Dagli store online ai servizi per l’agricoltura, dalla valorizzazione di prodotti tipici all’ideazione di nuovi servizi di marketing, un nuovo networking targato Pin.
Anche Fooding: di cibo e non solo ha confermato questa necessità di non trascurare momenti di condivisione e confronto in un settore, quello agroalimentare, che, nell’ultimo anno, ha dovuto rivedere completamente aspetti strategici, come ad esempio quelli relativi al marketing online o a nuove forme di distribuzione e consumo.
Sulla scorta di esperienze come il coinvolgimento nel percorso di Incuba, promosso dall’Istituto Agronomico del Mediterraneo, e della partecipazione a Cibus nel 2019, in cui un gruppo di aziende nate con Pin ebbero l’occasione di confrontarsi con aziende strutturate in un contesto internazionale come quello della Fiera di Parma, anche questo incontro che ha visto la partecipazione di un composito gruppo formato dai referenti di SanaSana – Piatti Veg a domicilio, Aspetta e Sfera! Polpetteria artigianale, Adopt Me, Tipiko, Puglia Export, Coltiva, Lupantox, AgrinItaly, Murgia Marketing, Gargano MadeIn, Ekostè Agrocosmetica e Alveare da Favola non ha mancato di fornire occasione di confronto ad ampio raggio.
Giovanna e Marilù di Aspetta e sfera! Polpetteria artigianale sottolineano bene l’importanza di un punto di vista esterno sulla propria impresa.
Certo, le fiere di settore e le altre occasioni di incontro dal vivo continueranno ad essere centrali nel percorso di ciascuna realtà aziendale, ma con Fooding e i networking realizzati online stiamo riuscendo a non perdere importanti occasione di crescita e di condivisione, rafforzando i legami nella community Pin e la voglia di costruire un ecosistema tutto pugliese di aziende innovative.
Avete sentito parlare di Luoghi Comuni? Sapete che in Puglia si finanziano progetti di innovazione sociale per riattivare e rivitalizzare spazi pubblici sottoutilizzati? Ma, soprattutto, la misura è un’ottima opportunità per il follow-up di molti di voi!
Ve l’avevamo anticipato e ce lo avete chiesto anche nel precedente #networking con Davide Agazzi ed ecco che abbiamo organizzato un incontro dedicato con lo staff Luoghi Comuni il 18 marzo scorso.
Così con Marco Ranieri, referente dello staff Luoghi Comuni, insieme a una ventina di Vincitori PIN interessati a conoscere il funzionamento dell’avviso a sportello rivolto alle giovani organizzazioni del Terzo Settore pugliesi, abbiamo presentato il bando, spiegato il funzionamento e raccolto idee, opinioni e, chissà, nuove manifestazioni d’interesse.
Ma come funziona Luoghi Comuni? In prima battuta è un ente pubblico che sceglie di candidare uno spazio di sua proprietà sulla piattaforma dedicata; ARTI avvia il bando specifico alle Organizzazioni Giovanili iscritte al RUNTS, il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, che vengono così chiamate a proporre un progetto di innovazione sociale per riattivare di fatto lo spazio attraverso attività che ben si conciliano con la vocazione iniziale dello spazio appunto.
A questo punto parte la co-progettazione: uno strumento innovativo di collaborazione che consente alle amministrazioni pubbliche di attivare partenariati con soggetti operanti nel Terzo Settore per la realizzazione di servizi di interesse pubblico e consiste nella co-partecipazione dei partner, quindi della Giovane Organizzazione, dell’Ente e dello staff di ARTI, alla progettazione esecutiva delle attività da svolgere.
Ad oggi, sono tanti i progetti Vincitori PIN che hanno vinto Luoghi Comuni e hanno aumentato le possibilità di follow-up progettuali: Ultimi Fuochi, Psy&CO in Agri e The ARSSsono solo alcuni della lunga lista di beneficiari e partner di questa misura.
E voi? Cosa aspettate a cogliere questa opportunità?
