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Homa: in visita al laboratorio in cui la storia si trasforma in opere d’artigianato

13 Giugno 2022 ore 10:11

Si può rendere viva la storia con la creatività e l’artigianato? Se si conoscono meglio Annika, Cosimo, Massimo e si dà uno sguardo a ciò che sono capaci di fare la risposta è: certamente sì!

Il loro ordinatissimo laboratorio è una fucina di idee e creazioni manuali tutte orgogliosamente made in Puglia. O più precisamente made in Oria, patria della rievocazione storica con il Torneo dei Rioni, che ogni anno si svolge nel mese di agosto e che ha costituito per i tre l’occasione per “fare esperienza” con la storia e il terreno comune in cui coltivare la propria passione per poi trasformarla in un’idea imprenditoriale, vincitrice del bando PIN. Oggi Homa – History Factory è un’impresa avviata da quasi un anno con una propria bottega in via Senatore Martini 56 e un sito web molto interessante.

Siamo andati a trovarli e li abbiamo travolti di domande perché non è così comune intercettare un’officina creativa e produttiva in cui la storia e la ricerca storica si trasformano in oggetti unici. Le loro creazioni sono frutto di un attento studio sul passato, sugli usi e costumi, sulle tradizioni cavalleresche, ma anche di una specifica ricerca sulle diverse tipologie di tessuti in grado di richiamare quelle adoperate in epoca medievale. Come ci spiegano, nella loro raccolta ci sono broccati e stoffe molto particolari provenienti dall’estero, ad esempio alcune acquistate tempo fa dalla Russia. E poi gli spazi sono abitati da cartamodelli, bozzetti e disegni, strumenti e macchinari tipici del mestiere artigianale.

Il punto di forza della loro impresa è non solo nella capacità di offrire prodotti personalizzati e “cuciti” sulle specifiche richieste dei clienti, ma anche nella vincente combinazione dei membri del team, che se hanno in comune la precedente esperienza nel mondo della rievocazione storica, hanno allo stesso tempo compiti e capacità artigianali complementari. Annika si occupa della creazione sartoriale degli abiti storici e sta di recente portando avanti una sperimentazione di stampa su tessuto. Cosimo è l’esperto artigiano del legno: dal suo lavoro prendono vita bicchieri, coppe, ciotole, bauli in faggio, ulivo, arancio, okumè. Massimo si dedica alla lavorazione e creazione di pezzi in metallo o pelle (tra cui corazze, elmi, spade, cinture) ma anche del ripristino o della riparazione di quelle già esistenti. Alcune creazioni sono frutto della combinazione delle diverse manualità: gli scudi ad esempio, di cui ci mostrano un esempio ancora in lavorazione, che possiedono un’anima in legno lavorata da Cosimo, ma sono rivestiti in cuoio e poi dipinti grazie all’intervento di Massimo.

Grazie alle loro spiegazioni abbiamo la possibilità di scoprire le peculiarità di ogni essenza in legno, che una volta lavorata e forgiata, dona un’estetica (fatta di venature e sfumature) unica, rendendo irriproducibile un determinato oggetto, ma anche di toccare con mano gli esperimenti realizzati con i tasselli in metallo, per la creazione di armature.

Ci raccontano della clientela, in continua crescita, costituita da associazioni o gruppi storici, dediti alla rievocazione, Pro Loco anche di altre regioni italiane, e singoli appassionati per i quali progettano e realizzano abiti o armature su misura, e che li contattano anche dall’estero.

Ciò che ci tengono a sottolineare è che ogni progetto è un pezzo unico ed autentico, studiato insieme al cliente, rigorosamente su misura, con specifiche scelte riguardanti ogni dettaglio come il materiale, i colori, la cucitura e tutto ciò che compone il prodotto.

