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Copertina del post IOM ovvero Internet Of Materials

IOM ovvero Internet Of Materials

10 Novembre 2021 ore 15:52

Materiali (e strategie) intelligenti per fare innovazione tecnologica.

Come rendere intelligenti i materiali da costruzione facendo si che siano essi stessi a comunicare un problema di staticità di un edificio? Come gestire in maniera smart un magazzino con sistema di tracciamento automatico della merce?
Spesso le imprese ad alto contenuto tecnologico hanno sempre una sorta di dualismo, da un lato l’idea (in particolare quelle vincenti) è spesso di una semplicità che contrasta con le competenze e risorse economiche necessarie a realizzarla.

Il caso del progetto IOM e dell’azienda Bricksensitive srl costituita da Giammichele Morgante e  Nicola Di Battista affronta queste sfide ad ampio raggio proponendo soluzioni che spaziano dall’industria 4.0 alle nuove Smart Cities, dallo Machine Learning all’Intelligenza Artificiale. Ma, ad oltre due anni dalla vittoria di PIN, la loro impresa può dimostrare che anche con un finanziamento iniziale contenuto è possibile avviare un processo aziendale virtuoso. La vera sfida quindi è quella di reperire ulteriori risorse economiche che permettano ad un prototipo di andare sul mercato, non prima di aver costruito collaborazioni con altre imprese e Università, ed aver allargato il proprio team.

-Da cosa è nata l’idea che avete candidato a pin? Come siete riusciti a combinare insieme competenze ed esperienze personali?

Siamo nati come gruppo di ricerca indipendendente nel 2016. Le nostra formazione e le nostre competenze erano e sono tutt’ora trasversali. L’intenzione è sempre stata quella di innovare e sentirci protagonisti nella definizione del futuro del nostro territorio: una volontà pura e una voglia di fare disinteressata da particolari dinamiche. Quando dico che è iniziato tutto “per gioco” non scherzo affatto: abbiamo intercettato alcune necessità, unito le nostre skills e dato vita a diverse idee, le quali si sono concretizzate nel progetto “IOM – Internet of Materials”.

-Scegliete una parola che, secondo voi, spiega l’essenza di BrickSensitive.

Ne scelgo 2: “Materiali intelligenti“. Il nostro focus è sul monitoraggio delle opere edili, infrastrutturali e non, pubbliche e private. Dalle nostre ricerche di settore e validazioni con diversi player, abbiamo avuto modo di constatare quanto sia stato, per lungo tempo, fermo su tecnologie e vecchi modelli decisionali, i quali hanno portato ad una serie di eventi (anche fatali) e ad una stagnazione del mercato. Noi siamo entrati in gamba tesa all’interno di questo comparto portando una visione “disruptive” ed una alternativa alle normali operazioni: la necessità di monitoraggio e tracciamento cresceva in maniera direttamente proporzionale alla necessità di sicurezza da parte delle persone, i diretti utilizzatori di queste opere.
La nostra Mission è quindi quella di “Rendere i materiali intelligenti” e di “Lasciar parlare i materiali”: chi meglio di loro può comunicarci il proprio stato!
Come lo facciamo? Inserendo sensoristica direttamente nella fase di produzione o ristrutturazione e rielaborando i dati con un particolare sistema Cloud basato su Rete Neurale Artificiale, fornendo un servizio di prevenzione e manutenzione predittiva!
Perché lo facciamo? Affinchè determinati eventi non accadano più!

Nel percorso di PIN non abbiamo avuto situazioni particolari degne di nota, complice l’elevata sensibilità sull’argomento “sicurezza e monitoraggio” da parte degli enti e della società. Per raccontare un piccolo aneddoto (aggiungerei “tristemente fatale”) che ha confermato il percorso che avevamo intrapreso, dobbiamo fare un passo indietro a circa un anno prima di PIN, nel Luglio 2018.
Come gruppo di ricerca indipendente stavamo facendo le nostre ricerche di mercato e ci stavamo interfacciando con diversi professionisti ed imprese, al fine di reperire informazioni e materiali utili alla definizione di quello che sarebbe poi diventato il progetto IOM. Quel giorno eravamo in visita da un professionista che, dopo aver ascoltato le peculiarità del nostro progetto esordì con “il monitoraggio sta diventando importante ma io mi affaccerei a queste tecnologie fra un paio di anni magari..”
Ahimè, 14 Agosto 2018, squilla il telefono: “Ehm, ragazzi, possiamo riparlarne?..”
Non sarebbe stato meglio avere un atteggiamento di “prevenzione” piuttosto che di “cura”?

