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Attivare la Comunità: il racconto di Portierato SPPLIT

22 Gennaio 2020 ore 15:10

Torniamo a condividere i racconti in prima persona della Comunità PIN!

Riprendiamo con Portierato di comunità SPPLIT che con l’anno nuovo ha voluto parlarci delle iniziative svolte a Putignano (BA) nel novembre 2019 e i progetti per febbraio. Scopriamo come è andata dalla penna dei protagonisti e prendete spunto: anche i vostri racconti saranno pubblicati su questo blog!

Due primi appuntamenti, tenutisi nei giorni 9 e 23 novembre 2019, coordinati da Pasquale Bonasora, mentore dell’associazione e consigliere nazionale di “Labsus Laboratorio per la sussidiarietà”, hanno segnato l’avvio del processo di attivazione della comunità e in particolare degli abitanti del quartiere San Pietro Piturno a Putignano, dove si concentrerà la maggior parte della nostra azione.

Il primo incontro è stato più che altro conoscitivo tanto che si è svolto in modo molto informale, gustando caffè, tisane e dolci fatti in casa. Sono stati ripresi i punti principali del progetto, è stato ripresentato il team del portierato, è stato presentato il percorso che,  di lì a poco, avrebbe coinvolto i cittadini e in primis gli abitanti del quartiere.

Già in questo primo incontro è stato possibile abbozzare insieme ai partecipanti i primi servizi di supporto alla quotidianità, dando la priorità a quelli  ritenuti prioritari per gli abitanti del quartiere.

In occasione del secondo incontro del 23 novembre sono stati definiti meglio i meccanismi di funzionamento dei servizi individuati, ne sono state valutate le criticità e le modalità di gestione.

La sperimentazione partirà a febbraio 2020 con i seguenti servizi:

  1. Car pooling San Pietro P. – Putignano – San Pietro P.;
  2. Spesa a domicilio con l’obiettivo di creare in un momento successivo un emporio di comunità;
  3. Emporio Fai da Noi ‘Rjuso Collettivo!’ (supporto alla povertà abitativa tramite prestito gratuito di attrezzi e materiali per il bricolage).

Uno degli obiettivi del progetto di portierato era anche quella di riqualificare e abbellire il quartiere con piccole iniezioni di “bellezza”, limitatamente alle proprie possibilità e disponibilità. Sebbene il Natale fosse vicinissimo, ci si è attivati per fare qualcosa con il quartiere e per il quartiere. E il risultato è stato tra i più belli che mai avremmo immaginato. In pochi giorni sono stati organizzati, riscuotendo peraltro anche grande successo e apprezzamento, tre  importanti momenti vissuti con la comunità:

  • il 12 dicembre si è tenuto il primo vero falò di S. Lucia a San Pietro P., come vuole la tradizione a Putignano,
  • il 13 un laboratorio di riciclo creativo per realizzazione di addobbi natalizi da allestire nella piazza principale del quartiere,
  • il 14 il decoro della piazza tramite luci natalizie, addobbi realizzati e pitturazioni delle panchine con frasi in dialetto barese.

Un periodo carico di lavoro, emozioni e gratificazione che ha posto le basi dell’operato che questo nuovo anno porterà!

Il portierato da mesi cercava casa e vista l’impossibilità dell’amministrazione locale di disporre e destinare al portierato locali idonei ad ospitarlo, di comune accordo con i partecipanti agli incontri, è stato deciso di dare casa ai portieri in una casetta di legno, che verrà ubicata in un’area ritenuta idonea per tale scopo, all’interno dell’area parco giochi del quartiere. Essa fungerà da front office del portierato nonché punto di riferimento nel quartiere.

Ci aspettano ancora tante nuove sfide che accoglieremo con fiducia!

Copertina del post Kaufman racconta “Lucca Comics: a distanza siderale dalla torre di co

Kaufman racconta “Lucca Comics: a distanza siderale dalla torre di controllo”

16 Dicembre 2019 ore 11:18

Continuando a condividere i racconti delle esperienze straordinarie della Comunità PIN, oggi vogliamo darvi un assaggio di come è andato l’Accompagnamento PIN @ Lucca Comics. Questa volta, la prospettiva non è quella dello staff, ma a scrivere il resoconto della kermesse è Kaufman, uno dei progetti protagonisti e beneficiari di questa visita professionale svoltasi dal 31 ottobre al 2 novembre.

