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Maker Faire Rome: a raccontare l’esperienza è Drone Space Salento!

28 Novembre 2019 ore 15:15

L’esperienza dello stand condiviso durante l’Accompagnamento PIN alla Maker Faire Rome ve l’avevamo già raccontata, ma oggi cediamo con piacere la parola ai protagonisti!

Di seguito il racconto di Lorenza e Simone, soci fondatori di Drone Space Salento ovvero la struttura attrezzata per appassionati di droni da gioco.

Con molto orgoglio ed entusiasmo noi di Drone Space Salento ci siamo candidati a questa nuova esperienza per dimostrare che il progetto vincitore e premiato da Arti fosse un progetto valido in grado di catturare l’interesse della popolazione comune.

Il nostro obbiettivo al Maker Faire di Roma era quello di diffondere la conoscenza dei multirotori pilotati in prima visione e di vendere le nostre competenze. Ci siamo cosi organizzati portando quanto più materiale possibile per far rendere al meglio l’idea di quello che facciamo.

Abbiamo messo sul nostro tavolo e in esposizione diverse configurazioni di droni da corsa, assemblati e programmati da noi, ognuno con un utilizzo differente: Drone Racing, Drone Freestyle, Drone Cinewhoop, ecc.

Abbiamo spiegato ai più curiosi che cosa fossero e come venissero utilizzati questi strumenti, abbiamo messo a disposizione un simulatore di volo e un monitor fpv per spiegare e far provare ai più giovani come si vola con un drone da corsa in prima visione, cioè indossando degli occhiali che vedono esattamente quello che vede la camera a bordo del mezzo.

Tantissime le persone interessate al nostro stand e tanti i contatti presi per probabili collaborazioni,  con oltre 500 brochure e 500 bigliettini da visita consegnati tra professori, utenti privati, e aziende, ritorniamo a casa soddisfatti e con il sorriso.

Molto importante è stato il supporto dello staff pin giovani in qualità di accompagnatori a questo grande evento, sono parte fondamentale in queste iniziative. Personalmente grazie a loro se ho conosciuto il Dott. Alessandro Ambrosi Presidente della Nuova Fiera del Levante, interessato ad organizzare un evento dedicato alle attività del mio progetto supportando cosi la mia organizzazione.

Ritorniamo a casa con un bagaglio pieno di consigli da parte degli accompagnatori e con una voglia di dimostrare che sappiamo crearci il nostro futuro, senza nessun bisogno di dover emigrare fuori dal nostro territorio, la Puglia sta crescendo e le occasioni per noi giovani non mancano, sta a noi cercarle!!!!

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Con INCUBA un percorso di Accompagnamento per l’agrofood

27 Novembre 2019 ore 10:47

Campo da tennis, serre, dieci ettari di coltivazioni sperimentali, aule e alloggi per studenti, laboratori. C’è un luogo, appena fuori Bari, capace di proiettarti immediatamente in una dimensione cosmopolita, un vero e proprio campus in cui decine di studenti provenienti dai paesi che si affacciano sul Mediterraneo seguono master e attività di ricerca in ambito agricolo. In questa cornice, con un nutrito gruppo di vincitori PIN formato da Air&Soil, Bottega UnoPuntoZero, Don’t bee scared, iBicipedi, Lupantox, Fervere e Gisure – Nidi di Pietra, il 21 novembre siamo stati infatti ospiti della sede italiana del Ciheam, il Centro internazionale di alti studi agronomici mediterranei, fondato da 13 nazioni negli anni Sessanta. 

Si parlano molte lingue qui all’Istituto Agronomico del Mediterraneo ma tutte hanno in comune la voglia di sperimentare innovazioni, progettare azioni che favoriscano lo sviluppo sostenibile dell’agricoltura e delle comunità rurali. Parole chiave come ricerca, cooperazione, fanno da comune denominatore alle variegate attività che si svolgono in un’atmosfera davvero internazionale. 

Ad accoglierci lo staff che gestisce il progetto INCUBA, un’azione di accompagnamento a giovani imprenditori operanti nel settore agro-food, (inteso nelle sue accezioni di salute, ambiente, economia circolare, bioeconomia, agricoltura 4.0, sviluppo rurale, eco-turismo, industrie creative, imprenditorialità sociale ecc.) e che consente di accedere a un percorso di accompagnamento personalizzato, finalizzato al rafforzamento delle competenze imprenditoriali e del modello di business.

