Mario e Marco Morrone hanno avviato nel luglio 2019 il progetto vincitore PIN Olivante, prima piattaforma digitale in Italia specializzata sul mercato dell’olio extravergine d’oliva che permette a tutti i ristoratori di ordinare l’olio più adatto alla propria cucina direttamente dai piccoli produttori e frantoi d’Italia. Hanno affrontato il primo lockdown proprio mentre veniva lanciata la piattaforma, ma nonostante questo, grazie ad una strategia vincente, sono riusciti in modo efficace a far parlare di sé e della propria idea, raggiungendo obiettivi significativi che adesso gli permetteranno di crescere ancora e sperimentare nuove strade.
Abbiamo chiesto loro di raccontarci come l’impresa avviata con il bando PIN sta evolvendo dopo la chiusura del periodo di finanziamento e come stanno cercando di cogliere le opportunità offerte dalle principali tendenze nel settore dell’agrifood in questo momento.
Come state gestendo la fase di follow up? Ci sono opportunità che siete riusciti a cogliere e che vi hanno permesso di far crescere il vostro progetto?
Si, siamo partiti subito con le application per nuovi fondi e percorsi dedicati alle startup innovative come la nostra e ad agosto 2021 siamo stati selezionati da Invitalia, tra le prime 10 startup del Sud Italia, per partecipare al secondo programma di accelerazione di Bravo Innovation Hub dedicato al mondo Agrifood. Grazie a questo percorso, oltre a nuovi fondi, abbiamo ampliato enormemente il nostro network di possibili stakeholder con i quali stiamo lavorando ad importanti partnership sia istituzionali che commerciali.
I periodi di lockdown dovuti al diffondersi dell’emergenza sanitaria, che hanno travolto il vostro progetto e tanti altri nel pieno delle attività, quanto hanno inciso sulle vostre azioni e scelte? Come avete reagito a quei momenti di difficoltà?
Abbiamo lanciato la nostra piattaforma a dicembre 2019 e da lì a tre mesi è iniziato il primo lockdown colpendo soprattutto il mondo della ristorazione e quindi, indirettamente, anche noi. Nonostante ciò, abbiamo trovato proprio in quei mesi la nostra “killer app” spostando l’attenzione sulla grande biodiversità che esiste nel mondo dell’olio extravergine d’oliva e creando una vera e propria guida all’abbinamento per gli chef.
Nel vostro progetto è stato centrale l’investimento nell’ambito comunicazione: in cosa è consistito e che risultati vi ha permesso di ottenere concretamente? Che consigli dareste in tal senso ad altre imprese giovanili?
La nostra è una startup “execution driven” ovvero concentriamo le nostre grandi potenzialità maggiormente nel modello di business e meno nella tecnologia. Dopo aver fatto molti test sul nostro mvp, bisognava capire quali canali utilizzare per raggiungere i nostri target e come far sì che si fidassero di noi. Tra i vari esperimenti, quelli che ci hanno soddisfatti maggiormente sono stati Facebook e le PR: con il primo canale generiamo lead sia a pagamento che tramite contenuti targettizzati; col secondo abbiamo lavorato più ad alto livello sull’awareness e sulla reputation e abbiamo ottenuto circa 50 pubblicazioni sulle più importanti testate nazionali come Sky TG 24, Ansa, Il Sole 24 ore, Millionaire e Forbes.
Il consiglio è quello di fare esperimenti sin da subito su tutto, partendo dal problema/soluzione con pochi early adopter per poi capire attraverso quale canale riuscire a raggiungere il customer segment, testando tutti i canali senza escluderne nessuno.
Il vostro team si è ampliato? Ci sono collaboratori che hanno influito positivamente sull’andamento delle attività?
Siamo partiti solo in due, io e mio fratello Marco, e ad oggi abbiamo un nuovo CTO e collaborazioni stabili con agenzie e freelance principalmente in ambito commerciale e marketing, tutti coinvolti perché credono in ciò che facciamo e nella scalabilità del nostro progetto.
Ci sono nuove opportunità all’orizzonte che pensate di cogliere? Come vi state orientando?
