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In visita da… Una coda per due, esempio vincente di impresa sociale

03 Febbraio 2022 ore 13:16

Visitare il Parco di Ulisse ci ha permesso di scoprire dal vivo come il contributo dell’avviso PIN abbia potuto dare avvio ad un progetto in continua evoluzione. Anna e Barbara di Una coda per due, progetto partito nel 2018 e concluso ad agosto 2019, hanno superato diverse sfide e tante battaglie ma oggi questo sogno è realtà aperta a tutti, vivace polo di incontro e di accoglienza, in cui i protagonisti sono gli animali, la natura e tutti i valori ad essi collegati. A conclusione della visita abbiamo salutato il Parco pensando che ogni città avrebbe diritto ad un’oasi di tranquillità come questa. Dalle parole delle fondatrici si evince come il crederci, fino in fondo, possa poi portare a costruire bellezza. E se volete anche voi viverlo non vi resta che leggere questo articolo e poi andarci di persona!

Il Parco di Ulisse è oggi uno spazio dinamico e polifunzionale nato grazie alla tenacia e alle competenze vostre e di chi vi ha affiancato in questi anni. Come siete arrivati a questo punto? Come si è evoluto il progetto?

Il Parco di Ulisse originariamente era incentrato sulle attività cinofile e sugli Interventi Assistiti con gli animali. Infatti il nostro progetto “Una coda per due”, risultato tra i primi vincitori del bando PIN, aveva previsto la creazione di un Centro di pet therapy e centro cinofilo che valorizzassero la relazione uomo-animale-ambiente. Poi, in corso d’opera la nostra équipe multidisciplinare si è arricchita di nuove professionalità con prevalente esperienza nel campo educativo e rieducativo. Successivamente, l’essere diventati genitori ci ha permesso di sentire maggiormente i bisogni delle famiglie e della comunità educante ed è così che abbiamo voluto riservare una porzione del parco interamente ai bambini, con l’esclusiva area di “outdoor education”.

Questo è avvenuto prima dell’inizio della pandemia che ha reso ancora più preponderante il bisogno di riconquistare spazi all’aperto, di uscire “fuori” ed anche di riconquistare quel legame autentico ed innato con la natura. In ciò, probabilmente, abbiamo anticipato i tempi, perché laddove chiudevano scuole ed istituti, noi concedevamo a terzi i nostri spazi aperti, offrendo oltre ad un servizio specialistico, anche un setting unico e sicuro che è quello rurale. Il nostro punto di forza è stato, oltre la perseveranza e l’innovatività della nostra idea progettuale, anche il know how della nostra squadra variegata che oggi conta più di 20 professionisti. Ognuno di noi ha potuto metterci del suo ed ora il Parco è un centro multiservizi unico per il sud Italia che a breve si appresta anche ad ottenere il riconoscimento come Centro di Terapia Assistita con gli Animali, il primo della nostra regione, oltre ad essere centro tirocini per gli IAA a livello nazionale. Si sono concretizzati partenariati e collaborazioni con enti pubblici vari come scuole, comuni, Asl e a breve anche con alcune università, al fine di poter approfondire la ricerca nel nostro core business che sono gli Interventi Assistiti con gli Animali e l’educazione non formale.

Cosa c’è di voi e della vostra vita in questo spazio? 

Il Parco è stato progettato guardando il mondo con gli occhi di un bambino, ma con una particolare attenzione alla sostenibilità. Il concept, ideato dall’arch. Mariagrazia Giardinelli, di origini pugliesi, ricercatrice dell’università di Firenze, nasce dalla riproduzione in pianta della sagoma del cane, ripreso dal nostro logo, che avvolge le principali aree funzionali in geometrie curve con l’utilizzo di materiali naturali e della vegetazione locale, per consentire all’utente di fare esperienza percettiva e sensoriale totalizzante.