E se può sembrare “di nicchia” il mercato di riferimento a cui si rivolgono, in realtà le potenzialità e le possibili applicazioni anche nel contemporaneo di lavorazioni artigianali ispirate alla storia ci appaiono infinite. E quello che in fondo gli auguriamo è di restare un presidio autentico di creatività con uno sguardo attento verso le nostre radici storiche, ma proiettato nel futuro prossimo. Se anche voi volete lasciarvi coinvolgere dalla storia,  non vi resta che andare a trovarli e scoprire le loro creazioni!

Copertina del post BTM Taranto: non solo B2B ma anche nuove connessioni, energia positiva e is

BTM Taranto: non solo B2B ma anche nuove connessioni, energia positiva e ispirazione!

09 Maggio 2022 ore 13:00

I progetti del settore turistico sono tornati finalmente a vivere occasioni di crescita imprenditoriale e a misurarsi con eventi fieristici in presenza. Dal 6 all’8 aprile nove start up (Alveare da Favola, Brio s.r.l.s., Duomondo, Habari – nessuno è straniero, ImaginApulia, ISA, PLACEnPEOPLE, Trawellit, Vianda.it) sono state protagoniste alla BTM di Taranto tra B2B, partecipazione ai workshop in programma, visite ad imprese presenti in propri stand e alle diverse aree tematiche espositive, incontri istituzionali.

Il racconto di questa esperienza si avvia alle 9,30 del 6 aprile: la sala espositiva è ancora silenziosa, c’è chi sta completando gli ultimi ritocchi nell’allestimento del proprio stand, chi finalmente ha terminato e si concede una pausa caffè, chi dà un’ultima occhiata alla propria agenda. Con le imprese coinvolte abbiamo percorso il corridoio che ci separava dall’area start up in religioso silenzio, come chi, dopo aver tanto lavorato e pensato ad un progetto, vuole godersi appieno il momento della “rivelazione”, quello in cui tutto ciò che finora è stato solo disegnato nella testa si trasforma in realtà. Ed ecco lo spazio per i vincitori PIN partecipanti manifestarsi in tutta la sua colorata energia: una parete valorizzata dai nomi delle giovani imprese, arricchiti dalla descrizione e dal logo, distribuiti nei tre ambiti “Ospitalità”, “Servizi” e il nuovo “Prodotti per il turismo”, che, in un’ottica di ampliamento e inclusione ha dato spazio, sull’onda degli ultimi trend, a forme creative e artigianali in grado di raccontare la destinazione Puglia. Così l’area start up, ubicata nello stand di Pugliapromozione, pensata e realizzata proprio grazie alla collaborazione con l’agenzia regionale del turismo, si è popolata dei suoi protagonisti, pronti a viversi tre giorni dedicati al turismo, dopo due anni di forzato stop causato dalla pandemia da Covid-19.

La parola d’ordine di questa esperienza è stata soprattutto “rete”: con gli altri professionisti presenti, ma soprattutto tra gli stessi PIN partecipanti, che in più momenti si sono ritrovati a condividere lo spazio dello stand, trasformatosi in “punto di aggregazione importante per le giovani start-up pugliesi” (Daria e Roberto, Imaginapulia), cogliendo l’occasione per conoscersi meglio, per “creare connessioni” (Vito e Martina, Duomondo) e confrontarsi su strategie e difficoltà del mercato. Al termine dell’esperienza è stato riconosciuto anche l’aspetto formativo della presenza in fiera, perché ha consentito di mettere alla prova le proprie “capacità di interazione e dialogo” (Daniela, Isa Artigiane) e di “migliorare nella presentazione dell’azienda” (Sara e Piergiorgio, Vianda.it). In questi tre giorni, riassumono Marta e Nicola di Brio, “si sono attivate e quindi generate nuove energie, collaborazioni e intersezioni utili per il prosieguo delle nostre (e altrui) attività”.

Il dialogo si è poi arricchito del confronto continuo con lo staff di Pugliapromozione e, durante il pomeriggio del secondo giorno di BTM, con gli assessori regionali Alessandro Delli Noci e Gianfranco Lopane, che durante una proficua sosta presso lo stand hanno voluto conoscere tutte le start up presenti e ascoltare dalla voce dei referenti riflessioni e suggerimenti, instaurando un interessante scambio di idee e visioni sul futuro.