Probabilmente avvieremo la ricerca di nuovi fondi con l’inizio del nuovo anno che ci consentiranno di lanciare la nuova piattaforma con il nostro “algoritmo di raccomandazione” ed espandere la rete commerciale così da imporci come leader nel mercato b2b dell’olio extravergine entro la fine del 2022.
Cosa vi aspettate nei prossimi mesi? Su cosa state lavorando? A quali obiettivi state puntando?
Emergenza sanitaria permettendo, ci aspettiamo di recuperare i lunghi mesi persi in questi due anni lavorando principalmente con la ristorazione per poi lanciare un servizio dedicato per il consumatore finale.
C’è qualcosa in particolare che, sulla base della vostra esperienza, vorreste suggerire a chi oggi si appresta ad avviare un’impresa giovanile?
Oggi gli strumenti, finanziari e formativi, per fare startup sono ovunque per cui chiunque voglia davvero fare impresa ne ha la possibilità.
Inoltre, la maggior parte dei progetti che vedo fallire hanno in comune un problema di fondo: sono soluzioni che non risolvono alcun problema. Così si perdono tante risorse, tempo incluso, per sviluppare cose che nessuno userà mai.
“Fare startup” ha regole ben precise e, a questo proposito, è importantissimo non bruciare le tappe, avanzare per obiettivi e testare ogni cosa. Solo dopo aver creato un prodotto/servizio che sia davvero in linea con i bisogni del proprio target, si può iniziare ad investire nello sviluppo e nell’acquisition.
Giovedì 9 dicembre presso Officina San Domenico ad Andria siamo finalmente tornati a riunirci in presenza per il Networking Territoriale che chiude le attività di accompagnamento del 2021.
Dopo tanti mesi abbiamo avuto la possibilità di conoscerci, presentarci e confrontarci dal vivo. All’incontro hanno partecipato 8 vincitori PIN: Adopt Me, Le Moire, Ligni, In Grano Veritas, Dance X, Compilerò, Fiutoo, L’host in town. Alcuni di loro hanno firmato l’atto d’impegno proprio nelle ultime settimane.
Ognuno dei presenti ha avuto la possibilità di presentare agli altri il proprio progetto, confrontarsi sulle sfide quotidiane vissute durante i mesi di avviamento dell’impresa, considerato il momento difficile che la pandemia ha rappresentato per tutti i settori coinvolti, e condividere i primi traguardi.
L’incontro è stato reso ancora più interessante e coinvolgente dall’ospitalità di CapitalSud, associazione vincitrice nel 2020 del bando Luoghi Comuni per la gestione dello spazio delle Officine San Domenico. Durante l’intervento introduttivo i ragazzi di CapitalSud hanno spiegato ai presenti l’obiettivo della loro gestione: ricreare uno spazio di socialità e contaminazione per creativi e lavoratori in smart working, un luogo nel quale generare servizi di prossimità in co-progettazione con il territorio, ma anche un incubatore per progetti che necessitano di uno spazio in cui svilupparsi e crescere. In poche parole: lo spazio più giusto per questo primo evento in presenza!
Momenti come questo rappresentano il valore aggiunto dell’appartenenza a una comunità come quella dei vincitori PIN: ogni progetto si arricchisce grazie alla condivisione di idee, problematiche e soluzioni. Con l’arrivo dell’anno nuovo speriamo di poter continuare con gli incontri di Networking in presenza, di pari passo con gli incontri di settore e di accompagnamento.
Ascoltare Nico Capogna di Pin Bike e il racconto di come il progetto vincitore PIN sia cresciuto e sia sempre in evoluzione, significa subito percepire la passione e l’etica che si celano in questo lavoro. Ogni conquista, ogni collaborazione attivata, ogni nuovo cliente, ogni bando vinto è il risultato di una visione mai scontata, intraprendente e molto dinamica. Questa intervista merita una dose di attenzione in più, soprattutto per i giovani imprenditori che si affacciano adesso sul mercato, perché è possibile trarne davvero ispirazione e insegnamento. E poi il team di Pin Bike è alla ricerca di un nuovo collaboratore!