-Scegliete almeno un punto di forza della vostra attività e almeno un aspetto di criticità.

Punto di forza? Scalabilità e modularità
Punto di criticità? Normative ancora poco chiare e tutt’ora in fase di definizione.

-Chi sono le persone attualmente impegnate nella vostra attività?

Il nostro Team è composto da 5 interni operativi (amministratore, ingegnere dei materiali, ingegnere civile strutturale, ingegnere elettronico e project manager) e da una serie di professionisti senior che ci seguono in altri aspetti della vita di Startup: dal metodo Lean, sino ad arrivare al supporto e gestione finanziaria. Stiamo stringendo, inoltre, accordi e partnership con Università pugliesi e non, dalle quali abbiamo riscosso particolare attenzione e sensibilità sugli argomenti trattati. Perchè? Necessita un immediato cambio di paradigma di gestione in un settore particolarmente bisognoso di innovazione.

 

-Quali saranno i prossimi passi?

Abbiamo creato e brevettato il sistema “IoM (Internet of Materials)”, un kit composto da sensori annegati e centraline di controllo che ha lo scopo di rendere intelligenti i materiali. Dopo il deposito della domanda di brevetto avvenuta ad Agosto 2020, puntiamo ad ottimizzare e terminare il processo di sviluppo della nostra tecnologia, in modo tale da poter immetterla sul mercato tra il 2022 e il 2023. Per far questo, stiamo procedendo con il reperire nuovi investimenti, con i quali ingrandire il team con nuove figure chiave e di supporto, e completare gli asset aziendali con strumentazione e macchinari necessari alla creazione del prodotto Go-to-market.

Copertina del post Camminare a Sud-est per raccontare un territorio. L’esperienza di Map

Camminare a Sud-est per raccontare un territorio. L’esperienza di Map for Walking

03 Settembre 2021 ore 08:40

Avviare un’impresa significa molte cose: sperimentare un’idea, confrontarsi con i propri limiti, costruire reti e consolidare relazioni, darsi un obiettivo e fare i passi necessari per arrivarci.

Map for walking è un progetto che, a distanza ormai di oltre tre anni dal suo avvio, ha attraversato tutti questi aspetti e continua il suo cammino.
L’idea da cui sono partite Luciana Lettere e Beatrice Bambi è semplice, come semplice è la spinta a mettersi in cammino: la Puglia era in quel momento storico poco coperta da guide dedicate al viaggio lento e all’esplorazione a piedi. L’obiettivo è stato quindi quello di creare un punto di riferimento per tutti coloro desiderosi di scoprire passo dopo passo le strade e i sentieri più belli, ma anche dimenticati, della Puglia.

A spingere Luciana e Beatrice la voglia di trasformare, o meglio recuperare, il patrimonio condiviso la rete di percorsi tra i paesi del basso Salento attraverso un lungo lavoro di mappatura. Itinerari da percorrere lentamente, unendo allo spostamento anche la possibilità di scoprire storie locali e incontrare chi quei territori li abita.

In questa estate 2021 che ha definitivamente consacrato anche nella nostra Regione, il turismo lento a piedi, “Camminare a sud-est” la guida che raccoglie trekking nelle campagne tipiche salentine con numerose presenze di architetture rurali, muretti a secco, strittule e carrarecce, ci è sembrata un’esperienza particolarmente significativa da raccontare.

Quell’intuizione iniziale si è trasformata in una guida di 120 pagine che racconta ca. 450km di vie secondarie, escluse dalla circolazione veloce delle automobili ma ancora capaci di unire 62 comuni in 28 itinerari individuati con un occhio attento anche alla sostenibilità ambientale. Ogni percorso infatti parte e finisce con una stazione ferroviaria in modo da permettere ai camminatori di raggiungere i tanti borghi che compongono il Salento, in una fitta rete di collegamenti nell’entroterra, senza prendere l’automobile.

