Blog

Stai visualizzando: tutti i post sull'argomento "follow up"
Copertina del post Conoscersi per collaborare: l’incontro con la Pròdeo S.p.a.

Conoscersi per collaborare: l’incontro con la Pròdeo S.p.a.

03 Agosto 2021 ore 16:20

Ricco di spunti e di idee l’incontro che si è tenuto il 21 luglio con Piero Cosoli, Direttore Operativo di Pròdeo S.p.a.

Una prima parte dedicata alla presentazione della Pròdeo, con cenni al ricco curriculum di Cosoli, ex CEO di Mermec e Country Manager di Man Power, e subito focalizzata sulle ultime evoluzioni dell’azienda e sul vero motivo di questa “chiamata alle armi” indirizzata ai vincitori PIN del settore tecnologico: verificare la presenza di startup che hanno utilizzato o sviluppato, o che sarebbero capaci di realizzare, componenti o tool in grado di supportare il processo di dematerializzazione ed estrazione di informazioni semanticamente intelligenti dal patrimonio di milioni di pagine, strutturato in maniera digitale, gestito dalla Pròdeo S.p.a. Un patrimonio che come ha sottolineato Cosoli, impone rigide regole per la sua gestione e utilizzazione, essendo per di più in alcuni casi vincolato come bene culturale. L’ambizione è grande se, in fondo, si sta parlando di un utilizzo più agevole da parte di enti pubblici, privati o semplici cittadini di documenti che rappresentano, per le informazioni contenute, una risorsa preziosissima. E le tecnologie possono venire in aiuto per offrire soluzioni sempre più avanzate e sofisticate che rendano più facilmente fruibile un bene così importante per la collettività.

Il dialogo che si è instaurato, che ha visto la partecipazione anche di due rappresentanti di imprese senior facenti parte del network di aziende con cui la Pròdeo collabora, ha permesso di affrontare gli ambiti più innovativi di applicazione delle tecnologie informatiche. Marco di Helena, Roberto di Devied, Vito di Agorà Mathematica, Taniel di RENAI, Gabriele e Angelo di Openpost, Gianluca di Miracle, Vito di SuFacebook.it si sono raccontati e hanno condiviso competenze ed esperienze sul campo e le azioni in cui attualmente sono coinvolti.

 

 

Incontri come questo permettono di valorizzare i giovani talenti e le società da poco avviate che, in un momento non facilissimo come quello che stiamo vivendo, si mettono in gioco e propongono idee e soluzioni innovative. Da queste iniziative scaturisce la capacità, purtroppo non così diffusa, da parte di grandi aziende di porsi in ascolto verso le start up, percependo e dando il giusto valore al “peso” delle giovani idee.

Lo stesso Cosoli ha riconosciuto che probabilmente con alcuni dei presenti si potrà instaurare un dialogo reciproco, successivo all’incontro, mentre con altre, non proprio in linea per le soluzioni richieste nel breve periodo, potrebbe tuttavia scaturire un futuro contatto nel medio-lungo periodo.

La bellezza di queste occasioni sta nelle nuove idee e soluzioni che potranno nascere. E non resta che attendere futuri aggiornamenti!

 

Copertina del post Iperurania Arts: creatività e arte alla base di un successo imprenditoriale

Iperurania Arts: creatività e arte alla base di un successo imprenditoriale

05 Luglio 2021 ore 15:57

Giulia e Federico grazie all’avviso PIN hanno lanciato il videogioco “Beyond the Sky”, trasformando un’idea in un vero e proprio prodotto culturale di successo a livello internazionale. Con Iperurania Arts più di tre anni fa si sono dati un assetto imprenditoriale e si sono lanciati alla conquista del complesso e mutevole mercato di riferimento. Tra contest, eventi di settore, formazione, nuovi progetti e la fiducia ottenuta da partner prestigiosissimi il loro percorso è tutt’altro che scontato. Seguiamo il loro viaggio e le loro riflessioni in questa intervista.

 

Quanto per l’avvio della vostra impresa è stata importante la fase di progettazione e in particolar modo la stesura del canvas?

La fase di progettazione è stata senza dubbio il momento più importante per l’avvio della nostra impresa perché ci ha consentito di chiarire sin da subito obiettivi e modalità per la realizzazione di Iperurania Arts. Sicuramente, in questo senso, la stesura del canvas è stato uno dei momenti fondamentali. Nessuno di noi, prima di questo progetto, aveva avuto esperienza, né diretta né tanto meno indiretta, di impresa o di libera professione. Per noi, quindi, il canvas è stato come una bussola che ci ha aiutato a capire come strutturare le nostre idee da un punto di vista imprenditoriale e professionale e ci ha aiutato a definire bene quale fosse la nicchia di mercato che, con i nostri prodotti e i nostri servizi, volevamo colmare.

