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In visita da… Una coda per due, esempio vincente di impresa sociale

03 Febbraio 2022 ore 13:16

Visitare il Parco di Ulisse ci ha permesso di scoprire dal vivo come il contributo dell’avviso PIN abbia potuto dare avvio ad un progetto in continua evoluzione. Anna e Barbara di Una coda per due, progetto partito nel 2018 e concluso ad agosto 2019, hanno superato diverse sfide e tante battaglie ma oggi questo sogno è realtà aperta a tutti, vivace polo di incontro e di accoglienza, in cui i protagonisti sono gli animali, la natura e tutti i valori ad essi collegati. A conclusione della visita abbiamo salutato il Parco pensando che ogni città avrebbe diritto ad un’oasi di tranquillità come questa. Dalle parole delle fondatrici si evince come il crederci, fino in fondo, possa poi portare a costruire bellezza. E se volete anche voi viverlo non vi resta che leggere questo articolo e poi andarci di persona!

Il Parco di Ulisse è oggi uno spazio dinamico e polifunzionale nato grazie alla tenacia e alle competenze vostre e di chi vi ha affiancato in questi anni. Come siete arrivati a questo punto? Come si è evoluto il progetto?

Il Parco di Ulisse originariamente era incentrato sulle attività cinofile e sugli Interventi Assistiti con gli animali. Infatti il nostro progetto “Una coda per due”, risultato tra i primi vincitori del bando PIN, aveva previsto la creazione di un Centro di pet therapy e centro cinofilo che valorizzassero la relazione uomo-animale-ambiente. Poi, in corso d’opera la nostra équipe multidisciplinare si è arricchita di nuove professionalità con prevalente esperienza nel campo educativo e rieducativo. Successivamente, l’essere diventati genitori ci ha permesso di sentire maggiormente i bisogni delle famiglie e della comunità educante ed è così che abbiamo voluto riservare una porzione del parco interamente ai bambini, con l’esclusiva area di “outdoor education”.

Questo è avvenuto prima dell’inizio della pandemia che ha reso ancora più preponderante il bisogno di riconquistare spazi all’aperto, di uscire “fuori” ed anche di riconquistare quel legame autentico ed innato con la natura. In ciò, probabilmente, abbiamo anticipato i tempi, perché laddove chiudevano scuole ed istituti, noi concedevamo a terzi i nostri spazi aperti, offrendo oltre ad un servizio specialistico, anche un setting unico e sicuro che è quello rurale. Il nostro punto di forza è stato, oltre la perseveranza e l’innovatività della nostra idea progettuale, anche il know how della nostra squadra variegata che oggi conta più di 20 professionisti. Ognuno di noi ha potuto metterci del suo ed ora il Parco è un centro multiservizi unico per il sud Italia che a breve si appresta anche ad ottenere il riconoscimento come Centro di Terapia Assistita con gli Animali, il primo della nostra regione, oltre ad essere centro tirocini per gli IAA a livello nazionale. Si sono concretizzati partenariati e collaborazioni con enti pubblici vari come scuole, comuni, Asl e a breve anche con alcune università, al fine di poter approfondire la ricerca nel nostro core business che sono gli Interventi Assistiti con gli Animali e l’educazione non formale.

Cosa c’è di voi e della vostra vita in questo spazio? 

Il Parco è stato progettato guardando il mondo con gli occhi di un bambino, ma con una particolare attenzione alla sostenibilità. Il concept, ideato dall’arch. Mariagrazia Giardinelli, di origini pugliesi, ricercatrice dell’università di Firenze, nasce dalla riproduzione in pianta della sagoma del cane, ripreso dal nostro logo, che avvolge le principali aree funzionali in geometrie curve con l’utilizzo di materiali naturali e della vegetazione locale, per consentire all’utente di fare esperienza percettiva e sensoriale totalizzante.

Abbiamo portato nel nostro fazzoletto di terra alcune cose belle che ci avevano entusiasmato durante i nostri viaggi come ad esempio la cupola geodetica, vista in alta quota sulle Dolomiti e che ad oggi è una delle strutture più sicure e ecosostenibili al mondo. I giochi che corredano l’area di “outdoor education” provengono dall’Inghilterra, dalla Polonia e dalla Finlandia e si ispirano ai primi asili del bosco scandinavi. Il nostro percorso sensoriale si è ispirato ai grandi parchi del nord Europa ma è composto da materie naturali a km 0 che vengono sostituiti periodicamente in base alle stagioni. La tenda stretch che offre ristoro durante la calura estiva proviene dal Sud Africa e si sposa perfettamente con i colori della nostra terra. Sono stati utilizzati materiali locali, come il tufo ed il legno, rinnovabili e riciclabili secondo l’approccio LCA (Life Cycle Assessment) e le piante e i fiori sono stati scelti con oculatezza, per sposarsi con il paesaggio costellato da ulivi secolari e dalla macchia mediterranea.