Gentilezza. È la prima parola che ci è venuta in mente quando abbiamo rivisto Chiara e Roberta di OCC – Officine Culturali Carrassi. Perché il loro progetto, in fondo, si basa sull’applicazione della gentilezza: nella capacità di aspettare, nella perseveranza, nell’accoglienza dell’altro e nella condivisione, nella volontà di mettersi in gioco e fare rete, valorizzando dal basso gesti, usi, storie. Sono loro a raccontarci come siano riuscite in due anni a compiere un percorso di crescita che ha permesso al progetto di svilupparsi in nuove direzioni, incidendo profondamente sulla vita della comunità di quartiere.
Avete chiuso le attività progettuali PIN e vi siete trovate di fronte alla sfida di proseguire il cammino con le vostre forze: quali strategie avete adottato?
Abbiamo proseguito il nostro percorso dando continuità agli obiettivi che l’associazione si è prefissata al momento della sua costituzione. Abbiamo così continuato ad erogare alcuni servizi culturali, che risultano oggi fortemente legati alla nostra identità, stabilito nuove collaborazioni e cercato opportunità per costruire nuovi legami con il territorio.
Per quanto riguarda la strategia, possiamo affermare che il nostro piano d’azione non è schematico né rigidamente definito, perché la sfida che ci siamo poste è dare continuità all’offerta culturale, un proposito che si concretizza nell’attività di accrescimento continuo della conoscenza del territorio e nella selezione degli strumenti di volta in volta più efficaci per attuare progetti di valorizzazione e progetti artistici, che spesso convergono in un’unica idea e proposta progettuale.
Un esempio strettamente legato alla prosecuzione delle attività al termine del progetto PIN è la partecipazione ad un bando di manifestazione di interesse del comune di Bari, attraverso il quale abbiamo avuto la possibilità di progettare il laboratorio partecipativo di Land Art “Materia Prima”, insieme all’artista Raffaele Vitto, all’interno del parco Gargasole. È stata per noi un’importante opportunità: abbiamo potuto sperimentare nuove pratiche artistiche partendo dalle specifiche esigenze di un luogo del quartiere, riconsegnato da non molto tempo alla città.
Tutt’oggi continuiamo a percorre questa strada. Facciamo ricerca e ci mettiamo in gioco per fornire nuovi strumenti e proposte culturali, indirizzate al nostro quartiere o a tutta la città.
Quanto ha influito sul rafforzamento dell’identità del vostro progetto e delle vostre competenze scrivere e candidare progetti a bandi pubblici?
La candidatura di nuove proposte progettuali a bandi pubblici ha certamente reso l’identità del nostro progetto più solida e riconoscibile. È stato infatti fondamentale consolidare il percorso intrapreso e ricevere una conferma della fiducia del pubblico attraverso la proposta di nuove attività.
La creazione di opportunità per sviluppare il progetto OCC ha reso il suo significato sempre più facilmente comprensibile e riconoscibile, tanto da portare la nostra realtà ad essere uno dei punti di riferimento per il territorio, circostanza che ci ha permesso un’apertura a nuove collaborazioni con cittadini ed enti, un approccio indispensabile per rendere il progetto sempre significativo.
Dai primi passi mossi per la scrittura del progetto “OCC-Officine Culturali quartiere Carrassi” anche le nostre competenze si sono rafforzate. Abbiamo sviluppato una capacità di “visione” più nitida, orientata al futuro e all’individuazione di bisogni specifici, grazie alla conoscenza sempre più profonda del luogo.
La candidatura di proposte culturali a bandi pubblici ha contribuito anche allo sviluppo delle nostre capacità organizzative, dovendo focalizzare la nostra attenzione non sul singolo evento ma su una programmazione complessa, incrociata e che si sviluppa nel periodo a lungo termine. Progetto dopo progetto è migliorata la capacità di pianificazione e sviluppo delle idee ed allo stesso tempo si è rafforzata la capacità di gestione amministrativa ed economica-finanziaria, entrambe importantissime per lo sviluppo sostenibile delle attività.
Oggi crediamo fortemente che una buona possibilità di dar seguito alla nostra attività sia affidata alla progettazione e alla partecipazione a bandi pubblici.
Come siete riuscite durante la pandemia da Covid 19 a rendere efficaci nel territorio le vostre azioni fortemente basate sulla partecipazione attiva e in presenza?