Proprio come scrive Robert Macfarlane nel suo Le antiche vie. Un elogio del camminare, “I sentieri sono le consuetudini di un paesaggio. Sono atti di creazione consensuale. È difficile realizzare un sentiero da soli. […] I sentieri uniscono. È la loro missione fondamentale, la ragione prima della loro esistenza. A rigor di termini uniscono luoghi, in senso lato persone.”

Ecco quindi che la guida al viaggio diventa un vero e proprio catalogo di storie, memorie collettive che rischiano di perdersi per sempre, e che invece possono essere ancora un patrimonio collettivo vivo. Camminare a Sud-est è un omaggio alla nostra terra, messo a disposizione dei viaggiatori che sapranno coglierne la bellezza camminando, ascoltando i passanti, approcciandosi con spirito di conoscenza e disponibilità e percorrendo quelle strade che una volta erano così piene di umanità.


L’atto stesso del camminare dunque diventa non solo occasione di scoperta ma una assunzione di responsabilità nei confronti dei luoghi da parte di tutti. Scrive sempre Robert Macfarlane che “i sentieri sono consensuali anche perché senza manutenzione collettiva e collettivo impiego spariscono: sommersi dalla vegetazione, oppure arati e coltivati o magari edificati (per quanto possano sopravvivere nella dimensione commemorativa del diritto terriero). Come i canali marini, che per restare tali vanno regolarmente drenati, i sentieri hanno bisogno di essere camminati.

Ecco quindi che conoscere il territorio, frequentarlo significa anche tutelarlo, prendersene cura. Nel loro lavoro le ragazze di Map for walking hanno scelto infatti di denunciare l’incuria e l’abbandono in cui versa il territorio, con l’obiettivo di spingere innanzitutto chi vive in quei posti a riappropriarsene, riallacciando una relazione che proprio il camminare, con la sua lentezza, rende possibile. Alla velocità e all’impatto delle macchine, contrapporre quindi la leggerezza dei propri passi.

Luciana di questo ne fa un’orgogliosa dichiarazione di intenti già nell’introduzione alla guida. Scrive infatti rivolgendosi direttamente ai lettori della guida che:

non ho nascosto la bruttezza, anzi l’ho valorizzata con gli itinerari qui proposti, perché grazie ad essa poi apprezzerete molto di più ciò che di bello incontrerete. Lungo gli itinerari potreste trovare anche delle piccole discariche a cielo aperto, enormi uliveti malati perché colpiti dal patogeno xylella, strade provinciali utilizzate da automobilisti imprudenti, monumenti poco valorizzati e chiusi al pubblico. Solo voi però, con i vostri passi, con i vostri respiri in questi luoghi, con il vostro profondo spirito d’esplorazione, potrete ridare senso e dignità a tutto questo scempio. Solo quando queste strade saranno di nuovo calpestate, e solo quando si ricomincerà a parlare di esse, ritorneranno a nuova vita.

Ci sono però almeno altri due aspetti che colpiscono in un progetto come Map for walking e che crediamo possano essere un utile esempio anche per chi si cimenta con il fare impresa, magari anche in settori molto diversi da quelli del turismo. Innanzitutto la capacità di collegare questa attività ad altre opportunità, le proposte sviluppate durante il periodo finanziato da PIN hanno dato la possibilità di differenziare ulteriormente le attività in una dimensione imprenditoriale: con la collaborazione di un tour operator gli itinerari sono diventati infatti dei pacchetti di viaggio pensati per chi magari ha voglia non solo di venire in Puglia per il mare.

Inoltre, dalla collaborazione con la Rete di Economia civile Consorzio Sale della terra, è stato implementato un progetto con persone migranti, coinvolte in laboratori di storia locale, mappatura di nuovi itinerari e creazione di mini proposte turistiche gestite direttamente dai beneficiari.