Sono passati quasi 4 anni dall’avvio del vostro progetto e avete partecipato a numerosi bandi sia a livello nazionale che a livello internazionale. Quali tra tutti hanno rappresentato una risorsa preziosa che ha permesso alla vostra impresa di crescere?
Pin Bike (http://www.pinbike.it/) sin dalla sua nascita, e per sua natura, è un servizio che si rivolge a realtà che accedono a finanziamenti pubblici per incentivare la mobilità sostenibile, in particolare quella collegata alle tratte casa/scuola e casa/lavoro.
Di conseguenza il team si è sempre applicato nelle partecipazioni a numerosi bandi pubblici, sia direttamente collegati alla startup, sia prestando il contributo a procedure pubbliche non direttamente collegate a Pin Bike, assistendo enti pubblici e aziende nella compilazione e partecipazione a queste procedure.
Questo ha permesso un accrescimento delle competenze di project management, competenze che stanno diventando sempre più fondamentali con la crescita dell’attività. In particolare siamo orgogliosi di aver avuto accesso a un cospicuo finanziamento di Invitalia, nell’ambito della misura Brevetti+, pari a €140k, grazie a cui stiamo riscrivendo il software Pin Bike e sviluppando un nuovo device hardware.
Inoltre siamo molto lieti di annunciare che dalla primavera dell’anno prossimo Pin Bike supererà i confini nazionali. Abbiamo vinto il bando dell’EIT for Urban Mobility (l’Istituto Europeo per l’Innovazione Tecnologica, sezione dedicata alla mobilità urbana sostenibile). Il fondo permetterà l’attivazione del sistema Pin Bike (per il rilascio di incentivi economici a cittadini al bike to work e al bike to school, tramite voucher che verranno spesi esclusivamente in qualsiasi attività commerciale della città) in ben due capitali europee, Istanbul e Tallin e nella città di Braga in Portogallo.
Il bando è stato vinto in un partenariato che ha coinvolto sei nazioni europee, includendo, oltre ai Comuni che ospiteranno il progetto, due centri di ricerca universitari, il KTH di Stoccolma e il CERTH greco. Al partenariato ha partecipato anche Nextome srl, la software house di Conversano con cui adesso stiamo collaborando per la versione Pin Bike 2.0.
C’è molta attenzione attualmente su temi quali la mobilità sostenibile. Ci sono nuove sfide a cui adesso state lavorando?
Quando si dice “non tutti i mali vengono per nuocere”, credo che la pandemia abbia mobilitato maggiormente le coscienze dei governi verso tematiche collegate alla sostenibilità ambientale.
A parte i fondi dedicati al tema del PNRR, stiamo vedendo sempre più iniziative governative con obiettivi ben precisi. Fra queste le ultime a cui abbiamo lavorato sono due: una dedicata agli istituti scolastici e una per le imprese private.
È la prima volta, almeno da quando esiste Pin Bike che il Governo destina dei fondi ad hoc, per le aziende private e le scuole, dedicati alla smart mobility e quindi alla mobilità sostenibile.
Il bando RiGenerazione Scuola destina agli istituti italiani un fondo fino a €25.000 per attivare progetti di educazione alla sostenibilità ambientale. Per l’occasione abbiamo candidato al bando ben 28 istituti in tutta Italia. Speriamo che i risultati vengano resi pubblici il prima possibile, così da poter attivare i progetti per la primavera 2022.
Ogni scuola avrà la possibilità di dotarsi di rastrelliere per biciclette da esterni e corsi di ciclomeccanica e sicurezza stradale organizzati in collaborazione con FIAB, che è nostro partner, ma anche di attivare Pin Bike per gli studenti e lavoratori dell’Istituto, mettendo a disposizione un fondo per i premi pari a €10.000.
Per quanto riguarda le imprese invece è epocale la novità introdotta con il Decreto Sostegni BIS.
Il Decreto sancisce come obbligatoria la figura del Mobility Manager aziendale e destina un fondo (50 milioni di euro) alle imprese per attivare progetti di mobilità smart in azienda.