Tra le tante attività svolte anche la partecipazione dei progetti degli ambiti “Ospitalità” e “Servizi” all’area B2B si è rilevata molto utile, in quanto questa esperienza, che ha permesso l’interazione con numerosi buyer nazionali e internazionali, ha consentito di “prendere coscienza del ‘sentiment’ degli operatori professionisti e prendere più consapevolezza delle nostre potenzialità” (Bianca ed Enza, Trawellit), di “sviluppare nuove idee di business” (Martina e Vito, Duomondo) e, per chi non aveva mai affrontato occasioni di B2B di questo tipo, lavorare sulla “capacità di esprimere informazioni essenziali in breve tempo” (Vicky, Alveare da Favola).

Il 7 aprile, dalle 16,00 alle 17,00 presso la Sala Conferenze si è inoltre tenuto, grazie alla collaborazione con Pugliapromozione, il panel dal titolo “Startup turistiche alla conquista del mercato e di clienti strategici: tre casi studio tra le imprese avviate nell’ambito dell’avviso PIN Pugliesi Innovativi” che ha permesso di ascoltare le esperienze di ImaginApulia, Sagelio e Raiz Italiana in merito alle strategie adottate per acquisire i primi clienti. Greta Sbrana di Sagelio ha ripercorso, anche attraverso i numeri, lo sviluppo imprenditoriale del progetto e ha condiviso le modalità di acquisizione di uno dei primi clienti, il Canne Bianche Lifestyle Hotel, rappresentato da Gianvito Mangano, che ha agito strategicamente da traino per quelli successivi.

Daria Toriello e Roberto Mazzarago di Imaginapulia hanno raccontato le più significative attività svolte, anche con l’ausilio di video e immagini, e rimarcato l’importanza del fare rete “dal basso” in quanto proprio all’interno della comunità PIN hanno acquisito il loro primo cliente, Raiz Italiana, in occasione della partecipazione a Buy Puglia del 2018 (all’interno delle azioni di Accompagnamento PIN). Grazie a questo primo cliente hanno potuto poi entrare in rapporto con il Ministero degli Affari Esteri. Quest’ultimo è stato invece il primo cliente di Raiz Italiana, come ha raccontato Marina Gabrieli. Dalle successive parole del Consigliere d’Ambasciata Giovanni Maria De Vita della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, è emerso il lato più sensibile e attento dell’istituzione, non palazzo chiuso in sé stesso, ma struttura aperta alle nuove proposte, al confronto anche con realtà imprenditoriali giovani e predisposta al supporto di progetti innovativi come Raiz Italiana.

Al termine del panel col pubblico presente si è subito instaurato un dialogo e un confronto serrato che ha generato un momento di networking ricco di spunti condivisi e di scambi di idee, proseguito poi presso l’area start up.

Il team di Raiz Italiana con lo staff PIN e il Consigliere d’Ambasciata Giovanni Maria De Vita

Ascoltare da alcuni dei partecipanti a BTM in modo diretto le impressioni su questi tre giorni ci aiuta a comprendere l’efficacia della partecipazione a contesti fieristici e di networking settoriale. Dovendo riassumere l’esperienza vissuta in una parola emergono: “Proattiva” (Trawellit), “Ricca” (Duomondo), “Generativa” (Brio), “Educante” (Alveare da Favola), “Irrinunciabile” (PlacenPeople), “Energizzante” (Habari), “Confronto” (Isa Artigiane), “Ripartenza” (ImaginApulia), “Networking” (Vianda.it).