 

Durante lo svolgimento delle attività progettuali ci sono stati eventi ed occasioni che più di altri hanno contribuito allo sviluppo del vostro follow up?

Nel corso della realizzazione del progetto abbiamo avuto modo di partecipare a diversi eventi di tutte le dimensioni, dal piccolo evento locale a fiere di calibro internazionale come Milan Games Week, Lucca Comics and Games e Casual Connect. Tra tutti questi, due occasioni in particolare, secondo noi, hanno contribuito particolarmente al nostro follow-up. Innanzitutto Neoludica, il primo evento a cui abbiamo partecipato come Iperurania Arts, tenutosi sull’isola di San Servolo a Venezia e interamente dedicato alla Game Art e ai suoi protagonisti, che ci ha consentito di entrare in contatto e di stringere rapporti professionali con altri attori quali, ad esempio, TuoMuseo, col quale abbiamo avuto modo di collaborare, pur non avendo all’epoca un prodotto completo. Il secondo è stato sicuramente Svilupparty, evento che si tiene con cadenza annuale a Bologna dedicato interamente agli sviluppatori di videogiochi indipendenti italiani, che ci ha consentito di costruire una serie di rapporti professionali e non con altri sviluppatori da tutta Italia e che ci ha dato modo di entrare in contatto con realtà come IIDEA, ovvero l’associazione di categoria dell’industria dei videogiochi in Italia.

 

Giulia e Federico con il game designer Tim Schafer

 

Il Ministero della Cultura ha di recente equiparato i videogiochi ai prodotti audiovisivi e cinematografici riconoscendoli come espressioni dell’ingegno creativo e opere di particolare valore culturale. Il vostro prodotto risponde a queste caratteristiche e perché? 

Siamo molto molto felici del lavoro di mediazione portato avanti dalle associazioni di settore, tra cui chiaramente IIDEA, e gli organi governativi che hanno condotto a questo importantissimo risultato. È un grande risultato per chi come noi, da anni cerca di evidenziare le forti potenzialità del videogioco come mezzo di espressione artistica al di là della concezione meramente ricreativa che solitamente si ha di esso.
Il nostro primo progetto, “Beyond the Sky” è stato pubblicato prima che il Ministero deliberasse in merito e pertanto, tecnicamente parlando, non rientra nei canoni stabiliti. In ogni caso, abbiamo realizzato il nostro primo videogioco tenendo ben in mente la volontà di comunicare qualcosa, di riunire simboli e metafore, proprio come per la creazione di una qualunque opera artistica. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare comunemente, questa nostra linea di azione è stata molto apprezzata dalla critica e dal nostro pubblico. Al di fuori dell’ambiente, spesso i videogiocatori sono ancora vittima di pregiudizi, ma in realtà sono affamati di opere artistiche e anch’essi desiderano vedere riconosciuto al medium dell’opera interattiva il giusto merito.

 

Quali sono stati gli eventi internazionali che più hanno influito sul successo del vostro videogioco? Quale approccio suggerite di avere in questi contesti?

Sicuramente Casual Connect a Londra, dove il nostro videogioco “Beyond the Sky” ha ricevuto una nomination come miglior videogioco e, senza dubbio, First Playable a Pisa nella sua prima edizione e online per le successive (avvenute in piena pandemia), dove abbiamo avuto modo di prendere contatti con aziende e publisher provenienti da tutto il mondo. Una cosa che abbiamo imparato in questi anni partecipando a molti eventi nazionali e internazionali di settore, sia aperti al pubblico sia per professionisti, è che molto spesso le dimensioni dell’evento o il suo prestigio mediatico, non sono così importanti come può sembrare. Per quanto un evento possa sembrare un fallimento dal punto di vista, magari, dell’affluenza, ci possono essere sempre risvolti positivi. Ad esempio, è possibile avere più tempo per instaurare rapporti con altri professionisti che spesso si possono tradurre in collaborazioni o, ancora, può essere più semplice entrare in contatto con la stampa. Insomma, sicuramente partecipare agli eventi è molto importante e da ognuno di essi può scaturire qualcosa di buono, fosse anche solo l’esperienza di aver allestito la propria postazione o l’amicizia nata con il vicino di stand. Nel corso dell’anno, tuttavia, è probabile che il tempo e le risorse da dedicare agli eventi sia limitato, quindi è bene ragionare su quali di questi possano considerarsi più adatti agli obiettivi che ci si prefissa di realizzare. Non bisogna lasciarsi ingannare dalle dimensioni o dal prestigio dell’evento, tante volte eventi piccoli ma in linea con i propri obiettivi possono rivelarsi più proficui.