Il Decreto obbliga le aziende inoltre alla redazione del PSCL (Piano Spostamenti Casa Lavoro), quel documento di analisi della mobilità aziendale, programmatico, con cui si identificano le attività da compiere negli anni successivi per ottimizzare, in chiave sostenibile (cioè riducendo l’utilizzo dell’auto privata), l’afflusso quotidiano dei lavoratori.
Per l’occasione quindi abbiamo composto un team dedicato alla redazione e all’aggiornamento dei PSCL. È stato un lavoro che ci ha permesso di offrire un pacchetto di servizi ai nostri clienti più completo. Adesso andiamo a fare programmazione e analisi dei flussi e nello stesso tempo proponiamo una valida soluzione, che sta dimostrando nei contesti più svariati la sua efficacia.
Questo nuovo servizio ci ha permesso di acquisire nuovi clienti, anche molto importanti, come A2A.
Quali strategie state adottando per consolidare la vostra azienda e facilitarne la sostenibilità nel futuro?
Pin Bike è un sistema giovane che cresce e sta facendo parlare di sé, ma è in continua evoluzione. Abbiamo all’orizzonte diverse nuove direzioni da percorrere.
Stiamo lavorando con alcuni governi più piccoli come Cipro per collegare il sistema degli incentivi al bike to work con la fiscalità: in breve, un cittadino che possiede l’auto paga le tasse collegate al possesso, il governo può monitorare con Pin Bike se utilizza la bici per andare al lavoro al posto dell’auto e in cambio, piuttosto che una somma economica, gli offre una detrazione sulle tasse.
Stiamo inoltre costituendo un partenariato per la partecipazione a un bando Horizon dedicato alla mobilità che si aprirà ad aprile.
L’obiettivo è offrire ai committenti un sistema che copra e certifichi in maniera antifrode, tutta l’intermodalità urbana sostenibile, fra cui bici e carpooling (feature già offerte in Pin Bike) e il Trasporto pubblico locale (ci stiamo lavorando).
In quali Comuni siete riusciti a portare il progetto PIN BIKE?
Il sistema tecnologico attualmente è attivo nel Comune di Bari e negli 11 Comuni del Patto della zona Ovest nell’Area Metropolitana di Torino, permettendo ai cittadini di ricevere fra i 20 e i 25 centesimi per km nelle tratte casa/scuola e casa/lavoro e fino a 4 centesimi nelle tratte generiche effettuate all’interno del perimetro urbano (per evitare il rimborso anche delle attività agonistiche in bicicletta fuori città è stato impostato un perimetro urbano al cui interno è possibile guadagnare l’incentivo).
Da luglio 2020 il sistema è attivo nella città di Pescara e nel Comune di Bergamo.
Dall’1 marzo il progetto è partito nel Liceo Formiggini di Sassuolo, configurandosi così come il primo progetto di incentivi al bike to school in Italia.
Da aprile il sistema è stato implementato per i lavoratori delle oltre 50 sedi ospedaliere della AUSL di Bologna.
Da maggio il progetto è partito nel comune di Foggia.
Le prossime attivazioni programmate sono nei Comuni di Taranto, Brindisi e Napoli.
Nel 2022 il progetto sarà implementato tramite un bando devoluto dall’EIT for Urban Mobility nei comuni di Istanbul, Tallinn e Braga.
Da Dicembre 2021 Pin Bike partirà per i cittadini del Comune di San Giorgio a Cremano.
I risultati sono tangibili e soprattutto misurabili: dall’attivazione del sistema si è raggiunta una media fino a 6 km (urbani) al giorno a persona!
L’Amministrazione comunale di Bari (il primo progetto attivato, da maggio 2019) vedendo gli importanti risultati del programma MUVT in bici, ha deciso da novembre 2020 di estendere il sistema a un numero indefinito di cittadini con un accordo triennale, rendendo la misura non più sperimentale ma sistematica. Ne approfitto per lanciare un invito ai lettori: se siete residenti nel Comune di Bari, o ci lavorate e/o studiate, potete fare richiesta per il kit Pin Bike così da ricevere gli incentivi economici offerti dal comune che verranno corrisposti direttamente sul Conto Corrente bancario comunicato al Comune. Per iscriversi basta compilare il form a questa pagina http://www.tiny.cc/MUVT
Quale strategia adottate per entrare in contatto con le Amministrazioni Comunali e fare sì che sposino la vostra idea?