Il team di Trawellit in particolare ha vissuto questa esperienza molto positivamente, con una grande voglia di tornare in fiera: “Ci siamo lanciate a capofitto nelle relazioni ed è stata molto piacevole anche l’atmosfera creatasi con gli altri PIN”. A conclusione dei tre giorni Brio porta a casa “emozioni positive e ottimismo: un buon segnale prima di concentrarci appieno sulla stagione imminente”. ImaginApulia sottolinea invece che la partecipazione alla fiera è sempre “un modo per confrontarsi con sé stessi, affinare le tecniche di vendita e la propria capacità di relazione con il pubblico”. Per Sara e Piergiorgio di Vianda.it è stato significativo tornare a casa guadagnando un approccio positivo al cambiamento imposto dalla pandemia: “avevamo bisogno di segnali che facessero ben sperare in una ripresa e abbiamo potuto constatare che tanti operatori si dicono fiduciosi e sono aperti nel trovare degli aspetti positivi in questo grande cambiamento che ha comportato il Coronavirus”.

Tutti terminano quindi l’esperienza con un bagaglio di nuove competenze e conoscenze, contatti, relazioni, idee e spunti per la propria attività. Alcuni progetti PIN stanno lavorando per concretizzare collaborazioni tra loro, altri stanno ricontattando in questi giorni i buyer incontrati, nella speranza che si traducano in accordi stabili, altri ancora sono già a lavoro per la stipula di nuovi contratti e partnership. Infine qualcuno, come Dario di PlacenPeople, racconta con soddisfazione che gli incontri con i nuovi partner in fiera si sono già tradotti in primi acquisti.

Forza ragazzi, che questa sia solo la prima tappa di una stagione piena di nuove soddisfazioni!

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Evviva la Sartoria militante! In visita da StigmaLab

23 Marzo 2022 ore 17:51

Ci sono posti in cui senti subito che c’è un’atmosfera particolarmente interessante. Di solito sono luoghi in cui è facile incontrarsi e confrontarsi, in cui liberamente viene facile ragionare insieme su questioni che appassionano.
La passione – ecco se dovessimo scegliere una parola per iniziare a raccontare una delle ultime visite che abbiamo realizzato come Staff sceglieremmo proprio questa, passione. Perché ascoltando Francesca, Mariagrazia, Fausta e Giada che ci raccontano di come è nata questa loro piccola ma ambiziosa impresa, capiamo subito che non hanno scelto certo la neutralità rispetto alle tematiche che affrontano nella propria quotidianità. E che proprio da questo impegno sono partite per costruire la propria impresa.


Ma in concreto, di cosa si occupano?
Volendo trovare una sintesi che racconti che cos’è Stigma lab, crediamo che una definizione possibile sia quella di “laboratorio di sartoria militante” in cui, attraverso la creazione di capi di abbigliamento, toppe, e oggetti artistici si prova a svecchiare categorie legate al genere e alla sessualità. Felpe, t-shirt, borse, ma anche serigrafie, quadri e foto e altri oggetti d’arte danno forma a messaggi concreti, diretti e di lotta agli stereotipi e alle classificazioni. Stigma lab è la concretizzazione di un percorso che le sue promotrici hanno iniziato da tempo, scegliendo di avere un ruolo attivo nella propria città. Ciascuna porta con sè quindi questo bagaglio di competenze che includono non solo quelle legate alla sartoria, ma alla creazione di eventi culturali, ai linguaggi artistici, alle sperimentazioni tecniche, contribuendo a rendere gli spazi dello store un posto non solo deputato alla vendita ma anche, e soprattutto, ad essere territorio di incontro/scontro e proposta culturale.

Con PIN, Stigma lab è diventato infatti non solo un marchio di moda ma anche un luogo fisico in cui poter condividere un approccio artistico, in cui sentirsi libere e liberi di sperimentare, in cui creare connessioni con altre realtà del territorio. Perché la vera battaglia culturale la si fa allargando il campo, stringendo alleanze, facendo diventare patrimonio comune il proprio impegno e la propria militanza.