Quali difficoltà avete dovuto affrontare e come le avete superate?

Le difficoltà maggiori sono state di tipo burocratico. La nostra è un’attività assolutamente nuova per il nostro territorio ed oltre a non esserci un regolamento comunale inerente le attività cinofile, a livello regionale all’epoca mancava una regolamentazione che fissasse delle regole sugli interventi assistiti con gli animali e sui centri che erogano tali servizi. Anche a livello di inquadramento camerale non sono mancati problemi, perché tutt’ora manca un codice Ateco specifico per questa attività. Ma siamo riusciti a sciogliere tutti i vari “nodi” attraverso il nostro costante aggiornamento, la nostra determinazione ed avvalendoci di consulenti esperti. Possiamo affermare che a livello regionale e nel sud Italia siamo dei pionieri in questo settore e siamo onorati di aver contribuito alla stesura dell’attuale regolamento attuativo regionale in materia di IAA.

Avete candidato diversi progetti a bandi pubblici dopo aver vinto PIN. Cosa vi hanno permesso di realizzare?

L’essere risultati tra i primi vincitori del bando PIN, nel settore dell’innovazione sociale, ci ha permesso di concretizzare la prima parte del nostro progetto con la creazione del centro di pet therapy e di parte dell’area cinofila. L’iniziativa è stata per noi quel “la” che ci ha infuso la giusta dose di ottimismo per continuare a credere nei nostri sogni e poter concretizzare la restante parte del progetto.

Successivamente abbiamo partecipato a vari bandi nazionali, regionali e locali collocandoci tra gli idonei e vincendo l’Avviso pubblico per la realizzazione di interventi di animazione sociale negli istituti detentivi, grazie al quale abbiamo potuto avviare un progetto pilota di educazione assistita con gli animali rivolto agli internati della REMS di Carovigno in collaborazione con il CSM dell’ALS BR; in qualità di partner abbiamo vinto il Bando della Regione Puglia per la realizzazione di Impianti sportivi soggetti privati.

Grazie a quest’ultimo bando stiamo ampliando il nostro parco e durante questo nuovo anno inaugureremo un’area ludico-motoria per i più piccoli ed un’area sportiva inclusiva, entrambe “outdoor”, entrambe già approvate dal CONI che ha anche riconosciuto la nostra area sportiva attrezzata.

Nel 2021 siamo risultati vincitori del bando regionale indetto dalla Sezione Relazioni Internazionali con l’organizzazione del V^ edizione del Festival della Cooperazione Internazionale e, in qualità di partner, del bando della regione Puglia – Dipartimento Promozione della salute e del benessere animale – Sport per tutti, per l’avvio di sport inclusivo per varie fasce deboli. Grazie a dei bandi comunali, la Coda di Ulisse ha rivolto i suoi avviati campus estivi mattutini e pomeridiani a minori provenienti da nuclei vulnerabili e/o con disabilità certificata e sta continuando a realizzare laboratori educativi, artistici e ludico-ricreativi completamente gratuiti a minori del Comune di Massafra.

Il nostro progetto, per la sua portata innovativa, sarà presentato all’evento ARCH22 – the 5th Architecture Research Care and Health conference di Amsterdam, ove sarà valorizzato come esempio virtuoso e sarà analizzato il contributo che il centro apporta all’attrattività del territorio attraverso l’eliminazione del degrado, della sporcizia e dell’isolamento delle periferie.

Come si evolveranno ulteriormente il parco e il progetto nei prossimi mesi?

Come accennato prima, nel 2022, il nostro Centro di Pet therapy riconosciuto dalla Regione Puglia si appresta a diventare Centro di Terapia Assistita con gli Animali, previa nulla osta Asl. È un passo importante che qualificherà ancora meglio il lavoro che svolgiamo nell’ambito riabilitativo e che meglio identificherà il nostro Centro, che aveva già i prerequisiti igienico-strutturali e d’équipe per ottenere tale attestazione. Il Parco di Ulisse, oltre ad ospitare gli Interventi Assistiti con gli Animali, è sede di svolgimento di altre co-terapie e co-laboratori, come arte-terapia, musico-terapia, orto-terapia e teatro sociale, avvalendoci dei nostri esperti od in partenariato con professionisti e/o altri enti del settore.