Ci mettiamo prima di tutta tantissima passione nella presentazione del progetto, partecipiamo ad incontri tematici dove possiamo conoscere i dirigenti, tecnici e assessori collegati all’ambiente e all’urbanistica e successivamente monitoriamo tutte le iniziative pubbliche per proporre a loro la partecipazione con il programma Pin Bike.
C’è stato un momento dall’inizio del vostro percorso in cui avete avuto timore per il futuro? Come l’avete gestito?
Si decisamente all’inizio, dopo i primi 5 mesi circa dalla costituzione sono terminati i €30k di Pin e quindi siamo stati costretti ad attivare un finanziamento in banca.
Da quel momento ho cominciato ad avere notti insonni, mi chiedevo quando avremmo mai recuperato tutti quei soldi. Come ho risolto? Con i sonniferi! (Scherzo!) Ho cominciato a fare yoga e meditazione!
Quella fase del percorso la ricorderò credo per sempre, perché è proprio in quei mesi che c’è stato lo switch, da un progetto appassionato ma ancora giocoso, a un lavoro serio.
Credo che le competenze che si acquisiscono nel portare avanti startup tecnologiche siano inestimabili e si possono imparare solo sul campo. Questo è quello che mi sono detto anche nei periodi di “crisi”, se Pin Bike chiudesse resterebbero competenze e know how che rimarranno impresse per tutto il resto della vita, e torneranno sicuramente utili, nei più svariati campi.
Oggi Pin Bike è in espansione, stiamo cercando nuovo personale e ho invitato l’ARTI ad attivare un’iniziativa di matchmaking fra i Pin così da scambiarsi competenze e magari scoprire nuove figure. È ad esempio il caso di Vincenzo De Laurentiis, a capo anche lui di un progetto Pin, adesso collaboratore nel team a tempo pieno. Figura validissima e che sta dando un contributo importante nell’evoluzione, soprattutto all’estero, del progetto.
Abbiamo una posizione lavorativa aperta che è stata pubblicata sulla newsletter PIN in questi giorni. Cerchiamo una figura flessibile, smart, che voglia crescere e mettersi in gioco. Sarà focalizzata sulla gestione dei processi di comunicazione, fra social, stampa, organizzazione di eventi. La conoscenza dell’inglese è fondamentale, così come una discreta digitalizzazione. Ma uno dei requisiti più importanti è avere passione per la bici urbana o per lo meno essere sensibile alle tematiche ambientali. L’etica alla base di questo progetto è fondamentale, è quella che ti fa brillare gli occhi e ti permette di considerare questa attività non solo come un lavoro per guadagnare, ma come una mission. Questo è il momento di cambiare, non ce ne saranno altri. Pin Bike vuole accelerare questa transizione e ci crediamo così tanto che, anche se sta andando discretamente bene, continuiamo a non dormirci la notte!
Annalisa, Serena e Marco di Wonderadio ci hanno raccontato la maturazione consapevole ed inclusiva del loro progetto, ma anche speranze e idee per l’immediato futuro. Il risultato è un’intervista declinata attraverso più voci e pensieri. E non poteva che essere così, visto che della voce e della pluralità di voci loro hanno fatto uno strumento di connessione e superamento di ogni barriera, un “vessillo” che ha accompagnato e sostenuto tante sfide e battaglie.
Come è cresciuto il progetto Wonderadio? Cosa vi ha aiutato nel processo di crescita?
Marco: Il progetto Wonderadio è cresciuto sia nelle menti che nei contenuti. Con i programmi poi abbiamo incrementato le conoscenze, abbiamo conosciuto tante persone e realtà che quasi non si possono contare. Il fare gruppo ci ha aiutato nel processo di sviluppo, abbiamo fatto delle esperienze insieme che sono state motivo di crescita.
Cosa ha comportato per voi e il vostro progetto il tempo del lockdown? Come avete reagito?