Probabilmente questo che viviamo non è più tempo di rinchiudersi all’interno di steccati ideologici, di costruire barriere difensive per proteggersi, ma ad emergere è la necessità di aprire e aprirsi e, anche attraverso la moda, contaminare la comunità. Francesca e le altre lo fanno con un sorriso schietto, con la consapevolezza che si tratta di un percorso complicato, che ci sono ancora molti sacrifici da fare, e che aprire uno spazio significa anche imparare a destreggiarsi tra bollette, tasse, permessi, rapporti di vicinato, e tante altre incombenze. Il timore di non riuscire fa parte del gioco, e se si riesce ad accettarlo diventa una componente importante, uno stimolo a fare meglio il proprio percorso e a non sprecare un’occasione preziosa. La consapevolezza è di avere accettato una sfida complessa, perché quello che c’è da fare è anche strutturare un’azienda che dia supporto a questo impegno.


Oltre che sulle proprie capacità un elemento su cui poter contare, e che sembra non mancare, è la rete dei propri contatti già strutturati e la capacità/necessità di connetterli tra loro. E la rete intorno a Stigma lab rappresenta un vero punto di forza e una marcia in più: durante la visita abbiamo avuto l’occasione di poter incontrare Selena di Atelier Verderame e Doriana e Anna di Intrecci di Puglia, che hanno già avviato una collaborazione. La stessa Fausta, al nostro arrivo, era impegnata con la personalizzazione dei grembiuli per un’altra impresa PIN appena avviata, il Bistrot Biboù di Giulia e Sofia.


Che la comunità PIN fosse già particolarmente attenta e impegnata sul fronte del contrasto alle disparità di genere e alla lotta agli stereotipi d’altra parte lo avevamo potuto constatare già durante un incontro di networking organizzato a febbraio 2022 e dedicato proprio ai temi della diversità e dell’inclusione. Un’occasione partecipata in cui le diverse realtà imprenditoriali avevano potuto condividere strategie, opportunità ma anche criticità che stanno emergendo dal loro lavoro di sensibilizzazione.

Se poi dovessimo aggiungere un’altra parola all’impressione che abbiamo avuto andando da StigmaLab, penseremmo a “respirare”, inteso come necessità di allargare gli orizzonti, di includere senza omologare, di dare aria e cittadinanza a tutte e tutti. Il respiro che accompagna la sensazione di entrare in un mondo libero, un mondo che può e deve essere più leggero. Di quella leggerezza che provoca salutari starnuti e che Calvino descrive così poeticamente nel’incipit del suo Marcovaldo: “Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s’accorgono poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d’altre terre”

E se, arrivati a questo punto, la domanda continua ad essere: ma è possibile provare ad abbattere gli stereotipi e le consuetudini con una toppa cucita sulla felpa o con una t-shirt indecorosa?
La risposta, almeno per noi e per le ragazze di Stigma lab, è, decisamente, .

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Officina Chiodo Fisso: dal Carnevale e da Barcellona l’ispirazione per l’officina del futuro made in Puglia!

08 Marzo 2022 ore 08:42

Emanuele Ricchi e Alessio Verdolino hanno avviato nel 2020 Officina Chiodo Fisso, una nuova idea di officina che vuole coniugare le tradizioni del loro territorio, terra di maschere, cartapesta e Carnevale, le innovazioni apprese durante la formazione in giro per l’Europa e la sconfinata passione per la natura in tutte le sue forme, da cui traggono materiali e ispirazione. 

Li abbiamo incontrati per farci raccontare cosa li ha spinti a partecipare a PIN, come è stato portare avanti l’attività dopo la vittoria del bando e come stanno gestendo il follow up a oltre un anno dall’avviamento. 

Quando si varcano le soglie di Officina Chiodo Fisso ci si sente trasportati per un attimo in un mondo magico: sulla sinistra stampanti 3D danno vita a progetti coloratissimi, sugli scaffali si accavallano pezzi di sculture di cartapesta di dimensioni enormi, in ogni dove sbucano animali in ferro a grandezza naturale, le pareti sono ricoperte di schizzi e post-it derivanti da chissà quale brainstorming. 