Abbiamo portato nel nostro fazzoletto di terra alcune cose belle che ci avevano entusiasmato durante i nostri viaggi come ad esempio la cupola geodetica, vista in alta quota sulle Dolomiti e che ad oggi è una delle strutture più sicure e ecosostenibili al mondo. I giochi che corredano l’area di “outdoor education” provengono dall’Inghilterra, dalla Polonia e dalla Finlandia e si ispirano ai primi asili del bosco scandinavi. Il nostro percorso sensoriale si è ispirato ai grandi parchi del nord Europa ma è composto da materie naturali a km 0 che vengono sostituiti periodicamente in base alle stagioni. La tenda stretch che offre ristoro durante la calura estiva proviene dal Sud Africa e si sposa perfettamente con i colori della nostra terra. Sono stati utilizzati materiali locali, come il tufo ed il legno, rinnovabili e riciclabili secondo l’approccio LCA (Life Cycle Assessment) e le piante e i fiori sono stati scelti con oculatezza, per sposarsi con il paesaggio costellato da ulivi secolari e dalla macchia mediterranea.

Quali difficoltà avete dovuto affrontare e come le avete superate?

Le difficoltà maggiori sono state di tipo burocratico. La nostra è un’attività assolutamente nuova per il nostro territorio ed oltre a non esserci un regolamento comunale inerente le attività cinofile, a livello regionale all’epoca mancava una regolamentazione che fissasse delle regole sugli interventi assistiti con gli animali e sui centri che erogano tali servizi. Anche a livello di inquadramento camerale non sono mancati problemi, perché tutt’ora manca un codice Ateco specifico per questa attività. Ma siamo riusciti a sciogliere tutti i vari “nodi” attraverso il nostro costante aggiornamento, la nostra determinazione ed avvalendoci di consulenti esperti. Possiamo affermare che a livello regionale e nel sud Italia siamo dei pionieri in questo settore e siamo onorati di aver contribuito alla stesura dell’attuale regolamento attuativo regionale in materia di IAA.

Avete candidato diversi progetti a bandi pubblici dopo aver vinto PIN. Cosa vi hanno permesso di realizzare?

L’essere risultati tra i primi vincitori del bando PIN, nel settore dell’innovazione sociale, ci ha permesso di concretizzare la prima parte del nostro progetto con la creazione del centro di pet therapy e di parte dell’area cinofila. L’iniziativa è stata per noi quel “la” che ci ha infuso la giusta dose di ottimismo per continuare a credere nei nostri sogni e poter concretizzare la restante parte del progetto.

Successivamente abbiamo partecipato a vari bandi nazionali, regionali e locali collocandoci tra gli idonei e vincendo l’Avviso pubblico per la realizzazione di interventi di animazione sociale negli istituti detentivi, grazie al quale abbiamo potuto avviare un progetto pilota di educazione assistita con gli animali rivolto agli internati della REMS di Carovigno in collaborazione con il CSM dell’ALS BR; in qualità di partner abbiamo vinto il Bando della Regione Puglia per la realizzazione di Impianti sportivi soggetti privati.

Grazie a quest’ultimo bando stiamo ampliando il nostro parco e durante questo nuovo anno inaugureremo un’area ludico-motoria per i più piccoli ed un’area sportiva inclusiva, entrambe “outdoor”, entrambe già approvate dal CONI che ha anche riconosciuto la nostra area sportiva attrezzata.

Nel 2021 siamo risultati vincitori del bando regionale indetto dalla Sezione Relazioni Internazionali con l’organizzazione del V^ edizione del Festival della Cooperazione Internazionale e, in qualità di partner, del bando della regione Puglia – Dipartimento Promozione della salute e del benessere animale – Sport per tutti, per l’avvio di sport inclusivo per varie fasce deboli. Grazie a dei bandi comunali, la Coda di Ulisse ha rivolto i suoi avviati campus estivi mattutini e pomeridiani a minori provenienti da nuclei vulnerabili e/o con disabilità certificata e sta continuando a realizzare laboratori educativi, artistici e ludico-ricreativi completamente gratuiti a minori del Comune di Massafra.

Il nostro progetto, per la sua portata innovativa, sarà presentato all’evento ARCH22 – the 5th Architecture Research Care and Health conference di Amsterdam, ove sarà valorizzato come esempio virtuoso e sarà analizzato il contributo che il centro apporta all’attrattività del territorio attraverso l’eliminazione del degrado, della sporcizia e dell’isolamento delle periferie.

Come si evolveranno ulteriormente il parco e il progetto nei prossimi mesi?