Marco: Da una parte vivere il lockdown con un progetto in sospeso è meno pesante perché è sempre una motivazione in più per tornare a vivere una vita normale. Anche se temporaneamente ci siamo fermati, abbiamo cercato di continuare a relazionarci tra noi e con l’esterno adattando il formato all’epoca che stavamo vivendo. Per esempio nel primo lockdown abbiamo sostituito i podcast con brevi video perché non potendo uscire non potevamo utilizzare la sede. Tutto questo ci ha tenuti comunque attivi e occupati.
Abbiamo reagito inizialmente bene, poi più passava il tempo e più si faceva sentire la voglia di ritornare ad una condizione normale. È stato pesante non potersi incontrare e non poter utilizzare la sede per le iniziative e le nostre normali attività, in fondo il condividere gli spazi e le esperienze è il cuore del nostro progetto.
Serena: Sicuramente il periodo del lockdown ci ha spiazzato e inizialmente demoralizzato. La nostra attività è basata sulla partecipazione, sul confronto, sulla vicinanza e sul contatto. Avevamo tante idee e progetti in cantiere ma da un giorno all’altro non abbiamo più potuto realizzarli. Dopo un momento iniziale di smarrimento abbiamo cercato di trovare strategie alternative per portare avanti almeno i progetti possibili come la realizzazione dei podcast dei vari programmi. I social e anche Skype ad esempio ci sono stati d’aiuto. Sfruttandoli al meglio siamo riusciti a registrare puntate in estrema sicurezza anche con speakers e regia a distanza di un bel po’ di chilometri.
C’è qualche progetto in particolare, tra quelli realizzati, che ha lasciato il segno?
Marco: Secondo me si, la cosa che mi ha fatto molto piacere è stato incontrare i ragazzi de “Il Villaggio degli eroi”, perché abbiamo passato un paio di mattinate con loro. Vedere la reazione di chi non ha mai fatto radio, il primo approccio e poi una volta che si è rotto il ghiaccio non ci si vuole più staccare. Ha lasciato il segno perché è stata una delle prime esperienze, e almeno per me è stata una sorpresa incontrare i ragazzi che ancora non conoscevo. Ricordando loro non immagino che abbiano una disabilità. Ascolto la loro voce, ma non posso vederli e non si può immaginare che abbiano una disabilità.
Annalisa: Quello che mi ha colpito dell’esperienza con “Il Villaggio degli eroi” è stato sicuramente la sezione dei ragazzi al primo approccio con la radio, l’entusiasmo, la sorpresa, il piacere della scoperta, il relazionarsi con un ambiente nuovo e con una persona nuova. È stata un’esperienza molto forte e coinvolgente emotivamente, dai loro occhi si percepivano la gratitudine, la sorpresa e l’entusiasmo per questa nuova esperienza e questo momento ci ha permesso di comprendere quanto la radio fosse un potente mezzo di aggregazione, inclusione e livellatore di differenze.
Serena: Penso che tutti i progetti, le iniziative pensate e realizzate debbano a loro modo lasciare un segno ma credo che per tutti noi il 01.12.2019 sia stata una data speciale quella del primo, e al momento unico per forza di cose, Disability Pride. È la data in cui nel nostro piccolo paese siamo riusciti a riunire tante persone, associazioni, scolaresche del territorio con l’unico intento di festeggiare la diversità, al fine di collaborare tutti insieme per abbattere ogni barriera fisica e mentale. Il Disability Pride non è però solo una data ma è una manifestazione di intenti, l’inizio di un progetto condiviso con tante realtà del territorio.
Il vostro gruppo di lavoro si è ampliato dall’avvio del progetto PIN?
Marco: Tantissimo, perché inizialmente eravamo una decina, poi pian piano abbiamo fatto delle conoscenze e durante il percorso le persone sono rimaste entusiaste del progetto e in alcuni casi si sono unite a noi.
Annalisa: il progetto nasce con una forte propensione all’inclusione delle persone con disabilità visiva ma con il passare del tempo si sono uniti a noi gruppi e persone molto diverse tra loro sia per interessi che per bisogni. Ad oggi contiamo più di trenta persone che collaborano costantemente con Wonderadio e podcast che trattano i temi più disparati: musica, viaggi, economia, diritti, serie per l’infanzia, intrattenimento, parità di genere.
