OpenPost: il segreto è mettersi in discussione e avere passione
Dalla Puglia al mondo: una frase ad effetto che però si addice pienamente alla vicenda imprenditoriale di Gabriele ed Angelo Parisi, vincitori PIN con il progetto OpenPost. Oggi il loro racconto si arricchisce di sfumature internazionali e di nuove sfide nei settori della ricerca e delle tecnologie informatiche. Mentre il gruppo si amplia con l’ingresso in società di Alberto Ardito.
Come si è evoluto il vostro progetto e come è cambiata la vostra azienda al termine delle attività PIN?
Openpost è un progetto in continua evoluzione. Il lancio sul mercato ci ha consentito di ottimizzare alcuni processi, mentre i feedback dei nostri clienti ci consentono di implementare sulla piattaforma funzionalità sempre nuove. Attualmente, sul territorio nazionale, sono centinaia i clienti che utilizzano la nostra soluzione digitale per gestire in piena autonomia il marketing, il sito web e l’e-commerce delle proprie attività commerciali.
Parallelamente ad Openpost, negli anni, abbiamo sviluppato un modello di business legato alla progettazione “custom” di software. Questo ci ha permesso di crescere professionalmente e di ampliare il nostro team che è passato da 2 a 5 unità (4 ingegneri ed un grafico esperto di UX).
Cosa secondo voi è stato strategico per l’acquisizione di nuovi clienti e la crescita della vostra impresa?
Strategica è stata la partnership con TIM Spa che, grazie alla propria rete commerciale, ci ha permesso di acquisire tantissimi clienti in ogni parte d’Italia.
Per organizzare e gestire al meglio la rete commerciale abbiamo aperto due nuove società: la Openpost LLC negli U.S.A. e la Openpost Srl a Noicàttaro (BA).
La capacità di innovare, il desiderio di trovare soluzioni tecnologiche all’avanguardia ed un approccio “sartoriale” per la costruzione dei nostri sistemi software, hanno fatto crescere la nostra impresa creando collaborazioni con diverse aziende che ormai vedono il nostro apporto tecnologico determinante per il loro business.
Avete avuto fino ad oggi tantissimi clienti, molti anche stranieri. Ce ne sono stati alcuni di maggiore prestigio o che vi hanno permesso l’avvio di azioni più sfidanti?
Si. Le sfide ci hanno sempre entusiasmato! L’investitore che ha scommesso su Openpost negli Stati Uniti ci ha portati a bordo della sua start-up “Qubbo”, un’app che consente di interfacciarsi con figure professionali attraverso una videochiamata a pagamento.
Un altro progetto oltre Italia ci vede partner tecnologico del Knowledge Media Institute presso la Open University in Inghilterra su un programma di ricerca riguardante una piattaforma innovativa di discussione e decision-making che garantisca un’alta e imparziale qualità del dibattito e degli efficaci strumenti di analisi.
La TIM è partner della vostra impresa: come siete riusciti a “conquistare” la fiducia e il supporto di un’azienda leader del settore?
Perseveranza, professionalità e duro lavoro! Bisogna essere disposti a lavorare non per un ritorno economico immediato (questo non è uno stimolo forte tale da poter superare gli ostacoli più duri). Il segreto è avere passione, essere innamorati di quello che si fa: questa visione è alla base del nostro operato ed è stata percepita ai piani alti del quartier generale TIM. Poter contare su un partner tecnologico così importante è stato fondamentale per iniziare ad espandere il mercato non solo in Puglia ma sull’intero territorio italiano. Il principale obiettivo di TIM in questi anni è digitalizzare ed interconnettere l’Italia, per questo motivo la partnership con Openpost è stata quasi naturale essendo la digitalizzazione delle microimprese e delle PMI anche il nostro principale obiettivo!
Cosa implica per voi misurarsi con startup e aziende straniere?
È uno stimolo costante e motivo di crescita personale e professionale. Interfacciandoci con startup ed aziende straniere abbiamo l’opportunità sia di potenziare il nostro know-how tecnologico che di fare rete con molti professionisti complementari alle nostre professioni e si sa…“Da cosa nasce cosa”!
Il 2020 è stato un anno nefasto per l’economia e le imprese: voi invece avete registrato una crescita significativa dei clienti e del fatturato. Si può secondo voi trasformare una crisi in opportunità?
Certo! Le crisi devono trasformarsi in opportunità! Bisogna solo avere la volontà e la capacità di uscire dalla propria zona di ‘comfort’ e rimettersi in discussione, anche aggiornando i propri modelli di business e rendendoli più moderni. La pandemia ha insegnato a molti imprenditori che la digitalizzazione può giocare un ruolo fondamentale per resistere e soprattutto per reinventarsi!
Rispetto ad altri settori nel mondo digitale l’evoluzione è molto rapida e lavorando in questo ambito forse noi siamo più abituati a restare al passo con i tempi. Nel 2020 il nostro portfolio clienti è cresciuto perché si inizia a percepire che digitalizzare la propria impresa non è una spesa ma è un investimento.
Cosa consigliereste oggi ai neo-vincitori PIN?
Di non pensare che l’idea è tutto! Certo è importante ed è la base di partenza, ma non basta. Prima o poi ci si scontrerà con il mercato e con la difficoltà di conquistarlo. Ed è nelle difficoltà che emerge il valore team che è il vero punto di forza in ogni progetto di start-up! Da questo punto di vista noi siamo stati molto fortunati, ci conosciamo da sempre e siamo molto coesi: sapere di potere contare uno sull’altro ci permette di risolvere ogni imprevisto per concentrarci su quello successivo.
Ognuno di noi avrebbe potuto prendere strade diverse dopo il percorso di studi, ma siamo fieri di poter svolgere in Italia ed in Puglia il nostro lavoro. Cogliamo l’occasione per ringraziare lo staff della Regione Puglia e di ARTI che grazie al progetto PIN ha contribuito a realizzare il nostro progetto lavorativo ed imprenditoriale e che continua a fornire numerose opportunità a tantissimi giovani pugliesi!