I due si conoscono a Putignano, città del famoso Carnevale e città natale di entrambi, durante l’estate del 2017, perché tutti e due, per ragioni diverse, si trovano a far parte dello Staff del FAU Festival, un festival cittadino dedicato alla fabbricazione e all’arte urbana. 

In quell’estate Emanuele è già attivo sul territorio con il nome di Officina Chiodo Fisso, dopo aver fatto gavetta nei Capannoni del Carnevale di Putignano, mentre Alessio ha un suo studio di Architettura a Madrid, dove si è trasferito dopo la sua formazione tra Roma e Barcellona: conoscendosi meglio, ci raccontano, hanno capito subito di avere competenze, sogni e abilità complementari. 

Si può dire che per i due sia stato un vero e proprio colpo di fulmine: nei mesi successivi Alessio lascia la Spagna e, tornato in Puglia, assieme a Emanuele realizza un’installazione interattiva per un rinomato festival della loro città: “è stato il nostro primo progetto insieme dalla fase di brainstorming alla realizzazione effettiva, in cui abbiamo potuto unire il background di artigiano di Emanuele con il mio di designer, scoprendo che quell’accoppiata  effettivamente funziona. Da lì il nostro sodalizio è continuato in maniera estremamente naturale nel corso dei mesi, durante i quali, sempre collaborando con altre realtà sul territorio, abbiamo costruito passo dopo passo quello che vedete oggi.”.

Dopo un anno di lavoro insieme però la necessità di avere uno spazio in cui poter dare vita in totale tranquillità e sicurezza alle loro idee è diventata importante e per questo, sotto consiglio di un’amica progettista, decidono di partecipare a PIN. 

“PIN è una grande opportunità, che ognuno di noi due aveva valutato anche individualmente. Bandi come questo offrono un’opportunità anche a chi non dispone di fondi propri, ma solo di idee valide e voglia di mettersi in gioco e di costruirsi una strada, testando le proprie capacità. 

Quando noi siamo partiti lavoravamo con macchinari autocostruiti, prestati o acquistati con le poche finanze di cui disponevamo e ovviamente questo per noi era un limite, in quanto difficilmente riesci a rivolgerti ad un pubblico ampio ed esigente senza le giuste attrezzature.”.

Ma il lavoro fatto negli anni, la formazione e il background variegato di entrambi li hanno aiutati: soprattutto nella fase di definizione del progetto tutti e due avevano le idee chiare sul futuro che si immaginavano e questo ha permesso loro di sfruttare al meglio le opportunità messe a disposizione dal bando. 

L’avviso PIN ci ha permesso di far evolvere un investimento che noi già avevamo avviato: abbiamo usato ogni centesimo dei 30mila euro ricevuti per spingerci sempre un passo più avanti, affittando lo spazio che oggi ci ospita e potendo coinvolgere una serie di professionisti che ci ha guidato nel nostro percorso.”. 

Alessio: “Sono tanti gli aspetti del bando PIN che riteniamo particolarmente interessanti: sicuramente il modello del Canvas PIN, che ti costringe a lavorare per obiettivi a breve, medio e lungo termine, ci ha permesso di capire come organizzare le varie fasi del lavoro ed è un modello che adesso stiamo provando ad applicare di anno in anno.”.

Emanuele: “Ma anche l’idea che il finanziamento non sia erogato tutto nello stesso momento, ti spinge a lavorare con maggiore precisione finanziaria e amministrativa, cosa che per noi è stata fondamentale per questo primo anno di attività. Grazie ai gettoni dell’accompagnamento poi, abbiamo potuto avvalerci dell’aiuto di professionalità esterne che ci hanno guidato e supportato nello sviluppo di impresa: nel nostro caso è stato fondamentale coinvolgere un ingegnere per la sicurezza che ci ha aiutato nella transizione da associazione ad azienda.”. 

Parlando con loro è impossibile non notare quanto siano fieri e convinti del percorso che hanno intrapreso come azienda e delle potenzialità del loro progetto. 