Tutte attività che confermano un’ulteriore possibilità di apprendimento per chi è al lavoro per sviluppare la propria idea imprenditoriale: l’investimento iniziale, che nel caso di Map for walking ha significa un lungo e dettagliato lavoro di mappatura, ha finito per rappresentare un patrimonio incredibile sul quale basare tutti gli sviluppi successivi.

Un grande lavoro iniziale unito alla capacità di utilizzare le disponibilità economiche messe a disposizione dai fondi ricevuti, che se gestito con cura e lungimiranza può rappresentare la possibilità di accumulare un vero e proprio tesoro di esperienze, competenze, dati su cui poter contare per dare sostenibilità alla propria iniziativa.

Copertina del post Book Boat – Un’impresa che sa di salsedine e vento

Book Boat – Un’impresa che sa di salsedine e vento

20 Luglio 2021 ore 15:15

Unire competenze diverse per provare a fare qualcosa che ci appassiona: spesso le imprese nascono dalla combinazione di questi due ingredienti fondamentali. Se poi ci aggiungiamo la capacità di valorizzare le risorse che il territorio offre e quella di creare dei legami con la propria comunità, i risultati saranno sicuramente soddisfacenti. Molte delle imprese che compongono la comunità PIN prendono avvio infatti dal mettere a disposizione di un territorio il proprio talento e le proprie competenze, per promuovere servizi e prodotti innovativi. La partenza poi è uno dei momenti affascinanti, in cui quell’idea che magari da tempo frullava in testa inizia a diventare qualcosa di concreto. 
In questo articolo ci siamo fatti raccontare dalla voce di Grazia e Alessandro, fondatori della Book Boat sas azienda specializzata in servizi nautici ed educativi, come è nata questa avventura che sa di salsedine e vento, e che ci porta alla scoperta del mare e della costa del Gargano in compagnia di buoni libri.  E se capitate a Vieste quest’estate, non dimenticatevi di cercare in porto “Betta” e salpare con loro!

 

“Sin da quando è iniziato tutto, e quando dico tutto intendo dal giorno in cui abbiamo avviato la nostra pratica online, è partito quello che definiremmo “il fantastico viaggio di un’idea”… se non fossimo stati proprio noi, Grazia e Alessandro ad unirci per presentare questo progetto non sarebbe nata la Book boat. L’idea iniziale infatti è scaturita proprio dall’aver mixato le nostre competenze e dalla necessità di convogliarle sulla stessa rotta. Come unire me, Grazia, da sempre legata al mondo dell’infanzia e appassionata di albi illustrati, e Alessandro con la sua patente nautica conseguita e poi messa da parte?


Inizialmente un’idea che sembrava complessa da realizzare ma ci abbiamo creduto comunque!
Abbiamo creduto alla possibilità di far conoscere il territorio di Vieste mettendo a punto un’escursione che non fosse “la solita escursione”. Salire a bordo di una barca per condividere in famiglia attimi speciali tra le bellezze del Gargano, attività a bordo e le fantastiche storie custodite nel nostro forziere delle meraviglie. Leggere “ammesso” accanto al nostro progetto in quella lista messa online a seguito della valutazione dello Staff Pin è stata la prima vittoria.
I mesi successivi è partita la complicata ricerca della nostra compagna di viaggio d’eccellenza: la barca.
Non è stato semplice, in alcuni momenti ci è sembrato di cercare invano. Ne abbiamo viste tante, nessuna rispecchiava però le nostre aspettative. Tre i mari in cui abbiamo navigato prima di trovare la barca giusta per la Book boat: Adriatico, Ionio e Tirreno.
La prima destinazione è stata Santa Maria di Leuca, abbiamo percorso in una sola giornata il viaggio di andata e ritorno attraversando la nostra lunghissima Puglia, dallo Sperone d’Italia sino alla punta più estrema del tacco dello stivale. Partiti speranzosi … rientrati in giornata consapevoli che era solo l’inizio, la ricerca non si sarebbe conclusa tanto facilmente. Ma non ci siamo scoraggiati.Lei c’era e aspettava solo che noi la raggiungessimo nel mare che bagna l’Arcipelago delle cosiddette “sette sorelle”, le Isole Eolie. Ancora un altro lungo viaggio prima di arrivare da Betta. Abbiamo raggiunto la Sicilia due volte in un mese, per un totale di 2836 km tra terra e mare, per assistere all’esecuzione delle varie fasi della perizia navale. Tanti chilometri, tanti giorni di viaggio ma poca stanchezza perché erano le emozioni a prevalere su tutto.
Esito della perizia? BETTA ERA PERFETTA.