È diventato un punto di riferimento per le strutture socio-sanitarie e le scuole del nostro territorio che ospitiamo per la realizzazione di varie attività. Il nostro Centro di Pet therapy, ufficialmente rientrerà tra i centri di formazione e tirocini della rete nazionale WE ANIMAL e stiamo lavorando per instaurare ulteriori collaborazioni con enti di ricerca ed Università. Strutturalmente, il Parco di Ulisse ad oggi è esteso su oltre 3.000 mq, di cui 2.000 di verde e si arricchirà dell’area sportiva inclusiva composta da zona fitness “outdoor” con attrezzi per persone con disabilità e l’esclusiva area equilibrio ed adventure per bambini e ragazzi, per una estensione di altre 3.000 mq. Abbiamo già altre idee che però custodiamo gelosamente per semplice scaramanzia e contiamo di estendere il parco di oltre 1 ettaro.

Quest’area sportiva andrà ad arricchire l’esistente ed avvalora ancora di più il concetto di parco multiservizi per un approccio integrato della “One Heath”, ovvero “Salute Unica”, dell’uomo, degli animali e dell’ambiente.

Ci sono delle persone in particolare nel vostro team il cui contributo è stato decisivo per lo sviluppo del progetto?

Il progetto ambizioso de La coda di Ulisse è il risultato di un grande lavoro di squadra. Siamo partite in due, io come veterinario esperto in Interventi Assistiti con gli Animali, appassionata di tematiche sociali e di educazione biocentrica e Barbara Leoni, biologa, educatore cinofilo e coadiutore cane per gli IAA. Sono poi saliti a bordo educatori professionali, psicologi, altri coadiutori animali, tutti esperti in IAA ma il progetto ha subito una sostanziale trasformazione grazie al coinvolgimento dell’avv. Tommaso Marazia, europrogettista che ci ha dato la possibilità di allargare i nostri orizzonti, di Venere Rotelli, animatrice sociale con esperienza ventennale che ha curato la comunicazione e molti dei laboratori per giovani ed adulti ed Anna Sisto, pedagogista esperta in IAA che ci ha fornito numerosi spunti nell’ambito educativo e rieducativo. La squadra si è arricchita, poi, di altre variegate professionalità di caratura che hanno reso possibile l’ampliamento dei nostri servizi rivolti a tutti, grandi, piccini ed animali.

Che cosa consigliereste ad altri vincitori PIN che intendono realizzare spazi finalizzati ad accogliere attività e servizi legati a temi sociali?

La nostra esperienza ci porta a consigliare agli altri vincitori PIN in primis di avvalersi dei consulenti giusti, in secundis di instaurare partenariati con enti locali, pubblici e privati al fine di poter sia ottenere in concessione e/o condividere spazi idonei, sia per rafforzare e completare le competenze messe in campo per l’attuazione del progetto. La nostra sede operativa rimane una nostra scelta personale ed opportunità che abbiamo voluto implementare, ma esistono svariate altre possibilità che renderebbero più agevole l’avvio di un’attività nel sociale. Mi sento di aggiungere che lavorare nel sociale, probabilmente, non da immediati riscontri perché, vendere un servizio “ultra specialistico” prevede una fase di attenta informazione ed anche di sensibilizzazione dei propri stakeholders. Rimane fondamentale il contatto diretto a più livelli, sia con i rappresentanti delle istituzioni che con le famiglie, perché non è possibile trasferire alcune nozioni e i propri valori solo attraverso sterili documenti o attraverso i canali social o il sito istituzionale. Chi come noi lavora nel sociale, mettendo al centro la relazione autentica, deve prevedere sempre la possibilità di incontri conoscitivi ed open day che possano aiutare a conoscere l’offerta di servizi.

Copertina del post Snap, ovvero come affrontare l’ultimo miglio con il mezzo giusto!

Snap, ovvero come affrontare l’ultimo miglio con il mezzo giusto!