Federico con i game designers John e Brenda Romero

 

Avete stretto accordi a livello aziendale di cui andate particolarmente fieri?

Sicuramente tra quelli di cui andiamo più fieri possiamo nominare quelli stretti con le mutinazionali Microsoft, Sony e Valve, veri colossi nel settore del gaming e non solo che sicuramente non hanno bisogno di presentazioni. A livello nazionale invece siamo fieri delle nostre partnership e collaborazioni con TuoMuseo, l’azienda che per prima ha accostato i videogiochi ai musei e la Scuola Internazionale di Comics di Firenze, insieme alla quale cerchiamo di far crescere le opportunità nel settore per chi ci si affaccia ad esso.

 

Cosa conta nel primo approccio con le grandi aziende multinazionali?

Ci sono diverse cose di cui tener conto in questi casi. La prima, probabilmente la più rassicurante, è che, per quanto grandi e internazionali, le società sono comunque composte da persone e sono più che disposte ad instaurare relazioni con altre aziende, anche piccole. Ma perché questo avvenga è importante avere una certa credibilità: bisogna sicuramente saper dimostrare di essere in grado di sviluppare il proprio prodotto e di essere un soggetto credibile avendo un sito internet e una casella di posta elettronica col dominio dell’azienda, ma tale credibilità parte anche dalla scelta della forma giuridica. Spesso il primo contatto passa attraverso form e processi automatizzati che fanno una prima scrematura e tali processi non prevedono la possibilità di dialogo con determinate realtà, come singoli individui, partite iva o associazioni, ma solo con aziende. È, quindi, molto importante tenere presente questa cosa nella fase di avvio della propria attività e scegliere con consapevolezza per non doversi poi trovare a correggere in seguito.

 

Come avete risposto alla mutevolezza del vostro mercato di riferimento?

Il mercato videoludico è un mercato in enorme crescita e cambiamento costante. Ogni giorno vengono pubblicate centinaia di giochi nuovi. L’utente, il giocatore, chiaramente non può acquistarli tutti e deve dunque operare una scelta tra migliaia di videogiochi. Proprio per questo motivo, nel nostro settore, spesso, l’andamento fisiologico delle vendite di un prodotto inizia con un grosso boost iniziale che va via via attenuandosi nel corso dei mesi. Solitamente la realizzazione di un videogioco al giorno d’oggi può richiedere anche diversi anni, per questo motivo, non è insolito, soprattutto per aziende piccole, diversificare il proprio campo di azione. Nel nostro caso, ad esempio, oltre alla creazione di videogiochi nostri, abbiamo instaurato rapporti con altre società e abbiamo cominciato a creare giochi e applicazioni anche per conto di altre aziende, con la formula B2B. Un altro settore in cui ci siamo espansi molto volentieri è quello della formazione. Il nostro lavoro richiede abilità e conoscenze molto particolari e che, per quanto molto richieste, a oggi non è sempre facile trovare, così abbiamo cominciato a collaborare con scuole di formazione e scuole private come ad esempio la Scuola Internazionale di Comics di Firenze creando dei percorsi formativi dedicati al mondo della creazione di videogiochi e partecipando anche come docenti, cominciando così a formare quelli che diventeranno nostri colleghi, ma anche nostri collaboratori.

 

A cosa state lavorando adesso?

Siamo a lavoro su due nuovissimi progetti, videogiochi ovviamente, e ci stiamo preparando a sperimentare anche nuove forme di vendita. Ancora non ce la sentiamo di entrare troppo nel merito, ma possiamo assicurare che, come sempre, rispecchieranno in pieno il nostro stile e il nostro amore per l’arte, la musica e la letteratura!

Copertina del post Wosh: un brevetto per migliorare i servizi alle lavanderie

Wosh: un brevetto per migliorare i servizi alle lavanderie

08 Giugno 2021 ore 16:45

Ad un anno dalla vittoria, ecco che arriva un’altra bella notizia: Wosh, l’app che digitalizza il processo di gestione e fruizione delle lavanderie artigianali con base a Lecce, deposita il brevetto per proteggere le principali novità tecnologiche e pone le fondamenta per gli sviluppi futuri!