Le attività nel periodo della pandemia, per forza di cose, non potevano essere realizzate secondo le modalità che caratterizzano il nostro lavoro, ovvero attraverso il coinvolgimento diretto, in presenza, dei cittadini. Abbiamo dunque, a malincuore, dovuto rinunciare a questa componente, rispettando le prescrizioni che speriamo possano portarci presto a superare questo periodo. Ma non potevamo fermarci davanti a queste difficoltà, e se ci è stato imposto il distanziamento fisico, abbiamo provato a non distanziarci dal punto di vista sociale. Non volevamo interrompere la relazione con il nostro pubblico di riferimento ed abbiamo cercato una strada per poter dare continuità alle azioni avviate. Tutte le attività programmate per lo scorso anno sono state infatti riconvertite in attività online, nello specifico il progetto “Non ci sono più le mezze stagioni”, realizzato in collaborazione con l’associazione Terre del Mediterraneo, nell’ambito della RCU Carrassi San Pasquale Mungivacca.
Non è casuale la scelta delle modalità con cui abbiamo proposto la realizzazione delle attività, a partire dalle Conversazioni, non seminari di approfondimento, ma dialoghi con cittadini, persone che vivono in costante relazione con il territorio, esperti di differenti ambiti. Chiacchierate che ci hanno permesso di vivere la città dall’interno delle nostre case, offrendoci qualcosa in più: il tempo per poter riflettere su alcuni aspetti che la velocità della “resistenza quotidiana” non ci permette di cogliere. Così anche l’esplorazione urbana, delle sue peculiarità storico artistiche e ambientali, ha trovato un nuovo strumento per esprimersi.
Anche da questa situazione abbiamo potuto maturare nuove skills e testare strumenti che potranno essere integrati nelle nostre attività, alla modalità di partecipazione diretta, da noi privilegiata.
Sicuramente potremo introdurre alcune novità nel campo della comunicazione, che potrà essere differente, non convenzionale, sia nel coinvolgimento dei cittadini nelle attività da promuovere sia nella loro documentazione. Ad esempio, ritornando al progetto “Non ci sono più le mezze stagioni”, il racconto del territorio ha trovato espressione in nuove forme come i ‘Virtual Tour’, attraverso i quali è stato possibile ripercorrere in modo inedito storie legate a luoghi già conosciuti, o gli ‘Smart Trekking’ di quartiere, pensati per continuare a vivere e osservare il territorio e sviluppare un nuovo sguardo carico di curiosità da esercitare al momento della ripartenza.
Altri progetti invece sono rimasti nel cassetto, perché nati per essere sviluppati grazie allo scambio interpersonale ed esperienziale, emotivo e non abbiamo potuto né voluto privarci di questa caratteristica. Di questi nuovi progetti speriamo di potervene parlare prossimamente.
Quale strategia per voi è stata vincente per riuscire a guadagnare prima la fiducia e poi l’interesse e il coinvolgimento attivo degli abitanti del quartiere? C’è qualche aneddoto che secondo voi rappresenta al meglio i risultati raggiunti in questo senso?
La nostra strategia, o meglio il modo in cui ci è sembrato più opportuno accendere l’interesse e avviare un processo di coinvolgimento del quartiere, è stato l’invito diretto alle persone a partecipare alle attività, il porle al centro delle nostre proposte, includendole in processi guidati, strutturati e partecipativi.
Vivere un’esperienza in modo diretto, ritrovarsi a partecipare in prima persona alla realizzazione di un’idea, ci permette di soddisfare con maggiore coerenza i bisogni del territorio e della comunità che cresce al suo interno.
Più che un aneddoto possiamo citare una frase tratta da un racconto inedito, perché non ancora pubblicato nella pagina dedicata del nostro sito internet www.fillide.org, all’Archivio della memoria storica del quartiere: “Nonostante le sue evidenti contraddizioni il quartiere Carrassi rappresenta un punto di riferimento importante nella realtà quotidiana della città, in continua espansione, soprattutto per la vitalità dell’intreccio delle relazioni umane. Un grande merito va riconosciuto a coloro che si impegnano a recuperarne la memoria storica e si ingegnano per coinvolgere i residenti a riqualificare l’ambiente, perché anche un piccolo e semplice gesto di condivisione può rendere più cosciente e responsabile la collettività”.