Buona lettura!

LUCCA COMICS: A DISTANZA SIDERALE DALLA TORRE DI CONTROLLO

La Nasa ci ha insegnato ad andare sulla luna

ma non a tornare sulla terra

Neil Armstrong

Da sempre amiamo le storie e non potevamo che finire al Lucca Comics con una massa informe di persone, un brusio costante, la pioggia e code, code, code di gente ovunque!

Siamo abituati a stare nella folla, frequentiamo i festival e aspettiamo con pazienza il nostro turno in coda fuori da un cinema, da un teatro o al firma copie dei nostri autori preferiti ma Lucca è diversa: le mura di cinta sono un anello all’interno del quale è disegnata una dimensione altra e ogni cosa non è mai così scontata come sembra.

Viaggiamo e ci piace scoprire quello che si nasconde dietro ogni luogo, la mobilità è una ricchezza e un lusso che coltiviamo con tenacia, qualcosa che rende la routine una culla in cui rifugiarci quando siamo stanchi; ma Lucca non è grande, le strade sono le solite eppure è una città ricca di mondi in cui si macinano chilometri senza alcun ausilio tecnologico perché i telefoni sono in tilt, ci si perde di continuo e agli appuntamenti non è possibile arrivare puntuali perché per percorrere cinquecento metri il ritmo è quello delle processioni della settimana santa.

Il caos del Lucca Comics ha messo in crisi anche noi, ebbene si, eppure, al ritorno, tutto questo – eccetto un sano e legittimo rifiuto per la folla – non ci ha fatto esitare un attimo nel dire: ‘ci tornerei ancora e ancora!’.

La gioia di vedere, in persona, protagonisti di fiabe, serie tv, imprecisati film e fumetti si mescola a quel sentimento nostalgico che ti spinge, per una foto, tra le braccia di un ghostbuster solitario e malinconico che si aggira tra i più trendy Joker; che ti fa lanciare un occhiata sdegnata al ragazzo che cita Big Bang Theory davanti al divano di Friends; che ti fa scoprire protagonista di un’involontaria gag quando ormai, nel pieno dell’atmosfera Comics, vedi due giovanotti muniti di casco e ti lanci nell’ipotesi: ‘Power Ranger!’, per poi ascoltare ‘We’re up all night to get lucky …’ e scoprire che i due non possono che essere i Daft Punk, poco male … sei entrato nel mood e questo basta!

Parate di Cosplayer, milioni di fumetti, supereroi che sfidano la pioggia all’interno delle mura di Lucca, una location unica e fiabesca. Aria di festa, gioco e tanti autori, disegnatori, grandi maestri a incontrare il pubblico.

Una dimensione unica vissuta con un gruppo che conosce l’amore per il proprio progetto e l’infaticabile entusiasmo di chi cerca di fare della propria passione il proprio lavoro, questi sono stati Aldo e Giacomo, Alessandra, Francesca e Marco, Luciana, Ludovico, Michele, Roberta e Francesca, Davide e Maria; anche loro in coda, sotto la pioggia, immersi in un’avventura unica dalle trame fittissime senza i quali sarebbe stato impossibile vivere così serenamente giornate di enorme caos nel quale ci siamo continuamente aiutati a fare ordine guidati dallo sguardo sornione di Gianluca.

A incorniciare questo bel quadro un momento unico: la passeggiata con Alessandro Bilotta per le vie di Lucca ‘come Mercurio e Ottone’ tra le vie di Roma a programmare il futuro di Kaufman, a immaginare di portare la sceneggiatura del fumetto in Puglia per scrivere nuove storie e insegnare come fare a raccontare sempre la stessa storia: quella dell’essere umano, di noi stessi e degli altri che, in fin dei conti, non è mai la stessa.

E al rientro ti ritrovi a canticchiare:

… Though I’m past one hundred thousand miles

I’m feeling very still

And I think my spaceship knows which way to go …

 

 

 

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Maker Faire Rome: a raccontare l’esperienza è Drone Space Salento!