Dopo la presentazione delle attività di Incuba, ciascun partecipante ha avuto l’occasione di raccontare in breve la propria idea imprenditoriale e il percorso già realizzato. Un’ottima occasione per conoscere gli altri vincitori PIN che lavorano nello stesso settore, e con i quali già provare ad immaginare possibili occasioni di collaborare insieme in futuro. Fatto questo giro di conoscenza reciproca, ci siamo dedicati ad individuare i bisogni specifici di ciascun progetto. Il percorso di accompagnamento infatti sarà co-progettato e personalizzato il più possibile, consentendoci non solo di individuare i campi di maggiore interesse ma anche gli esperti da coinvolgere con il ruolo di mentor. Un modello un po’ inusuale quando si progetta un percorso di accompagnamento ma che permette, in maniera decisamente più efficace, di tarare l’offerta formativa e di accompagnamento sui reali bisogni dei partecipanti. Alcune attività saranno in comune infatti, come quelle volte ad approfondire gli aspetti legati al marketing e alla comunicazione, altre invece saranno individuate e affrontate attraverso un programma di mentorship personalizzato. Ulteriore incentivo ad impegnarsi in questo percorso la possibilità di essere uno dei 3 progetti che godrà di un voucher in servizi, da utilizzare, ad esempio, per visitare aziende all’estero che operano nello stesso settore. 

Una breve visita ai laboratori in cui si fa, tra le altre cose, ricerca sul batterio responsabile della Xylella, conclude la mattinata presso l’Istituto Agronomico del Mediterraneo. C’è una bella energia nel gruppo e andiamo via con il desiderio di approfondire la conoscenza con questa importante realtà nel corso delle attività di formazione che partiranno a breve. E già non vediamo l’ora di iniziare!

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PIN@MakerFaire Rome: foto e video dello stand condiviso!

22 Novembre 2019 ore 14:41

Un’altra bella esperienza di Accompagnamento PIN da raccontare: dal 18 al 20 ottobre 20198 giovani organizzazioni hanno condiviso un grande stand durante la Maker Faire – The European Edition, il più importante spettacolo sull’innovazione in Europa che celebra la cultura del “fai da te” in ambito tecnologico alla base del “movimento makers”.

Ricapitoliamo: i Vincitori selezionati che operano negli ambiti innovazione tecnologica, artigianato e salute e che hanno avuto a disposizione uno stand condiviso durante la tre giorni sono: iLonSilvercoalMaremossoDrone Space SalentoGepKabumHer, e Miracle approdati in fiera dopo una lunga preparazione con lo Staff PIN per affrontare al meglio la kermesse.

Non solo esposizione però: nel pomeriggio del 19 ottobre alle ore 18 c/o Padiglione 8, infatti, si è svolto il talk dal titolo “Innovative Apulians: experiences and opportunities in Apulia“, un incontro per parlare delle opportunità che la nostra regione a cura dello Staff PIN presente in fiera e con le testimonianze dei Vincitori del Bando PIN – Pugliesi Innovativi protagonisti di questo servizio di Accompagnamento PIN.

Come è andata? Se non vi siete fatti un’idea guardando le stories sul profilo Instagram dello staff, godetevi il video riassuntivo!

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Cara mamma PIN: Fervere al Kombucha Summit si racconta

11 Novembre 2019 ore 09:48

Riceviamo e condividiamo questa emozionante letterina scritta di pancia da Daniele, co-fondatore del laboratorio di Kombucha Fervere, in occasione della sua partecipazione al Kombucha Summit di Berlino. Destinatario? Mamma PIN!

Ciao mamma PIN,

è da un po’ che non mi faccio sentire, lo so. Da quando si è chiuso il progetto siamo stati presi dalla rendicontazione e da tante altre belle cose che stanno succedendo qui a Fervere.

Per fortuna –anche se la fortuna poco centra e credo sia stato molto più importante l’impegno messo in questi 18 mesi – quello che è iniziato come un gioco sta diventando un progetto sempre più impegnativo, faticoso e divertente, che ci regala il brivido di dover affrontare costantemente nuove sfide.

Le novità sarebbero tante e non basterebbe una lettera per scriverle tutte, e per questo che oggi voglio raccontarti come è andata a Berlino in questi giorni appena trascorsi. Ricordi, ti avevo scritto su WhatsApp che saremmo andati al Kombucha Summit, il primo evento dedicato ai produttori di kombucha – e se ti sei scordata cosa sia il kombucha, eccoti la nostra guida sul kombucha in Europa.