È una semplice attestazione che ci rende molto felici del lavoro svolto fino ad ora, un riscontro positivo sulla possibilità di generare un cambiamento a partire dalla trasformazione della percezione di un territorio.
Presto pubblicheremo questa nuova storia per farvela leggere, e potrete vedere anche una fotografia d’epoca che ha ritrovato significato grazie allo sguardo nuovo con cui riusciamo a vedere il nostro passato e il nostro presente.
L’archivio è in costante aggiornamento e costruzione. Chiunque voglia può scriverci all’indirizzo e-mail info@fillide.org e contribuire alla costruzione di questo bellissimo racconto collettivo.
Quanto per il vostro progetto è stato decisivo il coinvolgimento di collaboratori e allo stesso tempo la realizzazione di progetti e attività in rete con altre realtà?
Il nostro progetto si fonda sulla relazione sia con collaboratori sia con altre realtà, non soltanto legate al mondo dell’arte o più in generale a quello della cultura. Fino a oggi abbiamo instaurato collaborazioni per realizzare progetti di rigenerazione del territorio, partendo dalla valorizzazione del lavoro di artisti pugliesi.
Ad oggi possiamo contare più di dieci collaborazioni. Ci piace sottolineare questo aspetto perché siamo felici, in questa nostra prima esperienza, di aver fatto conoscere il loro lavoro anche in contesti dove la pratica artistica è pressoché sconosciuta, come i quartieri semiperiferici.
Stiamo continuando a lavorare in questa direzione con i progetti che ci apprestiamo ad avviare in questa primavera, insieme a nuovi artisti, anche non pugliesi, perché ci piace moltissimo l’idea di poter superare tutti i confini, spaziali e temporali, con la creatività.
La costruzione della cosiddetta rete con altre realtà, la spinta alla collaborazione sono stati fondamentali per poter riuscire ad avere il giusto impatto nel territorio e il necessario riscontro. Sin da quando abbiamo avviato le prime azioni di ricognizione della memoria, abbiamo coinvolto nel nostro lavoro di narrazione del territorio tutte quelle realtà, anche commerciali, che avevano ricoperto e ricoprono un ruolo importante dal punto di vista identitario. Con molte di queste le collaborazioni continuano anche nei nuovi progetti.
Quella che potremmo definire un’attitudine del nostro lavoro si è rafforzata con la partecipazione alla costruzione della Rete Civica Urbana Carrassi San Pasquale Mungivacca, prima del termine del progetto PIN, una nuova misura che promuove dal basso processi di attivazione comunitaria e di innovazione sociale e culturale, che ci ha portate al confronto con più di quindici realtà attive nel territorio in disparati ambiti.
Abbiamo collaborato con enti commerciali e pensato insieme ad una libreria, a cui siamo particolarmente affezionate per il suo ruolo di presidio della cultura nel quartiere Carrassi, la libreria Campus, una caccia al tesoro letteraria all’inizio dello scorso autunno per la promozione del libro e della lettura.
Ci fa piacere nominare a questo proposito anche una nuova collaborazione, avviata all’inizio di questo anno con l’OPS – Organizzazione di Promozione Sociale, che ha portato con il progetto “Sapacà live” ad aumentare la nostra offerta di servizi culturali e diversificare ulteriormente gli strumenti di diffusione delle nostre attività attraverso la trasformazione delle storie di quartiere in letture radiofoniche e podcast disponibili su Spotify.
Il vostro progetto si presta ad azioni di replicabilità e potrebbe diventare modello ed esempio per altri giovani futuri imprenditori: qual è secondo voi l’elemento che proprio non deve mancare in chi decide di occuparsi di sostenibilità, rigenerazione urbana, valorizzazione delle risorse culturali e della memoria storica?
Lo stesso progetto OCC Officine Culturali quartiere Carrassi nasce dalla scoperta, durante il nostro percorso di formazione, di moltissime realtà nel territorio nazionale ed estero già attive da anni nella realizzazione degli stessi obiettivi culturali.