28 Novembre 2019 ore 15:15

L’esperienza dello stand condiviso durante l’Accompagnamento PIN alla Maker Faire Rome ve l’avevamo già raccontata, ma oggi cediamo con piacere la parola ai protagonisti!

Di seguito il racconto di Lorenza e Simone, soci fondatori di Drone Space Salento ovvero la struttura attrezzata per appassionati di droni da gioco.

Con molto orgoglio ed entusiasmo noi di Drone Space Salento ci siamo candidati a questa nuova esperienza per dimostrare che il progetto vincitore e premiato da Arti fosse un progetto valido in grado di catturare l’interesse della popolazione comune.

Il nostro obbiettivo al Maker Faire di Roma era quello di diffondere la conoscenza dei multirotori pilotati in prima visione e di vendere le nostre competenze. Ci siamo cosi organizzati portando quanto più materiale possibile per far rendere al meglio l’idea di quello che facciamo.

Abbiamo messo sul nostro tavolo e in esposizione diverse configurazioni di droni da corsa, assemblati e programmati da noi, ognuno con un utilizzo differente: Drone Racing, Drone Freestyle, Drone Cinewhoop, ecc.

Abbiamo spiegato ai più curiosi che cosa fossero e come venissero utilizzati questi strumenti, abbiamo messo a disposizione un simulatore di volo e un monitor fpv per spiegare e far provare ai più giovani come si vola con un drone da corsa in prima visione, cioè indossando degli occhiali che vedono esattamente quello che vede la camera a bordo del mezzo.

Tantissime le persone interessate al nostro stand e tanti i contatti presi per probabili collaborazioni,  con oltre 500 brochure e 500 bigliettini da visita consegnati tra professori, utenti privati, e aziende, ritorniamo a casa soddisfatti e con il sorriso.

Molto importante è stato il supporto dello staff pin giovani in qualità di accompagnatori a questo grande evento, sono parte fondamentale in queste iniziative. Personalmente grazie a loro se ho conosciuto il Dott. Alessandro Ambrosi Presidente della Nuova Fiera del Levante, interessato ad organizzare un evento dedicato alle attività del mio progetto supportando cosi la mia organizzazione.

Ritorniamo a casa con un bagaglio pieno di consigli da parte degli accompagnatori e con una voglia di dimostrare che sappiamo crearci il nostro futuro, senza nessun bisogno di dover emigrare fuori dal nostro territorio, la Puglia sta crescendo e le occasioni per noi giovani non mancano, sta a noi cercarle!!!!

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Cara mamma PIN: Fervere al Kombucha Summit si racconta

11 Novembre 2019 ore 09:48

Riceviamo e condividiamo questa emozionante letterina scritta di pancia da Daniele, co-fondatore del laboratorio di Kombucha Fervere, in occasione della sua partecipazione al Kombucha Summit di Berlino. Destinatario? Mamma PIN!

Ciao mamma PIN,

è da un po’ che non mi faccio sentire, lo so. Da quando si è chiuso il progetto siamo stati presi dalla rendicontazione e da tante altre belle cose che stanno succedendo qui a Fervere.

Per fortuna –anche se la fortuna poco centra e credo sia stato molto più importante l’impegno messo in questi 18 mesi – quello che è iniziato come un gioco sta diventando un progetto sempre più impegnativo, faticoso e divertente, che ci regala il brivido di dover affrontare costantemente nuove sfide.

Le novità sarebbero tante e non basterebbe una lettera per scriverle tutte, e per questo che oggi voglio raccontarti come è andata a Berlino in questi giorni appena trascorsi. Ricordi, ti avevo scritto su WhatsApp che saremmo andati al Kombucha Summit, il primo evento dedicato ai produttori di kombucha – e se ti sei scordata cosa sia il kombucha, eccoti la nostra guida sul kombucha in Europa.

È stata senza ombra di dubbio di un’esperienza molto positiva, che ci ha permesso di accrescere la nostra consapevolezza sul mondo del kombucha: dalla produzione, al consumo, al mercato. Erano infatti presenti un centinaio di altri produttori provenienti da tutta Europa, dal Portogallo alla Lituania, e appassionati ed esperti da Stati Uniti, Canada, Sud America e Australia.

In 48 ore di conferenza abbiamo potuto conoscere, assaggiare e stringere relazioni con chi come noi, prima o dopo, ha avviato la propria produzione di kombucha.