Serena: eravamo in pochi i fondatori del progetto ma sin da subito, ancor prima della stesura del nostro progetto, c’era già un gruppo di persone che lavorava con la speranza che il progetto Wonderadio si potesse realizzare. Adesso quel gruppetto si è sicuramente ampliato con persone che hanno voglia di “connettere le differenze” ma non sempre è così semplice trovare persone che hanno voglia di “spendere” del tempo e scalfire quell’indifferenza ed egoismo che ci circonda soprattutto per determinati argomenti.
Quanto sono cambiati e si sono evoluti l’atteggiamento e la risposta della comunità verso i temi che trattate, da quando siete nati ad oggi?
Marco: Di certo di eventi di sensibilizzazione ne abbiamo fatti tanti, da quello più grande il Disability Pride, ad Auand! dove ci siamo occupati di accessibilità e barriere architettoniche. Abbiamo notato effettivamente un cambiamento dell’approccio verso i temi della disabilità perché alcune persone hanno testato effettivamente cosa si prova ad essere nei panni di persone con disabilità. Per il progetto Auand! abbiamo organizzato una passeggiata al buio in cui le persone normodotate venivano bendate e portate a passeggio per le strade della città.
Serena: Sicuramente qualcosa lo si inizia a vedere. È necessario però lavorare assiduamente sul territorio e non rimanere soli, fare squadra con altre realtà del territorio e creare progetti mirati a sensibilizzare la comunità, come ad esempio il progetto Auand!, conclusosi questa estate, un percorso partecipato di individuazione ed abbattimento delle barriere architettoniche ma anche culturali all’interno del territorio della nostra cittadina. Necessario però a questo scopo il dialogo ed il confronto con le amministrazioni locali che non sempre risulta semplice.
Su cosa state lavorando ora e quali sono i vostri futuri progetti?
Annalisa: dopo tre anni di esperienze al fianco delle persone con disabilità, e dopo molti progetti fatti con altre realtà territoriali, ci siamo resi conto di quanto sia importante combattere e battersi per l’autonomia delle persone con disabilità. I nostri progetti futuri mirano a promuovere l’autonomia delle persone con disabilità e a contribuire alla costruzione di una società più accessibile ed inclusiva. Tutti i nostri progetti hanno questi come obiettivi. Per far sì che questi obiettivi diventino sempre più vicini stiamo sperimentando progetti orientati all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità. Ancora in itinere è il progetto “Mat Brewery, il lato sociale della birra” in cui siamo impegnati con gli amici del Mat Laboratorio Urbano, in un laboratorio di confezionamento di bottiglie di birra autoprodotte dedicato alle persone con disabilità. Per il momento è solo un prototipo che mira al passaggio di competenze verso le persone con disabilità finalizzato all’inserimento lavorativo.
Cosa sentite di consigliare ad altre imprese giovanili del settore sociale che adesso si stanno avviando?
Annalisa: è importantissimo fare rete, collaborare, unirsi e cooperare. Senza gli altri siamo più deboli. È fondamentale fidarsi degli altri per crescere bene e far crescere le persone che fanno parte della propria realtà.
C’è un appello in particolare che volete fare alla comunità giovanile?
Marco: si, per quanto possa essere complicato, ogni qualvolta che ci si trova a poter fare volontariato di farlo, perché c’è tanto bisogno di persone che diano un sostegno sia pratico che emotivo per motivare le persone con disabilita ad essere più autonome.
Annalisa: per le realtà come Wonderadio risulta difficile attrarre persone giovani che abbiano voglia di apprendere nuove competenze ma soprattutto di trasmetterle. Abbiamo ancora tanta strada da fare verso una società accessibile ed inclusiva ed abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, se ci siete e se ci state leggendo, contattateci e proveremo insieme a connettere le differenze.
Questo sito utilizza cookie tecnici, di tipo analytics e di terze parti.
Leggi l'informativa per saperne di più sui cookie e su come negare il consenso al loro uso. Proseguendo nella navigazione, acconsenti all'uso dei cookie.