Ed è così che ci comunicano la crescita del progetto, attraverso un comunicato stampa che spiega il funzionamento dell’app, gli sviluppi messi a punto nonostante l’anno di difficoltà e il futuro lancio sul mercato.

Buona lettura!

WOSH: L’APP CHE DIGITALIZZA E MIGLIORA I SERVIZI DELLE LAVANDERIE

Nata grazie al Bando PIN della Regione Puglia, dopo un anno ha già depositato un brevetto ed è pronta per essere lanciata sul mercato

Lecce – A un anno di distanza dal “via” ha già depositato un brevetto ed è pronta per essere lanciata sul mercato: è WOSH, un’app mobile che digitalizza il processo di gestione e fruizione delle lavanderie artigianali, assicurando una maggiore tracciabilità degli abiti che vengono consegnati.
WOSH è un progetto dell’azienda Leccese Futura Srls, costituita a giugno 2020 grazie al finanziamento del bando PIN – Pugliesi Innovativi della Regione Puglia. Figlio di un’idea di due fratelli, Stefano e Fabio, cresciuti nella storica lavanderia di famiglia, WOSH coniuga la loro esperienza nel settore con gli studi ingegneristici di Stefano e la passione per la tecnologia di Fabio, accettando la sfida di dotare le piccole realtà artigianali di strumenti digitali orientati al miglioramento di quei servizi essenziali in una società sempre più connessa.

Nello specifico, WOSH si pone l’obiettivo di favorire l’automazione dei principali servizi offerti dalle lavanderie artigianali, digitalizzando il sistema di ricezione ed evasione degli ordini e consentendo al cliente di monitorare lo stato di lavorazione dell’indumento attraverso un’applicazione mobile, limitando il periodo di giacenza dei capi e ottimizzando le modalità di interazione attraverso notifiche push in real-time, eludendo il rischio di smarrire gli abiti. Il progetto è cresciuto in corso d’opera, andando oltre i deliverable inizialmente previsti con l’Integrazione di funzionalità atte a potenziare le prestazioni della piattaforma quali: il servizio di ritiro veloce che permette ai clienti di pianificare orario e data del ritiro in lavanderia degli indumenti pronti, la funzione “Urgenze” che consente di richiedere una maggiore priorità nella lavorazione di uno o più indumenti; lato backend invece sono stati integrati grafici e tabelle utili al gestore della lavanderie a monitorare in maniera semplice e veloce lo stato delle lavorazioni previste, il reporting di quelle pregresse e l’andamento dei ricavi.

È stata inoltre già avviata un’azione di potenziamento della brand awareness con la creazione di una landing page dedicata.

Quanto sviluppato con il progetto WOSH è stato oggetto di brevetto per invenzione industriale presentato in data 19 Marzo 2021, a circa un anno dalla fondazione della società; il brevetto oltre a proteggere quelle che sono le principali novità tecnologiche proposte da WOSH, pone le fondamenta per gli sviluppi futuri.

Wosh è presente sui social e sul sito www.wosh.it.

Copertina del post La strada verso il futuro di Rubik

La strada verso il futuro di Rubik

03 Maggio 2021 ore 09:21

Nella sezione “Vincitori” loro sono gli ideatori e componenti del progetto “Pleis” e i fondatori della Rubik Srls: ma dal giugno 2017 (quando sono partiti) ad oggi, Gianni Inguscio, Roberto Cuppone e Roberto Costantini hanno fatto tantissima strada. Parlano la lingua dell’innovazione tecnologica e della digitalizzazione, hanno uno sguardo attento al presente ma anche al futuro. Ci hanno raccontato le loro sfide e le loro conquiste, tracciando l’evoluzione del proprio percorso, destinato a tante, ulteriori novità. Non resta che continuare a seguirli e osservare ciò che hanno in serbo per il mercato nei prossimi mesi, intercettando i futuri passi delle loro idee.

 

Come si è evoluta la Rubik dalla chiusura del progetto nato con l’avviso PIN ad oggi?

Dai primi passi con PIN, ad oggi, di strada ne abbiamo fatta davvero tanta. Siamo ben consapevoli di essere solo all’inizio della nostra maratona, per carità, ma se stoppiamo un secondo la corsa per riprendere fiato e ci guardiamo indietro, possiamo dire di essere molto orgogliosi di quanto fatto. In questi anni abbiamo consolidato la struttura interna, siamo diventati una Startup Innovativa, abbiamo cambiato ufficio, aumentato costantemente il fatturato, conquistato clienti in tutta Italia, lanciato nostri prodotti, partecipato a fiere, iniziato ad affacciarci all’estero e perché no… superato pandemie!
Continuando la metafora, PIN ci ha fornito le scarpe giuste per poter correre, dato una bella spinta e l’incoraggiamento che cercavamo per iniziare a muovere velocemente le gambe.