Provenendo da ambiti di formazione molto diversi, il loro è un approccio innovativo verso il processo creativo: non si pongono limiti nell’utilizzo di materiali e i progetti realizzati sono la dimostrazione della loro poliedricità, in quanto spaziano negli ambiti più diversi. 

Oltre a dedicarsi all’ideazione e realizzazione di oggetti artistici il duo di Officina Chiodo Fisso collabora con diversi festival culturali del territorio del sud-est barese, per i quali realizza installazioni site specific, e ha realizzato alcuni progetti di rigenerazione Urbana sia a Putignano che in altri paesi del circondario.

Nonostante abbiano avviato l’impresa nel pieno della pandemia sono riusciti a mantenere attivi i contatti creati durante gli anni precedenti di impegno in associazioni e di gavetta nei capannoni del Carnevale e questo ha permesso loro di continuare a lavorare, seppur in forma ridotta, anche quando il resto del mondo si è fermato. 

Quando gli chiediamo cosa hanno in cantiere quasi all’unisono ci rispondono che il più grande interrogativo di questi mesi è testare e provare a lavorare materiali più conformi alla loro idea di sostenibilità: “È dalla fine dello scorso anno che ci interroghiamo sul tema della sostenibilità dei materiali che lavoriamo e sicuramente questo sarà un tema che porteremo con noi per lungo tempo: quest’anno vogliamo testare nuovi materiali a basso impatto ambientale provando a portare nel nostro ambiente artistico e culturale prodotti innovativi ma anche una nuova consapevolezza.”. 

Ma non è tutto: come ci dicono loro stessi, infatti, sin dall’inizio hanno deciso che avrebbero mantenuto alto il grado di sperimentazione e innovazione dei progetti e per fare ciò l’unica via è partecipare a bandi regionali, nazionali ed europei. Ed è proprio così che sono nati due dei progetti che li tengono occupati ora ma anche per i prossimi mesi: il primo in collaborazione con l’APS Venti di Scambio di Conversano, si chiama “CAOS – Cittadinanza Attiva Open Source” ed è un progetto molto ambizioso che punta ad aprire a Conversano un punto Precious Plastic, ovvero un laboratorio di raccolta e trasformazione della plastica, e a concretizzare all’interno della stessa sede uno spazio in cui realizzare laboratori legati all’autoimprenditorialità, alla progettazione europea e al design sostenibile; il secondo progetto invece è in collaborazione con il comune di Capurso per la riqualificazione di un antico edificio ecclesiastico che verrà trasformato in un museo. 

Tra le attività in cantiere spiccano anche diversi laboratori avviati con progetti di PCTO con gli istituti scolastici o con le associazioni del territorio, come iMake, associazione culturale che gestisce l’ex Macello, con la quale già lo scorso anno hanno realizzato un laboratorio che spaziava tra gli ambiti del design, dell’ecosostenibilità e della progettazione condivisa e che aveva come obiettivo finale la realizzazione di arredi esterni per l’ex Macello di Putignano, di Conversano e di Corfù. Durante il laboratorio assieme ai partecipanti si sono attraversate le varie fasi della progettazione, fino alla creazione finale del prodotto in ceramica che è stato realizzato grazie alla collaborazione con Marco Rocco, celebre ceramista di Grottaglie. 

 

Tra i progetti a lungo termine un posto speciale è riservato al Carnevale: rimane infatti la voglia di continuare a partecipare al Carnevale sperimentando nuove forme di progettazione che siano in grado di coinvolgere la comunità a più livelli e nuovi modi di vivere la cartapesta, sempre con un occhio puntato alla sostenibilità. 

Tra tutti i lavori di cui si occuperanno nel 2022 ci sono progetti cominciati negli anni precedenti, durante la militanza in associazione e questa è la dimostrazione che “se riesci ad avere una visione chiara di ciò che ti interessa e di ciò che vuoi fare, prima o poi i risultati e i riconoscimenti arrivano.”