21 Gennaio 2022 ore 15:38

Avete mai sentito parlare di ultimo miglio?
Probabilmente il primo riferimento per alcuni sarà cinematografico (state pensando al celebre “Il miglio verde”?) o piuttosto sportivo o magari legato al mondo delle regate.
In questo caso però la risposta ha a che fare con i processi aziendali, con la logistica e, secondo molti analisti, su questo aspetto si condensa un fattore a volte determinante in termini non solo economici, ma anche di impatto ambientale. Stando alle definizioni dunque, per ultimo miglio si intende la parte finale del percorso che una determinata merce compie da un hub logistico alla sua destinazione ultima, passaggio che spesso è quello meno efficiente perché genera alti costi e spreco di risorse.

Se collegate questa definizione all’esplosione del commercio online (e quindi a tutta la catena distributiva) e al fatto che dal momento in cui ordiniamo qualcosa online ci aspettiamo che, a poco prezzo, quello che acquistiamo giunga a noi nel minor tempo possibile, si capisce bene come il tema sia di assoluta attualità. Come migliorare quindi questo fondamentale passaggio? Spesso le idee più interessanti sono quelle che, al di là di aspetti tecnici complessi, offrono risposte semplici a problemi che impattano non solo sull’organizzazione aziendale ma capaci di generare ricadute interessanti anche sul cliente finale e sulla comunità in generale.

Francesco e Sergio, che con PIN hanno fondato la Snap s.r.l., hanno prototipato la loro personale risposta, frutto di un lungo processo di studio, che ha trovato una sua forma: un quadriciclo a pedalata assistita capace di coniugare una city car con una e-bike cargo a pedalata assistita, Snap appunto. Un veicolo da trasporto capace di percorrere 60 km senza ricariche e che grazie ad un ampio bagagliaio può efficacemente essere utilizzato per percorrere quell’ultimo miglio del trasporto di merci in sicurezza, abbattendo ogni tipo di problema legato alla mobilità urbana, come inquinamento, costi, traffico, tempo e sicurezza. La conformazione è pensata per muoversi agilmente e silenziosamente nel traffico, nelle ZTL e aree ciclabili comprese, consentendo spostamenti rapidi e a costi bassi.

La visione dei creatori, il designer Sergio D’argento e l’ingegnere Francesco Passarella, è poter conquistare le città del futuro con un’autovettura dal peso contenuto. In tema di sostenibilità ambientale il veicolo è stato poi progettato per ridurre la quantità di inquinanti presenti nelle città, grazie alle sue componenti sicure, silenziose ed elettriche.

Come ci racconta Francesco infatti: “L’idea è nata perché mi sono reso conto di quanto la mobilità urbana stesse diventando sempre più importante per ridurre l’inquinamento e, soprattutto, che non ci fosse ancora un veicolo capace di soddisfare queste richieste ecologiche, garantendo al contempo la sicurezza in caso di impatto e la protezione dagli eventi atmosferici. Il percorso nel settore automotive, maturato da entrambi presso grandi aziende automobilistiche, ci ha permesso di sviluppare forti competenze e analizzare non solo le esigenze degli utenti ma anche dell’attuale mercato, che incentiva giustamente una vita urbana sostenibile”.

Le caratteristiche vincenti di SNAP sono la riduzione delle emissioni di CO2, il peso contenuto, l’eliminazione dei costi del carburante e, nella versione da 0,25kW, l’assenza di targa e di relativi costi associati. Francesco e Sergio hanno delineato un mezzo che ben combina tecnologia ed ecologia per le sue peculiarità che superano il modello delle e-bike a pedalata assistita, finora condizionato dall’impossibilità di proteggere gli occupanti e le merci dagli agenti atmosferici, oltre che da palesi limiti di sicurezza esistenti nell’interazione tra una comune bicicletta e il traffico urbano.

E quando si chiede ai due di definire con una parola chiave la loro impresa, è Francesco a rispondere così: “Non c’è alcun bisogno di scegliere una parola che rappresenti la nostra azienda, se non il nome stesso: ‘snap!’, lo schiocco delle dita. E questo nome ha un senso ben preciso per noi, che vogliamo palesare sin da subito, agli occhi di chi ci vorrà scegliere, il suo significato, ovvero la facilità, pari a uno schiocco delle dita, con cui è possibile ripensare la mobilità urbana e diffondere le nostre idee anche al di fuori del contesto territoriale in cui viviamo”.