E allora hanno preso il via i contatti con ditte autotrasportatrici perché i suoi 9,40 m di lunghezza e 2,80 m di larghezza necessitavano di un “trasporto eccezionale”. La sera in cui ha fatto ingresso per la prima volta a Vieste pioveva… sarà perché, come solitamente si dice per le spose, “barca bagnata, barca fortunata”? Ce lo auguriamo!  Alessandro faceva strada con la macchina all’autotrasportatore, io e i nostri figli eravamo sul ciglio della strada per accogliere con entusiasmo il nostro destriero. Dopo il tempo necessario per le opere di rimessaggio e personalizzazione in cantiere, finalmente Betta ha iniziato a solcare il nostro mare garganico. Pronta lei e pronti noi dell’equipaggio per regalare emozionanti esperienze!

Come tutta la gente di mare che si rispetti occorreva anche a noi un porto sicuro in cui custodire la nostra collezione di albi illustrati, fornire informazioni sui servizi promossi dalla Book Boat e regalare emozioni ed esperienze anche sulla terra ferma. Non potevamo chiamarlo semplicemente ufficio, meritava un nome degno della nostra fantastica avventura: POSTAZIONE TERRESTRE, ci è sembrato perfetto!


Al suo interno cura e dettagli sono di casa: una fantastica libreria in legno costruita lettera per lettera dalle mani di un artigiano, un ramo portato dal mare, recuperato in una delle mie passeggiate invernali su una delle spiagge sabbiose di Vieste, la macchina da scrivere della mia mamma, una Olivetti Studio 45, che i nativi digitali abituati ad una tastiera utilizzano con curiosità e lentezza. La stessa lentezza che contraddistingue lo scrivere una lettera per noi, abituati ai messaggi WhatsApp, da imbucare nella POSTA DI BETTA perché arrivi davvero al destinatario.
Abbiamo fatto della nostra barca un vero e proprio personaggio e stiamo già procedendo affinché possa entrare a far parte dell’immaginario collettivo dei bambini che avranno il piacere di salirci a bordo diventando con le loro famiglie “amici di Betta”.

 

Durante la nostra prima uscita ci siamo letteralmente emozionati. Non ci sembrava vero, stavamo per fare nella realtà quello che fino ad allora avevamo solo immaginato. Un’emozione che ho cercato di trasmettere ai bambini e ai genitori a bordo esortandoli a credere sempre e comunque nelle loro idee, forza di volontà e determinazione sono ingredienti indispensabili… se poi ci si aggiunge, come nel nostro caso, il benestare della Regione Puglia allora si possono davvero spiegare le vele.
Siamo convinti che il fantastico viaggio della nostra idea, come quando si viaggia di porto in porto, ci porterà di volta in volta a salpare per entusiasmanti nuovi punti di partenza, nuove idee, nuove esperienze da vivere e condividere.”

 

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Ready to enable: rendere possibile, Semplice-mente

15 Aprile 2021 ore 16:34

Non sempre ci rendiamo conto della semplicità con cui svolgiamo alcuni compiti quotidiani, come ad esempio lavarsi i capelli o fare una doccia. Eppure per tante persone, costrette ad esempio a letto da una malattia o che affrontano le difficoltà causate da una disabilità, quella che a noi appare una scontata operazione può rappresentare un ostacolo complesso e difficilissimo da superare. Rimuovere questi ostacoli è il compito, non facile ma di certo molto stimolante, che alcune delle realtà di innovazione sociale nate con PIN si sono date. Tra queste Semplice-mente ha fatto del superamento delle barriere la propria mission, brevettando un sistema lava-capelli pensato proprio per chi è bloccato a letto o costretto su una sedia a rotelle.