 

Quali sono i prodotti a cui state attualmente lavorando?

Fin dalla nascita “Rubik” è stata idealmente divisa in due aree di lavoro: l’area digital dedicata ai servizi digitali per i nostri clienti (app, siti web, e-commerce, gestionali, web marketing) e l’area innovation dedicata ai nostri prodotti interni e che crediamo fortemente ci possano garantire le migliori prospettive di crescita e di scalabilità.

Insieme a “Pleis“, quindi, il circuito di informazioni turistiche geolocalizzate con cui abbiamo partecipato a PIN, attualmente portiamo avanti altri prodotti completamente ideati, realizzati e gestiti dal nostro team.

SeeYouFood” prima di tutto, pensato per il settore della ristorazione e del delivery: partita come una “semplice” app per la gestione degli ordini food ora si è evoluto al punto di essere un touchpoint digitale unico fra ristoratore e cliente, inglobando una serie incredibile di funzionalità a disposizione dei ristoratori sotto forma di app personalizzate: dalla gestione degli ordini web al take away, dalla prenotazione dei tavoli ai menu contacless, dal self ordering alle funzionalità di engagement e gamification, dal crosseling alla gestione dei fattorini. E tanto tanto altro. Un progetto portato avanti con i ragazzi di 3M Lab (un’altra piccola grande realtà del nostro territorio) e che, grazie e per colpa della pandemia, ha spiccato il volo in questi mesi.

RisarcimentoViaggi” poi, è un altro progetto a cui teniamo e in cui crediamo tantissimo: si tratta di una piattaforma web che permette ai viaggiatori vittime di disagi aerei (ritardi, cancellazioni, problemi con i bagagli, vacanze rovinate, ecc.) di ricevere i risarcimenti previsti dalla legge tramite assistenza legale gratuita, grazie alla partnership fra Rubik e un team legale esperto nel settore. Una squadra che in questi anni ha risarcito centinaia di passeggeri!

Infine vi presentiamo brevemente “Citygram“, con cui abbiamo vinto il bando TecnoNIDI della Regione Puglia. Progetto pensato per le comunità digitali: amministrazioni, territori, città che decidono di dotarsi degli strumenti tecnologici (app e piattaforme web) adatti a digitalizzare servizi e informazioni cittadine. Una sorta di evoluzione di “Pleis”, per le comunità cittadine invece che turistiche.

Il team Rubik insieme a Gianluca Monaco (3M Lab) nella sede di Galatone (Le)

 

Oltre PIN c’è stata qualche altra opportunità/agevolazione che ha permesso lo sviluppo della vostra impresa?

Si certo. Come anticipato, abbiamo vinto il bando TecnoNIDI, la misura della Regione Puglia per i progetti ad alto contenuto innovativo. Un’ulteriore occasione di crescita per noi. Contemporaneamente abbiamo cercato di allargare la rete di contatti business intorno a Rubik, cercando nuovi partner tecnologici con cui interagire, nuovi professionisti con cui collaborare, nuovi ambienti con cui confrontarsi. Passo dopo passo siamo arrivati a Milano, direttamente nell’hub dell’innovazione “LeVillage” by Crèdit Agricole. Un ecosistema che sostiene startup e aziende grazie alla sinergia tra grandi corporate, giovani imprese e, appunto, Crèdit Agricole.
Da quel momento abbiamo iniziato a guardare, per così dire, al di là del nostro naso.

L’hub dell’innovazione LeVillage By Crèdit Agricole di Milano

 

Cosa vuol dire per voi “mettere radici in Puglia”, pur formandosi altrove, e decidere di seminare qui la vostra idea, per poi restare e sviluppare la vostra azienda?

Siamo un gruppo di ragazzi che ha deciso di dare qualcosa al proprio territorio, facendo impresa dove siamo nati, ovvero nel Salento.
Alcuni di noi hanno studiato fuori, la maggior parte dei nostri clienti sono sparsi per l’Italia, ci confrontiamo quotidianamente con players “lontani” geograficamente, ma le nostre radici sono qui, nel “profondo Sud”. E qui vogliamo che sia anche il nostro futuro.
Perché ci crediamo, perché apparteniamo a questo territorio. Con tutti i limiti che conosciamo e che affrontiamo. Ma è anche questa una bella sfida.