Attualmente il veicolo è operativo per essere testato presso un’azienda vinicola, le Cantine Coppi di Turi, che ha saputo offrire l’occasione per mettere alla prova questo veicolo con l’intento di trasformare gli sforzi dell’azienda in soluzioni semplici, ecologiche e migliori di quelle presenti. Perché, come racconta ancora Francesco “Snap ha molti punti di forza e ci riferiamo alle peculiarità innovative e sostenibili del nostro veicolo: leggero, agile nel traffico, semplice e  ̶  tenendo a mente le parole di Henry Ford ‘quello che non c’è non si rompe’ – dotato di pochi pezzi. L’unica criticità è l’attuale carenza normativa europea e nazionale specifica per le cargo bike a quattro ruote. Infatti al momento la normativa di riferimento per le e-bike, la EN15194, non prevede in maniera esplicita veicoli che siano riconducibili ad e-bike, a più di due ruote. Inoltre il limite di potenza di 250W è leggermente limitante nel caso di un veicolo cargo a pedalata assistita”.

E il futuro? Dopo questa fase di test sul campo, l’obiettivo su cui lavora la Snap s.r.l. è quello di esportare il progetto, riuscire ad avviare la produzione e la commercializzazione, perché a giugno prossimo è infatti previsto l’avvio della prevendita dei veicoli. In bocca al lupo, ragazzi!

 

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Posted by SNAP on Friday, December 17, 2021

Copertina del post Avanzare per obiettivi e testare tutti i canali: la strategia vincente di O

Avanzare per obiettivi e testare tutti i canali: la strategia vincente di Olivante

22 Dicembre 2021 ore 11:49

Mario e Marco Morrone hanno avviato nel luglio 2019 il progetto vincitore PIN Olivante, prima piattaforma digitale in Italia specializzata sul mercato dell’olio extravergine d’oliva che permette a tutti i ristoratori di ordinare l’olio più adatto alla propria cucina direttamente dai piccoli produttori e frantoi d’Italia. Hanno affrontato il primo lockdown proprio mentre veniva lanciata la piattaforma, ma nonostante questo, grazie ad una strategia vincente, sono riusciti in modo efficace a far parlare di sé e della propria idea, raggiungendo obiettivi significativi che adesso gli permetteranno di crescere ancora e sperimentare nuove strade.

Abbiamo chiesto loro di raccontarci come l’impresa avviata con il bando PIN sta evolvendo dopo la chiusura del periodo di finanziamento e come stanno cercando di cogliere le opportunità offerte dalle principali tendenze nel settore dell’agrifood in questo momento.

 

Come state gestendo la fase di follow up? Ci sono opportunità che siete riusciti a cogliere e che vi hanno permesso di far crescere il vostro progetto?

Si, siamo partiti subito con le application per nuovi fondi e percorsi dedicati alle startup innovative come la nostra e ad agosto 2021 siamo stati selezionati da Invitalia, tra le prime 10 startup del Sud Italia, per partecipare al secondo programma di accelerazione di Bravo Innovation Hub dedicato al mondo Agrifood. Grazie a questo percorso, oltre a nuovi fondi, abbiamo ampliato enormemente il nostro network di possibili stakeholder con i quali stiamo lavorando ad importanti partnership sia istituzionali che commerciali.

 

I periodi di lockdown dovuti al diffondersi dell’emergenza sanitaria, che hanno travolto il vostro progetto e tanti altri nel pieno delle attività, quanto hanno inciso sulle vostre azioni e scelte? Come avete reagito a quei momenti di difficoltà?

Abbiamo lanciato la nostra piattaforma a dicembre 2019 e da lì a tre mesi è iniziato il primo lockdown colpendo soprattutto il mondo della ristorazione e quindi, indirettamente, anche noi. Nonostante ciò, abbiamo trovato proprio in quei mesi la nostra “killer app” spostando l’attenzione sulla grande biodiversità che esiste nel mondo dell’olio extravergine d’oliva e creando una vera e propria guida all’abbinamento per gli chef.

 

Nel vostro progetto è stato centrale l’investimento nell’ambito comunicazione: in cosa è consistito e che risultati vi ha permesso di ottenere concretamente? Che consigli dareste in tal senso ad altre imprese giovanili?

La nostra è una startup “execution driven” ovvero concentriamo le nostre grandi potenzialità maggiormente nel modello di business e meno nella tecnologia. Dopo aver fatto molti test sul nostro mvp, bisognava capire quali canali utilizzare per raggiungere i nostri target e come far sì che si fidassero di noi. Tra i vari esperimenti, quelli che ci hanno soddisfatti maggiormente sono stati Facebook e le PR: con il primo canale generiamo lead sia a pagamento che tramite contenuti targettizzati; col secondo abbiamo lavorato più ad alto livello sull’awareness e sulla reputation e abbiamo ottenuto circa 50 pubblicazioni sulle più importanti testate nazionali come Sky TG 24, Ansa, Il Sole 24 ore, Millionaire e Forbes.