Parlare con i fondatori di questa start-up innovativa, offre anche un ulteriore elemento, ed è la modalità con cui Giorgio e Daniele affrontano questa sfida: un costante e genuino entusiasmo sia rispetto al loro percorso imprenditoriale sia rispetto alla relazione con il proprio contesto e con la propria storia. Ed è così che, anche quando ti raccontano di un disastroso “incontro ravvicinato” con un fulmine, non manca il sorriso e la consapevolezza di poter fare affidamento sulle proprie capacità per realizzare la propria mission: progettare prodotti e servizi innovativi, puntando a semplificare la vita delle persone con diverse abilità, con difficoltà motorie o costrette a letto.

La chiusura del periodo di finanziamento PIN ha coinciso per loro con un importante step per la vita di questa azienda: il deposito Europeo del brevetto  progettato nel corso del primo anno di lavoro. Un traguardo che in realtà non rappresenta un punto di arrivo ma un importante passaggio per dare avvio alla fase di commercializzazione del prototipo sviluppato e per dare concretezza alle relazioni commerciali già avviate. Ma la portata della loro azienda va già al di là di questo primo progetto, come ci raccontano Giorgio e Daniele, che hanno ideato e iniziato a proporre una serie di servizi innovativi.

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Da cosa è nata l’idea che avete candidato a Pin? Come siete riusciti a combinare insieme competenze ed esperienze personali?
Molto spesso le situazioni complesse che si affrontano nella vita e le difficoltà vissute direttamente, o dai propri cari, insegnano a riflettere con determinazione sull’opportunità di risolvere quelle complessità attraverso soluzioni semplici.
Nel nostro caso, è andata proprio così. Abbiamo fondato Semplice-Mente avendo nel cuore le nostre nonne e negli occhi le difficoltà vissute quotidianamente da loro e dalle nostre famiglie. In sostanza, mi sono reso conto che mancava un prodotto dedicato alla cura dell’igiene delle persone costrette a letto; il mercato non offre nulla di veramente funzionale a riguardo. Parlandone con Daniele, mio amico fraterno, abbiamo deciso di puntare a risolvere definitivamente questo problema per chi, in futuro, dovrà confrontarsi con situazioni similari a quelle vissute da noi.
Le nostre competenze ed esperienze, accademiche e professionali, sono state un fattore importante per impostare questo lungo e delicato cammino. Nel mio caso specifico, dopo 15 anni di attività “da dipendente”, in Italia ed all’estero, al servizio di multinazionali dei settori automotive (Mazda Italia, Toyota Italia e Toyota Corp. in Giappone), aerospace (Avio Aero General Electric), fashion (Meltin’Pot) e turismo (Borgo Egnazia), ho deciso di dedicarmi anima e corpo a trasformare “l’idea” della nostra start-up “in realtà”. Allo stesso modo, Daniele, con la sua ultra decennale esperienza internazionale in ambito legale, è al mio fianco in ogni fase del nostro progetto.
In sostanza, il nostro obiettivo è quello di mettere a frutto le competenze acquisite negli anni, al fine di far crescere una realtà aziendale (e relativi modelli organizzativi) che propone ai propri Clienti prodotti e servizi innovativi, implementando il meglio che abbiamo potuto cogliere dalle nostre esperienze e, soprattutto, facendolo nella nostra terra d’origine.

Scegliete una parola che, secondo voi, spiega l’essenza di Semplice-Mente e perché?
“Ready to enable!” è il nostro motto che, con un inglese volutamente improprio, punta ad esprimere il concetto di esser “pronti ad abilitare”, ossia rendere possibile qualcosa che oggi non lo è, sia in termini di “prodotti” che “servizi” innovativi.
Quindi, la parola che rappresenta l’essenza di Semplice-Mente, è proprio “abilitare”, rendere possibile…semplicemente.

