoltre, dato che lo abbiamo sperimentato su noi stessi, invitiamo a non aver paura di chiedere, anche se può sembrare banale e stupido, meglio una domanda in più e un dubbio in meno! Invitiamo quindi a non aver timore a chiedere ai tutor, ai professionisti, ma anche ad altri gruppi PIN che hanno in precedenza vinto il bando! Se tutto intorno a noi è cambiato in questo ultimo periodo vorrà dire che anche noi saremo cambiati, e il cambiamento è il motore che muove le idee.