Ciò che secondo la nostra esperienza non dovrebbe assolutamente mancare per lo sviluppo di progetti che fanno leva sui processi relazionali è il tempo, l’attivazione infatti è lenta ma profonda. Il tempo perché necessario alla conoscenza del territorio, delle sue peculiarità e risorse, di quelli che diventeranno i punti di forza di ogni progetto, che non deve mai replicare un modello. È importante inserirsi nel territorio individuando gli strumenti più adatti, differenziarsi e trovare le giuste risposte ai bisogni emergenti. Il processo di valorizzazione è articolato ed è necessario sviluppare empatia e un sentimento condiviso con la comunità di riferimento.
Al lavoro lento, ma costante, non deve mancare una sponda, che è costituita dallo studio e l’informazione costante su tutte quelle pratiche che ci portano oggi ad approcciarci con una diversa attitudine alla valorizzazione delle risorse culturali e all’attivazione di dinamiche sociali; l’apertura al confronto con realtà che nel nostro stesso territorio, o più lontano, hanno operato o operano in questa direzione. È un’operazione fondamentale per non generare un effetto di vuota replicabilità.
Se si vuole aggiungere significato, dal nostro punto di vista, è necessario far crescere la consapevolezza dell’operazione in cui si è coinvolti, che non può essere sostituita da una più rapida operazione di marketing territoriale, dove il recupero della memoria, la condivisione del ricordo, diventano semplici attrattori.
Il nostro lavoro si basa sulla fiducia, sulla relazione uno ad uno, su una conoscenza che mira a creare comunità e consapevolezza dell’importanza del valore delle risorse culturali, ad una crescita culturale e sociale. Quest’ultimo è un passaggio fondamentale per la sostenibilità, intesa in senso più ampio, non limitato all’aspetto economico, come possibilità di sviluppo di quel fattore che ci porta tutti, equamente, a sostenere proattivamente e con responsabilità la costruzione del nostro futuro, anche culturale, e all’esercizio della cittadinanza attiva.
Un incontro ricco di spunti ma soprattutto consigli per lavorare per e con la Pubblica Amministrazione!
In poche parole, ecco il riassunto del #networking di gennaio con Davide Agazzi, esperto di innovazione e imprenditoria sociale, attualmente project manager del Laboratorio di Innovazione Urbana Palazzo Guerrierinel cuore di Brindisi.
Grazie all’esperienza come facilitatore di percorsi di sviluppo territoriale e promotore di forme di collaborazione tra soggetti pubblici e privati, Davide Agazzi ha potuto così rispondere a domande specifiche delle singole giovani realtà sottolineando quanto sia importante capacità di portare alla luce un fabbisogno comune e la relativa soluzione per poter improntare al meglio il dialogo con la PA di riferimento.
Quale spunto migliore per introdurre Luoghi Comuni, l’iniziativa regionale che punta su progetti di innovazione sociale di Organizzazioni Giovanili da realizzare in spazi pubblici sottoutilizzati e promossi da Organizzazioni giovanili pugliesi? Con un focus approfondito in tandem con lo staff della misura, ecco illustrata l’innovazione della co-progettazione, lo strumento di dialogo con gli enti pubblici fulcro del bando che di fatto facilita la relazione tra pubblico e privato.
Un input per #networking successivi, come quello del 18 marzodi cui parleremo a breve, ma soprattutto un’occasione per sviscerare criticità dai rapporti con il singolo funzionario all’iscrizione al portale del mercato elettronico oltre alla difficoltà di “farsi ascoltare”, ma anche un punto di partenza importante per tutte quelle giovani imprese hanno improntato un modello di business centrato sulla possibilità di fornire prodotti e servizi alla Pubblica Amministrazione, ma anche per tutti i PIN che necessitano di interfacciarsi direttamente per proporre innovazioni e nuovi servizi!
Come sempre, la Comunità PIN ha confermato il valore aggiunto che porta con sé: un asso nella manica per costruire un modello di PA che possa rivelarsi sostenibile ed efficiente allo stesso tempo!
To be continued: il racconto dei prossimi #networking e il coinvolgimento di nuovi esperti sono in arrivo!
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