Che cosa rende unico il vostro dispositivo lava-capelli? 
Semplice-Mente è nata con lo scopo di progettare e realizzare dispositivi innovativi in ambito medicale, puntando a semplificare ed efficientare specifici processi, orientando il proprio focus verso le persone anziane, con difficoltà motorie temporanee o con disabilità permanenti. L’approccio di R&S punta a supportare questi utenti e chi gli è vicino e si occupa quotidianamente della loro assistenza, sia in ambito familiare (privato) che assistenziale (pubblico o privato).
Nel corso dei primi due anni di vita, Semplice-Mente si è concentrata sulla creazione dell’assetto aziendale e sulla R&S dedicata alla progettazione di un dispositivo fondamentale per la cura dell’igiene del capo e dei capelli, in particolare, di persone costrette a letto o in sedia a rotelle.
E’, infatti, nota la necessità di lavare il capo ed i capelli a persone anziane, con disabilità o difficoltà motorie temporanee o permanenti, in una pluralità di contesti pubblici e privati, quali ad esempio, ospedali, case di cura e case di riposo per anziani; questa necessità si pone anche in contesti familiari, nei quali le persone con disabilità sono assistite in casa, oppure le persone con disabilità parziali possono svolgere parte delle loro attività in maniera autonoma.
Il nostro prodotto innovativo punta proprio a risolvere queste problematiche e soddisfare le esigenze di queste categorie d’utenza, e non solo.
Grazie alle sue caratteristiche ed alla sua geometria studiata ad-hoc, il prodotto supera gli attuali limiti, evitando di dover spostare il paziente dal letto (o dalla sedia a rotelle), favorendo la disponibilità di acqua corrente, permettendo sia il lavaggio autonomo (per coloro che muovono le braccia) sia il lavaggio assistito da parte di un solo operatore.
Trattandosi di un dispositivo innovativo, molto diverso e più efficace rispetto a quelli attualmente presenti sul mercato, abbiamo proceduto ad impostare un’importante strategia di tutela della proprietà intellettuale, attraverso il deposito di un DCR (Disegno Comunitario Registrato), il deposito della domanda di brevetto Italiano e dell’estensione Internazionale di quest’ultima.
Parallelamente a queste attività, forti delle nostre precedenti esperienze lavorative, a partire dalla seconda metà del 2020 abbiamo avviato anche una divisione dedicata alla consulenza aziendale (ottimizzazione dei processi, kaizen, project management) ed alla formazione, con particolare orientamento verso le realtà aziendali del nostro territorio.

C’è stato un momento particolare che avete vissuto?
Era il 19 novembre 2019, primo pomeriggio, attorno alle 16. Ero da solo in ufficio, in sede, mentre fuori il cielo iniziava a coprirsi e si udivano i primi tuoni di un temporale in arrivo. Come sempre, in questi casi, mi alzai dalla sedia per disconnettere l’alimentazione elettrica del laptop con il quale stavo lavorando. Solo qualche minuto dopo, un bagliore incredibile, seguito da un rumore sordo, investirono in pieno l’ufficio. Contemporaneamente, parte dell’intonaco schizzò dal muro come fosse una sorta di valanga e, dal solaio, sentii un fracasso, simile al rumore di pietre che cadevano. Ebbene, erano i parapetti del terrazzo…un fulmine aveva appena centrato in pieno il tetto del nostro ufficio. Tecnicamente, ne sono uscito miracolosamente illeso, solo perché si è creata attorno a me la cosiddetta “Gabbia di Faraday”; la potenza inaudita del fulmine, però, ha generato danni enormi, in un solo attimo.
Gli effetti, infatti, hanno causato una lunga scia di problematiche ed impegni che mai avremmo pensato di dover affrontare. Per oltre un mese, siamo stati costretti a rallentare notevolmente il progetto, dedicandoci al 200% a ricostruire, letteralmente, la struttura.
Si tratta di un evento che non racconto quasi mai…quando ci ripenso mi fa ancora effetto, però credo che condividerlo sia di grande insegnamento per ricordare a me stesso ed a chi legge che nulla è scontato.