 

Quanto è stato decisiva per voi la scelta di diversificare l’offerta di prodotti?

Fondamentale, potremmo dire. Non siamo “legati” al destino di un singolo prodotto ma portiamo avanti tutti i progetti con lo stesso entusiasmo, cercando poi (come è giusto che sia) le vere risposte nel mercato. L’esempio più significativo di questa strategia è rappresentato dall’ultimo incredibile anno che tutti noi abbiamo vissuto.
L’emergenza epidemiologica, oltre che stravolgere le nostre vite, ha inevitabilmente rallentato i nostri progetti a stampo turistico ma ha dato un’incredibile spinta a soluzioni digitali divenute imprescindibili, come “SeeYouFood”, che risolve problemi divenuti giganti in tempo di pandemia. Un prodotto che è dovuto crescere in fretta, passando da una giovane idea appena affacciata nel mercato ad un prodotto utilizzato da oltre 150 ristoratori in tutta Italia.

 

Come si fa a capire di avere l’intuizione giusta rispetto all’ideazione o allo sviluppo di un nuovo prodotto/progetto?

Il mercato, come dicevamo. La risposta è sempre il mercato. Puoi avere l’idea migliore del mondo, o credere di averla, ma solo il confronto con le persone e con i clienti ti dirà se la strada davanti a te è quella giusta.

 

Chi sono i vostri clienti e come si guadagna la loro fiducia?

Non esiste un profilo unico di clienti proprio perché, per fortuna, i servizi digitali sono ormai fondamentali per ogni realtà e categoria professionale. Aziende, attività commerciali, imprenditori, pubbliche amministrazioni, associazioni. Sparse in tutta Italia, specialmente nel Centro-Nord. Ma siamo felici di aver lavorato anche a qualche progetto estero: in particolare Londra, Malta, Parigi, Svizzera e Serbia.

 

La maggior parte della vostra clientela è ubicata nel Centro-Nord. Ritenete che in Puglia ci sia margine di contribuire alla crescita della comunità in termini di educazione alle tecnologie digitali con un ritorno anche per aziende come la vostra?

Si, crediamo fortemente nel nostro territorio. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo con convinzione. Ci rendiamo quotidianamente conto che la strada per renderlo veramente competitivo sia ancora lunga. Limiti dovuti probabilmente al tessuto economico, forse alla disponibilità di investimenti, o alla ricerca di opportunità o la giusta mentalità ancora da forgiare. Probabilmente un po’ di tutto questo. Ma le risorse umane, le persone, sono la vera ricchezza di questo territorio e crediamo che abbiano solo bisogno di trovare le giuste possibilità. E l’educazione digitale è senza dubbio una di queste.

 

Siete una delle imprese giovanili per le quali il Covid e la pandemia non hanno rappresentato una crisi ma un’opportunità. Ma basta solo trovarsi “col prodotto giusto nel momento giusto”, o serve anche altro?

Con “SeeYouFood”, di cui abbiamo parlato, ci siamo sicuramente trovati al posto giusto nel momento giusto. La pandemia ha accelerato in modo incredibile e inaspettato l’importanza percepita e reale del prodotto nel mercato. Ma questa “spinta”, da sola, non basta. Siamo stati fortunati prima, ma bravi poi a gestire quest’onda d’urto, lavorando di più, lavorando meglio, riorganizzando un team di persone che non era ancora pronto a guidare una macchina così veloce. E oggi eccoci qui, pronti a spingere sull’acceleratore ancora un po’. Un bel po’!

SeeYouFood, il touchpoint digitale unico fra ristoratore e cliente

 

Quali sono i vostri progetti per il futuro? Su cosa punterete per sviluppare ulteriormente il vostro business?

Testa sulle spalle, sempre, ma anche sguardo rivolto al futuro. Sappiamo che puntare sui prodotti, quelli giusti, è la strada da seguire. Per questo vogliamo concentrarci sui progetti di punta e farli crescere fino a quando saranno pronti per camminare con le proprie gambe, formando team di lavoro e strutture dedicate.
E questo processo è già in atto. Nel medio-lungo periodo, invece, puntiamo a varcare i confini nazionali confrontandoci con un mercato che attualmente conosciamo poco ma che siamo sicuri di poter affrontare. Con la testa sempre sulle spalle, lo sguardo in avanti… ma le radici ben salde nel nostro Salento!