Questo è importante perchè finora non abbiamo mai avuto modo di confrontarci realmente con nulla, rischiando di essere autoreferenziali e poco realistici. Lo scenario che ne è venuto fuori è infatti stato differente da quello che avevamo immaginato in questi mesi. E ci deve spingere a fare delle riflessioni su ciò che Fervere è e vuole diventare, affinchè possa continuare a essere un progetto in crescita, che ci dia soddisfazioni e ci permetta di divertirci facendo del buon kombucha.

Ma facciamo un passo indietro. Innanzitutto l’evento è stato davvero ben organizzato e l’affluenza è stata importante. C’erano infatti oltre 250 partecipanti tra produttori e appassionati da tutto il mondo (prevalentemente Europa). Uno dei primi talk ha fatto luce sullo stato del mercato del kombucha in Europa, ponendo l’accento su quanto questo trend sia in crescita e su come in alcune nazioni (Inghilterra in primis) la concorrenza cominci a essere forte. Grandi aziende americane, come GT’s Kombucha, si sono affacciate al mercato europeo e alcune realtà europee stanno crescendo in maniera molto rapida.

Questo ci ha permesso di capire che in Europa ci sono tante realtà che da piccola produzione artigianale stanno diventando vere e proprie industrie con decine di migliaia di litri di kombucha prodotti ogni mese. Parallelamente al Kombucha Summit sono però emerse realtà più simili alla nostra, cara mamma PIN, che hanno obiettivi diversi e che vogliono puntare su un kombucha artigianale, tradizionale e di qualità. Che oltre ad essere buono abbia proprietà benefiche per il nostro organismo.

Ci è sembrato quindi evidente che si stia creando uno spaccato tra queste due maniere di concepire il kombucha.

Durante il summit abbiamo potuto anche degustare decine di kombucha diversi portati dai tanti produttori. Purtroppo i nostri non sono mai arrivati e quindi non abbiamo potuto avere feedback.

Ne è emersa una varietà di gusti, bottiglie, colori, e tipologie veramente molto vasta. Ma molti (almeno l’80% di quelli provati) accomunati da un gusto abbastanza dolce e con evidente addizione di co2. Probabilmente per intercettare il gusto del mercato, già abituato a bevande molto gasate e zuccherine.

È stato per noi importante vedere susseguirsi sul palco del Kombucha Summit produttori, spesso nostri coetanei, che hanno raccontato la loro esperienza, ponendo l’accendo su come siano riusciti a scalare la produzione e sui canali adottati per promuovere i propri prodotti.

Altri interessanti spunti sono relativi al confezionamento: molti stanno virando verso le lattine (per questioni di costo e facilità di approvvigionamento rispetto al vetro) e in tanti hanno iniziato il confezionamento nei fusti (come quelli della birra).

Oltre i talk e i momenti di confronto con altri produttori o aspiranti tali abbiamo poi potuto visitare due “kombucherie”. La prima è stata ManuTee, un’azienda che commercializza tè e che da qualche anno ha iniziato la produzione di kombucha. Ora ne producono oltre 10.000 litri al mese in un impianto semi-industriale che non abbiamo visitato. La seconda è stata Barbucha.

La differenza tra le due realtà era abissale, così come quella raccontata nella prima parte di questa lettera.

La prima è ormai una kombucheria industriale, che produce un kombucha di qualità media, dolce e con aggiunta di co2, presente in supermercati e tanti locali. La seconda una piccolissima realtà che realizza kombucha di grande qualità – sicuramente i più buoni provati per i nostri gusti – che vende solo ai clienti del proprio bar.

Insomma, cara mamma PIN, è stato davvero importante per noi partecipare a questo evento. Mentre vedevo avvicendarsi sul palco i relatori spesso venivi preso da un senso di sballottolamento. Non immaginavo che in Europa ci fossero realtà così “avanti”.

Sarà importantissimo nel prossimo futuro capire che direzione vuole prendere Fervere alla luce di questa epifania.

Spero di essere riuscito a farti rivivere un po’ questo Kombucha Summit e il fermento in cui sguazziamo.

Un abbraccio forte,

il tuo Daniele Pignone, co-fondatore di Fervere.