Come accennato prima, nel 2022, il nostro Centro di Pet therapy riconosciuto dalla Regione Puglia si appresta a diventare Centro di Terapia Assistita con gli Animali, previa nulla osta Asl. È un passo importante che qualificherà ancora meglio il lavoro che svolgiamo nell’ambito riabilitativo e che meglio identificherà il nostro Centro, che aveva già i prerequisiti igienico-strutturali e d’équipe per ottenere tale attestazione. Il Parco di Ulisse, oltre ad ospitare gli Interventi Assistiti con gli Animali, è sede di svolgimento di altre co-terapie e co-laboratori, come arte-terapia, musico-terapia, orto-terapia e teatro sociale, avvalendoci dei nostri esperti od in partenariato con professionisti e/o altri enti del settore.

È diventato un punto di riferimento per le strutture socio-sanitarie e le scuole del nostro territorio che ospitiamo per la realizzazione di varie attività. Il nostro Centro di Pet therapy, ufficialmente rientrerà tra i centri di formazione e tirocini della rete nazionale WE ANIMAL e stiamo lavorando per instaurare ulteriori collaborazioni con enti di ricerca ed Università. Strutturalmente, il Parco di Ulisse ad oggi è esteso su oltre 3.000 mq, di cui 2.000 di verde e si arricchirà dell’area sportiva inclusiva composta da zona fitness “outdoor” con attrezzi per persone con disabilità e l’esclusiva area equilibrio ed adventure per bambini e ragazzi, per una estensione di altre 3.000 mq. Abbiamo già altre idee che però custodiamo gelosamente per semplice scaramanzia e contiamo di estendere il parco di oltre 1 ettaro.

Quest’area sportiva andrà ad arricchire l’esistente ed avvalora ancora di più il concetto di parco multiservizi per un approccio integrato della “One Heath”, ovvero “Salute Unica”, dell’uomo, degli animali e dell’ambiente.

Ci sono delle persone in particolare nel vostro team il cui contributo è stato decisivo per lo sviluppo del progetto?

Il progetto ambizioso de La coda di Ulisse è il risultato di un grande lavoro di squadra. Siamo partite in due, io come veterinario esperto in Interventi Assistiti con gli Animali, appassionata di tematiche sociali e di educazione biocentrica e Barbara Leoni, biologa, educatore cinofilo e coadiutore cane per gli IAA. Sono poi saliti a bordo educatori professionali, psicologi, altri coadiutori animali, tutti esperti in IAA ma il progetto ha subito una sostanziale trasformazione grazie al coinvolgimento dell’avv. Tommaso Marazia, europrogettista che ci ha dato la possibilità di allargare i nostri orizzonti, di Venere Rotelli, animatrice sociale con esperienza ventennale che ha curato la comunicazione e molti dei laboratori per giovani ed adulti ed Anna Sisto, pedagogista esperta in IAA che ci ha fornito numerosi spunti nell’ambito educativo e rieducativo. La squadra si è arricchita, poi, di altre variegate professionalità di caratura che hanno reso possibile l’ampliamento dei nostri servizi rivolti a tutti, grandi, piccini ed animali.

Che cosa consigliereste ad altri vincitori PIN che intendono realizzare spazi finalizzati ad accogliere attività e servizi legati a temi sociali?

La nostra esperienza ci porta a consigliare agli altri vincitori PIN in primis di avvalersi dei consulenti giusti, in secundis di instaurare partenariati con enti locali, pubblici e privati al fine di poter sia ottenere in concessione e/o condividere spazi idonei, sia per rafforzare e completare le competenze messe in campo per l’attuazione del progetto. La nostra sede operativa rimane una nostra scelta personale ed opportunità che abbiamo voluto implementare, ma esistono svariate altre possibilità che renderebbero più agevole l’avvio di un’attività nel sociale. Mi sento di aggiungere che lavorare nel sociale, probabilmente, non da immediati riscontri perché, vendere un servizio “ultra specialistico” prevede una fase di attenta informazione ed anche di sensibilizzazione dei propri stakeholders. Rimane fondamentale il contatto diretto a più livelli, sia con i rappresentanti delle istituzioni che con le famiglie, perché non è possibile trasferire alcune nozioni e i propri valori solo attraverso sterili documenti o attraverso i canali social o il sito istituzionale. Chi come noi lavora nel sociale, mettendo al centro la relazione autentica, deve prevedere sempre la possibilità di incontri conoscitivi ed open day che possano aiutare a conoscere l’offerta di servizi.