È stata senza ombra di dubbio di un’esperienza molto positiva, che ci ha permesso di accrescere la nostra consapevolezza sul mondo del kombucha: dalla produzione, al consumo, al mercato. Erano infatti presenti un centinaio di altri produttori provenienti da tutta Europa, dal Portogallo alla Lituania, e appassionati ed esperti da Stati Uniti, Canada, Sud America e Australia.

In 48 ore di conferenza abbiamo potuto conoscere, assaggiare e stringere relazioni con chi come noi, prima o dopo, ha avviato la propria produzione di kombucha.

Questo è importante perchè finora non abbiamo mai avuto modo di confrontarci realmente con nulla, rischiando di essere autoreferenziali e poco realistici. Lo scenario che ne è venuto fuori è infatti stato differente da quello che avevamo immaginato in questi mesi. E ci deve spingere a fare delle riflessioni su ciò che Fervere è e vuole diventare, affinchè possa continuare a essere un progetto in crescita, che ci dia soddisfazioni e ci permetta di divertirci facendo del buon kombucha.

Ma facciamo un passo indietro. Innanzitutto l’evento è stato davvero ben organizzato e l’affluenza è stata importante. C’erano infatti oltre 250 partecipanti tra produttori e appassionati da tutto il mondo (prevalentemente Europa). Uno dei primi talk ha fatto luce sullo stato del mercato del kombucha in Europa, ponendo l’accento su quanto questo trend sia in crescita e su come in alcune nazioni (Inghilterra in primis) la concorrenza cominci a essere forte. Grandi aziende americane, come GT’s Kombucha, si sono affacciate al mercato europeo e alcune realtà europee stanno crescendo in maniera molto rapida.

Questo ci ha permesso di capire che in Europa ci sono tante realtà che da piccola produzione artigianale stanno diventando vere e proprie industrie con decine di migliaia di litri di kombucha prodotti ogni mese. Parallelamente al Kombucha Summit sono però emerse realtà più simili alla nostra, cara mamma PIN, che hanno obiettivi diversi e che vogliono puntare su un kombucha artigianale, tradizionale e di qualità. Che oltre ad essere buono abbia proprietà benefiche per il nostro organismo.

Ci è sembrato quindi evidente che si stia creando uno spaccato tra queste due maniere di concepire il kombucha.

Durante il summit abbiamo potuto anche degustare decine di kombucha diversi portati dai tanti produttori. Purtroppo i nostri non sono mai arrivati e quindi non abbiamo potuto avere feedback.

Ne è emersa una varietà di gusti, bottiglie, colori, e tipologie veramente molto vasta. Ma molti (almeno l’80% di quelli provati) accomunati da un gusto abbastanza dolce e con evidente addizione di co2. Probabilmente per intercettare il gusto del mercato, già abituato a bevande molto gasate e zuccherine.

È stato per noi importante vedere susseguirsi sul palco del Kombucha Summit produttori, spesso nostri coetanei, che hanno raccontato la loro esperienza, ponendo l’accendo su come siano riusciti a scalare la produzione e sui canali adottati per promuovere i propri prodotti.

Altri interessanti spunti sono relativi al confezionamento: molti stanno virando verso le lattine (per questioni di costo e facilità di approvvigionamento rispetto al vetro) e in tanti hanno iniziato il confezionamento nei fusti (come quelli della birra).

Oltre i talk e i momenti di confronto con altri produttori o aspiranti tali abbiamo poi potuto visitare due “kombucherie”. La prima è stata ManuTee, un’azienda che commercializza tè e che da qualche anno ha iniziato la produzione di kombucha. Ora ne producono oltre 10.000 litri al mese in un impianto semi-industriale che non abbiamo visitato. La seconda è stata Barbucha.

La differenza tra le due realtà era abissale, così come quella raccontata nella prima parte di questa lettera.

La prima è ormai una kombucheria industriale, che produce un kombucha di qualità media, dolce e con aggiunta di co2, presente in supermercati e tanti locali. La seconda una piccolissima realtà che realizza kombucha di grande qualità – sicuramente i più buoni provati per i nostri gusti – che vende solo ai clienti del proprio bar.

Insomma, cara mamma PIN, è stato davvero importante per noi partecipare a questo evento. Mentre vedevo avvicendarsi sul palco i relatori spesso venivi preso da un senso di sballottolamento. Non immaginavo che in Europa ci fossero realtà così “avanti”.

Sarà importantissimo nel prossimo futuro capire che direzione vuole prendere Fervere alla luce di questa epifania.

Spero di essere riuscito a farti rivivere un po’ questo Kombucha Summit e il fermento in cui sguazziamo.

Un abbraccio forte,

il tuo Daniele Pignone, co-fondatore di Fervere.