Qual è un vostro punto di forza? E quale un vostro punto di debolezza?
In una start-up piccola con una grande idea e progetto da gestire, capita spesso di dover far tutto, dal prendere fondamentali decisioni strategiche per il futuro dell’azienda ad effettuare l’ordine per la cancelleria. Adesso stai pianificando lo scheduling delle attività dei prossimi 12 mesi e tra 10 minuti farai le telefonate per una ricerca di mercato. E così via. In questo senso, sicuramente, un punto di forza della nostra realtà è che, sia io che Daniele, abbiamo “fatto la gavetta”. Abbiamo iniziato la nostra carriera con ruoli junior e, anno dopo anno, accumulando esperienza, siamo arrivati fino ad avere ruoli direzionali. Per questo motivo, non ci spaventa né ci demotiva questa “ampiezza del ruolo”, anzi è proprio un nostro punto di forza.
Le criticità sono, ovviamente, quelle di una micro-impresa che si affaccia in un mercato enorme come quello medicale, dominato da colossi con potenze di fuoco persino difficilmente stimabili, sia in termini di risorse economiche che umane.
Infine, un aspetto che potremmo classificare sia come punto di forza che di debolezza, è la nostra scelta di creare Semplice-Mente a Lecce, a “casa nostra”.
Non siamo nella Silicon Valley o nel distretto medicale di Chicago e questo, come si può ben intuire, influenza notevolmente il nostro network, le nostre strategie e la nostra esposizione sul mercato.
Ma siamo nella nostra Terra, la Puglia.
Vogliamo fermamente essere parte del “moto innovativo” che si è avviato nell’ottica dello sviluppo economico del territorio. Il nostro obiettivo, in questo senso, è poter offrire una valida alternativa “all’emigrazione forzata” dei giovani a causa della carenza di lavoro, stringendo partnership con Enti ed Università, rappresentando una scelta che possa presto essere al pari di grandi realtà internazionali. La strada è lunga e ricca di sfide, ma la tenacia, la determinazione e l’amore per la nostra Terra sono altri tre punti di forza che ci caratterizzano fortemente.

Come avete reagito alla situazione attuale? Ci sono cambiamenti/modifiche avete introdotto?
Il Covid19 ha colpito duramente, proprio nel momento in cui le “farfalle di Semplice-Mente” stavano iniziando a schiudere le proprie ali.
Come è facile immaginare, i nostri target customer sono le RSA, i caregivers, gli ospedali pubblici e privati. Nella maggior parte dei casi, le porte di queste strutture sono rimaste chiuse persino alle visite dei parenti dei pazienti.
Avevamo programmato incontri B2B su tematiche commerciali e di testing con diverse realtà, partner e non, ma abbiamo dovuto ricalibrare in corsa la nostra strategia, posticipando buona parte di questi appuntamenti.
Al contempo, però, da parte del segmento B2C (privati) abbiamo riscontrato un positivo interesse, potendo effettuare test in piena sicurezza ed ottenendo un riscontro anche in termini di preordini acquisiti.
Ci rendiamo conto che il nostro prodotto è determinante a tutelare l’igiene dei pazienti, ma in questo periodo storico la sua funzione non si ferma qui. Mai come oggi, infatti, tutelare gli operatori sta diventando un elemento determinante di differenziazione ed il nostro prodotto ha una marcia in più anche in questa direzione.

Chi sono le persone attualmente impegnate nella vostra attività? Quali sono le collaborazioni più significative?
L’approccio “kaizen” ed il pensiero “Lean” sono elementi chiave del DNA di Semplice-Mente. Per questo motivo, nonostante le attività e gli impegni si stiano moltiplicando, stiamo cercando di mantenere una struttura snella, soprattutto in una fase come quella attuale.
Io e Daniele continuiamo a curare in prima persona il core-business, avvalendoci del prezioso contributo di una rinomata Organizzazione di Ricerca e Tecnologia (RTO) del nostro territorio e potendo contare sul supporto di una risorsa che, nel corso del 2020, ha accompagnato la crescita aziendale.
I prossimi mesi saranno determinanti. Semplice-Mente dovrà affrontare importanti investimenti per la produzione del dispositivo e la conseguente proposizione sul mercato; per raggiungere questi obiettivi in maniera strutturata, ci stiamo già preparando alla creazione di un team composto da giovani ingegneri e professionisti, con competenze multiple, con un approccio proattivo e pronti a credere nel nostro progetto almeno quanto ci crediamo noi.