Il consiglio è quello di fare esperimenti sin da subito su tutto, partendo dal problema/soluzione con pochi early adopter per poi capire attraverso quale canale riuscire a raggiungere il customer segment, testando tutti i canali senza escluderne nessuno.

 

Il vostro team si è ampliato? Ci sono collaboratori che hanno influito positivamente sull’andamento delle attività?

Siamo partiti solo in due, io e mio fratello Marco, e ad oggi abbiamo un nuovo CTO e collaborazioni stabili con agenzie e freelance principalmente in ambito commerciale e marketing, tutti coinvolti perché credono in ciò che facciamo e nella scalabilità del nostro progetto.

 

Ci sono nuove opportunità all’orizzonte che pensate di cogliere? Come vi state orientando?

Probabilmente avvieremo la ricerca di nuovi fondi con l’inizio del nuovo anno che ci consentiranno di lanciare la nuova piattaforma con il nostro “algoritmo di raccomandazione” ed espandere la rete commerciale così da imporci come leader nel mercato b2b dell’olio extravergine entro la fine del 2022.

 

Cosa vi aspettate nei prossimi mesi? Su cosa state lavorando? A quali obiettivi state puntando?

Emergenza sanitaria permettendo, ci aspettiamo di recuperare i lunghi mesi persi in questi due anni lavorando principalmente con la ristorazione per poi lanciare un servizio dedicato per il consumatore finale.

 

C’è qualcosa in particolare che, sulla base della vostra esperienza, vorreste suggerire a chi oggi si appresta ad avviare un’impresa giovanile?

Oggi gli strumenti, finanziari e formativi, per fare startup sono ovunque per cui chiunque voglia davvero fare impresa ne ha la possibilità.

Inoltre, la maggior parte dei progetti che vedo fallire hanno in comune un problema di fondo: sono soluzioni che non risolvono alcun problema. Così si perdono tante risorse, tempo incluso, per sviluppare cose che nessuno userà mai.

“Fare startup” ha regole ben precise e, a questo proposito, è importantissimo non bruciare le tappe, avanzare per obiettivi e testare ogni cosa. Solo dopo aver creato un prodotto/servizio che sia davvero in linea con i bisogni del proprio target, si può iniziare ad investire nello sviluppo e nell’acquisition.

Copertina del post Il Networking territoriale torna in presenza!

Il Networking territoriale torna in presenza!

17 Dicembre 2021 ore 15:19

Giovedì 9 dicembre presso Officina San Domenico ad Andria siamo finalmente tornati a riunirci in presenza per il Networking Territoriale che chiude le attività di accompagnamento del 2021. 

Dopo tanti mesi abbiamo avuto la possibilità di conoscerci, presentarci e confrontarci dal vivo. All’incontro hanno partecipato 8 vincitori PIN: Adopt Me, Le Moire, Ligni, In Grano Veritas, Dance X, Compilerò, Fiutoo, L’host in town. Alcuni di loro hanno firmato l’atto d’impegno proprio nelle ultime settimane. 

Ognuno dei presenti ha avuto la possibilità di presentare agli altri il proprio progetto, confrontarsi sulle sfide quotidiane vissute durante i mesi di avviamento dell’impresa, considerato il momento difficile che la pandemia ha rappresentato per tutti i settori coinvolti, e condividere i primi traguardi. 

L’incontro è stato reso ancora più interessante e coinvolgente dall’ospitalità di CapitalSud, associazione vincitrice nel 2020 del bando Luoghi Comuni per la gestione dello spazio delle Officine San Domenico. Durante l’intervento introduttivo i ragazzi di CapitalSud hanno spiegato ai presenti l’obiettivo della loro gestione: ricreare uno spazio di socialità e contaminazione per creativi e lavoratori in smart working, un luogo nel quale generare servizi di prossimità in co-progettazione con il territorio, ma anche un incubatore per progetti che necessitano di uno spazio in cui svilupparsi e crescere. In poche parole: lo spazio più giusto per questo primo evento in presenza!

Momenti come questo rappresentano il valore aggiunto dell’appartenenza a una comunità come quella dei vincitori PIN: ogni progetto si arricchisce grazie alla condivisione di idee, problematiche e soluzioni. Con l’arrivo dell’anno nuovo speriamo di poter continuare con gli incontri di Networking in presenza, di pari passo con gli incontri di settore e di accompagnamento.